Milano | Pratocentenaro – La nuova San Dionigi

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Il borgo e l’area di Pratocentenaro sul finire dell’Ottocento.

A Pratocentenaro , quartiere posto tra Niguarda (col quale è spesso confuso) e Segnano si trova, a lato di Viale Suzzani la graziosa ed imponente Chiesa Cattolica Parrocchiale di San Dionigi In Ss. Clemente E Guido.

La nuova chiesa sorse per volere del Cardinal Schuster, il quale, andando per la prima volta in visita pastorale all’antica chiesa di S. Dionigi nel 1934, si rese subito conto di come Pratocentenaro, nonostante mostrasse un aspetto ancora rurale, stava subendo lo sviluppo urbanistico che stava movimentando quel periodo storico. Sviluppo che significava anche aumento demografico. La vecchia parrocchia di San Dionigi andava giusto bene per un piccolo borgo, ma non per il nuovo quartiere che sarebbe sorto. Perciò i lavori di ristrutturazione della vecchia chiesa, promossi dal parroco don Enrico Colombo dopo la prima guerra mondiale, non sarebbero stati sufficienti alle nuove esigenze di culto. Quindi si doveva assolutamente costruire una nuova parrocchia più capiente.

Grazie al contributo della nobildonna Clementina Sacchi, nata a Melegnano il 18 settembre 1876 dalla casata De Giorgi e sposata nel 1896 con Guido Sacchi, la costruzione della chiesa si rese possibile. La Sacchi, impossibilitata ad avere figli, dedicò tutto il suo spirito materno collaborando con il marito nella costruzione di opere cristiane. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale fu anche volontaria come Dama della Croce Rossa negli Ospedali Militari e collaborò all’assistenza delle donne affette da malattie veneree. A seguito della morte del marito avvenuta improvvisamente nel 1937 la sua beneficenza fu propizia per la nuova parrocchia a Pratocentenaro. Perciò la dedicazione a San Clemente e Guido fu fatta in onore dei coniugi Sacchi.

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Il progetto originario della chiesa, sostanzialmente rispettato nella costruzione, era opera dell’architetto Pietro Palumbo e prevedeva un’ampia aula di tipo basilicale, con il presbiterio sopraelevato, l’altare maggiore dotato di ciborio, e il soffitto in legno con semplici decorazioni policrome. I lavori di costruzione della chiesa iniziarono il 13 settembre 1938.

Il disegno architettonico corrispondeva in tutto alla tradizione meneghina, struttura, facciata a capanna e uso del mattone a vista rispondevano al recupero di un gusto romanico e paleocristiano. L’edificio in origine doveva essere dotato anche di un campanile che non venne mai realizzato, oggi si può ancora notare il basamento sul lato di Viale Suzzani, e di un tempietto a pianta centrale sul fianco sinistro avente funzione di battistero. La facciata della chiesa terminava ai lati con due speciali quinte architettoniche costituite da un ordine di tre semplici arcate.

La facciata presenta una base in mattoni molto alta dove tre aperture ad arco, molto profonde con portico, segnano le tre porte d’ingresso. L’arco centrale, stretto e alto incornicia l’unica finestra. Due strette feritoie fungono anche da piccole finestrelle poste sopra gli archi minori. La parte superiore è intonacata e due nicchie con mensole e cuspidi ornano i lati del tetto. Probabilmente al loro interno dovevano prender posto due statue. Ai lati, nella parte bassa, dovevano esser costruite due quinte architettoniche costituite da un ordine di tre semplici arcate, che però non vennero mai realizzate.

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L’interno, a navata unica, in origine doveva esser completamente affrescato con una serie continua di riquadri dipinti, mai realizzati, che presumibilmente dovevano suggerire temi iconografici a carattere biblico, conclusi dall’affresco del catino absidale (unico affresco realizzato) col Cristo Re in gloria circondato dai quatto simboli degli Evangelisti (il tetramorfo) e dai Cori angelici. Cristo tiene nelle mani lo scettro della regalità e il libro con i sette sigilli e ai suoi piedi sgorga il fiume della vita.  La visione apocalittica domina la terra con una città circondata dal mare, cioè il mondo intero, e riprende un’iconografia molto diffusa fino al XII/XIII secolo. La realizzazione  dell’affresco, ad opera della Scuola Beato Angelico (A, Iulita e allievi), risponde – come l’insieme della chiesa – ad un gusto teso alla riproduzione dell’antica tradizione cristiana, che si manifesta però in forme oramai convenzionalmente devozionali. Stilisticamente affine era una tela con il Battesimo di Cristo nella prima cappella a sinistra e un affresco, poi intonacato, in quella di destra. Su tutto spicca il bellissimo soffitto ligneo a carena di nave, unico nel suo genere a Milano.

Sulle aperture balconate ai lati del presbiterio era infine previsto l’organo, che nel contesto della nuova ristrutturazione è stato invece collocato nell’abside.

In occasione della visita pastorale dell’Arcivescovo del 1940 si richiedeva fra le altre cose dì celebrare l’anniversario della consacrazione della nuova chiesa il 20 aprile di ogni anno, di festeggiare il patrono San Clemente il 23 novembre e di non deturpare le linee architettoniche della nuova chiesa con statue di gesso, oleografie ed arredi novecenteschi confermando così il gusto espresso nel progetto architettonico.

l bombardamenti dell’agosto 1943 distrussero la vecchia chiesa poco distante, trasformata nel frattempo in sede dell’oratorio maschile ma danneggiarono anche la nuova che, oltre a numerose schegge nella facciata, ebbe tutti i vetri infranti, il portale centrale divelto, il tetto distrutto.

Riparati i danni, don Natale Cavalleri inaugurò la sera del 10 settembre 1944 la grotta della Madonna di Lourdes all’esterno della chiesa, quale segno per tutti di protezione e Grazia.

A partire dagli anni Settanta la chiesa venne ristrutturata e rinnovata, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II e la nuova apertura promossa da Paolo VI nei confronti dell’arte contemporanea.

L’opera, affidata in più momenti all’architetto francescano padre Costantino Ruggeri, ha portato ad una riqualificazione dello spazio ecclesiale attraverso precisi interventi in punti determinanti l’assetto complessivo.

All’interno si trovano alcuni arredi e dipinti provenienti dall’antica San Dionigi in Pratocentenaro.

Fonte Parrocchia di San Dionigi in Pratocentenaro

 

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Si seguito un’immagine dell’antica chiesa di San Dionigi in Pratocentenaro, distrutta dai bombardamenti del 1943.

Vecchia parrocchia di San Dionigi

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