Viale Ca’ Granda è il viale che porta il nome dell’antico ospedale di Milano che si trovava in centro – dove ora si trova l’Università Statale – e venne realizzato tra il 1930 e il 1940 per collegare il nuovo ospedale realizzato nel 1939 con viale Fulvio Testi e quindi la città.
Il viale, tutto sommato, non è poi tenuto così male, ombreggiato da un triplo filare di pioppi alti e stretti e da altre piante più piccole sul lato settentrionale.
Il grande viale termina nel piazzale dell’Ospedale Maggiore di Niguarda. Su di un lato lo spazio è a verde, un po’ lasciato al caso, ma meglio del lato meridionale dello stesso spiazzo denominato ufficialmente Piazza dell’Ospedale Maggiore.
Ed ecco alcune immagini che mostrano la sciatteria di questa enorme piazza.
Al centro troneggia un grazioso palazzo di sei piani degli anni Trenta al quale, qualche anno fa è stato fatto un intervento di sopralzo che ha snaturato la bella facciata d’epoca.
Sempre nella piazza si trova anche un bel chiosco d’epoca che speriamo venga salvaguardato e magari sistemato in modo più decente.
Per il resto lo spiazzo è un brutto capolinea di tram dove il verde è risicato e mal tenuto, dove le autovetture sono come al solito sparse e disordinate e parcheggiate dove non dovrebbero esserci. Ci sono ancora rotaie in disuso che muoiono nel nulla verso via Benefattori dell’Ospedale.
Al centro di questo spazio si trova appunto il chiosco-bar, probabilmente realizzato negli anni Trenta e che per fortuna a parte poche aggiunte, è abbastanza integro. Ai lati ci sono altre edicole e la cabina dei tranvieri di sicuro anonime versioni più recenti.
Il verde tra i binari è a chiazze, alternato, come si vede dalle foto, da rattoppi in catrame e sterrato, poco gradevoli a vedersi.
Per fortuna c’è la bella facciata dell’Ospedale Maggiore ben restaurata e candida progettata da Giulio Ulisse Arata nel 1932.
All’ingresso si trovano due sculture principali: sul lato sinistro il gruppo degli Sforza nell’atto di donazione al Papa della Ca’ Granda, di Francesco Messina; mentre a destra San Carlo Borromeo che consegna ai Deputati Ospedalieri la bolla del perdono di Arturo Martini.
Concordo nel giudizio sulla Ca’ Granda, forse il più bell’edifcio in stile littorio di Milano, così bello che è quasi un peccato usarlo ancora come ospeale (anche perché la classica struttura 8-900esca a padiglioni separati è poco funzionale per le esigenze mediche di oggi).
La piazza meriterebbe un restyling, senza cadere nel falso storico, “in stile”, magari gestito dallo stesso ospedale ricorrendo alla liquidità che la Fondazione sta creando mettendo a reddito l’immenso patrimonio immobiliare e fondiario.
Il viale, come avete sottolineato, è tutto sommato decente e basterebbe poco per renderlo bello: per esempio — un mio cavallo di battaglia — la sostituzione dell’asfalto con i blocchetti per i marciapiedi. Blocchetti che tra l’altro qui sono stati usati per le fermate del tram (copiando, mi sembra, il metodo olandese dove i blocchetti sono bianchi per i pedoni, marroni per le piste ciclabili e rosa o alternati per le fermate del tram) mentre, non si capisce perché, in altre fermate rinnovate di recente si è messo l’asfalto (arriviamo all’assurdo della zona Venezia dove ci sono i blocchetti nelle fermate di viale Tunisia e l’asfalto in piazza Oberdan, appena rifatta. Criterio?? Boh, mistero).
La Fondazione Ca’ Granda è quella che gestisce il Policlinico, non Niguarda. Quest’ultimo è, secondo l’ultima riforma, una azienda sanitaria.
La “valorizzazione” del patrimonio della fondazione (Policlinico), invece, servirà a costruire i propri nuovi padiglioni, i cui lavori sono appena iniziati.
Credo che sistemando la pavimentazione del piazzale (basta catrame e cemento!!!!) la piazza cambierebbe faccia, senza bisogno di progetti particolari.