Nel cuore del quartiere del Casoretto si trova una graziosa chiesa del 1400: la Chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia, detta anche abbazia di Casoretto. E’ collocata in piazza San Materno e interrompe il percorso rettilineo della via intitolata al quartiere (via Casoretto) che schiva con un’ansa la chiesa.
I canonici lateranensi, che già abitavano l’abazia di Crescenzago, edificarono a Casoretto a partire dal 1401, per opera del Solari, un’altra canonica, con annessa una chiesa dedicata a Santa Maria che, per distinguerla da quella di Crescenzago che era conosciuta come Santa Maria Rossa, chiamarono col nome di Santa Maria Bianca di Casoretto. Questi canonici, detti Umiliati, furono soppressi da Pio V nel 1570; la canonica fu mutata in commenda e la chiesa, unitamente all’attiguo chiostro, venne affidata ai monaci agostiniani.
L’edificio fu realizzato, come si è detto, dai Solari; in particolare vi lavorò Guiniforte Solari. Negli anni 1479-1480 si lavorò alla decorazione di alcune cappelle, mentre il campanile fu terminato il 4 giugno 1490.
La facciata della chiesa, che è preceduta da un selciato in rizzada, il suo fianco verso la pubblica via e il campanile appartenenti alla costruzione originaria sono in materiale laterizio e ricordano le altre opere dei Solari, come la chiesa di San Pietro in Gessate, Santa Maria della Pace e Santa Maria Incoronata.
Il Rinascimento fa capolino anche nei pinnacoli in laterizio della facciata, di forma cilindrica, posti in corrispondenza ai quattro pilastri e alla cuspide del tetto, e soprattutto nel bel portale di ingresso di forma rettangolare, con stipite in pietra, con un alto architrave a cui è sovrapposto un timpano circolare a pieno sesto.
In epoca sforzesca conobbe la massima prosperità: una serie di lasciti consentì anche la costituzione di una fornita biblioteca e di mantenervi trenta canonici, scelti per censo e cultura; nel 1566 ottenne il titolo di abbazia. A partire dalla seconda metà del Cinquecento l’edificio venne modificato, forse su progetto dell’architetto Pellegrino Tibaldi.
Nel 1700, anche per riparare i guasti dell’età, vennero apportate molte modifiche che trasformarono la chiesa in forme barocche, specie l’interno. Ma dal 17 giugno 1772, con la soppressione della canonica, iniziò un periodo di degrado, durante il quale la chiesa divenne succursale di Turro, per poi diventare chiesa parrocchiale all’inizio del XX secolo.
Bisogna aspettare che la città si espanda alla fine dell’Ottocento per portare nuova attenzione alla bella abbazia. Così la facciata fu restaurata nel 1927 dall’architetto Annoni, che le restituì l’impianto quattrocentesco riportando anche il rosone centrale al posto del grande finestrone (forse più di fantasia). Altri restauri vennero condotti durante la guerra nel 1943, in seguito anche negli anni 1958-1960.
Nel 1957 parte del territorio parrocchiale venne ceduto alla nuova chiesa di San Luca Evangelista progettata da Giò Ponti in via Andrea Maria Ampère.
A sinistra si trova una parte del chiostro in stile romanico e restaurato in parte per riportarlo al suo antico splendore. Purtroppo alcuni archi sono stati murati e solo due lati sono rimasti, forse gli unici realizzati.
L’interno è a una sola navata, con volta a botte, e, all’incrocio del transetto, con volta a crociera. E’ attualmente a tre navate, come era stata progettata originariamente. Infatti già nel 1500 le navate laterali erano state trasformate in cappelle. Dello stesso periodo è la trasformazione del transetto in tiburio, mentre le volte a crociera della navata maggiore erano state sostituite con una volta a botte (quest’ultima rimasta anche dopo il successivo ripristino). Ai lati delle pareti si trovano gli otto altari ornati a stucco.
La tipologia di Santa Maria del Casoretto si può dire appartenga pienamente alla cultura architettonica del quattrocento lombardo: assenza di cupola (o tiburio), transetto non aggettante, alternanza di crociere sul campo quadrato e rettangolare, coro quadrato, contrafforti angolari eccetera. Insolita è però l’assenza di cappelle laterali, nonostante sia stata realizzata in un periodo in cui esse costituivano un elemento decisivo per la compiutezza dell’organismo, nonché il mezzo più efficace per legare alla chiesa le famiglie nobili della città. Stupisce questa anomalia in una chiesa a tre navate, di discrete dimensioni, appartenente a un ordine che non professava la clausura: l’assenza di cappelle era caratteristica, infatti, delle chiese e dei monasteri femminili, che avevano però dimensioni più modeste e impianto a navata unica.
Nella parte sinistra del transetto si trova un affresco incorniciato da un altare realizzato nel 1959, raffigurante la Vergine Bianca della Misericordia di Casoretto, attribuita ad un giovane Pisanello.
L’affresco è stato posto nella nuova cappella in seguito ai lavori di sistemazione della chiesa condotti dall’architetto Ugo Zanchetta. Precedentemente, il dipinto murale era collocato presso la quarta cappella a destra (oggi non più esistente) detta Dardanoni, dove fu traslato, presumibilmente, dall’antica cappella dei canonici presso il convento, il 17 aprile 1594, come documenta l’iscrizione tuttora visibile sotto l’immagine della Madonna adorante. L’immagine della Vergine è molto semplice, vestita di un abito bianco bordato d’oro, i capelli lunghi e biondi sciolti sulle spalle e le mani incrociate sul petto, flette leggermente un ginocchio in atto di adorare il bambino nudo, disteso sull’erba ai suoi piedi. Due cartigli riportano la seguente iscrizione: “ECCE MARIA GENVIT / NOBIS SALVATOREM” (“Ecco Maria partorì per noi il Salvatore”). Si tratta di un bell’esempio di pittura del 1300 e si inserisce a pieno titolo fra le principali testimonianze della pittura tardo-gotica lombarda; come è stato richiamato dalla critica, l’ignoto pittore che lo ha eseguito è molto vicino all’arte degli Zavattari del ciclo della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza
Nel secondo altare a destra si trova il trittico attribuito al Bergognone (o al suo allievo Bevilacqua), raffigurante la Resurrezione di Cristo, tra Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Sono presenti anche i ritratti dei coniugi Melzi, qui sepolti.
Alcune immagini d’epoca della chiesa, prima dei restauri e subito dopo.
All’esterno si trova l’edificio che per anni ha ospitato il Cinema Casoretto e da tempo inutilizzato. Purtroppo, come abbiamo visto, la chiesa è assediata dalle automobili parcheggiate ovunque ci sia uno spazio a disposizione.
Non mi risultava che Lateranensi e Umiliati fossero la stessa congregazione, come può dedursi dalle prime righe. Suggerisco di verificare attentamente, perché sono quasi sicuro che non sia così.