Il nome Rogoredo ha origini antiche e deriva dal latino tardomedievale robur, rovere, a significare “bosco di roveri” (evoca un luogo ben più romantico, no?), una denominazione di origine botanica che troviamo spesso in altri luoghi cittadini come nei quartieri di Lorenteggio (lauro) o Nosedo (noce).
Oggi del bosco è rimasto ben poco, anzi, negli ultimi anni si è trasformato in sinonimo di degrado col famoso Boschetto di Rogoredo, luogo di spaccio e malavita (il Comune sta portando avanti insieme a Italia Nostra un progetto di risanamento) che si trova sempre nella zona.
Rogoredo era un’antica pieve passata sotto il governo di diversi comuni della zona, come San Donato, poi Nosedo e Chiaravalle, per poi finire il 9 settembre 1923, come altri comuni limitrofi nella grande Milano.
Nel 1863 il piccolo nucleo di casupole sorte attorno alla cascina Rogoredo venne stravolto dalla costruzione della ferrovia Milano Piacenza e Milano Genova che da questo punto si biforcarono.
Qui viene realizzata anche una stazione ferroviaria che demolì la vecchia cascina.
Nel 1880 viene costruita la linea di tramway privata tra Milano Porta Romana e Lodi città, naturalmente con fermata alla stazione di Rogoredo.
Rogoredo conobbe a partire dalla fine dell’Ottocento un processo di industrializzazione con l’insediamento di uno stabilimento per la lavorazione dell’acciaio, le famose Acciaierie Redaelli. Sempre nella stessa zona, presso la Cascina Morsenchio, sorsero altre industrie, specialmente chimiche.
Perciò da antico borgo agricolo di poche anime – una cascina e poco altro – Rogoredo si ritrovò ad essere un discreto quartiere operaio. Nel 1907 venne inaugurata anche la nuova parrocchia della Sacra Famiglia in Rogoredo, una chiesa eclettica di recente restaurata come abbiamo potuto vedere nel nostro articolo precedente.
Dopo la chiusura delle industrie il quartiere cadde in una fase di forte degrado.
Oggi è rinato, in parte, grazie all’arrivo dell’attiguo quartiere di Santa Giulia (coi suoi mille problemi di sviluppo immobiliare) e sopratutto l’arrivo del complesso industriale di nuova generazione che è il quartier generale di Sky Italia.
Il “quartiere” si compone di una serie di vie a scacchiera ortogonale composta da tre vie Sud-Nord e 7 vie Est-Ovest.
La via centrale è Via Monte Cengio, ma l’arteria commerciale è la via Rogoredo, via che un tempo era fiancheggiata dal canale Redefossi e che oggi è stato sostituito da un bel parchetto che la separa dal Raccordo Autostrada del Sole. La via Rogoredo è anche la parte terminale della via Emilia.
La nostra passeggiata inizia proprio da qui, dalla via Rogoredo dove troviamo alcune vecchie case di inizio Novecento e lo scorcio sulla vecchia parrocchia.
Sul lato opposto si trova il bel giardino che separa la via Rogoredo dal cavalcavia Pontina e raccordo Autostradale del Sole.
Sotto il giardino scorre ancora, interrato, il Redefossi, il canale che eredita le acque del Seveso e che dal centro di Milano, all’incrocio tra la via Melchiorre Gioia e viale Monte Grappa, scorre verso il fiume Lambro.
Sempre nel parchetto-giardino si trova anche il monumento ai caduti della zona.
Fu commissionato all’artista Giancarlo Sangregorio nel 1960 dal Comune di Milano “a ricordo dei cittadini del quartiere deceduti nel corso delle due guerre mondiali” e collocato sul muro contenitivo del terrapieno del cavalcavia Pontina. La lapide commemorativa ha una epigrafe molto semplice: “Caduti per la patria“. Segue l’elenco di 38 caduti della “Campagna 1915-1918″, affiancato da un altro con i 37 caduti della “Campagna 1940-1945“, ai quali si aggiungono i “Caduti per la Libertà“, con i nomi dei quattro partigiani morti in quel periodo. I nomi dei caduti della prima guerra mondiale sono gli stessi elencati presso la scuola elementare di via Monte Piana e in quella di Chiaravalle.
La scultura, formata da una serie di altorilievi scolpiti, rappresenta la vicenda dell’uomo che sopravvive agli orrori del conflitto. “Trittico per il monumento alla Resistenza“, questo il titolo dell’opera.
Poco oltre scorgiamo i ruderi di una vecchia cascina.
Si tratta della Cascina Palma, o quel che resta. Era parte della più grande Cascina Rogoredo, il nucleo antico del piccolo borgo originario, abbattuta in parte come abbiamo già visto per il passaggio della ferrovia.
Ciò che ne resta oggi, transennato e totalmente in rovina è il fantasma di un vecchio borgo diventato per lungo tempo sede di occupazioni abusive.
Lo storico edificio agricolo, la cui prima menzione è datata 1570 come Cascina del Carmine, una volta si trovava sulla grande arteria che collegava Milano a Lodi e Piacenza, oggi arteria stradale spostata di qualche metro sul cavalcavia.
La cascina è di proprietà della società Immobiliare cascina Palma srl.
Nel 2013 la ditta aveva ottenuto il via libera dal Comune per un progetto di riqualificazione, ma dopo un anno i lavori non erano ancora partiti e così decadde il nullaosta.
Di nuovo, nel 2015 era stato chiesto un intervento per mettere in sicurezza l’area diventata pericoloso, così l’immobiliare aveva recintato l’edificio e demolito alcune parti pericolanti.
Purtroppo l’ara di Rogoredo attorno alla stazione, nonostante la scintillante presenza di Sky Italia, vive sul lato opposto una realtà di malavita e spaccio (oggi emigrata nel non lontano Bosco di Rogoredo, nato anche e soprattutto dopo la messa in sicurezza della cascina) che rendono questo edificio abbandonato appetibile per appartarsi e agire indisturbati.
Ora non ci resta che aspettare che prima o poi riparta un progetto per il recupero della cascina.
La cascina in due immagini d’epoca
Ed eccoci alla “piazza” dinanzi all’entrata posteriore della Stazione Rogoredo, sistemata in parte e che conduce al quartiere di Santa Giulia e al complesso di Sky Italia.
Qui sono in corso anche alcuni cantieri che vedranno sorgere altri tre edifici attorno che completeranno e, si spera, miglioreranno anche la zona portando movimento.
Prendiamo il sottopasso ferroviario che porta alla stazione della metropolitana linea 3 e sbuchiamo nel piazzale antistante la stazione ferroviaria.
La stazione ferroviaria di Milano Rogoredo venne attivata fra il 1862 e il 1876.
Dal 2012 con le nuove fermate dell’Alta velocità ferroviaria, la stazione è diventata un importante punto nevralgico per i pendolari dell’alta velocità.
La stazione venne completamente riqualificata e ammodernata negli anni Novanta (a dire il vero i lavori cominciarono già nel 1987 e terminarono a fasi alterne negli anni 2000) e soffre, secondo noi come molte stazioni secondarie di Milano, di sciatteria e desolazione che favoriscono il disordine e anche l’illegalità.
Anzitutto – come sempre – se si impedisse il parcheggio di motorini in questo modo, sotto la grande pensilina, non sarebbe una buona cosa? Così come le autovetture. Il disordine porta altro disordine, ovunque.
Il piazzale, che poi è la parte terminale della Via Gian Battista Cassinis, in questo punto è un brutto parcheggio e sosta di autobus. Ci siamo chiesti se non sarebbe stato più bello fosse stato alberato, così le vetture sarebbero all’ombra nei mesi estivi e la vista non sarebbe così desolante.