Al civico 5 di piazza Venezia si erge l’elegante Palazzo Bonaparte, edificato nella metà del secolo XVII in base al progetto dell’architetto Giovanni Antonio De Rossi per conto dei marchesi d’Aste.
Il nome attuale del palazzo discende dagli eventi che interessarono la persona di Maria Letizia Ramolino Bonaparte, madre dell’imperatore, la quale, cacciata dalla Francia dopo la caduta dell’impero, chiese e ottenne dal Papato l’autorizzazione di poter risiedere a Roma.
Nel corso della storia recente l’edificio seicentesco ha visto la proprietà passare ad Assitalia nel 1972 e subire negli anni successivi diversi interventi invasivi per la sistemazione a uffici del palazzo.
L’intervento di restauro appena concluso è stato molto significativo e ha permesso di dare nuova vita alle parti lesionate o compromesse dello stabile.
I lavori sono iniziati a settembre del 2016, anche se il cantiere si è materialmente insediato nel gennaio del 2017. Il restauro è stato progettato dallo Studio Pras e realizzato dall’impresa D’Adiutorio ed ha riguardato sia gli spazi interni che le facciate esterne dell’edificio con lo scopo di restituire funzionalità e rinnovamento agli ambienti.
Nel corso dei lavori Generali Real Estate SGR e gli architetti sono stati affiancati dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma in merito a tutte le scelte progettuali.
Gli sforzi maggiori si sono concentrati sui tre piani superiori, sottoposti a un restauro integrale dal punto di vista architettonico e impiantistico per tutti gli oltre 2000 metri quadri di spazi, tra affreschi e cassettoni decorati riportati al loro originario splendore.
Iniziando dal primo dei quattro piani dell’edificio, si possono qui notare una serie di particolarità decorative affascinanti, con pavimenti alla veneziana che celebrano la grandezza napoleonica, dipinti e decori dai colori più vari e la grande statua in gesso di Marte Pacificatore del Canova a far sfoggio della sua imponenza nella sala d’ingresso del piano.
Una piccola chicca presente al primo piano è data dall’accesso al caratteristico balconcino ad angolo utilizzato da Letizia Bonaparte per osservare il passaggio di persone e carrozze nella sottostante piazza Venezia.
Ai piani superiori, invece, si notano maggiormente gli sforzi messi in campo per riuscire ad adeguare uno stabile di tale pregio ai canoni contemporanei di vivibilità e sicurezza senza però alterare gli elementi dell’edificio; caso esemplare è dato dalla soluzione adottata per i locali igienici, racchiusi in dei box in vetro che non vanno a compromettere gli ambienti dell’immobile essendo rimovibili qualora un giorno si abbia necessità di riportare il tutto allo stato originario dei luoghi.
Al centro dell’ultima stanza ad angolo si presenta anche una possibile soluzione per la suddivisione degli spazi da adibire a uffici tramite dei comodi box poggiati sul pavimento.
A terminare il tour una visita al quarto piano, quello un tempo abitato dalla servitù, e alla sovrastante altana; avendo quest’ultima una pavimentazione e ulteriori elementi in legno, per evitare rischi connessi all’incendio dei locali si è deciso di costruire un doppio controsoffitto, uno in fibra “decorativo” e uno in calcio silicato antincendio, in modo da compartimentare gli ambienti.
Va detto che quello degli impianti è stato un argomento decisamente studiato e applicato poi al meglio nel corso dei restauri, non solo per evitare un’invasività degli stessi all’interno dei vari locali, ma soprattutto in un’ottica di maggior sicurezza. Proprio per questo motivo tutto il palazzo è stato compartimentato, con la pavimentazione poggiata su dei pannelli sopraelevati di calcio silicato e al contempo posandone sotto corrugati elettrici e alimentazioni varie, così da garantire sicurezza in caso di corto circuito.
Bellissima anche l’altana, ovvero la loggetta con l’incisione “Bonaparte” da cui si gode una fantastica vista sul centro storico di Roma.
Non da meno il terrazzo di fronte all’altana, anch’esso con delle visuali mozzafiato su piazza Venezia, Ansa Barocca e Tridente.
In conclusione, il giudizio sull’intervento non può che essere positivo e non può che farci piacere leggere di investimenti volti al recupero e alla corretta conservazione del patrimonio artistico e architettonico della nostra meravigliosa città. Un plauso a chi si è prodigato nell’attuazione di questo progetto e a tutte le maestranze che vi hanno lavorato.