Milano | Opinioni: a spasso lungo la metro di Milano

Testo e foto di DesignTellers

Un tour tra tradizione, futuro e un’idea per un nuovo tocco di colore.

Alzi la mano chi ha preso (almeno una volta) una delle quattro linee della metropolitana milanese. Eccone uno. Eccone un altro. Eccome un altro ancora. Sì, risposta esatta. Siamo stati, siamo e saremo tantissimi. Ogni giorno la metro trasporta centinaia di migliaia di viaggiatori, specialmente per ragioni di studio e di lavoro.

La metropolitana meneghina è una delle reti di trasporto pubblico più estese d’Italia con i suoi 101 chilometri e le sue quattro linee metropolitane (in attesa di vedere completa la M4). E proprio sul loro design intendo focalizzarmi in questo articolo.

Funzionalità e pochi fronzoli: il razionalismo dello Studio Albini

Inizio dalla M1 (la “rossa”, inaugurata nel 1964 con il tratto Sesto Marelli Lotto) e la M2 (“la verde”, con la prima tratta tra Caiazzo e Cascina Gobba che risale al 1969). Perché proprio da queste due? Vi chiederete. Domanda legittima. Ve lo spiego subito.

Sono le più datate, le più lunghe, le più simili. Entrambe progettate da Franco Albini e Franca Helg. Designer che, insieme al collega Bob Noorda, ricevettero proprio in quell’anno e proprio per questo progetto, il Compasso d’Oro, il più ambito e antico riconoscimento per premiare i progetti italiani di design. Per la realizzazione delgli arredi delle due linee furono utilizzati materiali come silipol della storica azienda pavese Mariotti Fulget con strutture in metallo per ancorarli, metalli verniciati, granito per le scale e le panchine, linoleum a bolli di Pirelli per i pavimenti.

Gli anni 90 e una nuova idea di viaggio: ecco il progetto targato Dini

Il racconto continua con la M3, nota a tutti come linea gialla, per il suo caratteristico colore.

Ma continua con una nota di rammarico, purtroppo. Spiace infatti che non ci sia stata continuità con i progetti di Albini ed Helg e che non siano mai stati più chiamati per altri incarichi. Fu deciso infatti di affidare il progetto non più allo Studio Albini bensì all’architetto Claudio Dini. E questa scelta si vede anche nell’impostazione che è stata data alla “gialla”, totalmente diversa dalle prime due. Con il marmo dei pavimenti e i muri sagomati che fanno da padroni.

Modernità, praticità, innovazione: la Lilla corre verso il futuro

Last but not least la M5, la “Lilla”, l’ultima in ordine di realizzazione. E’ la linea metropolitana più elegante e smart di quelle esistenti. Totalmente comandata da una centrale di controllo, ha vetrate anti sucidio, banchine più strette e vagoni più corti. Insomma un vero gioiellino, da ammirare e salvaguardare.

Dalla linea metropolitana alla linea comune

Tirando le somme, quindi possiamo affermare che le linee metropolitane milanesi sono grandi esempi di architettura,esprimono gli stili degli anni in cui sono state realizzate e descrivono idee di viaggio differenti. In tutte notiamo un tratto distintivo, un aspetto che le definisce: il colore.

Ancora di più delle fermate, che arrivano nei quartieri nevralgici della metropoli, sono infatti i rimandi cromatici quelli che ricordiamo di più. Per un motivo. I colori sono l’elemento pop per eccellenza: facili da ricordare, utili per orientarsi in ogni direzione.

Non a caso chiamiamo spesso le linee con il loro colore.

Colore che, pur nella fretta quotidiana, notiamo sui pannelli con il nome delle fermate, sui corrimano, sui cestini, le panchine, sui vagoni (nonché all’interno degli stessi vagoni).

Ma, oltre questi aspetto, ce ne é un altro che non possiamo non notare.

Evidente e sotto gli occhi di tutti. Non c’è un fil rouge, una tematica comune a tutte le linee. Qualcosa insomma che, idealmente, le tiene insieme. A conferma di ciò, ecco tre elementi.

Primo. Le pareti delle banchine.

Secondo. I muri che i passeggeri osservano durante l’attesa dei treni e quelli che separano i treni nei due sensi di marcia.

Terzo. Le scale (anche quelle mobili), i tornelli e i passaggi tra una linea e l’altra.

Tutti e tre cambiano spesso pelle e, a seconda di chi riesce ad aggiudicarsi quegli spazi (in genere cartelloni con pubblicità di smartphone di ultima generazione, film e serie TV che sono in procinto di uscire, compagnie aeree e così via), mutano la fisionomia degli ambienti sotterranei.

Ma c’é di più. O meglio, ci sono altri due colori che vanno per la maggiore: il nero e il bianco. Il nero domina sulla verde e sulla rossa. Stesso discorso per il bianco del minimalismo, che si ritrova nella metro Lilla, la più nuova ma anche nella pavimentazione in gres che caratterizza quasi tutte le stazioni-intersezione, ne cito alcune a titolo esemplificativo: Cadorna, Duomo, Garibaldi e Loreto.

Riflessioni, quelle che avete letto fin qui, che mi portano a proporvi un’idea. Con la speranza che se ne possa parlare il più possibile e che arrivi all’orecchio dei soggetti coinvolti (Comune di Milano e ATM in primis).

Un’idea riassunta in una domanda.

Perché non si pensa ad un progetto di underground/street/urban art per unire tutte le stazioni metropolitane? E anche la M4 che verrà completata nei prossimi anni?

In questo modo:

  • si potrebbe lanciare un concorso/bando e chiamare a raccolta gli street writers più creativi magari facendo scegliere il tema unificante (tramite un sondaggio online?) proprio a chi frequenta la metro;
  • si potrebbe prendere spunto da qualche bell’esempio di street art già esistente in città come i murales nel sottopasso di Porta Genova o del passante a Porta Venezia;
  • si potrebbe dare ancora più prestigio alla metropolitana milanese già (ri)conosciuta, a livello nazionale
  • ed internazionale, come una delle reti di trasporto più estese ed efficienti d’Europa.
  • si creerebbe una case history di successo e, la stessa, potrebbe ispirare progetti simil
  • i.

Certo, non dico che sia semplice. Nulla lo è, specialmente in tempi come questi. Ma Milano, lo sapete meglio di me, è il top. Sa di esserlo, le piace un sacco continuare ad esserlo e, soprattutto, ama le sfide.

Quindi, che dite? Ci riuscirà? Intanto noi, un bel pensierino, ce lo facciamo eccome!

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

22 commenti su “Milano | Opinioni: a spasso lungo la metro di Milano”

  1. Perché non si pensa ad un progetto di underground/street/urban art per unire tutte le stazioni metropolitane?

    Milano ha underground/overground/street/urban/wall (e palo della luce) art dappertutto.
    Personalmente andare a tappezzare pure TUTTE le stazioni della metro mi sembra diversamente interessante.

    Un po’ meno lezioso sarebbe invece proporre di usare un tema “street” art per caratterizzare il Passante/Linee S, che a differenza della metro non hanno alcuna personalità e mancano completamente di immagine.

    Ma l’articolo NON parla di passante…

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  2. C’è da dire che le metropolitane più di carattere e personalità sono quelle più vecchie con l’arredamento più vecchio. Obiettivamente le metropolitane moderne, perfette, con l’arredamento ultra moderno sono fredde e impersonali. Per esempio a Milano molto meglio la linea 1 e 2 che la 3, anche se la 3 ha ancora una qualche personalità che deriva dagli anni della “Milano da bere”. Questo vale anche nel mondo, per es. la metropolitana con più personalità al mondo è quella di New York, d’altronde il film “i Guerrieri della Notte” potevano girarlo solo li, e non certo nella metropolitana ultra moderna di singapore dove per terra non trovi nemmeno una carta. L’arredamento della linea 1 e 2 anche se ammodernato va comunque preservato nel suo stile originario. Per quanto riguarda i murales sulle pareti vedrei bene la ripetizione di quadri futuristi o reinterpretati in chiave moderna, e al riguardo i writers bravi dovrebbero studiare e riprendere lo stile futurista per i loro murales che “calza a pennello”, appunto. Per esempio nel passante si potrebbe mettere dove ci sono i tabelloni pubblicitari senza pubblicità, delle stampe di quadri, magari sponsorizzati da qualche azienda, come per es. ha fatto l’Esselunga che ha messo le stampe di quadri famosi di natura morta nei suoi store.

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  3. Pur essendo un grande estimatore della street art, non credo che sia un’idea felice quella di caratterizzare i muri anonimi della metro con dei murales.

    Secondo me sarebbe molto più originale e d’effetto realizzare installazioni artistiche di altra natura, ad es. in stile mosaico, con gradazioni cromatiche accattivanti (magari richiamando i colori principali delle varie linee di metro) e più durature della vernice spray.
    Un pò sullo stile delle stazioni di metropolitana di Amburgo e di Monaco.

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  4. Duole ricordare che Claudio Dini era “casualmente” non solo l’architetto a cui fu affidato il progetto degli interni della Linea 3 ma, contenstualmente, anche presidente di MM Spa cui il Comune aveva affidato progettazione ingegneristica e direzione lavori della medesima linea. Non propio elegantissimo, direi. Progetto degli internid elal linea 3, onestamente, lontano mille miglia dalla bellezza minimale delle Linee 1 e 2, superato in bruttezza solo da quell’obbrobrio dalla M5, un’accozzaglia di materiale e colori che neppure fossero stati buttati giù a caso sarebberov enuti così male, una linea completamente indegna di appartenere alla rete metropolitana di Milano che ama definirsi (e lo è) una capitale mondiale del design… roba di cui vergognarsi.

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  5. Concordo con questo commento. Linee 1 e 2 pratiche e armoniche. La 3 pesante e invecchiata precocemente. La 5 un orrore dalla nascita, che combina quasi tutti i difetti estetici. Non ha la praticità di una metropolitana superficiale né l’eleganza di una metropolitana di ultima generazione. Sciatta come l’arredo urbano base di Milano.

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  6. tolto l`uso indispensabile per i cittadini che vivono Milano, le stazioni e le linee della metro non sono luoghi progettati con cura ed attenzione per chi li vive….citta` importante per il design ha arredo urbano e infrastrutture che comunicano ben poco e sono molto lontane dagli standard di altre citta`importanti…i colori della 1-2…riconoscibili nell`idea di base…per il resto tutto pesante e deprimente e datato….le metropolitane sono spazi pubblici come piazze e marciapiedi…gli utenti ci spendono tantissimo tempo della loro vita….meriterebbero piu`attenzione per rendere piu`gradevole l`esperienza dello spostamento metropolitano…sosta, movimento, interazione, luce e colore….suoni….

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  7. Penso che sicuramente la linea 1 e 2 abbiano quel qualcosa in più rispetto alla 3 e soprattuto alla 5.

    Penso comunque che infliggergli la “street art” (vera o finta che sia) sarebbe un delitto, mentre l’uso moderato di sculture o altri elementi artistici potrebbe risultare in qualcosa di molto bello.

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  8. Sottoscrivo in pieno. E’ una cosa che ho sempre pensato soprattutto dopo aver visto le fermate dei tram di Hannover per l’EXPO 2000.
    Ogni artista, anche se sconosciuto, potrebbe ravvivare soprattutto le linee 1 e 2 lugubri e sinceramente brutte. Forse hanno personalità ma certamente non sono accoglienti. Sarebbe più difficile sulla linea 5 dati i materiali utilizzati.

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  9. le linee 1 e 2 sono iconiche, ma la 5 ha linee pulite ed é luminosa. cmq rendere riconoscibile ogni stazione con scelte ad hoc rischia di essere un’accozzaglia, ma con soluzioni mirate può diventare una attrazione basta pensare a quello che hanno fatto a napoli o a stoccolma.

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  10. Ormai le vecchie linee della metro sono diventate icone di pesantezza…

    Lo stile è lo stile svizzero internazionale dei font.

    Però ormai è bello che datato.
    Perché rappresenta anche un periodo stilistico preciso nel tempo.
    E anche un po pesante.

    Ormai è vecchio.
    Ma in mancanza di menti grafiche all’altezza del compito ce lo teniamo così.

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  11. Beh il mondo è bello perché è vario. La M5 è raccapricciante per me,
    ma la M3nel tratto centrale mi sembra ben migliore della M1. Carina la 2 (con le dovute eccezioni tipo S. Agostino che fa accapponare la pelle). La linea 4 di Amburgo è una cosa assolutamente inarrivabile

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  12. Le stazioni della M5 sembrano i bagni di un centro commerciale. Un geometra degli anni 80 specializzato in villette in Brianza avrebbe fatto di meglio.

    Quando dovunque nel mondo (senza andare tanto lontano, a Brescia o a Torino) si costruiscono stazioni a doppia altezza, ariose e con luce naturale, gli spazi della M5 sono angusti e claustrofobici. Anche dove si poteva, ad esempio a Tre Torri dove sopra non c’era niente e si poteva fare qualsiasi cosa, non c’è stato un minimo guizzo progettuale. Nel tratto lungo viale Fulvio Testi, piuttosto che fare stazioni a doppia altezza, si sono costruiti DUE mezzanini di cui uno totalmente inutile.

    La tratta originale della linea 1, quella Albini-Helg, rimane iconica e avrebbe solo bisogno di un restauro conservativo. L’unico elemento che secondo me è davvero datato sono i pavimenti in gomma Pirelli nera, che contribuiscono alla scarsa luminosità degli ambienti. Non dimentichiamo che la M1 è stata la PRIMA AL MONDO a introdurre elementi che sarebbero poi diventati lo standard, come le pareti rivestite di pannelli rimovibili e la striscia continua colorata con il colore della linea.

    La linea 2 è sostanzialmente una riedizione low-cost del concetto della 1 ed è quella le cui stazioni, a mio parere, beneficerebbero maggiormente di un restyling. Non è necessario spendere miliardi, anche giocando con colori, luci e materiali si possono ottenere ottimi risultati: ad esempio le stazioni più nuove della U2 di Monaco, di grande impatto pur essendo fondamentalmente degli scatoloni di cemento.

    Purtroppo, da quel poco che si è visto nei rendering, neanche la M4 sarà un granché: disposizione degli spazi un po’ meglio della M5, ma finiture sempre al risparmio. Le uniche stazioni degne di nota saranno, probabilmente, Linate con la sua struttura esterna e S. Ambrogio con la spettacolare uscita direttamente nel fossato della pusterla.

    la Metro dell’Arte di Napoli per Milano rimane un miraggio.

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  13. concordo che gli spazi della m5 sono ridotti, ma probabilmente questo ha comportato una riduzione di costi importante. anche l’uscita della M5 a tre torri é particolare. puó non piacere ma fa il suo effetto.

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  14. Purtroppo gli ammodernamenti di stazioni come Cadorna (M1) hanno stravolto il concetto originale, introducendo pareti di colore bianco/beige che stonano totalmente col resto della linea e sono decisamente di cattivo gusto.
    Possiamo sperare che, in occasione delle Olimpiadi 2026 (e, se non assegnate, in ogni caso), venga indetto un concorso per ristrutturare queste stazioni co eleganza e rispettando l’impronta del 1964?

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  15. Purtroppo gli ammodernamenti di stazioni come Cadorna (M1) hanno stravolto il concetto originale, introducendo pareti di colore bianco/beige che stonano totalmente col resto della linea e sono decisamente di cattivo gusto.

    Possiamo sperare che, in occasione delle Olimpiadi 2026 (e, se non assegnate, in ogni caso), venga indetto un concorso per ristrutturare queste stazioni co eleganza e rispettando l’impronta del 1964?

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  16. Avrei dei commenti per quello che riguarda l’interior design delle stazioni delle metro dalla 3 in poi. Capisco le motivazioni economiche, ma dalla linea 3 alla 5 le stazioni saranno ultra moderne, ma sono totalmente disservite per quello che riguarda direi l’ospitalità. Non ci sono bar, non ci sono edicole, non sono presidiate da nessuno: nessuno a cui chiedere in caso di bisogno (a me è capitato più volte di aver bisogno di chiedere qualcosa al personale del mezzanino). Ben vengano le telecamere a monitorare, ma così sembra veramente un deserto. Io frequento malvolentieri la 5 e la 3, ma preferisco la vecchia 1. Almeno lì trovo bar, qualcuno che vende i biglietti e qualcuno a cui chiedere non solo informazioni, ma aiuto in caso di bisogno. Correggetemi se sbaglio. NON si può non prevedere NULLA in una stazione di servizi. Così le metropolitane saranno anche bellissime e velocissime, ma non sono un luogo della sociabilità, sono solo un luogo di transito da un posto a un altro. Triste. Molto triste per uno che la metropolitana l’ha vista nascere. (sono un vecchio F205)

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  17. Restaurare dovrebbe essere il criterio generale. ‘E’ sempre la cosa più economica e più opportuna. Solo se si hanno i soldi e le capacità per fare qualcosa di veramente molto bello in una stazione o in una sua parte allora vale la pena pensare di cambiare o aggiungere. Magari anche solo una scultura, un’istallazione un mosaico, della decorazione murale fatta bene
    Nelle linee 1 e 2 ,la scarsa luminosità è un tratto distintivo del progetto Albini-Helg-Noorda e questo non costituisce un limite ma un valore aggiunto, soprattutto al giorno d’oggi quando tutto è iperilluminato, con luci sparate come in un centro commerciale.
    Trovo più intimo e riposante evitare l’eccesso di luce.
    Inoltre in questo modo risaltano meglio le scritte colorate retroilluminate, i corrimani colorati, i veicoli quando arrivano: in una parola tutto quello che serve davvero che il passeggero veda e veda bene.
    La gomma di colore scuro si pulisce facilmente e non fa vedere lo sporco, attutisce il rumore e non fa scivolare. Tutte caratteristiche importanti per un pavimento “pubblico”.

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