Milano | Ghisolfa – Il quartiere di San Rocco, un campo per il futuro dello Scalo Farini

Alla Simonetta, il Quartiere o la zona di San Rocco è sconosciuta ai più, ma tra i ferrovieri è ben nota, si tratta della porzione della Simonetta prossima a Via Cenisio, via Messina e al Cimitero Monumentale.

Oggi non è certo una bella zona, intendiamo esteticamente, perché ha molti lotti lasciati a selvaggio, molte aree utilizzate come sedi di magazzini o depositi (Bici del Comune) che conferiscono alla zona un aspetto sciatto e poco interessante. Eppure siamo convinti che tra qualche anno l’intera area attorno a via Messina, Cenisio e Calvino avrà un drastico cambiamento. Infatti ci troviamo nell’area dallo Scalo Farini, in fase di sviluppo, e come si sa, a meno di catastrofici eventi, anche quest’area a sud dello scalo ferroviario, potrà risultare interessante, tanto più che nelle vicinanze c’è anche una fermata della M5 (Cenisio).

Vi raccontiamo un po’ di retroscena e di cosa potrebbe succedere.

Anzitutto la storia. Qui sino a metà Ottocento vi erano solo cascine, ville patrizie e una graziosissima cappella rinascimentale, quella di San Rocco.

Qui passava una strada intercomunale che dal Borgo degli Ortolani e Porta Tenaglia risaliva sino a Dergano e quindi Affori.

Lungo quest’antica stradina chiamata via Bramante nel primo tratto, sul finire dell’Ottocento, avremmo trovato prima la Cascina San Michele alle Quattro Vie, e appena terminato di costeggiare il muro di cinta del Cimitero Monumentale, una grande cascina detta della Lupetta, e subito dopo, immerso nel verde dei campi e fiancheggiato da rogge, uno stupendo Oratorio del 1500.

L’oratorio era quello di San Rocco, una graziosissima chiesetta, immortalata più volte da alcuni pittori e fotografi. Era di epoca rinascimentale. Probabilmente anticamente vi era già una piccola cappella a pianta quadrata che pian piano venne ingrandita trasformando la vecchia cappelletta nel presbiterio del nuovo oratorio.

Non lontana da queste cascine e da questa strada vi era naturalmente la splendida Cascina di Villa Simonetta, edificata fra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI per volere di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Lodovico il Moro.

Di tutto ciò sono rimaste poche testimonianze, la Villa Simonetta e una palazzina facente parte dell’antica Cascina Lupetta. Purtroppo dello splendido oratorio di San Rocco non è rimasto nulla, a parte un affresco oggi conservato nella chiesa della Santissima Trinità di via Rosmini.

Vi erano anche dei corsi d’acqua, naturalmente, uno dei quali aveva anche un nome alquanto imbarazzante. Infatti dalle parti di Baranzate si formava un fontanile che discendendo e affiancando il fontanile Nirone, passava da Villapizzone e giungeva da queste parti passando proprio nel giardino di Villa Simonetta e scorrendo ad ovest delle cascine Lupetta e San Michele, terminando la sua corsa nei pressi di Porta Tenaglia, il suo nome era Cagadenari.

Dicevamo che le ferrovie da prima passarono dietro alla chiesetta di San Rocco, con la ferrovia per Magenta (Torino) nel 1858, poi nel 1870 venne aggiunta la tratta col bivio per Vigevano che discendeva verso Porta Genova attraversando Porta Vercellina.

Il 26 gennaio 1899, nell’area intorno a via Messina (in corrispondenza del civico 9) venne fondata un’azienda, la Ditta Carminati, Toselli & C., che si dedica alla “costruzione, riparazione, vendita di materiale mobile e fisso per ferrovie, tramvie e affini” (oggi la Fabbrica del Vapore). La ditta naturalmente si era collegata alle ferrovie tramite un binario in ingresso da piazza Moncenisio (poi Cenisio, poi Coriolano) proveniente dall’area ferroviaria di San Rocco. Una piccola porzione del binario è ancora visibile affogata nell’asfalto in Via Galileo Ferraris, davanti ai resti della Cascina Lupetta.

Nel 1906 la vetusta chiesetta abbandonata di San Rocco soccombette alle esigenze ferroviarie quando lo scalo merci venne ingrandito tra il 1905 e il 1911 e venne purtroppo abbattuta.

Nel frattempo l’area rimase una specie di enclave racchiusa nell’angolo tra via Cenisio e le ferrovie. Via Messina rimase a fondo cieco sino alla fine degli anni Cinquanta, quando venne finalmente aperto il passaggio per unirla con Piazza Giovanni Perego e Via Stilicone.

La zona è rimasta per buona parte di proprietà comunale e ferroviaria. Infatti in piazza Coriolano e via Cenisio si trova una palazzina per servizi comunali realizzata all’inizio del 1900, molto bella e interessante. Al suo interno si trovano oggi alcune associazioni e servizi comunali. Una curiosità che ci ha colpito appena entrati nel cortile è la parte centrale rialzata di un metro circa, sicuramente realizzata all’epoca per agevolare il carico e lo scarico dei mezzi di lavoro. Qui si trovavano i magazzini comunali per la riparazione dei guasti stradali in tutta Milano.

Secondo una proposta del Comune, quest’area, con ogni probabilità all’interno, potrebbe ospitare in un futuro, la nuova torre degli uffici comunali, il cosiddetto Federal Building.

All’interno ora si trovano anche la Piccola Scuola Di Circo, l’Ufficio Urbanistica, Federazione Italiana della Caccia Sezione Provinciale e Società Escursionisti Milanesi.

Sempre dal cortile si può vedere anche l’unico edificio superstite della vecchia Cascina Lupetta che affaccia su via Galileo Ferraris.

La cascina si trovava, come dicevamo, lungo la strada per Dergano e a due passi dalla chiesetta. Era formata da una parte più antica a corte, della quale non v’è più traccia e un caseggiato isolato posto internamente al complesso. Purtroppo non siamo riusciti a trovare altre informazioni a riguardo della cascina. In questi giorni è in corso un intervento di riqualificazione.

Come dicevamo poco sopra, davanti alla cascina Lupetta si torva ancora, affogato nell’asfalto, un tratto dei binari che provenivano dalla Fabbrica del Vapore di via Messina e Procaccini.

La via Galileo Ferraris, porta ad un magazzino edile e ad fondo cieco che costeggia il Cimitero Monumentale. Via utilizzata sopratutto come parcheggio per i pendolari furbi che conoscono la via a fondo cieco. Peccato vi sia uno spreco di pavimentazione a pavé per una via come questa.

Ultima nota… chi si reca alla Fabbrica del Vapore, spesso parcheggia l’auto in questo modo… veramente deplorevole.

Torniamo nel settore verso via Messina. All’altezza del civico 53 (spazio comunale con uffici per le Vetture Pubbliche), secondo un primo progetto, doveva venirci una via già presente nelle mappe del 1930, via Narsete. La via si incrociava con via Messina formando un incrocio ad angoli smussi. Ne vediamo un segno nel palazzetto anni Venti, di via Messina 54, sempre nel patrimonio comunale e utilizzato per altri servizi comunali, come l’ufficio elettorale. Tutti edifici o spazi comunali rimasti in mano pubblica, dove in teoria ci doveva essere una strada. Qui è stato anche ricavato un piccolo giardino di quartiere con giochi per bambini e spazio cani.

Proseguiamo il nostro giro alla scoperta dell’area di San Rocco. Ci portiamo all’incrocio con via Privata Giovanni Calvino. Anche qui vi sono diverse aree comunali, ma sopratutto delle Ferrovie.

L’area all’angolo con piazza Perego è utilizzata dalle Roulotte dei componenti della scuola del Circo (onestamente non certo un bel vedere come accampamento cittadino). Ci sono ancora parecchi segni della presenza delle ferrovie che qui passavano sino a 90 anni fa, come le recinzioni in cemento.

Percorriamo via Calvino e scopriamo che molte case in quest’area sono legate alle ferrovie, come il Ferrotel San Rocco. La via, a fondo cieco si infila nel quartiere di San Rocco diramandosi in due distinti bracci entrambi senza via di sbocco. Uno dei bracci, quello a nord si infila sotto la ferrovia e permette l’accesso alla zona meridionale dello scalo ferroviario di Farini, mentre l’altro braccio termina in un magazzino edile che si collega con via Galileo Ferraris. Le case sembra siano state costruite quasi tutte a partire dal dopoguerra (1950) in poi per i ferrovieri, successivamente diventate condomini. Tra questi edifici, oltre al Ferrotel San Rocco vi è ora anche Meininger Milano Garibaldi, un hotel per giovani e anche Residenza Cenisio, che portano gran movimento in zona.

Purtroppo l’area di San Rocco non è molto ben definita e essendo a fondo cieco, pare quasi una piccola enclave poco sicura, ma al contrario sembra un quartiere tranquillo.

Qui di seguito l’affaccio sulla ferrovia e lo scalo Farini.

Si ringraziano gli amici di www.skyscrapercity.com per le informazioni

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Ghisolfa – Il quartiere di San Rocco, un campo per il futuro dello Scalo Farini”

  1. Complimenti, è gente come voi che dovrebbe governare e decidere per il futuro di questa città, perchè vi informate sulla storia sulla cultura sui valori del passato che possono farci fare le scelte giuste nel futuro.
    Invece purtroppo abbiamo gente a cui non frega nulla e non conoscono minimamente la nostra città peccato.
    I tecnici comunali non amano milano.

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