Milano | Quadronno – Crivelli 15 e Quadronno 24: il Bosco Verticale “ante litteram”

In via Crivelli, al Quadronno, il quartiere che si trova a destra di Corso di Porta Vigentina, si trovano, tra altre meraviglie dell’epoca, due capolavori dell’architettura degli anni Cinquanta/Sessanta, Crivelli 15 e Quadronno 24.

Purtroppo, per il primo palazzo, non siamo mai riusciti a scoprirne l’autore, e non solo noi, un vero peccato (prima o poi salterà fuori qualcosa).

Sin da ragazzino, quando mi capitava di passare da queste parti, rimanevo incantato da questi due palazzi completamente ricoperti di vegetazione. Un Bosco Verticale ante litteram.

Gli edifici in questione venendo inseriti in un programma di riqualificazione del lotto ancora ferito dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale, compreso tra via Crivelli e via Quadronno, concepito come uno spazio verde permeabile all’aria ed allo sguardo.

Le forme sinuose del primo, Crivelli 15 (1968/69) e quelle più geometriche del secondo, Quadronno 24, mi erano sempre parse così moderne e originali, le terrazze fiorite, il sogno di quasi ogni cittadino di una grande città, avere il proprio spazio di “giardino” davanti al salotto.

Di particolare c’è anche l’accesso ai due civici, tramite un sentiero pedonale a lato del Giardino Oriana Fallaci, quindi un ambiente già privilegiato con affaccio su un area verde pubblica.

Vicino di casa del bel palazzo di via Crivelli 15, è l’altro capolavoro della fine degli anni Cinquanta, via Quadronno 24, l’edificio per abitazioni progettato dal Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, nel 1959-1960.

Per la ricostruzione della zona, venne prevista fin dalla fase progettuale, la realizzazione di un immaginario giardino continuo, permeabile allo sguardo e ideale prosecuzione di uno spazio a verde pubblico, così la torre, progettata dal duo, col tempo si sarebbe ricoperta di edera o altro rampicante, elemento che oggi ha preso il sopravvento.

Per un lungo periodo, al primo piano dell’edificio ha avuto sede lo studio di progettazione guidato da Morassutti.

La struttura ad uso residenziale inizialmente doveva essere affiancata da altre due torri simili, ma alla fine fu realizzata solo la prima, sostituito dal condominio di via Crivelli 15.

La pianta dell’edificio è separata da un unico corpo-scala posto al centro, che determina due alloggi per piano, segue l’orientamento del sole presentando asimmetria e una notevole libertà di distribuzione grazie a una struttura in setti e pilastri in cemento armato. I servizi, contrariamente alle zone meglio esposte che sono caratterizzate da vetrate, sono arginati da setti ciechi, montanti in cemento armato e pannelli in legno o vetro. Ogni appartamento diviene flessibile in base alle esigenze del proprietario in relazione alla disposizione planimetrica degli ambienti principali e alla sequenza modulare delle aperture in facciata. Il prospetto è unico e vario, basato sulla ripetizione di unità minime della misura di un metro che permettono l’alternanza, differente ad ogni piano, di vetrate e pannelli in legno douglas.

Al profilo sfaccettato dei fronti rivolti verso il parco, corrisponde sul lato opposto il nucleo verticale in cemento armato delle scale che si identificata come nodo di articolazione planimetrica dei due appartamenti i quali si allineano alle sue direttrici anche nella propria organizzazione interna degli elementi di arredo.

Oltre alla attenta progettazione degli spazi interni, la prefabbricazione dei pannelli e l’ inserimento del verde rampicante sono i due temi che più caratterizzano i prospetti e sono ancora oggi l’aspetto più rilevante dell’edificio.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

18 commenti su “Milano | Quadronno – Crivelli 15 e Quadronno 24: il Bosco Verticale “ante litteram””

  1. Articolo molto opportuno! Due capolavori di un’epoca che, purtroppo, a Milano ha prodotto soprattutto schifezze.

    Ho scoperto queste due meraviglie anni fa andando a trovare una persona ricoverata al Pini. Comunque anche le architetture d’epoca della zona sono molto belle e c’è parecchio verde.

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    • Salve, scrivo per precisare alcuni particolari inesatti dell’articolo. Premetto che ho abitato l’appartamento all’ultimo piano, con giardino pensile, della casa “sinuosa” fino alla morte di mia madre che assieme a mio padre acquistò nei primi anni 60 ( forse 63). Perciò non è una costruzione o progetto degli anni 50, bensì del decennio successivo. Peraltro ricordo che l’impresa Domus il cui titolare era certo ingegner Caiani, tardò parecchio a porre la prima pietra e per almeno un paio di anni ogni volta che vi andavo con la mamma, c’era l’enorme buco…ci raccontava, questione di permessi…poi fu ultimata nel 1968 e noi vi entrammo nel 69. Altra informazione, da verificare però: il complesso dei 2 palazzi sorse sulla demolizione del vecchio riformatorio Cesare Beccaria trasferito alla fine degli anni 50 nell’hinterland. Comunque ringrazio per il bell’articolo che mi ha nostalgicamente riportato indietro negli anni della mia adolescenza e mi complimento.

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  2. Li avessero fatti tutti così. Sarebbero da prendere da esempio. Anche io mi ero accorto di quei due edifici e sono contento perchè vuol dire che il bello è riconoscibile da tutti.

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  3. Crivelli 15

    Splendido palazzo signorile, progettato dagli Architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti tra il 1959 e il 1960 e primo “giardino verticale” di Milano.

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    • Il “bosco verticale” è invece un’altra cosa .una geniale idea di marketing urbano per rendere friendly i grattacieli residenziali. Utilizzando per primo gli alberi e non le piante nei balconi, dandone anche una motivazione scientifica anti inquinamento e inventando un nome di grande impatto.

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    • Veramente umidità, insetti o altro non ci sono per nulla, te lo garantisco perché ci abito il problema è un altro e nessuno ci pensa. Il riscaldamento perché il condominio è si fatto con infissi in legno pregiato ma gli spifferi sono parecchi perché come isolante non è all’avanguardia

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  4. Apprezzo le vostre iniziative ma a mio avviso gli edifici di via Crivelli e quadronno, che conosco fin da ragazzo, non hanno alcuna relazione con il “bosco verticale”.Quest’ultimo é una geniale idea di marketing urbano per rendere “friendly” i grattacieli residenziali, ricordo pochi esempi storici felici (di Mies van de Rohe, di Alvar Aalto e la torre del parco di Magistretti e Menghi).
    Boeri utilizza gli alberi sui balconi, finora fatto solo sui terrazzi di copertura, sceglie le specie anche per motivi scentifici anti inquinamento e inventa un nome d’impatto, da gran comunicatore, come é.

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  5. il sinuoso mi fa godere dal 1995 quando andavo a studiare da un amico che abitava di fronte. che casa stupenda, stupenda proprio
    si respira l’odore della buona borghesia, come un po’ in tutta la zona

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  6. Questi interventi sono brillanti perché completi: non curano solo l’architettura degli edifici ma quella degli spazi circostanti. Non solo curano anche la morfologia dell’impianto urbanistico, cioé il modo in cui intrecciano e combinano i volumi edificati con il sistema degli spazi aperti pubblici semiprivati e privati creati dall’intervento ed esistenti.
    Questo ad esempio non esiste nell’odierno bosco verticale che sono torri disposte senza alcun rapporto morfologico o di scala con il contesto

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  7. According to @pure_milano_photo (instagram) the building at via Carlo Crivelli is by Luigi Caccia Dominoni, trading under an umbrella organisation as he was then, allegedly, insolvent. Certainly the swirling mosaic floor and ceramic tiled facades and exuberance owe much more to his work, than Anna Castelli Ferrieri, whose work as an industrial designer for Kartell, brilliant as it is, does not foreshadow this masterwork.

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