Come abbiamo più volte detto, quanto ci piacerebbe che tutte le strade del centro storico (così come le strade dei nuclei storici in giro per la città: da Baggio a Bruzzano, da via Lincoln a via dell’Assunta, da Morivione a Gorla), venissero o fossero in pietra o con rizzata, la tipica pavimentazione delle città di pianura. Un vero peccato, perché ne guadagnerebbe parecchio la città intera, anche dal punto di vista turistico.
Prendiamo ad esempio il vicolo Santa Maria Valle, una piccola strada che corre parallela a via Torino, grande arteria di shopping e traffico. Qui sembra quasi di essere catapultati in un altra dimensione o epoca, se non fosse per i brutti lampioni moderni, così sgraziati per un luogo storico quale è e l’asfalto a terra, così poco elegante.
Di seguito abbiamo fatto un piccolo esempio come potrebbe cambiare la via con punto luce differente e pavimentazione in ciottoli di fiume.
Il tracciato rettilineo e angusto del vicolo Santa Maria Valle che congiunge la via che porta lo stesso nome con via Stampa, come dicevamo ha ancora il fascino di una via di paese o qualcosa di perduto.
Anzitutto il nome del vicolo, che prende nome dalla via omonima di Santa Maria Valle, la quale a sua volta prendeva il nome da un antico monastero il quale venne denominato in questo modo perché vicino “ad Vallum” muro. Infatti nella vicina via Stampa correva il muro di cinta della Mediolanum Romana.
All’angolo con via Santa Maria Valle, troviamo il fianco del palazzo neoclassico del civico 2 della via (Palazzo bianco nelle foto di seguito). Qui vi abitò Giuseppe Bossi, artista e letterato nonché segretario dell’accademia di Brera dal 1801 al 1807. In questo palazzo vi dimorò come ospite anche Antonio Canova nel 1810.
Un’annotazione la dobbiamo fare però, vi sembra normale mettere dei cartelli stradali di modo da impedire quasi la visibilità delle targhe che indicano le due vie?
Il palazzo moderno di Via Santa Maria Valle 2, costruito dal 1964 al 1965, ha preso il posto dell’edificio che a sua volta aveva sostituito l’oratorio di Santa Marta Confraternita Romana edificata nel 1497 e demolito sul finire del ‘700. Quando nel 1963 vennero eseguiti gli scavi, vennero alla luce importanti murature antiche. Una vasca circolare, un ambiente suspensurae e un tratto di muro semicircolare interpretato come esedra. Probabilmente i rinvenimenti archeologici corrispondono ad un edificio termale, probabilmente connesso al vicino palazzo imperiale. Il periodo di costruzione va fatto risalire all’età tardo romana o già nell’alto-medioevo.
Il vicolo originariamente prendeva nome dall’oratorio di Santa Marta Confraternita Romana. Questa, era una chiesa che a sua volta ne aveva sostituita un’altra ben più antica, dedicata a San Vittore alla Corte Nova (il palazzo Imperiale?). Santa Marta era una chiesa di modeste dimensioni ma con opere importanti, come una pala d’altare realizzata da Bernardino Luini (Vergine tra la Maddalena e Santa Marta). La chiesa venne sconsacrata e demolita sul finire del 1700.
Proprio di fronte, al numero 1 del vicolo, si trovava il Monastero di Santa Marcella. Oggi una casa semplice dall’impronta settecentesca si affaccia su un piccolo giardinetto privato, protetto da un alto muro. Due graziosi balconcini deliziano il piccolo edificio.
Sul lato opposto comincia la lunga facciata retrostante del Palazzo Stampa di Soncino. Dopo il civico 4 possiamo notare lo spigolo di Palazzo Stampa che avanza un po’ confronto all’allineamento della cortina di edifici e li sovrasta pure di qualche metro. Si tratta di quel che resta della torre medievale a difesa dell’isolato degli Stampa.
Più volte abbiamo segnalato lo stato decadente in cui versa questo splendido palazzo rinascimentale. Sul vicolo si trova uno degli ingressi del palazzo, al civico 8.
Palazzo Stampa di Soncino è un vasto edificio, frutto di continue superfetazioni e addizioni a partire dal 1500 in poi. Si sviluppa su quattro cortili, il primo dei quali è a portici con archi a tutto sesto su sottili colonne tuscaniche; al secondo piano una serie continua di serliane su due lati funge da affaccio ad una loggia.
Il degrado di questo bellissimo palazzo è veramente umiliante per l’intera città. Muri scrostati, cornicioni pericolanti, finestre private dalle imposte e muri imbrattati come una stazione dei treni della periferia più degradata. Il palazzo possiede anche una delle uniche torri cinquecentesche di Milano.
Il vicolo si esaurisce nello slargo prodotto dall’incrocio con via Stampa e Soncino. Uno slargo alquanto brutto e senza forma, dove negli anni Trenta del ‘900 venne creata una forte discesa di più di un metro che permettesse una più facile unione tra la via Stampa e San Vito. Dislivello dovuto alla presenza arcaica del muro di cinta della Mediolanum Romana.
A parte lo spigolo di Palazzo Stampa, al civico 8 (di via Stampa) possiamo ammirare il bel palazzone del primo Ottocentesco con facciata neoclassica.
Lungo la via Stampa il palazzo si è ritrovato, dopo l’abbassamento della strada, con uno zoccolo particolarmente alto dove le vetrine dei negozi si sono trasformate in finestroni del piano rialzato.
Fonte: Milano ritrovata. L’asse Via Torino. Editore: Il Vaglio Cultura Arte (1986)
Le condizioni di Palazzo Stampa di Soncino sono veramente ignobili…
Interessante, non sapevo delle terme in quella zona di Milano
Dovresti fare il sindaco, non ci sono dubbi, o perlomeno l’assessore all’urbanistica e all’arredo urano.
Interessante. Come al solito basterebbe poco per migliorare
Incredibile che ancora nessuno si sia accordo dell’altissimo potenziale turistico di quest’area di milano. Basterebbe riqualificarla portandoci un po’ di vita ( negozi e locali ) per farla diventare un gioiello.