Avevamo visto solo pochi giorni fa il percorso del canale della Vettabbia nel tratto tombinato, ora proseguiamo nel suo percorso.
Sarò romantico, ma girare Milano alla scoperta di luoghi particolari e curiosità cittadine, per poi farne articoli da pubblicare sul blog, è un po’ come rovistare tra vecchi scaffali in cerca di qualcosa e scoprirne altre. Così è stata la mia ricerca lungo il canale della Vettabbia che si è rivelata una scoperta di quartieri e luoghi mai visti.
Come abbiamo visto nell’articolo precedente, la Vettabbia, un tempo chiamato anche Naviglio della Vettabbia, è un canale agricolo che si forma nel sottosuolo di Milano a due passi dalla Basilica di San Lorenzo, all’incrocio tra via Santa Croce e via Vettabbia, per l’appunto, dall’unione del canale Molino delle Armi, del canale della Vetra (che dà il nome alla medesima piazza) e del Fugone del Magistrato (un piccolo canale che dalla cerchia dei navigli si infila nella via Vettabbia e si unisce agli altri formando il canale vero e proprio). Confluisce poi nel Cavo Redefossi all’altezza di San Giuliano Milanese.
Riprendiamo il percorso dove il “canale”, passando sotto via Castelbarco, a lato del nuovo Campus della Bocconi, termina il suo percorso intubato e dopo viale Toscana, il nostro corso d’acqua, rivede la luce.
Lungo le sue sponde si trovano i quartieri di Morivione, del Vigentino, Vaiano Valle e il Parco della Vettabbia, passando da Chiaravalle.
Qui di seguito la vista del “ponte” di viale Toscana.
Dopo il ponte ferroviario, il canale passa tra via Bazzi e il Parco delle Memorie Industriali e il Quartiere sorto nell’area dell’EX-OM, a Morivione, l’area a sud di Viale Toscana. Un tempo qui sorgeva, dal 1890 un’industria meccanica pesante che, negli anni dell’inizio del processo di dismissione, era diventata l’Iveco.
L’acqua della Vettabbia, proveniente dalla Darsena e quindi dal Ticino, è chiara e limpida, dove sguazzano anatre e pesci.
La Vettabbia costeggia il lato settentrionale del vecchio borgo di Morivione e il nuovo quartiere di via Spadolini.
Costeggiando Via Corrado II il Salico, il canale ci porta verso via Ripamonti, dove si infila tra capannoni e proprietà private, tornando quasi invisibile ai nostri occhi.
Così saltiamo direttamente in via Ripamonti, dove, dopo la casa al numero 94, il ruscello passa sotto la via di grande scorrimento e prosegue in direzione Sud-Est.
Qui sotto un’immagine del 1930 circa che mostra un tram mentre passa sul ponticello della Vettabbia di via Ripamonti.
In questo punto la roggia, dopo aver sottopassato via Ripamonti scorre per una ventina di metri affiancata da una stradina tra vecchie case all’altezza di Via Giuseppe Ripamonti 101, poi si divide in due rami, che per comodità potremmo chiamare ramo Nord e ramo Sud. Siamo in zona Vigentino.
Il Ramo Nord, maggiore scorre coperto sotto un piccolo piazzale realizzato per un intervento edilizio di ristrutturazione che ruota intorno alla sede dell’Acqua Ferrarelle, e poi esce tra due ali di vecchie case, capannoni e piccoli giardini, il Ramo Sud, minore, scorre per 10 metri ancora a fianco della stradina, poi passa sotto alcune vecchie case e ne esce in un punto dove è chiara la presenza, una volta di un mulino. Si ricongiunge quindi al ramo Nord.
Oggi quest’angolo quasi nascosto, nasconde ancora un po’ di fascino, per fortuna, bonificato da diversi anni. Il palazzo post-moderno con il “camino” centrale in mattoni è la sede dell’Acqua Ferrarelle
Lasciamo il piccolo “borgo” di Via Ripamonti 101 e ci dirigiamo in viale Ortles, dove si trova un “balcone” che ci permette di scorgere il canale. Qui abbastanza selvaggio, forse perché difficile da ripulire, visto che corre in un tratto compreso tra edifici di vario genere.
Per un lungo tratto il canale rimane intubato sotto le strade, per sbucare alla luce nuovamente in via Broni all’angolo con via Barletta. Siamo oramai in zona Vigentino. In via Broni la Vettabbia corre esattamente parallela alla via, una situazione alquanto anomala per Milano.
All’altezza del civico 8 della via Broni il canale si allontana dalla strada e si insinua serpeggiando nell’antico borgo del Vigentino. Lambisce la graziosa chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino e tagliando la via Broni, prosegue lambendo le nuove costruzioni di via Gargano. Qui si sdoppia confluendo in parte nel cavo Annoni Melzi.
Nel complesso di via Gargano il canale zigzagando passa attraverso una vecchia chiusa, oggi un po’ in rovina.
Dietro al complesso si trova la vecchia e abbandonata Cascina Valle (che ci piacerebbe venisse riqualificata, immagini qui di seguito) lungo via dell’Assunta.
Lungo la via dell’Assunta, dopo la via Privata Passo Pordoi, troviamo degli edifici commerciali ed uffici, di cui uno in totale abbandono (numero 67). Subito dopo la Vettabbia torna a scorrere lungo la via e, fino a qualche mese fa, abbastanza pulita e ben tenuta. Sullo sfondo troneggiano i nuovi complessi residenziali di Via Marco D’Agrate.
Qui il corso abbandona la città, dirigendosi, romanticamente o quasi, verso la campagna e l’abbazia di Chiaravalle, passando dal parco della Vettabbia a Nosedo.
Alle spalle i casermoni di piazza Angilberto (via Pismonte) e del Corvetto.
A Chiaravalle il “torrente” della Vettabbia attraversa la via Sant’Arialdo e passa a pochi passi dal complesso monastico cistercense. Il cavo percorrerà qualche centinaio di metri per lasciare definitivamente il confine comunale e entrare nel territorio di San Donato Milanese.
Ma che meraviglia!!! Sapevo dell’esistenza, ma mai avrei percorso le sue sponde. Bravo.
Mi rendo conto che in alcuni punti si tratta di canali agricoli e torrenti come tanti ma quanto sarebbe bello se tutti i canali e fiumi di Milano fossero navigabili, con un servizio di vaporetti come a Venezia (magari meglio elettrici, eh).
Navigli, Cerchia Interna, Olona, Lura, Bozzente, Seveso, Lambro, Villoresi, Martesana (completo intendo, fino alla darsena di S Marco), Vettabbia, Lambro Meridionale e chissà quanti altri.
(Sarebbe interessante avere una mappa topografica con tutte queste vie d’acqua: UF potresti inventare qualcosa?)
Apriamo i navigli? Sarebbe bellissimo!
Che spettacolo di articolo.
Grazie Uf.
Ragazzi, capisco sognare, ma il canale che scorre adesso non ha assolutamente la portata per essere navigabile, impossibile proprio.
Grazie a UrbanFile per la preziosa esplorazione urbana, apprezzatissima come sempre!
È bello ricordarci che Milano è una città d’acqua con tante rogge. Sarebbe bello riaprirli dove possibile con piste ciclabili e pedonali…
la Milano originale e più quella di oggi che quella di 500 anni fa , sono canali e rogge artificiali costruiti per il bisogno dell uomo
Invece il catrame e l’asfalto sono prodotti biologici coltivati nei campi…
???
Pure il colosseo è artificiale progettato per l’uomo.
Spianiamolo e facciamoci un parcheggio multipiano.
???
Non avete però detto che la fondazione Golgi Redarelli gestore della roggia chiede un pizzo da strozzinaggio dove la roggia passa nelle proprietà private
Qualcuno sa a chi appartiene la cascina Valle?