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Milano | Pratobuono – Il rosso palazzone di Negroli 23 e il contesto

Il possente edificio dipinto qualche anno fa di rosso carminio, di cui parleremo, si trova in via Negroli 23, una traversa di viale Corsica, zona Pratobuono o Porta Vittoria orientale.

Si tratta dell’immobile residenziale, realizzato  in via Negroli per INCIS – Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali, l’ente pubblico costituito nel 1924 per favorire la costruzione di abitazioni da assegnare, a canone agevolato, ai dipendenti dello Stato.

Il complesso venne realizzato su progetto di Gandolfi Vittorio, Ciribini Giuseppe e Montesi Pio nel 1955.

L’edificio, sebbene abbastanza imponente e decisamente poco apprezzato dai cittadini che lo giudicano brutto e invadente, è particolarmente apprezzato invece dagli esperti e da chi ha studiato architettura per la sua struttura, soprattutto per le sue soluzioni abitative originali, soprattutto per l’epoca.

Infatti venne progettato per ospitare un migliaio di persone in appartamenti su due livelli per 12 piani fuori terra in due stecche affiancate intorno a un corpo scale centrale, leggermente sfalsate in pianta l’una rispetto all’altra. Le abitazioni sono distribuite su lunghi corridoi scanditi da una serie di aperture, rivolte alla città, che garantiscono non solo interessanti scorci sul tessuto urbano circostante, ma anche la corretta illuminazione naturale e il giusto ricambio d’aria. La notevole dimensione dell’intervento è sottolineata dalla scansione orizzontale del fronte principale, disegnato come sequenza di fasce piene intonacate e di vuoti dettati dalla presenza di logge e balconi, che denunciano la distribuzione e ripetizione interna degli alloggi.

L’edificio è preceduto da un blocco in linea di soli due livelli (il commerciale e il primo piano) su via Negroli, con una serie di negozi per il vicinato e una cancellata a proteggere un giardino condominiale.

Questi anni di crisi dei punti vendita e degli spazi commerciali, hanno colpito anche questo stabile.

La parte più brutta però riguarda il retro del complesso, dove si trova un brutto tetto di un parcheggio sotterraneo e dove si trova anche un vicolo pedonale che unisce via Zanella con via Sismondi.

Un bruttissimo angolo di Milano che, se solo fosse ricoperto con uno strado erboso, darebbe certamente una diversa sensazione, no?

Ricordiamo anche che via Nigroli, come altre strade cittadine, potrebbe essere alberata, visti i larghi marciapiedi, che darebbero un aspetto migliore a questa via.




Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


30 thoughts on “Milano | Pratobuono – Il rosso palazzone di Negroli 23 e il contesto

  1. Anonimo

    è ORRENDO, gli architetti trovano bello ed interessante qualsiasi orrore……quasi come i criminologi gli omicidi.

      1. Anonimo

        Pensa prima di scrivere ma anche dopo aver letto l’articolo, non solo guardando le foto.
        “L’edificio, sebbene abbastanza imponente e decisamente poco apprezzato dai cittadini che lo giudicano brutto e invadente, è particolarmente apprezzato invece dagli esperti e da chi ha studiato architettura per la sua struttura, soprattutto per le sue soluzioni abitative originali, soprattutto per l’epoca.”
        E va be’ in un blog ci sta’ tutto: erotizzazione del brutto, parco di betulle, radere al suolo…che tristezza.

        1. Anonimo

          Spesso gli esperti e chi ha studiato Architettura apprezzano certi palazzi e costruzioni per (giustissimi) motivi che però esulano completamente dalla bellezza intrinseca o da quanto sia piacevole viverci o usarli.

        2. Anonimo

          Sarà anche apprezzato da tutti gli esperti, ma a me questo “Le Corbusier de noantri” non fa impazzire per nulla.

          1. Anonimo

            Quindi ti farà sicuramente impazzire l’unité d’habitation di Marsiglia…

          2. Anonimo

            La cité radieuse è l’originale, questa mi sembra una copia non venuta particolarmente bene.
            Ci sarà un motivo se a Marsiglia è uno dei posti più ambiti per abitare mentre qui no (a giudicare dai prezzi delle inserzioni immobliari…)

          3. Anonimo

            Non e’ che magari i “difettucci di costruzione” fossero dovuti alle imprese appaltanti,subsubsubappaltanti di quei gentiluomini di quella zona? Hai proprio ragione, brutta bestia l’ ideologia.

          4. Anonimo

            Che nella storia dello ZEN di Palermo ci sia finito dentro il peggio del peggio di una certa Italia, è talmente noto che non sarebbe nemmeno da discutere.

            Proprio per questo era un progetto fallimentare fin dall’inizio: che un quartiere popolare di Palermo non fosse un Cantone svizzero e che quindi fosse un progetto che andava a sbattere contro un muro… ci arrivava il capocantiere, che non era un Architetto Urbanista cittadino del mondo 🙂

        3. Anonimo

          Gli esperti di architettura considerano un capolavoro il quartiere Zen di Torino. Io ho studiato architettura e posso che poca gente ne capisce meno di certi professori ideologizzati.

          1. Anonimo

            Io ricordavo che lo ZEN fosse a Palermo…

            A parte questo se chiedi (chiedevi) a chi l’ha progettato di diceva che era solo colpa di qualche difettuccio di costruzione ma che il progetto era perfetto 🙂
            Brutta bestia l’ideologia, qualsiasi essa sia.

          2. Anonimo

            Questo commento andava qui sotto

            Non e’ che magari i “difettucci di costruzione” fossero dovuti alle imprese appaltanti,subsubsubappaltanti di quei gentiluomini di quella zona? Hai proprio ragione, brutta bestia l’ ideologia.

          3. Anonimo

            Hai proprio ragione, sarebbe stato meglio fare villette a schiera tipo MarianoComense.

          4. Anonimo

            In effetti si potrebbe deportare gli abitanti di Mariano Comense in un Campo di Rieducazione, così capiscono che sono degli ignoranti e non conoscono le raffinatezze sopraffine di certe teorie su Architettura ed Urbanistica 🙂 🙂

          5. Anonimo

            Ovviamente il mio è stato un lapsus. Strana associazione Palermo Torino! 😅

  2. Wf

    Il palazzo è bello e porta colore in una massa di grigiume che Milano troppo spesso impone alla cittadinanza.

    La strada purtroppo è più periferica che abbandonata.

    Se fosse meno periferica i negozianti stessi cambierebbero la via in meglio.

  3. Anonimo

    Un casermoni sgraziato e brutto.

    I vari Corviale e Zen li lasciamo ai raffinati dell’architettura che per fortuna (per questioni anagrafiche) stanno diminuendo.

    Ci consoleremo con qualche architetto ‘mainstream’ e iconico, possibilmente di gusto anglosassone o scandinavo, più che sovietico.

  4. Lollo

    Ci abito da 5 anni. La mia abitazione all’interno é perfetta. Al piano 1 c’è una stanza con bagno, si sale mediante una scala al piano 2, dove c’è una cucina soggiorno di circa 50mq, un bagno spazioso, lavanderia e altra camera da letto. Per finire, terrazzo con divano, box auto e cantina. L’ingresso del palazzo é signorile. Peccano i corridoi che portano alle abitazioni, ma con una nuova pavimentazione, dovrebbe andar bene. Per la cronaca, gli appartamenti messi a nuovo in questo palazzo sono valutati dai 500 ai 600mila euro. Che da fuori sia brutto (de gustibus, a me non dispiace), poco importa.

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