Milano | Ronchetto S.N. – Il borgo lungo il naviglio

Prima di lasciare il Comune di Milano, per entrare in quello di Buccinasco e poi Corsico, costeggiando il Naviglio Grande lungo la via Lodovico il Moro, ci si imbatte nel quartiere del Ronchetto sul Naviglio.

Una propaggine di Milano che si allunga tra il naviglio e i campi coltivati, dove, tra palazzoni moderni si trovano ancora alcuni vecchi edifici, una chiesa neoclassica e un’antica cascina.

Nel 1771 era ancora un piccolo borgo ed aveva 341 abitanti, confinava col Lorenteggio a nord, coi Corpi Santi ad est, con Grancino a sud e con Corsico ad ovest. L’accorpamento con Milano avvenne nel 1808, ma venne successivamente annullato dagli austriaci nel 1815. Nel 1870 Ronchetto divenne una frazione di Buccinasco. Nel 1924 venne distaccata da Buccinasco e aggregata a Milano assieme ad altri comuni dell’area circostante. Il nome, che probabilmente in origine designava una cascina sul Naviglio, deriva, come molti toponimi simili, dalla voce dialettale ronch “campo, terra sarchiata, vigna a terrazze”.

Territorio molto fertile per la presenza di numerose rogge, fontanili e del Naviglio Grande; le coltivazioni riguardavano la cerealicoltura.

A Ronchetto sul Naviglio ebbe luogo uno dei pochi veri scontri a fuoco di una certa entità il giorno della Liberazione il 25 aprile 1945: un nucleo di partigiani della 113ª brigata Garibaldi bloccò una grossa autocolonna tedesca in ritirata. Nello scontro si ebbero tre vittime, Domenico Bernori, Idelio Fantoni e Giovanni Paghini, e tre feriti.

Il nucleo abitativo originario lungo la sponda destra del Naviglio è oggi quasi irriconoscibile, fatto di palazzi moderni e il quartiere è oramai completamente inglobato nell’abitato di Milano. Dal 2004 un ponte di 700 metri che scavalca il Naviglio e la ferrovia Milano-Mortara lo mette in comunicazione con il quartiere Lorenteggio. Da qualche anno sono in corso i lavori per la creazione del deposito della Metropolitana M4 e del manufatto Ronchetto. Nel 2022/23 sarà accessibile grazie alla nuova fermata della M4 San Cristoforo.

Cominciamo il giro nel quartiere dalla graziosa chiesa di San Silvestro al Ronchetto (in via della Ferrera si trova la nuova chiesa del quartiere, Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Arrighetti).

Eretta nel 1812, al posto di una più antica cappella, fu benedetta nel 1813 da Mons. Vescovo Cerina. L’erezione fu dovuta al Conte Giacomo Mellerio su disegno (pare) di suo cognato Conte Giovanni della Somaglia.

Preceduta da un sagrato brutto e cintato, ricoperto di solo asfalto e utilizzato come parcheggio, ha un aspetto puramente neoclassico. Presenta un prònao tetrastilo sorretto da quattro colonne in granito. L’aspetto semplice è dominato dall’esile campanile posto a destra del presbiterio.

L’interno presenta una pianta a croce greca al cui centro si trova una vasta cupola. Le linee rette e le curve, gli archi e le lesene di giusta proporzione architettonica, corrono leggeri e snelli, così che ne deriva una piacevole armonia di profili e di piani (come scriveva il Ponzoni).

Fu decorata nel 1872 dal pittore Luigi Tagliaferri di Lecco. Le lesene sono stuccate a finto marmo liscio mentre i capitelli, d’ordine ionico, recano dorature.

I quattro pennacchi della cupola recano gli Evangelisti. Nel centro della cupola venne affrescata la gloria di San Silvestro; peccato che simile affresco, buono per la concezione e il disegno, sia troppo debole di colore.

L’altar maggiore e la balaustra sono in marmo. L’altare a destra reca un’antico Crocifisso scolpito in legno, e quello a sinistra ha una statua, pure in legno, della Madonna del Rosario, scolpita del 1867.

A questa chiesa è legata la memoria del Pontefice Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli, divenuto Clemente XIV nel 1769: il quale, quando era ancora Frate Lorenzo dei Minori Conventuali, era passato in questa chiesa, prima della ricostruzione attuale, predicando, e dal soglio pontificio si era ricordato del S. Silvestro al Ronchetto sul Naviglio, mandandovi, di suo pugno, indulgenze e concessioni speciali.

A lato della chiesa si trova una palazzina di due piani porticata, realizzata probabilmente negli anni Sessanta, dove, purtroppo, i negozi sono tutti, o quasi, chiusi.

Sull’altro lato del “sagrato” invece si trovano palazzi più “antichi”, quasi tutti del primo Novecento. Oltre via Merula si trova il complesso di via Lodovico il Moro 169, 167 e 165, preceduto da una piccola piazzetta alberata e portici, unico vero spazio “pubblico” del quartiere.

Per il momento, occupato dal cantiere per la M4, lo spazio rimasto inurbanizzato tra il civico 149 e il 159 della Lodovico il Moro potrebbe, in futuro (anche perché corrispondente con la futura fermata San Cristoforo sul lato opposto del Naviglio), essere trasformato in piazza pubblica connessa anche con la via Martinelli.

Risalendo verso il centro, dopo via Manfredonia, troviamo un’altra blocco di case d’epoca sorte attorno alla Ferrera, una cascina rurale esistente sin dal 1700. 

Oltre la via Lodovico il Moro, altra arteria importante per il quartiere è senza alcun dubbio la via Guido Martinelli, dove negli anni Cinquanta vennero erette alcune case di edilizia popolare, un quartiere tutto sommato ben integrato e dove la popolazione, cresciuta nel tempo, si è fatta prevalentemente anziana.

In via Merula, all’interno del quartiere e più vicina alla chiesa parrocchiale, sorge la Cascina Corio: edificio che si fa risalire al Cinquecento, come attestato da una targa marmorea con lo stemma araldico dei Corio, originariamente infissa sopra il portone di ingresso al fabbricato e, dopo l’Ottocento, collocata all’interno della casa, dall’allora proprietario G. Beltrami.

Risalgono al 1515 le prime notizie storiche e fanno riferimento ad un tal Corio, capitano delle guardie di Galeazzo Maria Visconti, che, concessionario del sale per Milano e Bereguardo, esigeva il dazio da chi transitava in barca sul naviglio, esercitando il controllo ed il monopolio sulla navigazione. Nella seconda metà del ‘600, la proprietà passò alle monache di Santa Maria Valle e, vent’anni dopo, con l’acquisizione dei domini di Ronchetto e Robarello, alla potente famiglia dei Durini, feudatari di Monza.

Questi ultimi cominciarono a costruire il grande fabbricato con l’attuale struttura a forma di “L”, mai peraltro ultimato. Ciò che rimane del periodo governato dai Durini lo possiamo trovare nel bellissimo androne d’ingresso con volta a botte affrescata con decorazioni e grottesche rinascimentali e il portico a colonne binate nella corte principale.

Inoltre nel cortile si trova un prezioso gioiello dell’arte italiana: sul muro della cascina, a circa due metri di altezza, una piccola edicola sorregge una scultura di porcellana (risalente alla famosa scuola dei Della Robbia) raffigurante una Madonna inginocchiata che osserva il Bambino Gesù adagiato su un pagliericcio.

La parte posteriore della villa, che dà verso il cortile rustico dell’annessa fattoria, conserva un portichetto da cui si accede ad una sala dove troneggia un grande camino in pietra, ornato con fregi, risalente alla fine del ‘500. Naturalmente nel corso del tempo gli interni della cascina sono stati adattati ad esigenze nuove, trasformando e cancellando le originali funzioni.

Nell’Ottocento la cascina fu acquistata dai conti Beltrami, che ebbero grande cura della cascina, restaurandola e aggiungendo i tondi in cotto di stile rinascimentale (copie di quelli esterni di Santa Maria alle Grazie), che si possono ancora ammirare sul porticato della prima corte. All’interno del complesso si trova anche una piccola chiesa, ora sconsacrata, rimasta intatta sino agli inizi del secolo. Com’è immaginabile, oggi la cascina Corio ha perso la sua funzione agricola, comunque è vincolata dalle Belle Arti a tutela storico artistica ambientale (Legge 1089/39 del Ministero Beni Culturali) e inserita dal piano regolatore all’interno di un nucleo di interesse storico e ambientale; la parte di proprietà comunale è stata recentemente ceduta e la cascina è ora interamente privata.

Fonte: Chiese Di Milano del Ponzoni 1930; verdinavigli.org; Pierino Boselli, Toponimi lombardi, Milano, SugarCo, 1977; wikipedia.org; Le citta’ nella storia d’italia . Milano. La Terza 1982

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Ronchetto S.N. – Il borgo lungo il naviglio”

  1. Una piccola precisazione, maiolica di scuola toscana, non porcellana la cui tecnica fu introdotta dalla Cina nel settecento alla manifattura Meissen, per la prima volta in Europa.

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