Milano | Porta Ticinese – Restaurata la Cappella di Sant’Aquilino del V Secolo

Dopo due anni di restauri, riapre finalmente la cappella dedicata al martire Sant’Aquilino nella chiesa di San Lorenzo Maggiore. Cappella che, per la sua architettura, le pitture della galleria e i pregevoli mosaici, è la più significativa testimonianza della Milano romana e paleocristiana.

L’antichissima cappella, risalente al V Secolo, già mausoleo imperiale, probabilmente fu commissionato da Galla Placidia. Un tempo completamente rivestita da splendidi mosaici ispirati come iconografia al discorso che Ambrogio, allora vescovo della città, fece in occasione della morte dell’imperatore Teodosio, nel 395, quando il corpo fu esposto per 40 giorni forse proprio nella stessa chiesa di San Lorenzo appena costruita. Nel Medioevo venne ritenuta una delle più belle chiese del mondo.

In questi giorni la cappella è stata riaperta al pubblico, dopo un lavoro certosino durato circa due anni; in particolare i lavori hanno interessato il risanamento conservativo della struttura, la pulitura dei mosaici e degli affreschi e il nuovo sistema d’illuminazione. Il tutto sotto la supervisione della Sovrintendenza e costato 600 mila euro, per lo più provenienti dalle Fondazioni bancarie (Cariplo e Banca del Monte di Lombardia), ma in una parte anche dalla generosità dei parrocchiani coinvolti in una campagna di crowfunding.

La Cappella, già mausoleo imperiale, poi dedicata a San Genesio, prende il nome da Sant’Aquilino, sacerdote e martire dell’XI secolo, il cui corpo si trova nell’urna in cristallo di rocca e argento posta presso l’altare.  Preceduta da un atrio, l’aula di Sant’Aquilino è di forma ottagonale, con nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari, coperta da una volta a ombrello cupoliforme. La costruzione è quella originaria dell’antico mausoleo eretto tra la fine del IV e la prima metà del V secolo dopo Cristo.

L’antico mausoleo, forse voluto, secondo quanto tramandato da fonti medioevali, dalla regina Galla Placidia, figlia dell’Imperatore Teodosio, sorella di Onorio e madre di Valentiniano III, straordinariamente conserva la strutture e l’architettura, oltre ai preziosi lacerti degli apparati decorativi musivi che, insieme ai rivestimenti in marmi e ai vetri colorati, ricoprivano interamente sia le pareti che le volte. Peccato che nel corso dei secoli dei meravigliosi mosaici sia rimasto ben poco, sostituiti in alcuni casi da affreschi già in epoca medievale.

Attraverso una scaletta posta dietro l’altare si accede ad un vano dove sono visibili i resti dell’anfiteatro romano smontato e riutilizzato come basamento per la cappella di Sant’Aquilino e la basilica di San Lorenzo.

Il restauro dei mosaici, curato da Claudia Tedeschi è stato il motivo per l’avvio dei lavori. Questi capolavori anticamente impreziosivano le quattro pareti dell’atrio della cappella, raffigurando la Gerusalemme celeste. Le porzioni che si sono conservate hanno tuttavia permesso di ricostruire l’organizzazione dell’intero ciclo musivo, distribuito su due registri, con figure a grandezza naturale dei patriarchi di Israele, degli apostoli e dei martiri, ciascuna inquadrata da pilastri dorati tempestati di gemme.

Nel registro superiore dell’atrio, sopra l’ingresso, sei iscrizioni conservano i nomi degli Apostoli Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Giacomo e Giuda, dei quali restano i piedi e i lembi inferiori delle vesti su fondo aureo.

Nell’aula ottagonale anche le nicchie e la porzione superiore delle pareti erano occupate da un ciclo musivo di cui sopravvivono però solo due scene nei catini delle nicchie semicircolari. L’esame da vicino dei mosaici ha permesso di riconoscere varie mani, come nel catino della nicchia a destra nel quale si distinguono diverse maestranze.

L’intervento ha valorizzato non solo l’intero ciclo musivo, quanto il contesto dell’opera garantendo una nuova fruizione e godimento dell’architettura nella sua totalità.

In parallelo, sono stati riportati alla luce i preziosi affreschi, quasi illeggibili, situati nei due catini absidali posti sotto i mosaici, così come si sono resi visibili sia l’affresco posto alle spalle dell’urna di Sant’Aquilino raffigurante “il ritrovamento delle spoglie del Santo”, sia la cupola con le decorazioni a stucco e le raffigurazioni degli Evangelisti e dei Padri della Chiesa, entrambe del tardo Cinquecento, quasi totalmente coperte da depositi e da efflorescenze.

Anche il portale romano in marmo è stato oggetto di restauro, con la rimozione di patine e resine, conferendo nuova luce e proporzione all’atrio, riaprendo le finestre tamponate, situate nella parte superiore, sulle due pareti del vestibolo.

Il tutto è valorizzato da un nuovo impianto d’illuminazione, per il quale è stato importante il contributo di Artemide, con specifiche tecnologie finalizzate a valorizzare e percepire l’inedito volume architettonico, i mosaici, gli affreschi e gli stucchi.

Il restauro di Sant’Aquilino rappresenta l’avvio di un progetto unitario che interessa l’intera basilica di San Lorenzo Maggiore, uno dei gioielli architettonici e artistici di Milano, che appariva agli autori medievali, fin dall’VIII secolo, come una delle chiese “più belle del mondo”.

(Fonte da Perceval Archeostoria.)

Qui di seguito una foto che mostra uno dei nuovi totem informativi, presto attivati.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Porta Ticinese – Restaurata la Cappella di Sant’Aquilino del V Secolo”

  1. Quindi la chiesa e del V secolo ma ci hanno esposto la salma di Teodosio per 40 giorni nel 395?

    Qualcosa non quadra 😀

    E comunque i funerali di Teodosio si tennero notoriamente nella basilica nova costruita qualche decennio prima in piazza duomo e già utilizzata per il concilio del 355. Sta cosa della salma in San Lorenzo è interessante ma nuova…sarebbe interessante sapere da dove viene

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