Milano | Carrobbio – Via Cesare Correnti: tra sciatteria e storia

Al Carrobbio si trova quest’antica strada cittadina che ha ancora un andamento non proprio rettilineo e che ricalca, con ogni probabilità, il percorso del corso d’acqua che un tempo veniva chiamato Vepra o Olona e che arrivando al Carrobbio, passava dietro la Basilica di San Lorenzo per proseguire il suo percorso fino al Lambro.

All’epoca delle Medilanum romana, l’odierna via Cesare Correnti era una strada che dall’antica Porta Ticinese si dirigeva verso la campagna e San Vincenzo in Prato.

La via venne intitolata sul finire dell’Ottocento a Cesare Correnti (Milano, 3 gennaio 1815 – Lesa, 4 ottobre 1888) il quale fu un funzionario, patriota e politico italiano, oltre ad esser stato un senatore del Regno d’Italia nella XVI legislatura.

Durante il medioevo venne aperta nelle nuove mura difensive, una delle pusterle cittadine, detta dei Fabbri, per la presenza in zona di diverse officine.

L’antica porta a forcipe unico, rimase al suo posto sino al 1900, quando venne smantellata. Qui vi era anche il ponte sul naviglio che conduceva verso la via San Vincenzo. Sul finire dell’Ottocento, quando venne aperto il nuovo Corso Genova, per poter connettere via Cesare Correnti con il nuovo corso, fu creato uno slargo triangolare che oggi è denominato Piazza della Resistenza Partigiana. La vecchia porta, ritenuta d’intralcio, venne demolita e l’arco di campagna, unica parte superstite, venne ricomposto all’interno del Museo del Castello.

Originariamente la via era nominata: contrada dei Fabbri, come la pusterla, ma nell’Ottocento prese il nome dalla chiesetta presente a metà del suo percorso, di San Simone e Giuda.

La via, pur essendo in pieno centro storico, è come altre strade cittadine, nella totale sciatteria. Come spesso accade per strade del centro, vecchie di secoli, la “storia” si è accumulata lungo il suo percorso senza che venisse mai riordinata, così ogni intervento avvenuto in cent’anni, si è sommato al precedente, risultando come una specie di torta pasticciata. Marciapiedi sconnessi, pavé dissestato, arredo urbano inesistente e negozi serrati si aggiungono a palazzi che andrebbero risanati.

(arredo urbano inesistente come è ben visibile nelle immagini seguenti)

Purtroppo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale hanno ridotto in briciole parecchi palazzi della via, costringendo di fatto ad una frettolosa ricostruzione o ad interventi successivi molto discutibili.

Partendo dal Carrobbio, troviamo una palazzina discreta che si inserisce nel contesto abbastanza bene, via Correnti 2, seguita da una casa ottocentesca al civico 6.

Al civico 8 invece, si trova un palazzo degli anni Cinquanta/Sessanta molto mal ridotto e dall’apparenza abbandonata per anni, solo recentemente, forse a prevenzione di probabile crolli di calcinacci, sono stati effettuati dei rinnovi alla facciata.

Molti palazzi nella via sono, come immaginabile, adattamenti otto-novecenteschi di più antiche dimore, costruiti su lotti medievali che hanno costretto a espedienti architettonici, a volte, alquanto angusti, come l’ingresso al civico 3.

Al civico 14 si trova un elegante palazzo ottocentesco che presenta un interessante atrio quattrocentesco che conduce ad un primo cortile quadripartito con colonne tuscaniche in granito. Un cannocchiale prospettico suggestivo è ottenuto da un secondo passaggio ad arco che conduce al secondo cortile interno, decorato da un piccolissimo giardino roccioso.

Uno dei più bei palazzi della via è senza alcun dubbio Casa Rovida, via Cesare Correnti 7.

Palazzo residenziale costruito sul lato sinistro della strada, rettificata nel periodo post unitario. Il corpo su strada dell’immobile è infatti degli ultimi decenni del XIX sec. ed è composto di cinque piani fuori terra più il sottotetto e un piano cantina. In facciata presenta una parte centrale e gli angoli decorati a bugnato, fasce marcapiano e cornici aggettanti alle finestre: Al primo piano ampie finestre ad arco completano e definiscono le aperture commerciali del piano terra. L’ingresso a doppia altezza è sormontato da un’ampia balconata centrale e completato da colonne verso il cortile. Al terzo piano, l’intera facciata è scandita da balconcini con ringhiere in ferro battuto. In pianta si sviluppa intorno ad un ampia corte interna, di cui uno dei lati lunghi è il fianco dell’antica chiesa di S. Simone (ora adibita a teatro). E’ dotato di tre corpi scala principali e uno secondario. Sono coperti tutti da lucernario interno. Il corpo più interno è più basso e appare leggermente più antico. Altra curiosità, purtroppo che non siamo mai riusciti a documentare (se non grazie al 3D di Google Map), è la presenza di quel che rimane dell’antico campanile dell’ex chiesa di San Simone.

Come dicevamo, a metà della via si trovava un antica chiesetta schiacciata tra due palazzi e dedicata a San Simone e Giuda, soppressa nel 1787 come altre chiese di Milano. Chiesa medievale risalente al 1276 annessa ad un convento di Umiliati. Divenne famosa nel 1300 e 1400 durante la Santa Inquisizione per i processi contro i seguaci di Guglielmina la Boema: dopo le sentenze, i condannati venivano arsi vivi nella vicina piazza della Vetra. Nel corso del tempo la chiesa fu annessa al Collegio dei Calchi e dei Taeggi fino alla sua soppressione sul finire del ‘700.

La chiesa dopo la sconsacrazione divenne dapprima un magazzino, poi un teatro di marionette col nome di San Simone, trasformato in seguito in Teatro Frattini. Dopo la metà dell’Ottocento la chiesa venne restaurata in forme neo romaniche e occupata dalla comunità evangelica, rimasta tale sino al dopoguerra, dopodiché trasformata in teatro nuovamente. Oggi infatti è la sede dal 1978 del Teatro Arsenale.

Dopo l’hotel Regina, si trova il bel palazzo eclettico di via Cesare Correnti 15, dove una targa commemorativa ricorda il grande compositore Giuseppe Verdi che dimorò proprio in questa casa negli anni 1839 e 1840 e vi compose le sue prime opere giovanili tra cui “Oberto, Conte di San Bonifacio” e “Un giorno di regno”.

Segue un caseggiato moderno e abbastanza anonimo al civico 17. Qui una targa in marmo ricorda che qui si spense Edoardo Ferravilla Milano 1846 – 1915. Attore dialettale che costituì una sua compagnia, famosa tra ‘800 e ‘900. È stato il creatore del personaggio di Tecoppa. Era figlio illegittimo del marchese Villani e di Luisa Ferrari, un’attrice di varietà.

Altri esempi di case di via Cesare Correnti e alcune vetrine storiche che si possono ancora vedere nella via.

Non mancano le brutture nella via, come il palazzo al civico 16 e quello al 20.

Via Cesare Correnti 16 venne realizzato solo negli anni 70 al posto di un vecchio fabbricato ottocentesco. Onestamente più che brutto lo riteniamo fortemente de-contestualizzato. Si tratta di un edificio moderno di soli 3 piani, ma composto in maniera originale. Apparentemente un unico grande pilastro centrale che nasconde anche ascensore e corpo scale(altri pilastri sono collocati ai lati dello stabile, regge una stecca posta a partire dal secondo piano, lasciando libero lo spazio sottostante, dove a sinistra si trova l’accesso carrabile ai parcheggi e l’ingresso, mentre sulla destra si trova uno spazio commerciale. Il primo piano, che copre solo il negozio e l’ingresso pedonale, è una semplice terrazza collegata al giardino pensile. L’ampia apertura permette anche di vedere il graziosissimo campanile di San Bernardino alle Monache. All’interno l’edificio è rastremato in modo da avere grandi terrazzamenti che si affacciano sul giardino e sul contesto.

Mentre il civico 20 si presenta come uno dei classici palazzi della ricostruzione, che possiamo trovare benissimo in qualsiasi parte di Milano,senza alcun vezzo architettonico. 4 piani rivestiti in clinker chiaro sormontato da un loggiato a cui, qualche anno fa, per imbruttire ulteriormente il caseggiato, venne aggiunto un nuovo piano che per fortuna risulta abbastanza invisibile da terra.

L’ingresso del vecchio caseggiato al civico 24 diversi anni fa venne trasformato e “allargato” con un espediente che adatta il vecchio ingresso carrabile con il passaggio pedonale, come si vede dalla foto seguente.

Giungiamo finalete al termine del nostro percorso. Ci troviamo praticamente in Piazza della Resistenza Partigiana, dove le case poste a mezzodì presentano ancora un aspetto molto antico e dove, la casa di Via dei Fabbri 26 segue l’andamento antico del “borgo” rimanendo esposta sulla via di parecchi metri, di fatto non allineandosi al resto delle case.

Chissà se quando termineranno i lavori per la stazione M4 di De Amicis, sistemeranno completamente piazza della Resistenza Partigiana, compresi i marciapiedi, inesistenti, su questo lato della via.

Altro palazzo decisamente brutto, secondo noi, per il contesto è senza alcun dubbio quello all’angolo con via Caminadella (civico 2 della via). Sei piani di moderno palazzone più un settimo arretrato. Anch’esso rivestito in clinker color verdino.

Al suo posto si trovava l’antica chiesa trecentesca di Santa Caterina dei Disciplini con annesso ospedale inalzato nel 1337. Nel 1500 San Carlo Borromeo vi fece alloggiare un collegio di zitelle alle quali sarebbe spettato il mestiere di insegnare. Chiesa e convento vennero soppressi sul finire del ‘700 trasformando il luogo in un altro teatro, il Macchi.

Via dei Fabbri, purtroppo tagliata nel dopoguerra da nuovi palazzi che seguirono il disegno del piano regolatore dell’epoca.

Eccoci in piazza della Resistenza Partigiana, oggi occupata dal cantiere per la stazione De Amicis. Per i lavori, il monumento dedicato al Correnti è stato riposto in un magazzino M4 sino al ripristino della piazza, per motivi di sicurezza e per intralcio al cantiere.

Il busto fu inaugurato il 23 giugno 1901, in concomitanza con l’erezione della statua di Carlo Cattaneo.

Fonte: Le strade di Milano, Newton (1991); Porta Ticinese, Libreria Milanese, 1987,

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

21 commenti su “Milano | Carrobbio – Via Cesare Correnti: tra sciatteria e storia”

  1. Se avesse alberi ai lati al posto delle auto e non ci fosse l’odiato pavè e le rotaie sarebbe meravigliosa e passarci in bici per andare dal Duomo ai navigli sarebbe un sogno.

    Non è così e probabilmente mai lo sarà, però è simpatica lo stesso.

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      • Basterebbe anche proseguire la ristrutturazione iniziata in via Torino anni fa, con marciapiedi in pietra e pochissimi posti auto.

        E risistemare la viabilità e l’arredo al Carrobbio, che è fermo agli anni 50

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        • In via Cesare Correnti le auto son parcheggiate ai bordi come negli anni 60. E’ via Torino che è stata migliorata, ma poi ci siamo fermati.

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          • Ma lui ha il cervello accecato dai fumi diesel e non si accorge delle foto in allegato all’articolo.

            Furia ideologica gli acceca la mente diesel.
            Panda cabrio sprint Abarth

    • Odiato? Ma da chi?? Dai ciclisti?e che razza di categoria loffia è??
      Direi piuttosto l’amatiiisssimo pave’, da ripristinare, ovviamente ben manutenuto, in ogni singola via entro la circonvalla. Pave in ogni via anche dove ora non c’è.
      Prevengo i furiosi green più sciocchini e istericamente reattivi: non giro più in auto a milano dal 2014, solo mezzi e a piedi, e comunque penserei e direi lo stesso anche se girassi con bici monopattini tricicli a rotelle schettini slittini molle sotto i piedi o tappeti insaponati..

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      • Scusate.., che poi, foste realmente green, dovreste invece amare il pave che riconcilia con un un contatto piu umano, bello e armonioso con la città, e odiare l’orrido catrame puzzolente che alla fine giova proprio alle auto. e non dovreste limitarvi a una difesa sterilissima e interessata, molto piccola piccola a ben vedere, della parrocchietta dei ciclisti improvvisati, cosa che vi siete incidentalmenre scoperti di essere.
        Che poi, foste realmente ciclisti…

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        • Io uso la bici perchè in macchina non c’è parcheggio e i tram fanno schifo.

          Adesso non basta più? Devo anche essere “filosoficamente ciclista” e cercare “il contatto umano ed armonioso con la città”?

          Io voglio solo muovermi più velocemente e senza spaccarmi il deretano. 🙂

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      • Il pavè nel 2020 fa schifo.

        Perchè non abbiamo la capacità di posarlo a regola d’arte. E’ dissestato pure sulla Ripa nella zona pedonale, dove l’hanno appena sistemato e non passa una macchina che sia una.

        E poi son stufo di vedere le montagne sventrate perchè a qualche nostalgico piace il blocco di pietra per terra.

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        • Siete veramente spassosissimi. Vi guardo con tenerezza compassionevole, ma riuscite sempre a sorprendermi e a superarvi.
          Adesso il pretesto green paraculo e autoassolutorio, bloccato preventivamemte dalla precisazione del non uso della macchina, si sposta magicamente sulla preservazione delle montagne dallo sventro. Beh, che dire…chapeau

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      • Quindi fammi capire, anonimo delle 11.11: siccome tu non hai bisogno dell’auto, tutti gli altri devono rinunciare?
        Ma sta’ zitto, imbecille

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  2. sono d’accordo, allargare i marciapiedi, lasciare solo qualche piazzola c/s e alberare la via, sarebbe cosi molto piu’ godibile, visto che vi sono anche negozi molto piacevoli; anni fa Via Torino fu oggetto di riqualificazione con l’allargamento dei marciapiedi e il risultato ha restituito un via molto piu’ fruibile di prima, peccato manchino alberi o fioriere di buon gusto ad ingentilire la via; credo pero’ che a questo punto tutto l’asse Via Torino, C. Correnti, C.so Genova debba essere riqualificato con la posa di alberature o essenze arbustive di sicuro effetto su tutto l’asse viario.

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  3. Buongiorno, per una ricerca storica sto cercando immagini di Via Cesare Correnti tra il 1887 e il 1921. Potreste aiutarmi ? In modo particolare cerco immagini che documentino l’attività dei numerosi laboratori di strumenti musicali a corda che animavano le attività industriale e artigiane di quel periodo. In mancanza di queste sono interessato a qualunque immagine d3lla via tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Grazie per l’attenzione.

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