Milano | Isola – Un Prisma in piazza Fidia

Come abbiamo già potuto vedere, il comprensorio del Bassi Business District, posto in via Ugo Bassi tra l’Isola e Farini, è stato svuotato dagli uffici di Allianz, Generali e dalle altre attività già da qualche anno. Adesso è in corso un processo di rigenerazione (era ora, vista la scarsa qualità degli edifici esistenti realizzati negli anni Settanta del ‘900 e il precoce ‘invecchiamento’ del restyling fatto in epoca successiva).

La sezione del complesso per uffici che affaccia su piazza Fidia (graziosa piazzetta dell’Isola occidentale), all’angolo con via Ugo Bassi e via Cola Montano, presto cambierà aspetto e al suo posto prenderà forma un Prisma.

Il progetto è dello Studio di Stefano Belingardi Clusoni BEST, e prevede la conservazione di parte della struttura che verrà comunque sagomata di modo da assumere la nuova forma. Verranno, inoltre, distribuite diversamente le volumetrie e reso “trasparente” l’edificio.

L’edificio avrà 8 piani fuori terra, e presenterà, sia su via Ugo Bassi che su via Cola Montano, a partire dal quinto livello, il fronte inclinato, dando al complesso un aspetto prismatico di particolare effetto.

Gli accorgimenti progettuali che portano alla nuova configurazione morfologica del manufatto sono: trasferimento della superficie del seminterrato nel calcolo totale della superficie lorda di pavimento. Nello stesso calcolo vengono esclusi i muri perimetrali (quindi aumentando di fatto la superficie utile), adeguandosi a una norma regionale; si aumenta, inoltre, ulteriormente la superficie esistente grazie al bonus volumetrico del 5% ottenuto per via del raggiungimento di standard di efficientamento energetico e non vengono calcolate, sempre secondo normativa, le superfici identificate come aree comuni nella SLP (Superfice Lorda di Pavimento).
Tutto questo permette un importante sviluppo volumetrico rispetto all’edificio preesistente.

La spazialità interna è totalmente rivoluzionata. Il piano terra viene parzialmente ribassato e portato a quota del livello stradale, per favorire una permeabilità fisica e visiva con la città. In questo modo l’accesso agli spazi dedicati al retail e a quelli dedicati alla hall di ingresso all’edificio per uffici avviene sia da Piazza Fidia che da via Cola Montano e via Ugo Bassi. I piani dedicati agli uffici subiscono un’importante trasformazione. Nonostante il mantenimento delle quote altimetriche esistenti (e quindi di gran parte della struttura portante presente oggi), gli spazi dedicati agli impianti di risalita e ai servizi igienici sono ottimizzati e posizionati in aree strategiche al fine di non ridurre le zone ‘open space’ interamente dedicate alle aree di lavoro e per non creare impatti in facciata, lasciando pressoché inalterata la distinzione tra opaco e trasparente. A partire dal sesto piano, grazie alle inclinazioni e alle rotazioni della facciata e del volume, sono presenti ampie terrazze, parzialmente coperte, per la fruizione del personale degli uffici nei momenti di pausa dal lavoro.

Un importante ruolo all’interno del progetto è ricoperto dalla sistemazione del cortile interno, pensato anch’esso come spazio dedicato agli utenti durante i periodi di pausa oltre che come filtro tra città e spazio ufficio. E’ possibile accedere direttamente dal cortile attraverso un ingresso dedicato che permette di raggiungere la hall di ingresso. La parte di edificio prospiciente lo spazio esterno di competenza mantiene la quota esistente, rialzata rispetto alla quota della strada. All’interno del cortile, infatti, è presente un sistema di scale e rampe che permette di superare questo dislivello raccordando la quota stradale a quella del piano rialzato, conferendo una configurazione tridimensionale dove poter inserire vasche di verde e spazi dedicati ai momenti di pausa e socialità.

Le opere oggetto dell’intervento riguardano anche il completo rifacimento impiantistico volto all’efficientamento energetico, ad un’attualizzazione degli impianti ed all’ottenimento delle certificazioni ambientali LEED e BREEAM. 

Sono partiti recentemente i lavori di bonifica e strip-out dell’edificio esistente.

Credits

Luogo: Milano, Distretto Isola, Piazza Fidia 1
Cliente: Sicaf Ardian-Prelios S.p.A
Fine lavori: –
Superficie totale: (mq) 10.000
Architetti: Stefano Belingardi Clusoni BEST
Design team: BE.ST Architects
Consulenti Progettazione strutturale: NOZZA PROGETTI – Progettazione esecutiva: GENERAL PLANNING – Progettazione impiantistica: DEERNS ITALIA – Project Manager: PERELLI CONSULTING

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

14 commenti su “Milano | Isola – Un Prisma in piazza Fidia”

  1. Le solette in aggetto (marcapiano, che dir si voglia), i pilastri così spessi e anche l’inclinazione della facciata dal quinto piano in su a me ricordano molto da vicino la Fondazione Feltrinelli di Herzog & de Meuron. A differenza di quest’utlima, trattandosi in questo caso di una ristrutturazione che mantiene le parti strutturali, in qualche smodo si giustifica tanta pensantezza cementizia (di cui francamente non ho mai capito il senso nell’opera ex novo dello studio svizzero). Non male l’uso del nero. Speriamo di ptoer vedere però nel futuro edifici un po’ più leggeri. Oggettivamente stupefacente l’aumento di volume che lo sfruttamento delle diverse norme rende possibile. L’unica cosa che mi chiedo è: ma davvero serviranno ancora così tanti uffici in futuro?

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  2. Dio è bellissimo. Mi piace da morire l’inclinazione della facciata, da un senso di naturale, (chi non disegna istintivamente una casa senza un tetto inclinato?) pur in una struttura così moderna, meraviglioso.

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  3. Sembra la versione nera della piramide di vetro di Feltrinelli ma in ogni caso lo trovo un bel progetto.

    Però caspita si passa da 6 piani a 9! Speriamo che gli oneri edilizi dovuti al comune per il rifacimento vengano utilizzati bene. Le pedonalizzazioni fatte in via Borsieri potrebbero diventare definitive e un po’ di ciclabilità in più al quartiere non farebbe male.

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  4. Mi sembra la copia della Feltrinelli!!
    Negli anni 70 l’edifico era la sede milanese della Gondrand, vecchia azienda di traslochi che viene ripresa nella canzone di Paolo Conte “Fuga all’inglese”

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  5. I libri di Aldo Rossi, che venivano letti se non in tutto il mondo o, almeno, almeno in tutt’Europa, fanno parte di un periodo in cui Milano faceva scuola nel campo del design e dell’architettura e tentava, magari con alterni esiti, qualcosa di autoctono e diverso dal solito stile internazionale di allora e dal solito archi-style di oggi.
    A parte questo, per parlar del prisma, anch’io il dubbio se questo sia il posto e il momento adatto per fare uffici visto che 100 metri più a Nord stanno trasformando uffici in residenza
    Ed ebbene sì. sembra la Feltrinelli, Nonostante questo non è malaccio, perché ha il vantaggio di essere, rispetto al presunto modello di riferimento, meno impattante meno grid-obsessed e meglio armonizzato con il contesto nonostante il volume picchiato giù in più non sia poco. Poi, per adesso, i complimenti vanno, come d’obbligo con tutta l’architettura comunicata solo on-line, soprattutto a chi ha fatto il rendering.

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    • Sì ma anche basta con l’architettura di quei tempi. Professori del Politecnico e varie commissioni si dovrebbero svecchiare. E non ci starebbe male qualche voce un po’ più archi-style come dici tu.

      D’altronde non credo che gli architetti italiani di oggi siano migliori degli architetti degli altri paesi. L’unico nome che ha un po’ di credito internazionale è quello di Cucinella (ovviamente senza considerare Piano).

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  6. Per Archi-style intendevo un po’ scherzosamente lo stile autocitatorio delle archistar. Che più che uno stile è un brand, che ti costringere a ripetere ovunque lo stesso edificio nel timore che non sia poi riconoscibile, che non sia abbastanza “firmato” e che quindi non valga commercialmente spesa per la star-parcella. I migliori tra gli architetti di fama internazionale, tra cui certamente Piano, sono sempre sta consapevoli di questo pericolo e hanno sempre cercato di sottrarsene. L’architettura davvero buona deve saper cogliere con attenzione ed esprimere fino in fondo lo spirito del luogo. Se leggo, come in uno di questi commenti, “che bello, sembra Londra” mi preoccupo. Il vero complimento sarebbe “che bello sembra proprio di essere a Milano”.

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