In zona via Tortona (distretto di Porta Genova), quartiere operaio storicamente conosciuto per le sue importanti fabbriche a ridosso dei navigli, Giorgio Armani ha deciso negli ultimi vent’anni di stabilire il proprio quartier generale.
Dapprima nel 2000 lo stilista decise di lasciare lo storico Teatrino di via Borgonuovo 21 per una location dall’aspetto più metropolitano e minimale e la scelta ricadde sull’ex spazio Nestlé, in via Bergognone 59.
Il nuovo teatro è frutto del recupero e della collaborazione di due grandi architetti: Tadao Andō e Michele de Lucchi.
A prima vista la mia architettura sembra esposta, come se avessi cercato di creare quel tipo di spazio astratto che risulta dall’eliminazione di tutti gli elementi funzionali e pratici. In realtà non lotto per uno spazio astratto ma per un archetipo dello spazio.
Tadao Andō
Tadao Andō è il più noto esponente dell’architettura giapponese del XX secolo, varcando presto con la propria fama i confini giapponesi, grazie a una poetica basata su spazialità che evocano l’interiore, tipicamente giapponese, ma utilizzando tecnologie occidentali quali il cemento armato a vista e grandi superfici in vetro. Il linguaggio progettuale riassume il suo trascorso, condensato nel motto “architecture resembles the architect”.
Fu insignito di molte onorificenze quali la Medaglia Alvar Aalto (1985), il Gran Premio Giapponese d’Arte (1994) e il premio Pritzker (1995); è stato visiting professor a Yale, Harvard e alla Columbia University (1987-1990).
A volte mi sono definito un architetto evoluzionista perché mi ispiro all’homo sapiens, che è stato in grado di evolvere di continuo organizzando nuove soluzioni Michele De Lucchi, 2017.
Michele de Lucchi
Il nostrano Michele de Lucchi, di Ferrara, è stato protagonista della scena dell’architettura e del design italiano negli ultimi cinque decenni, travalicando anch’egli i confini nazionali per fama e notorietà.
De Lucchi è un personaggio in evoluzione, nella cui carriera è facile trovare momenti precisi, corrispondenti all’incontro con scale e discipline diverse del progetto.
L’incontro più significativo per l’evolversi del suo stile fu con Ettore Sottsass, che lo presenterà anche ad Olivetti, di cui resterà consulente ininterrottamente dal 1978 al 2002; lo stesso De Lucchi riconoscerà la grande influenza che il maestro della generazione precedente esercitò su di lui.
Tornando ad Armani, prima degli interventi del 2000 l’area era caratterizzata da anonimi fabbricati industriali appartenuti alla multinazionale svizzera, che occupavano oltre 10.000 m3 di superficie a uno o a due piani.
Se Tadao Andō si occupò della realizzazione del progetto del teatro per l’allestimento delle sfilate e della sala per i ricevimenti, De Lucchi lavorò per la riqualificazione degli interni da adibire a spazi operativi, come showroom, laboratori di sartoria, uffici, ambienti di rappresentanza e magazzini.
La firma da Tadao Andō è riconoscibile per via degli elementi essenziali e minimalisti caratteristici della progettazione e del disegno dell’architetto, come la fusione di cemento, acqua e luce, tre elementi protagonisti della sua opera. Forme geometriche lineari dividono l’area omogeneamente mentre il cemento a vista, l’essenzialità degli elementi e l’arredo luminoso esaltano lo spazio. Una passeggiata di 100 metri in un corridoio arricchito da colonne squadrate porta lo spettatore al foyer, adiacente al teatro, realizzato in pietra grigia serena con pareti ricurve e inclinate che soddisfano le esigenze degli show di moda. Il teatro, con posti a sedere per 682 persone, è progettato per accogliere delle sfilate e, con la monumentale apertura rettangolare, mantiene tutto il rigore dell’architettura di Andō. Gli impianti di illuminazione sono stati studiati anche per ottenere quattro variazioni cromatiche diverse e i posti a sedere permettono di realizzare diverse combinazioni nello spazio a seconda delle esigenze.
Accanto al teatro è situata la sala da pranzo che può accogliere fino a 500 invitati e una piscina di 250 m3. Anche in questa architettura compare quindi il tema dell’acqua, elemento che caratterizza spesso le sue opere usato come uno specchio che possa creare riflessi cangianti. Il tutto viene illuminato da un lucernario sovrastante. La sfida di questo progetto era quella di realizzare uno spazio che contrastasse il vecchio, l’industria, armonicamente accostata al nuovo inquilino, la moda.
De Lucchi ha reso unitario lo spazio interno degli uffici grazie all’omogeneità dei materiali, modulati sui toni del grigio, con grandi superfici vetrate fisse e mobili, sia trasparenti che opache. Sono stati realizzati nuovi arredi su disegno: armadi contenitori di diverse altezze, tavoli e scrivanie componibili, cassettiere.
Nel 2015, in concomitanza di Expo 2015, per cui lo stesso stilista fu special ambassador, e per celebrare i quarant’anni di attività, Giorgio Armani inaugurò l’Armani Silos in via Bergognone 40, recuperando il vecchio deposito di cereali degli anni Cinquanta della Nestlé e da ciò deriva l’idea del nome; “ho scelto di chiamarlo silos perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere. E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere” spiegò lo stilista.
L’intervento ha conservato esternamente la forma ad alveare dell’edificio, metafora di laboriosità, mentre internamente si sviluppa su quattro livelli per una superficie di circa 4500 m3; è organizzato attorno a un grande vuoto centrale sul quale si affacciano gli ambienti espositivi. Oltre all’esposizione, sono presenti una caffetteria, un gift shop e un archivio digitale, quest’ultimo consultabile gratuitamente.
Armani per questo spazio si è improvvisato architetto, dirigendo lui stesso i lavori e ciò crea un forte contrasto con le forme dell’architetto giapponese dell’adiacente Teatro.
Per questo edificio si è ricercata la semplicità, prediligendo forme geometriche regolari e un’uniformità che hanno dato vita a un’architettura sobria e monumentale, seguendo l’ordine e il rigore. Rafforza l’identificazione tra il nuovo spazio espositivo e la filosofia estetica di Armani, la costante ricerca di semplicità con la sistematica eliminazione di orpelli ed elementi superflui. Unico elemento distintivo è la finestra a nastro che segna il perimetro dell’edificio, quasi come una corona, definendone la massa compatta.
L’uso dei materiali all’interno, il voler mostrare il sistema impiantistico, l’enorme vetrata caratterizzante il foyer, confermano lo stile utilizzato per l’esterno, creando senz’altro un edificio architettonicamente di qualità, ma non equipollente con le forme di Tadao Andō dell’edificio accanto.
L’Armani Silos presenta una collezione permanente, in cui vengono condensati più di quarant’anni di storia dell’importante marchio, simbolo del made in Italy all’estero, e alcune mostre temporanee (non sempre nel campo della moda).
In occasione della presentazione della collezioni uomo-donna primavera estate 2021, ha deciso di lanciare il video Building Dialogues (visibile su un mini sito dedicato e sui social del marchio) in cui i vestiti venivano presentati avendo come sfondo l’Armani Silos, il Teatro e i nuovi uffici del brand.
Un video onirico, realizzato con l’arte musicale e visiva di Frédéric Sanchez e diretto da Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni, con il quale Armani ha voluto sostenere tutte quelle arti colpite dalla pandemia: le arti legate allo spettacolo.
Insieme a modelli e modelle hanno dunque sfilato attori di alcune serie Netflix (e non) diventate molto famose come Alice Pagani, attrice coprotagonista della serie Baby e già volto del profumo Emporio Armani In love with you freeze; Najwa Nimri di Vis à Vis e La Casa di Carta; Omar Ayuso delle serie tv Élite; Lucas Lynggaard Tonnesen di The Rain; Rocco Fasano volto di Skam Italia e Miguel Àngel Silvestre, noto per le serie Sense8 e Narcos. Dal mondo della musica arrivano invece Joan Thiele, cantautrice e producer italiana, Hell Raton, co-fondatore di Machete e giudice di X Factor 2020, Nahaze, astro nascente della musica italiana, e Sita Abellan, DJ internazionale oltre che stylist e designer.
Per finire, a rappresentare il mondo della danza ecco Germain Louvet, étoile dell’Opéra di Parigi, e Les Twins, ovvero Laurent e Larry Bourgeois, ballerini e coreografi.
Autore: Andrea Cortinovis (Social Media Manager di FollowMi Around)
Headquaters. Con la s. Esiste solo il plurale.