Milano | Crescenzago – Un pezzo di Giappone sul Parco Lambro

Sorgerà nel distretto di Crescenzago, affacciato sul parco e il fiume Lambro, il nuovo edificio per uffici firmato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates.

“Welcome, feeling at work”, questo il nome internazionale per il progetto di architettura biofilica che prenderà presto forma in via Angelo Rizzoli 2, dove si trova ancora per poco, un edificio dal valore simbolico che presto verrà demolito per lasciare posto al nuovo complesso di architettura biofilica completamente integrato con la natura e realizzato con materiali organici, voluto dalla piattaforma indipendente Europa Risorse e finanziato da un fondo gestito da PineBridge Benson Elliot. Un investimento da 300 milioni di euro.

Nel 2019 era stato presentato un primo progetto, Novalis City Place, rimasto però solo sulla carta e sostituito da questo strabiliante progetto innovativo e che pare ispirato per un nuovo concetto di architettura in perfetta sintonia post Covid fra sostenibilità e qualità della vita.

L’edificio rimasto vuoto e in abbandono per anni, portando degrado in zona, è il palazzo A della Rizzoli Corriere della Sera. Venne edificato tra il 1957 e il 1960 su progetto di Piero Portaluppi, che assieme a Gaspare Pestalozza realizzò il palazzo per uffici direzionali e concepì la meravigliosa scala ellittica che purtroppo verrà cancellata con la sua demolizione. 

Una riqualificazione che stravolgerà l’area circostante, al momento un po’ abbandonata e degradata. Uffici, auditorium, spazi di co-working, hall riservate agli incontri di lavoro, ma anche ristoranti e lounge, negozi, un supermercato, un’area wellness, luoghi per eventi temporanei e mostre. Dentro e fuori, pubblico e privato, lavoro e tempo libero si fondono collegati da rigogliosa vegetazione che ricoprirà tutta la struttura da assomigliare ad una vera e propria collina. Con una piazza, anch’essa ricca di vegetazione e le corti open air, destinate al lavoro informale e agli incontri, oltre alle numerose terrazze, concepite come estensioni degli spazi esterni, che ospiteranno orti, giardini fioriti, camminamenti, ma anche le serre, che si declineranno come luoghi speciali di lavoro, ma anche di intrattenimento, luoghi per le mani e per la mente.

Ideato e concepito da Kengo Kuma and Associates ancora prima dell’emergenza pandemica, l’edificio predispone già un ambiente di lavoro a misura d’uomo post Covid, per ottenere una migliore qualità di vita e di lavoro. Il risultato sarà distribuire gli oltre 21mila metri quadrati interrati e i 50mila metri quadrati circa fuori terra in 6 corpi di fabbrica stratificati e “ruotati” tra di loro ottenendo il massimo della luminosità e della flessibilità, integrandosi col paesaggio circostante del parco e del fiume, includendo anche il quartiere circostante.

I materiali saranno il calcestruzzo per le fondamenta e l’interrato, che fuori terra lascia la scena ad acciaio e legno. Salute e benessere delle persone con target di certificazione Well Platinum; efficienza energetica Leed Platinum. Rispetto delle linee guida anti Covid-19 (Ashrae, Rheva, Aicarr e Rapporto ISS); circolarità nei materiali da costruzione e nel loro utilizzo; nessun combustibile fossile; resilienza ai cambiamenti climatici per un futuro clima-neutro.

Crescenzago, Parco Lambro, fiume Lambro, Kengo Kuma and Associates, Welcome, feeling at work, Welcome, via Angelo Rizzoli

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

13 commenti su “Milano | Crescenzago – Un pezzo di Giappone sul Parco Lambro”

  1. Progetto spettacolare (o almeno rendering con foresta tropicale molto accattivante)

    Però quella scala del Portaluppi non può essere distrutta. È uno dei migliori contributi architettonici del novecento milanese

    Rispondi
    • concordo. se fosse possibile, per quanto decontestualizzata, andrebbe salvata e integrata nel nuovo progetto. oppure, per quanto folle, smontata e ricostituita altrove.

      Rispondi
  2. ma se il progetto è “integrato con la natura” allora non dovrebbe esserci vegetazione alloctona.
    se no si fa come con le robinie, ormai più che infestanti.

    Rispondi
  3. i render raccontano sempre un’utopia. qui sembra un edificio avveniristico in cima a una collina nei giardini botanici di Singapore. Ormai li fanno i pittori astratti, venditori e i filosofi sti benedetti render, non gli architetti

    Rispondi
  4. E’ il momento di passare al bosco orizzontale! I giapponesi sanno fare vera architettura e senza troppi mentalismi. Per quanto innovativo potesse sembrare il bosco verticale di Boeri, nulla è a confronto di questo progetto social che spalma il bosco in tutte le direzioni e a favore del quartiere intero. Milano deve capire la differenza e fare scelte coraggiose. Viva i giapponesi che stanno regalando a Milano progetti strepitosi!

    Rispondi
  5. Purtroppo non ha per nulla un effetto longilineo e leggero, sembra un accumulo di strati che fa effetto casermone, vista la serie di enormi edifici popolari della zona forse di poteva puntare su qualcosa meno impattante.
    Oltretutto tutto quel legno nel giro di quattro anni sarà marcio e non curato creando degrado nel degrado.

    Rispondi

Lascia un commento