Milano | Porta Vittoria – Particolari che spariscono: ma la Sovrintendenza dov’è?

A nostro parere, un palazzo storico che dovrebbe essere vincolato dalle belle arti (e che non lo è, visto che è soggetto al solo vincolo paesaggistico) dovrebbe meritare attenzioni particolari quanto a eventuali interventi di restauro o di adeguamento.

In questi giorni sono in corso i lavori per la riqualificazione della scalinata d’accesso alla piazza sopraelevata del palazzo della Camera del Lavoro di Corso di Porta Vittoria 43.

Nato come palazzo dei Sindacati Fascisti dell’Industria su progetto degli architetti Angelo Bordoni, Luigi Caneva e Antonio Carminati nel 1933, occupa un’area quadrangolare di circa 200 mq ed ha facciate in mattoni a vista  che lo rendono particolarmente iconico. Ha una pianta a U che si apre sul corso di Porta Vittoria con due braccia laterali di quattro piani. La piazzetta centrale, sotto alla quale è ricavata un ampio salone nato come luogho delle riunioni plenarie, si eleva di circa un metro e mezzo rispetto al piano stradale; fa da quinta la torre centrale, originariamente alta 48 m, alla quale si accede anche attraverso due scaloni perfettamente uguali e simmetrici che portano all’atrio del primo piano. L’edificio è anche dotato di due ingressi laterali sulle vie Dandalo e via Savaré.

Già nell’immediato dopoguerra il palazzo subì un significativo intervento edilizio, attraverso il quale furono anzitutto rimosse le consistenti testimonianze celebrative del periodo fascista come i fasci littori disposti a spiga di grano come decorazione, realizzati sui due avancorpi laterali (oggi rimangono le tracce sui mattoni) e soprattutto l’eliminazione del bellissimo e articolato coronamento della torre, realizzato tramite arcate e quinte architettoniche sostituito con un meno appariscente piano in più per uffici.

Qualche decennio dopo quest’edificio perse un’altra testimonianza preziosa del suo aspetto originario: i gruppi scultorei raffiguranti la Marcia su Roma e la Carta del Lavoro, realizzati su disegni di Mario Sironi, che si trovavano lungo il coronamento superiore delle ali laterali, furono lasciati volutamente andare in rovina per essere rimossi definitivamente nel corso del 1967, oggi rimane una testa dell’Italia, conservata all’interno del palazzo.

Ed arriviamo ad oggi dove, come dicevamo all’inno dell’articolo, sono in corso i lavori alla scalinata d’accesso alla piazzetta sopraelevata. Gli scalini, originariamente erano caratterizzati dalla forma arrotondata dello sbalzo, ripresa anche dalla cornice dello zoccolo in pietra del basamento dello stesso palazzo e nelle altre scalinate, sia quella centrale che quelle laterali. Si tratta di piccolezze, per carità, ma perché non obbligare a chi esegue l’intervento di riproporre lo stesso tipo di disegno del pezzo sostituito? Perché un pezzo alla volta, anche questo edificio sta subendo una lenta trasformazione senza che nessuno dica qualcosa? Noi ci abbiamo provato.

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6 commenti su “Milano | Porta Vittoria – Particolari che spariscono: ma la Sovrintendenza dov’è?”

  1. Forse mi sbaglio, ma mi pare di notare gli edifici di quegli anni, sono quelli su cui si tende ad essere meno pignoli sugli interventi di manutenzione, forse per l’evidente ideologia ispiratrice, a meno che non siano edifici a forte vocazione turistica

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