Dedicata ad uno dei più importanti commediografi e autori di teatro classico italiano, via Carlo Goldoni è una lunga (1250 metri circa) strada cittadina posta nel settore orientale di Milano, e attraversa i quartieri di Porta Monforte, Risorgimento finendo all’Acquabella.
La via prese forma a partire dalla fine dell’Ottocento con l’espansione di Milano oltre la famose mura del Cinquecento. La zona era costellata di piccole cascine agricole (Castelletto, Cambotta e Prestino) e un nucleo più consistente formato da quattro cascine collegate (l’Acquabella) nel punto dove via Goldoni termina il suo percorso verso Via Giuditta Sidoli, dove sino dal 1860 circa vi correva la ferrovia in direzione della vecchia Stazione Centrale (odierna piazza della Repubblica).
Perciò, lentamente, la via prese forma a cominciare da viale Piave (all’epoca ancora Viale Monforte), proprio con l’arrivo del XX Secolo concludendosi verso gli anni Trenta del secolo scorso. Infatti nel nostro percorso troveremo parecchi edifici interessanti che cercheremo di mostrarvi man mano.
Uno dei primi grandi interventi edilizi della via è senza alcun dubbio l’edificazione nel 1896 del nuovo convento di San Benedetto affacciato sulla neonata via Bellotti, ma che presto si estese con gli orti verso via Goldoni.
Qui un po’ di storia, anche recente, sul complesso del Monastero.
L’edilizia nel primo tratto è un po’ mista, fine Ottocento e più moderna, dovuta anche alle ricostruzioni post belliche resesi necessarie dopo i bombardamenti del 1943.
Al numero 10 della via troviamo l’edificio per uffici, sede amministrativa del Gruppo Dolce & Gabbana. SI tratta di una bella rigenerazione del 2002 di un vecchio palazzo degli anni Cinquanta, su progetto dello studio Piuarch.
Volevamo far notare l’elegante disegno del portone del civico 18, un palazzo costruito negli anni Trenta.
Finalmente, dopo via Poerio, all’altezza di piazza del Risorgimento, si comincia ad intravedere l’architettura che tutto sommato ritroviamo spalmata per tutta la via, l’eclettismo e il liberty realizzato tra il 1898 e il 1920.
Qui di seguito i civici 15 (1903 architetti Luigi Gho’ e Alfredo Menni), 16, 17 e 19. Naturalmente il palazzo del civico 17 è chiaramente moderno, ma si inserisce abbastanza armoniosamente nel contesto e venne realizzato nel 2004 dallo studio di architettura De Nigris & Associati. Segnaliamo anche il bel palazzo déco (civico 19) realizzato nel 1925 da Vincenzo Scotti e Giuseppe Stefanini.
Civico 15 e 17 Civico 17 Civico 17 e 19 Civico 19
Proseguiamo il nostro cammino, dal civico 21 al numero 34. Noteremo che anche il palazzo al numero 28 (dirimpettaio al 17) è moderno, sicuramente meno integrato ma abbastanza interessante, con la struttura in cemento armato lasciata a vista e pannelli come pareti. Al 34 troviamo Casa Clementina Caverzasio del 1912, progetto di Erminio Alberti. In questo bel gruppo di case, volevamo sottolineare la casa d’angolo con via Ciro Menotti, con ingresso al numero 6 della via, che presenta dei piccoli balconcini sorretti da delicatissime mensole metalliche elaborate come fossero dei nastri.
Incrociando via Castel Morrone, la via Goldoni prosegue col suo tripudio eclettico-liberty molto elegante.
Il civico 37, Casa Winderling, realizzata nel 1906 su progetto di Orsino Bongi, presenta deliziose decorazioni floreali assieme a teste di animale.
Molto bello il gruppo di palazzi di via Castel Morrone 4/6 angolo con via Goldoni, seguito dal civico 44. Realizzati nel 1905 su progetto di Angelo Redaelli, presentano facciate decorate da una quantità enorme di balconi e balconcini in cemento decorato arricchito da fori battuti ben curati nei particolari.
Giungendo all’incrocio con viale dei Mille, troviamo alcune villette cintate da piccoli giardini come al civico 47 o il 55.
Passiamo oltre via Nullo, dove troviamo palazzi residenziali con un piccolo giardinetto antistante le facciate. Palazzi sia d’epoca che più moderni. Moderno, all’angolo con via Nullo 18, si trova il palazzo del 1951 realizzato da Paolo Chiolini.
Colpisce per l’esuberanza delle decorazioni e la dimensione l’edificio residenziale di via Goldoni 60 e via Giulio Ceradini 1, 3 e 5. Si tratta di un palazzo realizzato nel 1910 in un elaboratissimo stile neo-barocco e che copre quasi l’intero isolato sino a Corso Plebisciti 9. Venen realizzato su progetto dell’ingegnere Paolo Gadda. Particolarmente elaborati sono i balconi e soprattutto gli ingressi che coprono un’altezza di due piani.
In questo punto della via si trovano anche due gioielli architettonici scaturiti dal genio di uno dei più grandi architetti d’Italia, Gio Ponti.
Il primo che possiamo ammirare è l’edificio per abitazioni denominato “Domus Alba” di via Goldoni 63 angolo via Giulio Ceradini, progettata nel 1935-36 (pensate il confronto col palazzo di fronte realizzato 15/10 anni prima) dal grande architetto assieme ad Antonio Fornaroli e Eugenio Soncini.
La casa si presenta con una pianta a L e sei piani fuori terra, l’ultimo dei quali è arretrato rispetto al filo stradale. La struttura è in mattoni pieni, i solai in cemento armato e laterizi, il rivestimento delle facciate in intonaco Terranova giallo-ocra, la copertura a terrazze.
Anche qui ritroviamo gli elementi cari a Gio Ponti: i due ingressi separati (padronale e di servizio), la dotazione per ogni appartamento di un ampio balcone e di terrazzino di servizio per la cucina, la distinzione degli ambienti in giorno, notte e servizi, la presenza di armadi a muro e di office arredati.
Il terzo e il quarto piano ospitano un solo appartamento di undici locali in cui il soggiorno è dotato di una grande finestra-vetrina, che affaccia sul terrazzo ad angolo, di una porta a scomparsa che lo divide dalla sala da pranzo e di una scala che conduce direttamente al giardino pensile.
L’edificio necessita comunque di un bel restauro.
ritroviamo l’art déco in questo blocco di edifici: via Goldoni 62 e il dirimpettaio al civico 67.
Segnaliamo anche la palazzina con due ingressi simmetrici ai civici 74 e 72, in stile liberty più geometrico che floreale, ma abbastanza graziosa.
Eccoci nel tratto dove troviamo l’apertura della cortina di palazzi dovuta alla presenza dell’abside della bella chiesa neo-paleocristiana di Santa Croce, la cui costruzione cominciò nel 1913, nel XVI centenario dell’Editto di Costantino avvenuto nel 313 d.C. La facciata della chiesa venne rivolta verso via Sidoli, allora percorsa dalla ferrovia all’altezza del famoso bivio dell’Acquabella, e la cui soppressione ere già prevista, anche se arrivò solo nel 1931, dopo l’inaugurazione della nuova stazione Centrale.
A disegnare l’edificio fu chiamato l’architetto Arpesani, che optò per uno stile che richiamasse la forma delle prime basiliche cristiane costantiniane.
La prima pietra della nuova chiesa venne posta il 28 settembre 1913 e il 23 dicembre del 1917 il tempio venne aperto ai fedeli; il 9 febbraio 1920 venne eretta in parrocchia. Su via Goldoni troviamo l’abside e la Sacrestia.
Poco oltre, sul lato opposto, troviamo Domus Flavia, il cui ingresso è in via Cicognara 11
DOMUS FLAVIA (1933-34)
Anche quest’edificio presenta una pianta a L e si sviluppa su sei piani fuori terra come Casa Aurora, di cui l’ultimo arretrato, oltre ad un piano sotterraneo, destinato ad uso cantine.
La copertura è in parte a terrazza e in parte in legno e tegole marsigliesi; la struttura è in mattoni pieni e il solaio in cemento armato e laterizi speciali. Questa casa rappresenta un tipico esempio delle sale d’angolo collegate con terrazze.
Questa tipologia della casa, isolata, è simile a quella di Casa Marmont (via Gustavo Modena 36), ma qui il problema del loggiato che toglie area abitabile all’appartamento viene risolto con un balcone d’angolo, che si collega alle innovazioni distributive dell’alloggio. Ponti, in questo edificio, punta sulle destinazioni funzionali, sul corredo di attrezzature fisse e sulla ingegnosa distribuzione dei locali di passaggio.
Concludiamo il nostro giro nell’ultimo tratto della via Goldoni, che termina in via Sidoli. Le palazzine qui presenti hanno un aspetto semplice, pur essendo state realizzate nei primi anni del 1900, come via Goldoni 77 (fra l’altro sopralzo nel corso del tempo). Questo dovuto al fatto che qui ci trovavamo a ridosso della ferrovia, rimossa nel 1931. Molto grazioso l’hotel al numero 84, realizzato negli anni Trenta.
Fonte: Case Milanesi 1923-1973 Hoepli; Le Strade di Milano, Newton Peridici; Parrocchia di Santa Croce; Milano Liberty, Mursia; Gio Ponti e Milano Quodlibet; Pure Milano Photo Project – Sosthen Hennekam
Che belle case, dovrebbero farle ancora così
Ecco perché..c’era la mano di Gio Ponti
Tutto ciò è super interessante.
super
ho abitato da piccolo in via Carlo Goldoni anni 70, un ricordo fantastico specie quando si giocava a pallone tra via goldoni e via kramer e tante volte il pallone finiva nel giardino del monastero delle suore.
vorrei tanto ritornare a quel periodo .