Oggi vi portiamo a Dergano, in via Camillo Prampolini 4, una parallela di viale Jenner, alla scoperta di un palazzo poco famoso, ma che merita un po’ d’attenzione per la sua curiosa vicenda architettonica.
Infatti, qui si trova un palazzo abbastanza particolare che riesce a catturare l’occhio, almeno, il nostro, che è sempre alla scoperta di case e palazzi interessanti in città che forse, spesso, sfuggono o vengono ignorati.
Il nome più conosciuto del palazzo racconta già tutto: “Villa con Torre Sovrapposta“, anche se il nome ufficiale è Torre Derganino, realizzata nel 1968.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’area posta tra viale Jenner e il nucleo storico di Dergano, antica frazione di Affori, era costellata di piccole industrie e campi incolti. A poca distanza a fine ottocento venne costruito il famoso “lazzaretto” di Dergano, oggi in parte rigenerato come parco pubblico dedicato a Nicolò Savarino, l’Ospedale dei Contagiosi Agostino Bassi (purtroppo ancora in rovina).
Via Camillo Prampolini venne aperta in parte solo nei primi anni Cinquanta del Novecento. Oggi collega via Legnone con via Livigno. Nel 1953 nel piccolo lotto al civico 4 venne costruita una villa unifamiliare di due livelli con giardino, su progetto di Giacomo Scarpini e Umberto Riva (1928-2021), all’epoca ancora studenti, per i genitori del primo.
Dopo 10 anni la famiglia Scarpini, proprietari della villa, decise di lottizzare costruendo un edificio residenziale a più piani. Perciò venne incaricato nuovamente il figlio Giacomo Scarpini che, con l’aiuto dell’architetto Gabriele d’Alì (1934-2020), progettò questo palazzo: senza che venisse demolita la villa, sarebbe stato costruito sovrapponendosi all’esistente come un vero e proprio parassita.
In sostanza i due architetti realizzarono nel 1968 un palazzo costruito su una struttura a pilastri e travi in cemento armato, come una grande palafitta, che reggeva i cinque piani ad uso residenziale. Inoltre venne realizzarono una torre sovrapposta ad una villetta della quale si conservò tutto l’involucro, compreso il tetto.
La villa, tinteggiata di rosso, rimaneva ben evidente, compreso il tetto con la copertura in coppi. La struttura e la torre rimasero in cemento armato a vista, proprio come voleva la corrente architettonica scelta e in voga all’epoca, il “brutalismo”.
Oggi la torre è immersa nel verde del giardino condominiale e in parte è stata ricoperta da rampicanti che ne esaltano la ‘brutalità’ ma anche l’originalità, rendendola unica nel suo genere. Sul retro si trova il corpo scale e ascensore, naturalmente esterni al volume, di modo da non interferire con la sottostante villetta, che rimane autonoma.
Qui alcune immagini dell’edificio in costruzione e appena completato, pubblicate da Gabriele d’Alì su Edilportale.
Il palazzo potrà non piacere, ma sicuramente è originale e mai più ripetuto. Il brutalismo in architettura è un termine che nacque nel 1954 nel Regno Unito (Brutalism) e deriva dal béton brut (cemento grezzo) di Le Corbusier, che caratterizza l'”Unité d’Habitation” (1950) di Marsiglia, ed in particolare da una frase presente nel suo Verso una architettura del 1923: «L’architecture, c’est, avec des matières brutes, établir des rapports émouvants».
Immagini: Roberto Arsuffi, Gabriele d’Alì
Bibliografia: Viral ArchitectureLotus 133, Pure Milano Photo Project – Sosthen Hennekam, Edilportale
Dergano, Architettura, Torre Derganino, Via Camillo Prampolini, Brutalismo, Gabriele d’Alì , Umberto Riva
e meno male che mai più ripetuto.
Immaginiamoci tutte le villette della Maggiolina o del quartiere Tudor vicino alla Bocconi sovrastate da condominî brutalisti…
Brrrr…. rabbrividiamo
Siete certi delle date? Tra viale Jenner e via Prampolini fino al 1974 (circa) c’era la Cartotecnica Poligrafica Fratelli Bianchi, dove ho lavorato nel 1973, appena terminate le superiori. non ricordo alcuno stabile abitativo. Anzi l’entrata dei dipendenti era proprio all’altezza di via Prampolini 4. Nel 1972 era stato realizzato un nuovo capannone, dove ora c’è l’Esselunga. Improbabile vi fosse lo stabile in questione nel mezzo del cortile tra uffici (l’entrata principale in via Jenner) e i reparti produttivi che arrivavano fino alla palestra in fondo alla via Prampolini. Grazie per verificare.
La tipografia al 4 c’è ancora. Ho abitato lì fino a gennaio
Mi scuso, mi sono confuso con la torre a cui si accede dal giardino pubblico di via Prampolini e posta dietro l’Esselunga.
Quella di cui parlate è invece sull’altro lato della via Prampolini.
Io lo trovo molto bello come intervento, ovviamente si potrebbe aggiornare un po’ l’estetica della facciata del palazzo soprastante, eliminando grate e quelle orribili tende blu, ma nel complesso mi piace l’aver integrato due stili diversi, sarebbe stato bello averli anche in vie più centrali dove si demoliscono villette liberty per costruire palazzi anonimi.