Milano | Bovisa – La chiesa dalle colonne tortili e il borgo dei “buoi”

Nel cuore del distretto della Bovisa, in via Ricotti, si trova la chiesa di Santa Maria del buon Consiglio, interessante espediente per fondere lo stile neo-romanico con il liberty, soprattutto per l’ardita soluzione delle colonne tortili e il soffitto a intrecci.

La chiesa venne consacrata il 2 dicembre 1917 dal cardinale Andrea Carlo Ferrari, quindi da poco ha compiuto cent’anni, ma la storia della parrocchia e del contesto va fatta risalire a molto tempo addietro.

Anzitutto cos’è la Bovisa, è una zona posta a nord ovest di Milano che prende nome dall’antica Cascina Bovisa, attorno a cui si venne a formare una borgata agricola che venne poi inglobata nei famosi Corpi Santi di Porta Comasina nel 1873, un “suburbio extramurale” che cingeva ad anello la città di Milano. Inizialmente piccoli comuni rurali uniti in un primo tempo a Milano nel 1808 durante il periodo del Regno d’Italia, ma repentinamente ripristinati nel 1816 con il ritorno degli austriaci, vennero definitivamente annessi alla città nel 1873.

La frazione denominata Bovisa ha origini antiche, il cui nome deriverebbe da “boves”, cioè buoi, attestando così la sua antica vocazione agricola. Il toponimo viene citato per la prima volta nel 1574. Il borgo, che ospitava anche numerose ville, sorge intorno alla cascina Bovisa, facilmente individuabile nel suo nucleo originario sulla mappa settecentesca del Catasto Teresiano: essa sorgeva tra le attuali vie Varè, Ricotti e Mercantini e ne sono visibili in parte ancora oggi alcuni elementi residenziali in via Varè con la casa di ringhiera prospiciente anche la chiesa moderna.

Nel borgo vi era una più antica chiesetta, purtroppo oggi scomparsa. Si trovava in vie Varè, dove oggi un muro di cinta nasconde un parcheggio del vicino Oratorio San Luigi.

L’origine della chiesetta della Bovisa risale al 1636, quando un signore abitante in loco Bovisiae lasciava erede di tutte le sue sostanze la Congregazione dei Regolari di S. Paolo detti Barnabiti di S. Alessandro in Zebedia a Milano con questi oneri:

cioè che “detti R.R. Padri subito dopo la mia morte, abbiano a far fabbricare una chiesa nella mia Casa ove abito nel detto luogo sotto il titolo S. Maria in Aracoeli con farli fare l’ancona con l’immagine della Madonna in Aracoeli da una parte e di S. Giovanni Battista dall’altra e che si celebri la festa principale nel giorno della Madonna alle quindici di Agosto ciascun anno, in quel giorno si celibrino in detta Chiesa almeno quattro messe ed il medesimo si faccia nelle feste di S.to Stefano e di S. Giovanni Battista”.

Queste chiare designazioni testamentarie donavano finalmente al piccolo borgo di cascine della Bovisa una chiesa e un sacerdote che si occupasse delle loro anime.

Bisognerà attendere ancora qualche anno perché l’abitazione donata al culto venisse sostituita da una vera e propria chiesa. Così la prima parrocchiale della Bovisa risalente al 1724 venne edificata dai padri barnabiti e dedicata alla Santissima Maria Aracoeli, come da volere, realizzata nell’attuale via Varè, 15.

Si trattava di una chiesuola molto semplice a navata unica, probabilmente dotata di tre altari, uno a destra, uno a sinistra e il maggiore. Subì modificazioni nel 1835 con l’aggiunta di un grazioso e alto campanile, dotato di orologio, cella campanaria e di una cuspide a base ottagonale.

Resasi angusta per l’eccessivo sviluppo del polososo rione della Bovisa, dovette cedere il posto ad un’altra chiesa più proporzionata al bisogno. Rimase presente per diversi anni e adibita come sede di Associazioni Cattoliche.

Nel 1936 venne demolito totalmente il campanile, forse pericolante, mentre la chiesetta fu abbattuta nel 1960 dall’allora parroco don Antonio Malberti perché non più in grado di conservarne la struttura. Al suo posto oggi, come dicevamo, si trova il parcheggio della vicina palazzina dell’Oratorio San Luigi.

L’attuale parrocchiale venne edificata in luogo non molto discosto dall’antica, in Via Ercole Ricotti, tra il 1911 ed il 1917 su progetto dell’architetto ingegnere sacerdote Spirito Maria Chiappetta, mentre il progetto di completamento della facciata è dell’architetto Luigi Brambilla, in stile gotico lombardo modernizzato e realizzato nel dopoguerra.

La chiesa, orientata est-ovest, ha un impianto longitudinale a tre navate con tre cappelle poligonali per lato. Il transetto è contenuto nella larghezza delle navate laterali, ma mantiene l’altezza di quella centrale. L’ambiente interno è coperto da strutture voltate con nervature a carattere decorativo sorrette nella navata centrale da pilastri poligonali tortili in cemento. All’epoca si scrisse a proposito delle bizzarre scelte stilistiche:

“Le colonne in pietra, di sezione ottagonale e ritorte, sono assai discutibili, giacché danno il senso sgradevole di un edificio traballante. L’assieme non manca però di grandiosità, commista a gentilezza, mentre le volte sono traversate da una fitta rete di cordonature che, oltre a non avere sempre una funzione logica, hanno sempre quella di disturbare l’occhio.” (Carlo Ponzoni, 1930)

La zona presbiteriale e le cappelle laterali, di impianto poligonale estradossato, sono anch’esse coperte da volte nervate (a padiglione lunettate). Il campanile di ripiego e di piccole dimensioni, è di impianto poligonale, ed è addossato al lato sinistro del presbiterio in contiguità con la cappella del Santissimo Sacramento; sul lato opposto del presbiterio si trova la sacrestia. In origine doveva essere edificato un alto campanile su progetto di Virginio Pogliani, ma mai costruito.

La facciata principale a salienti è sopraelevata rispetto al piano stradale da una gradinata in pietra e presenta tre portali con lunette ad arco ogivale mosaicate. Le tre aperture e le aggettanti paraste in muratura sottolineano la suddivisione interna degli spazi. Nella parte centrale della facciata sono presenti aperture monofore ad arco acuto che nella porzione centrale seguono l’andamento a capanna della facciata. Tutti i paramenti esterni sono in laterizio con zoccolatura ed alcune modanature in pietra ad eccezione del campanile con rivestimento esterno interamente in materiale lapideo. La copertura a falde inclinate del tetto ha struttura lignea e manto in coppi.

Nel 1920 fu realizzato l’altare maggiore in marmi policromi, completato solo nel 1935 con una elegante spalliera a traforo ed una bella cupoletta gotica sostenuta da 6 colonne. Nel 1928 viene consacrata la cappella dedicata alla Madonna di Caravaggio. Nel 1932 viene eretta la cappella del Santissimo Crocifisso e di San Giuda Taddeo (ora cappella dei defunti) e la cappella dei Santi Carlo e Luigi.

Alla sinistra e alla destra dell’Altare Maggiore ci sono due graziosi affreschi. Molto interessante e piuttosto insolito il dipinto sulla sinistra che rappresenta il Cardinal Ferrari mentre consegna con le proprie mani la nuova chiesa al nuovo Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Di particolare è lo sfondo dove si vedono figure di operai e altre autorità, campeggiano le sagome delle fabbriche che caratterizzavano l’operoso distretto della Bovisa. (ci è ignota l’epoca della realizzazione e l’autore, anche se è facile ipotizzare un periodo posteriore al 1929 anno in cui il Cardinale Schuster divenne arcivescovo di Milano.

Tra il 27 e 28 ottobre 1935 l’arcivescovo cardinale Ildefonso Schuster consacrò la chiesa al culto di Dio con le reliquie da deporre nel sepolcreto del nuovo altare maggiore: quelle dei santi martiri Sisinio, Martirio e Alessandro.

Durante la seconda guerra mondiale il 24 ottobre 1942, il 14 e 15 febbraio 1943 la chiesa subì seri danni per i bombardamenti. Nel 1950 viene inaugurata la grotta della Madonna di Lourdes, realizzata nel cortile laterale sinistro della chiesa. Nel 1993 venne collocato e inaugurato il nuovo organo Tamburini.

Qui sotto alcune immagini della Madonna dipinta da Luigi Arzuffi (1931 – 1995) dove ancora una volta il paesaggio della Bovisa funge da sfondo al dipinto (la Madonna in trono sorvola il paesaggio della Bovisa).

Ricco di dipinti (da restaurare) anche la cappella laterale del Battistero, oggi spostato vicino all’altare.

Di particolare aspetto, anche se modificato nel tempo con l’aggiunta di un piano, è il palazzetto dell’oratorio, realizzato in uno stile gotico-déco. Probabilmente, ipotizziamo, la facciata della chiesa doveva assomigliare a quest’edificio, ma venne completata solo nel dopoguerra dall’architetto Luigi Brambilla.

Concludiamo non ponendoci alcune domande di come sia mantenuto e predisposto il contesto. Sciatteria, archetti, paletti, marciapiedi dissestati, auto parcheggiate, neanche un albero (neanche all’interno del cortile di sinistra), una situazione di decoro che manca e sulla quale basterebbe intervenire con poco.

Qui di seguito sono alcune immagini della via Giovanni Battista Varè, dove sorgeva la vecchia chiesa e oggi possiamo ritrovare i segni della presenza della stessa: nel nome della trattoria (birreria ora) della Gesa Vegia (Chiesa Vecchia), nella presenza dell’Oratorio San Luigi.

Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi; Milano Sparita

Fonti: “Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; “Le Chiese di Milano”, Ponzoni 1929; Santa Maria del buon Consiglio

Bovisa, Santa Maria del buon Consiglio, via Varrè, via Ricotti, Spirito Maria Chiappetta, Liberty, Ecletico, Chiesa

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Bovisa – La chiesa dalle colonne tortili e il borgo dei “buoi””

  1. Non sapevo che la chiesa dove mi sono sposato nel 1962 settembre22 avesse una storia interessante e mi ha fatto molto piacere leggere i vari articoli e ne sono soddisfatto.Provvedero’ stampare l’articolo x fare leggere ai miei figli e nipoti.
    Grazie e cordiali saluti

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  2. Il quadro che rappresenta la Fondazione della chiesa non è stato fatto mentre era cardinale schuster, ma mentre era card. Il Montini che è rappresentato sullo sfondo. Montini divenne cardinale nel58e il dipinto è stato fatto subito dopo. Così l’edificio a lato è stato costruito negli anni 60 e il salone interno è stato subito dedicato a papa Pio dodicesimo. E questo edificio che si è adeguato allo stile della chiesa è non viceversa. Sono nata alla Bovisa e posso essere certa di quel che scrivo

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