Milano | Urbanistica: al via nel 2023 i progetti per gli Scali Ferroviari

Gli scali ferroviari di Milano sono la grande occasione di sviluppo per la nostra città ma per vedere le prime gru ci vorrà ancora una pochino di pazienza. Vediamo a che punto sono.

Come è ormai assodato, con l’era industriale che ha lasciato la città da tempo, liberando aree un tempo occupate da capannoni e ciminiere, così è avvenuto per gli scali ferroviari ormai non più necessari così diffusi e capillari, a tal proposito, da qualche anno si pensa a rigenerare queste vaste aree un tempo occupate da magazzini, binari e terreni che oggi sono improduttivi e abbandonati, tra bonifiche da fare e ruderi.

In questi giorni il sindaco di Milano, Beppe Sala e Giancarlo Tancredi, l’assessore alla Rigenerazione urbana, hanno rinvigorito il dibattito sugli scali, una rigenerazione urbana che riguarda un milione di metri quadrati di aree dismesse di cui 650mila metri destinati a verde e con oltre 10mila nuovi alberi.

Nel 2019 abbiamo visto il primo dei grandi masterplan, vinto da OMA Laboratorio Permanente, per lo Scalo Farini assieme allo Scalo San Cristoforo (Farini 618.700 metri quadrati e San Cristoforo con 140mila metri quadrati). Nello scalo sarà realizzato, fra l’altro, un grande parco lineare di circa 25 ettari. Qui è ancora tutto da divenire anche perché le FS dovrebbero spostare i binari, operazione che comporta tempi lunghi. Il Comune sta valutando se procedere nel cantierizzare a porzioni lo scalo, di modo da non lasciare all’abbandono l’area. Nel frattempo Brera si è insediata con i laboratori del Campus delle Arti. Mentre Coima ha acquistato sul lato di via Valtellina circa 60mila metri quadrati di cui 43mila destinati a verde pubblico, 39.500 metri di superficie lorda con diverse funzione residenziali e una stima di 150 alloggi di housing sociale, ancora tutto in progettazione.

Segue il progetto per L’Innesto per quello di Greco di Barreca & La Varra, ora in fase di bonifica il cui piano di rigenerazione è firmato dal gruppo Redo. Qui sorgerà un nuovo quartiere con 400 nuovi alloggi di housing sociale con case in affiato e giardini (circa 45mila mq). Qui l’anno prossimo (2023) vedrà la partenza dei cantieri che, fra l’altro, sposteranno via Breda verso la ferrovia, di modo che il quartiere sia “un’isola” pedonale.

A Lambrate con Lambrate Streaming di Caputo Partnership International srl. Qui i lavori sono al momento condizionati da un ricorso al Tar ma la previsione, se non ci sono ulteriori intoppi, dovrebbe cominciare per la seconda metà del 2023.

A Rogoredo sono cominciate le demolizioni, come abbiamo già potuto vedere e come per lo scalo di Greco, anche qui il piano di rigenerazione è firmato dal gruppo Redo. Manca però ancora di vedere il progetto.

Poi c’è lo scalo di Porta Genova ancora in alto mare; tuttora ancora di proprietà FS e in attesa che la stazione venga dismessa, per avviare poi le procedure di cambio di destinazione con conseguenti progetti per la sua riqualificazione. In attesa, Palazzo Marino ha sottoscritto un accordo con Ferrovie per attivare degli usi temporanei dello scalo.

Cosa diversa per lo Scalo di Porta Romana (216-600 mq), che è in grande fermento anche perché qui si dovrà consegnare una porzione, verso via Ripamonti, giusto in tempo per le Olimpiadi 2026, visto che nell’area verrà edificato il Villaggio Olimpico. Al momento sono in corso le bonifiche e le demolizioni, per lasciare posto, nel 2023, al cantiere vero e proprio.

Tra la fine dell’anno e il 2023 nell’area si dovranno inoltre spostare i binari raddrizzando il percorso interrandone una parte per ricucire la parte Nord e Sud dello scalo con l’area a verde. Nel frattempo Coima in collaborazione con il gruppo Covivio e Fondazione Prada ha presentato un piano attuativo che è all’esame degli uffici del Comune.

Concludiamo il nostro giro degli scali con l’area alla Bovisa di MoLeCoLa per l’area adiacente alle ferrovie, vinto da una cordata capitanata da Hines Italy e progettata da Park Associati. In sostanza quest’ultimo non appartiene al progetto Scali, ma essendo una riqualifica adiacente alle ferrovie (Nord in questo caso) riteniamo possa essere inserito tra le grandi rigenerazioni di Milano.

Referenze Immagini: Park Associati; OMA; Barreca & La Varra, Redo, Caputo Partnership International srl: Roberto Arsuffi

Scali Ferroviari, Villaggio Olimpico, Milano 2026, Olimpiadi Invernali 2026, Scalo Romana, Porta Romana, Scalo Farini, Lambrate, Greco, Bovisa, Molecola, Rogoredo, San Cristoforo

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | Urbanistica: al via nel 2023 i progetti per gli Scali Ferroviari”

  1. Sto seguendo le news circa i vari scali ferroviari e qualcosa non mi è chiaro, probabilmente per mia incomprensione. Passando oltre, non commento l’architettura presentata nei primi rendering (quindi si attende qualcosa di definitivo o almeno più chiaro) ma pare la stessa linea “copia e incolla” che altri ospiti di Urbanfile hanno descritto più volte. Circa il verde, viene definito da un milione di metri quadrati di aree dismesse di cui 650mila metri destinati a verde e con oltre 10mila nuovi alberi: mi sembra che solo 10000 alberi su 650000 di aree verdi sia una quota particolarmente scarsa, considerato che la giunta in essere proclama da qualche anno i 3 milioni di alberi e spreca un’occasione come questa… Non sia una critica, per carità.

    Rispondi
    • Non proprio, quelli di Lambrate sono più corti e c’è una diversa qualità del verde, in più è inserito in un contesto completamente diverso. Ho vissuto nel quartiere s.ambrogio II per 12 anni e le assicuro che niente è a che vedere con quei render. Ci tengo però a precisare che non sono nemmeno osceni come chi li descrive senza averli effettivamente vissuti. La disgrazia di quegli edifici è che sono in mano ad ALER…

      Rispondi
  2. Molto bello il progetto dello Scalo Farini, ho solo paura che i tempi siano molto lunghi. Per riprogettare le ex varesine hanno impiegato più di 20 anni.

    Rispondi
  3. Molti utenti del sito giustamente dibattono sulla necessità o meno di promuovere una viabilità più amica del uomo e dell’ambiente.
    Poi leggo che aree vuote verranno adibite a immobili residenziali.
    Quindi quale è la morale?
    Io devo giustamente vendere la macchina perché in Milano stanno cancellando i parcheggi e non ho disponibilità economica di un box, però lo stesso comune da il via a cementificare aree che sì erano degradate, ma che potevano essere l’occasione di fare un polmone verde per la città, e magari il primo vero tassello per la Bicipolitana?

    Rispondi
  4. Ma qualcuno sa cosa succedeà alla vecchia sede di Boehringer Ingelheim che si è rasferita da Via Lorenzini 8 a via Vezza d’Oglio 3 (Symbiosis) dopo l’acquisto degli immobili da parte di Coima?

    Gli edifici che vanno da Lorenzini a Ercole Marelli sono in fase di smantellamento e verranno demoliti. Spero che rimanga in piedi almeno la vecchia villetta che fu anche della Solvay.

    Sembra che Coima abbia in lavorazione anche quelli dell’ex Istituto Biochimico Italiano tra via Lorenzini e via Ripamonti.

    Sarebbe bello sapere che progetti ci sono su quelle aree.

    Rispondi

Lascia un commento