All’interno dell’ortomercato So.Ge.Mi di Milano nel distretto di Calvairate zona Ortomercato, sorgerà entro la metà del 2022 una nuova piattaforma logistica legata al settore agroalimentare. Il suddetto sviluppo sarà inoltre a supporto del più ampio progetto “Foody 2025” finalizzato al totale rinnovamento del mercato ortofrutticolo. Grazie alla sua posizione strategica all’interno della città di Milano il nuovo sviluppo è facilmente raggiungibile con ca. 7 km di distanza dal centro città (Duomo) e a meno di 2 km dalla Tangenziale Est (A51). L’immobile verrà realizzato in accordo con i più moderni standards logistici includendo anche la possibilità di soluzioni a temperatura controllata.
Referenze Immagini: Duepiedisbagliati; So.Ge.Mi
So.Ge.Mi, Milano, Calvairate, Ortomercato, via Lombroso
Il sottopasso dove un tempo sopra c’era il raccordo ferroviario tra la vecchia stazione di Milano Porta Vittoria e l’Ortomercato ?
“il nuovo sviluppo è facilmente raggiungibile con ca. 7 km di distanza dal centro città (Duomo) e a meno di 2 km dalla Tangenziale Est (A51). L’immobile verrà realizzato in accordo con i più moderni standards logistici”
La nuova piattaforma logistica dedicata all’agroalimentare a 7 chilometri dal Duomo e in piena città vicino al passante ed alla metro.
Ma i giovani li mandiamo a vivere in una scatola da scarpe oppure nell’hinterland.
Mi sembra geniale….
Accanto verranno costruiti 1200 appartamento a prezzi calmierati
https://blog.urbanfile.org/2021/07/23/milano-calvairate-lex-macello-diventa-aria-masterplan-di-snohetta/
Questo rende ancora più assurdo lasciarci di fianco una piattaforma logistica che per definizione è un magnete per TIR, camion, camioncini ecc ecc
E’ come se 60 anni fa si fosse tenuto il mercato ortofrutticolo in Largo Marinai d’Italia anzichè spostarlo più in periferia e farci un parco al suo posto.
Quei camion entreranno comunque in città, in un modo o nell’altro, dal momento che non è possibile vivere senza frutta e verdura.
Ovviamente si può spostare l’ortomercato a 20km dalla città, e ci saranno amministrazioni comunali felici di accoglierlo insieme al suo indotto.
Ovviamente, alla base di una simile scelta, bisogna avere chiaro in mente il modello di città che si persegue: una città senza fabbriche e senza attività produttive, in cui il lavoro è solo quello impiegatizio o del commercio (prevalentemente inteso come grande distribuzione), in cui ci sono ampie zone verdi, ampie zone residenziali, e probabilmente off limits per tutti quelli che un tempo venivano chiamati manovali e operai, costretti a inseguire il lavoro altrove.
Si può fare. Basta avere chiaro il prezzo in termini di impoverimento del tessuto sociale cittadino (senza contare gli effetti economici).
Senza metterla troppo in sociologia: l’ortomercato fino al 1911 era al Verziere in Largo Augusto, poi è andato in Largo Marinai d’Italia dove è rimasto 60 anni per spostarsi dove è adesso.
60 anni dopo era ora di posizionarlo in un punto migliore, leggermente più fuori, così come sono tutti i poli logistici al servizio della città.
Si è deciso invece di lasciare tutto come prima. Forse le aree non erano ancora abbastanza appetibili per gli immobiliaristi e bisognava aspettare un po’.
Amen, ma non parliamo di “impoverimento del tessuto sociale cittadino”, se non altro per rispetto di chi va li a scaricare all’alba….
La tangenziale a 7 km. , ma come arrivarci ?
Da Cesare lombrico c’è il sottopasso della ferrovia e i tir si mettono in mezzo alla corsia perché altrimenti toccano il sottopasso. Poi si va in piazza Ovidio e quindi in via mecenate o marco Bruto. Incredibile……
Provate a passare un giorno qualsiasi !!!!
Va bene. Mettiamo da parte sociologia (dove lavorano o abitano le persone), urbanistica (si è detto che la si verificherà una delle più grandi trasformazioni residenziali della città) e ecologia (volenti o nolenti i camion devono consegnare il cibo all’interno della città) e proviamo a considerare la questione solo dal punto di vista economico.
Esiste una infrastruttura di proprietà pubblica. Questa infrastruttura è la somma di capannoni, vicinanza ai luoghi di consumo finali, rete stradale e collegamenti ferroviari. Il gestore sta provvedendo ad ammodernare un bene pubblico secondo una modalità che non richiede risorse pubbliche, che valorizza i collegamenti esistenti, che non consuma suolo. Quale sarebbe il costo di chiudere questa infrastruttura e rifondarla da zero a 10-20-30 kilometri di distanza?
E perché deve essere proprio questa l’infrastruttura destinata a lasciare libero il sito che occupa per lasciare spazio a destinazioni alternativa e non San Siro (si può fare uno stadio a Sesto San Giovanni), Linate (il cui cono di decollo e atterraggio impedisce centinaia di progetto dentro e fuori il comune di Milano), il Policlinico (ha senso un grande ospedale frammentato in centro a scapito di nuovi ospedali moderni in periferia, cioè dove abita la maggior parte delle persone?) o la stazione Centrale (la storia di Milano è piena di stazioni ferroviarie che sono state spostate più e più volte, e questa funzionerebbe molto meglio se fosse passante e non di testa)?
Io guardo il rendering e mi domando se non fosse stato meglio farlo in una zona più decentrata della Città Metropolitana.
http://www.corriereortofrutticolo.it/2021/10/27/ortomercato-milano-appaltato-primo-padiglione-fine-lavori-nel-2023/#prettyPhoto/0/
Comunque il Comune di Milano ha deciso che andava bene che restasse li e quindi il discorso è ormai puramente accademico.
Amen è andata.
Però che “non richieda risorse pubbliche” non è tecnicamente corretto, perchè il Comune ha conferito la proprietà dei terreni.
Doppiamente Amen? 🙂
No. Sogemi ha bandito una gara. Prologis realizza il nuovo padiglione a spese proprie.
I terreni erano e restano di Sogemi (non del Comune).
Per la cronaca, la notizia che citi si riferisce alla PLO, che si trova a sud di via Lombroso, non a nord.
È semplicemente un altro progetto 🙂