Milano | Nosedo Rogoredo – Il Parco Porto di Mare e il famoso Boschetto della Droga

Qualche settimana fa siamo andati a fare un giro per la prima volta, in quello che fu uno dei progetti di inizio Novecento più importanti di Milano e poi naufragato miseramente lasciando in eredità uno spazio enorme e abbandonato che solo ultimante sta vedendo la luce. Si tratta del Parco Porto di Mare sito a cavallo tra i distretti di Nosedo, Chiaravalle, Corvetto e Rogoredo.

L’area in questione, cent’anni fa, era nel territorio di Nosedo, frazione del Comune di Chiaravalle, paese che venne assorbito dal Comune di Milano nel 1923. I terreni appartenevano all’abbazia di Chiaravalle, che i monaci bonificarono a partire dall’XI secolo e coltivarono a riso dopo la metà del XVI.

Il primo progetto per il Porto di Mare venne presentato nel 1907 e nel 1917, viene costituita l’azienda portuale e nell’anno successivo cominciano i lavori con lo scavo del bacino portuale e di spezzoni di canale verso Cremona per 20 chilometri. Ma nel 1922 i lavori vengono sospesi, forse per mancanza di fondi. Nel frattempo i bacini alle porte di Rogoredo si riempirono d’acqua di falda e l’area negli anni seguenti si trasforma in una gigantesca cava per la ghiaia. Negli anni Trenta i lavori riprendono per creare il porto di Milano. Lavori che naturalmente subito dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale vengono sospesi. Qualcosa venne ripreso nel 1953, senza mai vedere cantieri e lasciando l’area nel totale abbandono. Solo nel 1991 il progetto “Porto di Mare” venne rispolverato dando il nome della nuova stazione della metropolitana 3 (in origine il nome della fermata doveva essere “Fabio Massimo). Ma questo fu l’ultimo tentativo di dare uno scopo al progetto. Nel 2000 il Consorzio fu messo in liquidazione, mettendo fine all’ultima speranza di vedere un porto commerciale a Milano.

L’abbandono di quest’area, apparentemente di nessuno, favorì nel corso del tempo una situazione promiscua dove sul lato meridionale di via Fabio Massimo sono sorte baracche per logistica e stoccaggio, così come lungo via San Dionigi, rendendo l’area simile ad una favela. Mentre l’area verso Rogoredo, la stazione dei treni e via Sant’Arialdo, col tempo si era trasformata nel luogo massimo del degrado a Milano, il famoso “Boschetto della droga”.

Nel frattempo negli anni Sessanta venne creato e aperto alla cittadinanza il parco Cassinis, noto anche come parco delle Rose (intitolato a Gino Cassinis, rettore del Politecnico, presidente dell’Accademia dei Lincei e sindaco di Milano dal 21 gennaio 1961 alla sua morte, il 13 gennaio 1964).

In sostanza quest’abbandono è proseguito per decenni, nonostante nel corso del tempo si sono susseguiti diversi progetti per dare nuova vita a ciò che doveva essere un porto. Tra questi vi fu anche quello di portarvi il tribunale di Milano con relativo nuovo carcere. Tutto, però, rimasto sempre sulla carta.

Dopo anni di “paura” il Comune, assieme alle forze dell’ordine, è riuscito a rendere sicura l’area, un tempo popolata a tutte le ore da spacciatori e tossicodipendenti (che purtroppo spesso hanno qui anche perso la vita). Dobbiamo dire che naturalmente il Comune e chi di dovere non ha debellato la piaga della droga e dello spaccio, ma li ha semplicemente dispersi nel territorio di qualche chilometro, dove in molti si sono spostati nel vicino comune di San Donato.

Dopo qualche anno, come dicevamo, abbiamo fatto un bel giro e con piacere dobbiamo dire che l’area, ora un embrione di parco, è decisamente un luogo dalle potenzialità straordinarie. Potrebbe diventare un vero e grande parco urbano dove la natura ti porta in pochi metri dalle metropolitane in una dimensione quasi selvaggia. Sarà stato che nei nostri due sopralluoghi non abbiamo incontrato molta gente, ma l’atmosfera era veramente incredibile.

Il Boschetto della Droga, com’era divento famoso, era in sostanza un luogo, una piazza dove spacciatori e compratori potevano smerciare le sostanze vietate come e quando volevano, visto che era un luogo operativo a qualsiasi ora e 7 giorni su 7. Quindi al contrario di altri luoghi di spaccio dove chi acquistava la deroga doveva poi spostarsi per consumarla, qui, all’ombra di questo fitto bosco, poteva acquistare e consumare senza sbattersi poi tanto. Il risultato finale fu che molti di questi tossicodipendenti (provenenti anche da tutto il nord Italia e oltre) si stanziarono qui con accampamenti di fortuna trasformandolo in un vero e proprio camping di miserabili. Gente che per altro frequentava anche la vicina stazione di Rogoredo e la M3, che utilizzava per poter raccattare un piccolo gruzzolo di soldi elemosinano per poi fornirsi delle sostanze. Insomma, un vero e proprio supermercato gestito con un sistema molto efficiente, sicuro e praticamente intoccabile, almeno sino a qualche anno fa.

Oggi il “Boschetto della droga” è stato debellato, anche se, come dicevamo, solo spostato di qualche chilometro e sparpagliato in altre mini piazze. Perciò succo succo il problema non è stato risolto certamente ed è anche più complesso di come apparirebbe. Perlomeno l’illegalità da questo luogo è stata risolta, e ora il Parco Porto di Mare è finalmente un luogo fruibile dai cittadini e anche dai bambini.

Ricordiamo che all’interno, dal 2018, è stato creato un sentiero per le mountain bike molto affascinante che sfrutta le collinette e gli avvallamenti creati per gli scavi effettuati cent’anni or sono per realizzare i moli e le darsene del porto mai realizzato.

All’interno del Parco Cassinis si trova il Parco Avventura Tree Experience Milano-Corvetto, il primo parco avventura all’interno di una grande città. Agonismo, stress e sforzo fisico sono gestiti in allegria tra gli alberi e immersi nella natura, con passerelle, ponti tibetani, salti nel vuoto, liane, reti e carrucole intervallati da piattaforme che permettono di riposare tra un esercizio e l’altro. Tutti i percorsi del Parco Avventura Milano-Corvetto, adatti a tutte le età, si svolgono in assoluta sicurezza grazie ad un equipaggiamento composto dall’imbracatura e da due moschettoni. Qui per chi volesse avere informazioni.

Ultima nota che vorremmo dire al Comune: possibile sistemare almeno gli accessi al Parco Cassinis e al parco di Porto di Mare, veramente degradati e degradanti, soprattutto quello verso via Cassinis, dove sembra di entrare in un posto poco rassicurante (anche l’uscita dalla M3 Porto di Mare è imbarazzante).

Così come l’accesso da via Fabio Massimo, dove si deve attraversare la baraccopoli di magazzini per giungere in un assolato parcheggio dove si trova fra l’altro il cantiere del nuovo Karma.

Nell’area adiacente, lungo via Fabio Massimo, dove si trovano ancora le vecchie cascine di Nosedo, vi è una vasta area comunale occupata da orti, carrozzerie, depositi di materiali edili e non solo e alcune roulotte. Recentemente c’è stato un incendio che ha messo a rischio anche le abitazioni del Quartiere Omero.

Il Comune, per quest’area di Nosedo, sta ancora cercando una sua destinazione. Una visione potrebbe essere quella di realizzare un nuovo quartiere di case in social housing, poste a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. Naturalmente un quartiere autosufficiente, ecologico e con ogni requisito possibile per integrarsi nel contesto del parco e del Parco Agricolo Sud Milano (già proposto lo scorso anno).

Gli accessi al parco si trovano: in via Cassinis, nei pressi del distributore di benzina verso l’uscita della M3 Porto di Mare, in via Fabio Massimo, da Via S. Dionigi e da Via Sant’Arialdo

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita

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22 commenti su “Milano | Nosedo Rogoredo – Il Parco Porto di Mare e il famoso Boschetto della Droga”

  1. Interessante. L’Anonimo di turno delle 19.00 ha stabilito che la stazione mm2 “Gessate” è “INUTILE”. Potenza dell’anonimato!
    ROFL

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  2. Per fortuna non sono mai andati a buon fine i vari inutili progetti della Cittadella della Giustizia e Cittadella dello Sport. Sarebbe stata un’ulteriore cementificazione.

    Purtroppo nessuna Amministrazione si è mai occupata di quest’area lasciando fiorire l’abusivismo ovunque, baracche in Via Fabio Massimo, Via San Dionigi.

    Ma l’area dell’ex boschetto dove parecchio tempo prima era una discarica.

    Insomma, alcuni grandi passi da parte di Italia Nostra con la pulizia del Parco sono stati fatti.

    Ora bisogna eliminare baracche ed edifici abusivi.

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  3. Sconcerta il fatto che in tutto l’articolo non venganò mai citati gli operatori di Italia Nostra che sono stati, con il loro lavoro, i veri protagonisti del recupero di questa area. Francamente mi pare che questa volta UF non abbia svolto un buon servizio di informazione omettendo il dato principale riguardo alla trasformazione dell’area da spaventoso luogo di degrado a parco fruibile per i cittadini.

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    • In quella zona hanno operato e operano diverse associazioni, tra cui naturalmente Italia Nostra, e nessuna di queste viene citata. Viene quasi da pensare sia stato fatto apposta.

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  4. Lo scavo ancora esitente e ben visibile all’interno del parco, che doveva essere la nuova darsena potrebbe diventare un laghetto a contorno del parco. Lo scavo c’è già. Un Nuovo parco Sempione ai confini della città. Con abitazioni a contorno. L’area è naturalmente portata per questo utilizzo

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  5. Anche qui solita solita erbetta spelacchiata stile Milano, ma solo a me mette una tristezza infinita questo modo di concepire il verde?

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