Milano | Porta Monforte – Restaurata e “riscoperta” Casa Zanoni, la casa del gatto nero

Da pochi giorni la facciata del palazzo di Corso Monforte 43 è tornata a splendere come nuova, soprattutto sono tornate a prendere le sei figure femminili che adornano il terzo piano dell’edificio.

Si tratta di Casa Zanoni realizzata in stile liberty nel 1889 dall’architetto Enrico Zanoni, artefice di altre costruzioni simili in città come ad esempio Casa Cavenago in Corso Lodi 11 (Porta Romana), Viale Bligny 60 (Porta Vigentina) e la più famosa Casa Donzelli in Via Torquato Tasso 8 (Porta Magenta).

Come per gli altri edifici realizzati su progetto di Zanoni, ricorre spesso il contrasto tra i materiali quali la pietra, anche artificiale, i mattoni in cotto a vista e l’intonaco, che in questo caso è stato anche affrescato per la casa di via Tasso 8.

Infatti, ad abbellire ulteriormente le decorazioni della facciata ci sono tre coppie di figure femminili dipinte da Osvaldo Bignami che rappresentano le Belle Arti e che, con il restauro portato a termine recentemente, sono tornate vive più che mai. Erano decisamente malconce, tanto che apparivano ai passanti ormai come delle ombre scure senza una vera forma.

Il merito di questo recupero fantastico è della famiglia Zanoni ancora proprietaria dell’immobile e del bravissimo architetto Gaetano Radice Fossati.

Naturalmente non mancano gli splendidi ferri battuti di Alessandro Mazzucotelli che ingentiliscono i balconi, finestre e fregi vari (aquile stilizzate e mensole reggi-balconi). In questo caso l’estro creativo del maestro del ferro battuto ha prodotto un simpatico gioco creato da una figura metallica di un gatto, che leggenda vuole avesse anche un topolino (oggi scomparso), inserito come decorazione all’inferriata delle grate dello scantinato.

Una curiosità è data dalle lettere alfabetiche scolpite nel fregio dell’archivolto posto sopra al portale d’ingresso, che in maniera super stilizzata nasconde le lettere ZANONI, la firma dell’architetto. Infatti si scorgono bene due N, la Z, una A e una I raccordate all’intento di un cerchio che può essere benissimo una O. Ai due lati, sempre scolpiti nella pietra il N° e il 43.

Referenz immagini: Andrea Cherchi; Roberto Arsuffi

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