Milano | Rogoredo – In via Cassinis un deposito tecnologico per bici e monopattini

Ieri mattina alla stazione di Rogoredo il Municipio 4 ha inaugurato in via Giovanni Battista Cassinis un deposito coperto per le biciclette, una stazione di deposito/ricarica per i monopattini e una panchina attrezzata con dispositivi per la ricarica di telefoni e notebook.

Tutto alimentato a pannelli solari.

Un intervento sperimentale operato dalla rete EIT – European Institute of Innovation and Technology Urban Mobility che mira a riunire consorzi di città, ONG, istituzioni accademiche e partner commerciali per avviare progetti che coinvolgano le persone sui temi della mobilità urbana e del territorio pubblico.

Referenze immagini: Stefano Bianco

Rogoredo, Via Cassinis, Stazione Rogoredo, EIT – European Institute of Innovation and Technology Urban Mobility, Biciclette

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

20 commenti su “Milano | Rogoredo – In via Cassinis un deposito tecnologico per bici e monopattini”

  1. Nello spazio occupato da un auto trova posto (e ne avanza pure!) un deposito per sei bici.
    Per una città come Milano, dove lo spazio é una risorsa preziosa, basta guardare la foto 7 di questo articolo.
    Non serve aggiungere altro.

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        • Inutilità totale, il parcheggio coperto dovrebbe avere un codice d’accesso, il monopattino privato lasciato a caricare chissà che fine fa, la panchina simil tattica non ha bisogno di commenti.

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      • Ma ho capito chi è M….
        è Maran….
        Così può dire che va sempre tutto bene anche quando muiono gli alberi per colpa delle sue aste al ribasso, o quando la sua rotonda in via sthedal cade a pezzi e non viene manutenuta come le piste ciclabili da lui volute…insomma fa sempre danni ma scrive che va sempre tutto bene.
        Grande Maran….
        Trovo assurdo che dobbiamo chiudere dentro dei cassoni le bici, sarebbe bastata una copertura per la pioggia, ma si vede che avendo eliminato il tema sicurezza e meglio chiudere dentro le cose altrimenti visto il numero di ladri che ci sono ne trovo due di bici….
        Paese di capre

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  2. Se è senza costi per le casse comunali o del municipio 4, vediamo come va (sperando che le spese per sbaraccare tutto siano incluse nel contratto di cessione di spazio pubblico)

    Se invece sono spesi soldi dei Milanesi…qualche serio dubbio ce l’ho. Non tutto quello che “male non fa” è degno di essere finanziato visto che i soldi non crescono sugli alberi.

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    • Essendo un esperimento serve proprio a cercare di migliorare gli investimenti ed evitare errori futuri.
      Credo piuttosto che ne dovrebbero essere fatti molto di più!

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      • Se è a costo zero (sul serio) assolutamente si.

        Se invece sono esperimenti a pagamento, c’è una linea sottile tra “esperimento” e “‘ndo cojo, cojo”.

        E’ questione di rispetto per i soldi che si amministrano.

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      • E’ un progetto co-finanziato dalla Comunità Europea. (si legge in una delle foto)

        Non voglio essere negativo a tutti i costi, ma se i soldi della UE per la mobilità alternativa li buttiamo in mille rivoli per questa o quella iniziativa estemporanea senza visione di fondo, non ne facciamo grande uso.

        Diciamoci la verità: questa iniziativa è probabile che fra un anno sia una landa abbandonata e devastata in cui probabilmente non funzionerà più molto,

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  3. Leggendo gli illuminati commenti di questo articolo sono uno scandalo le due lire spese per bici e monopattini.

    Immagino invece che vadano bene i miliardi spesi per le nuove autostrade e tangenziali che la politica paga con le tasse di tutti, anche di me, ciclista, che l’auto nemmeno la possiedo.

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    • Il fatto che si esprimano commenti su UNA SINGOLA iniziativa, peraltro molto discutibile, non significa che chi li fa sia automaticamente pro autostrade e tangenziali.

      Personalmente ritengo che qui si sia fatto più che altro del gran marketing instagrammabile e che, con gli stessi soldi, si poteva realizzare una velostazione tradizionale, in cui ci sarebbero state molte più biciclette. Amen.

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      • Depositi simili io li ho visti in molte città europee. Se funzionano li si può provare anche qua, magari scopriamo che funzionano, sono molti gli stabili in cui è difficile parcheggiare bici e lasciare la bici in strada di notte è sconsigliabile.

        La mancanza di parcheggi sicuri è uno dei tanti ostacoli allo sviluppo della ciclabilita. Io vedo positivamente sperimentazioni simili. Costano poco, sono facilmente modificabili, esattamente come l’urbanistica tattica che è sempre più apprezzata dai milanesi (a parte i soliti milagnesi, ovviamente).

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        • Depositi giganti di bici di fianco alle stazioni penso le abbia viste chiunque sia stato almeno una volta all’estero.

          La cosa che fa specie è appunto che noi praticamente non li abbiamo. Però abbiamo la piazzola con l’urbanistica tattica e i bolli colorati per ricaricare una dozzina malcontata di bici elettriche.

          Credo che quando si parla di mancanza di un piano, questo ne sia fulgido esempio. Poi datemi pure del milagna e che questo è meglio che niente ecc. ecc. ma la realtà non cambia.

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  4. Son d’accordo con gli anonimi qua sopra, questo è un piccolo passo nella direzione giusta, bisognerebbe essere un po’ più convinti guardando come funziona all’estero, alla stazione centrale di Utrecht ci sono più depositi coperti su più piani con rampe per salire/scendere in bici! Andate a vedere Fietsenstalling Jaarbeursplein!

    Comunque questi cassonetti riconvertiti fanno impallidire tutto il Made in Italy e la cApItAlE dEl dEsIGn…in Francia ci sono da un po’ e sono molto più carini semicilindrici, inoltre hanno più senso perché ti devi abbonare (costo ridicolo di 30€ all’anno) e hanno la chiusura, ideale per tutti quelli che vorrebbero una bella bici ma non hanno spazio per tenerla in appartamento. Questi box a Rogoredo in pratica servono solo per proteggere dalla pioggia (forse facilitano i ladri che così sono anche più nascosti mentre segano i lucchetti ahahah).

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