Milano | Porta Venezia – Restaurata Casa Berri Meregalli

Dopo quattro mesi di restauro la stupenda Casa Berri-Meregalli di via Cappuccini 8 a Porta Venezia è tornata a splendere come nuova, o quasi. Infatti sono terminati i restauri delle facciate dello stupendo edificio in stile “Liberty-Coppedè” eretto nel 1913 su progetto dell’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata nell’allora nuovo quartiere borghese che stava sorgendo sul lato orientale di Corso Venezia, sui terreni di palazzi nobiliari e del convento dei Cappuccini.

Lo stile scelto dal grande Arata mischia un insieme di elementi che si rifanno molto, in maniera eclettica, allo stile medievale con grottesche e mostri che spuntano un po’ ovunque, sicuramente rivisitati, con una non trascurabile attenzione anche all’esotico e al moresco e al Liberty.

Oggi possiamo ammirare questa meraviglia nei suoi originali colori, coperti da oltre cent’anni di trascuratezza e polveri del tempo (e dallo smog).

Purtroppo le meravigliose figure dipinte, che un tempo adornavano la parte alta e sovrastante l’ingresso d’angolo, si sono deteriorate nel corso del tempo. A quanto pare, non è stato possibile riportarle se non in flebili impronte sull’intonaco originale.

Qui di seguito alcune foto d’epoca del palazzo che mostrano la presenza dei dipinti nella parte alta, sopra l’ingresso principale.

La polarità di questo edificio è che si distingue rispetto alle altre coeve costruzioni in style Eclettico-Liberty della zona che sono caratterizzate principalmente da una sorta di grafismo bidimensionale. Sull’edificio, invece, il grafismo bidimensionale è maggiormente evidente nell’inconfondibile plasticità con cui vengono articolate le facciate e dal recupero del senso della massa, dall’uso controllato di aggetti e rientranze di luci ed ombre, di pieni e vuoti.

L’edificio che affaccia nei suoi due prospetti sulla via Cappuccini e sulla via Vivaio è caratterizzato al piano terra da un rustico e massiccio rivestimento a bugnato in finta pietra sbozzata entro cui sono inserite aperture protette da grate in ferro battuto del grande artista Alessandro Mazzucotelli. L’ingresso principale è posizionato d’angolo sormontato da un insieme architettonico che lo fa sembrare dominato da una torretta.

Nei piani superiori invece le superfici assumono maggiore leggerezza e il bugnato rustico è utilizzato per fastigi e per sottolineare la parte superiore delle aperture. L’articolazione delle due facciate è ottenuta attraverso l’impiego di grandi paraste con leggera curvatura rivestite in mattoni a vista con fascia terminale decorata con mosaici colorati, che inquadrano le finestre e i balconi dei tre piani soprastanti il piano terra.

In particolare le aperture del terzo piano si estendono sulla intera superficie tra parasta e parasta concludendosi con arco semicircolare.

Sovrastanti i capitelli delle paraste e poggianti su mensole aggettanti, le sculture di puttini realizzate in finta pietra sottolineano la conclusione dei tre piani realizzando una sorta di fregio in movimento che viene ulteriormente definito e arricchito dai piccoli balconi semicircolari, in asse con le aperture sottostanti, dell’ultimo piano sottotetto.

Una gronda caratterizzata da ampio sporto conclude le due facciate contribuendo con la sua ombra a creare uno sfondo che, percepito dal basso, pone maggiormente in risalto l’originale e movimentata articolazione scultorea sovrastante le paraste.

Ricordiamo di dare un occhio anche all’androne: quando passerete a dare uno sguardo al palazzo, noterete che è stupendamente decorato da mosaici e soffitti decorati da Angiolo D’Andrea e di Adamo Rimoldi e arricchito dalla celebre scultura di Adolfo Wildt, La Vittoria del 1919.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Yvette Gauthier, Andrey Toporkov

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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