Tra un mese, il primo dicembre 2022, aprirà nello spazio dell’ex Seminario Arcivescovile di Corso Venezia 11 il Portrait Milano del gruppo Ferragamo.
Per ben tre decadi i milanesi all’indirizzo di corso Venezia 11 hanno visto solo un grande portone chiuso, che il primo dicembre aprirà i battenti scoprendo la riqualificazione dell’ex Seminario Arcivescovile capolavoro del Seicento milanese, convertito in hotel e polo del lusso. Il gruppo Ferragamo aprirà qui Portrait Milano, hotel con 73 camere, di cui 20 suite, Spa, ristoranti, bar e boutique. Il maestoso cortile interno, che si incontra superato lo stupendo portale barocco con due grandi cariatidi di Francesco Maria Richini, sarà aperto anche su via Sant’Andrea 10 a formare la piazza del Quadrilatero – questo il nome scelto come omaggio alla moda -, che con i suoi oltre 2.800 metri quadrati diventerà un luogo di ritrovo per cittadini e turisti.
Il palazzo è stato il seminario più antico in Europa, secondo nel mondo, costruito nel 1564 con una posizione strategica e centrale nel Quadrilatero fashion del capoluogo lombardo. Nei secoli è stato convitto durante l’impero di Maria Teresa d’Austria, prigione ai tempi di Napoleone, ospedale per i soldati di Radetsky. Poi venne ristrutturato da Piero Portaluppi nel 1967 e divenne atelier dell’architetto Mario Bellini negli anni Ottanta.
Portrait è il giovane brand dell’ospitalità di lusso del gruppo Lungarno, che fa capo alla famiglia Ferragamo, con due strutture attive a Firenze e Roma. «Abbiamo voluto trovare una location unica e al contempo restituire a Milano questo luogo come nuova destinazione – ha raccontato Leonardo Ferragamo, presidente di Lungarno Collection –. È stata una operazione complessa e ambiziosa, in un luogo ricco di storia che dal passato profondo si proietta nel futuro». Grazie al supporto di amministrazione comunale e Curia. Aggiungendo: «L’ospitalità ha ispirato la nostra famiglia da tanti anni, perché abbiamo sentito questo settore vicino alla moda. Portrait nasce proprio da una visione che vuole esaltare le caratteristiche, la qualità e gli aspetti storici dei luoghi prescelti».
Il progetto è curato da Michele De Lucchi e per gli interni da Michele Bönan. A ideare l’esperienza offerta nella ristorazione sarà Identità Golose dello chef Andrea Ribaldone, che gestirà direttamente i bar e i ristoranti del lato nord, che includono anche un giardino.
Referenze immagini: Portrait del gruppo Lungarno Collection
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Ancora c’è qualcuno che sappia creare qualcosa di invidiabile !
Che meraviglia come sia passati da questa poesia architettonica allo scempio dei nuovi palazzi?
Perché a Milano si decide di tutelare l’architettura del dopo guerra e no i secoli prima?
A pensare che la meraviglia di corso Magenta (per citarne una) prima era estesa in tutta Milano. Abbiamo perso di fascino. E stiamo perdendo il gusto.
Dovremmo chiederlo ai nostri nonni e bisnonni che hanno ricostruito dopo la guerra.
Concordo, Milano é stata distrutta dalla guerra ed è stata poi ricostruita con architetture (spesso) senza senso e decisamente brutte.
Secondo me dovremmo chiederlo negli uffici comunali, o al politecnico! Si studia e si venera solo l’architettura del dopoguerra. possibile che nessuno capisce che è tremendamente brutta? E Milano merita molto di più?
Si continua a costruire le case con lo stile di 70 anni fa, lo stile più brutto nella storia dell’architettura!
Assurdo che nessuno si occupi di trovare una realtà milanese e che al momento si costruisca tanto per far soldi.
Questo attuale boom nel costruire mi ricorda tanto gli anni 60 quando dopo la guerra si costruiva tutto velocemente giustificato dalla riqualificazione delle aree bombardate. E adesso per quei errori viviamo asfissiati da palazzacci brutti e fuori contesto !
(Mia visione)
Arcivescovato è sicuramente una bellezza di in epoca molto antica, ma basterebbe rispettare la bellezza architettonica della fine del ‘800 adattandola ai giorni nostri. O comunque rispettare la nostra cultura Italiana classica.
Diciamolo Milano è la città bruttina.
Poi ci sono zone come:
Via Vincenzo Monti, via XX settembre, via fratelli ruffiani, vie di una importanza strabiliante
Il centro oltre piazza duomo è stato molto sfortunato per via della guerra e i suoi bombardamenti, ricostruito non in stile per la mania del nuovo lo troviamo scatto, squadrato e sovietico.
Trovo questo molto triste. Termino, l’architettura di Milano non rispecchia il popolo milanese.
Ricordo che al progetto hanno lavorato anche Rimond (studio di fattibilità e aspetti amministrativi) e Artelia (ingegneria e impianti)
Chiuso?
Ma se c’è sempre stato un parcheggio (abusivo?)
Comunque era l’ora!