Milano | Porta Volta – Area Museo della Resistenza e giardino temporaneo: febbraio 2023

Coma abbiamo visto, dove dovrebbe sorgere il famoso Museo Nazionale della Resistenza a Porta Volta, la cosiddetta piramide gemella e speculare (e molto più piccola) del palazzo Feltrinelli e Microsoft progettato dallo studio di Herzog & de Meuron, sul lato opposto di piazzale Baiamonti, sta per essere aperto, a conclusione dei lavori, un giardino condiviso, figlio del primitivo giardino sorto subito dopo l’abbattimento del vecchio distributore di benzina.

Infatti la Sezione Volta-Garibaldi dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (conosciuta come Circolo dei Combattenti) si è accordata col Comune di Milano per gestire nell’area tra il giardino Lea Garofalo e il vecchio casello gestito dal Circolo Combattenti e Reduci, un giardino condiviso dove socializzare. Quindi un’area dove saranno proiettati film all’aperto, piccoli concerti live di musica e altro ancora.

Questo naturalmente sino a quando i lavori per il nuovo edificio museale non partiranno con ruspe e betoniere, chissà però ancora fra quanto tempo.

Ad ogni modo, noi di Urbanfile troviamo questo continuare a rimandare l’avvio del cantiere, tamponando con giardini dalla durata breve e dando un “contentino” ai comitati di zona, una presa in giro per tutti. Perché siamo sicuri che il giorno in cui partiranno veramente i lavori per la costruzione del museo (secondo noi passeranno altri anni ancora comunque), ci sarà nuovamente la protesta, a questo punto quasi legittimata, dei comitati di quartiere, visto la presenza dell’area verde.

Come avevo già scritto, sebbene il progetto del palazzo Feltrinelli mi piaccia parecchio, forse avrei preferito che fosse stato eretto altrove e l’area, come questa di viale Montello, fosse rimasta a verde, naturalmente sistemata a dovere, esaltando i due caselli del dazio di Porta Volta.

Intanto le strutture sono state allestite e pronte ad accogliere i cittadini.

L’area di Porta Volta assieme a piazzale Baiamonti è, a dire il vero, uno dei luoghi più “tremendi” secondo me del centro storico di Milano: auto ovunque, nessun arredo urbano, piste ciclabili, come quella realizzata che giunge da via Ceresio, inutilizzata e anche malfatta. Viale Bastioni di Porta Volta un orrendo parcheggio, ma anche il giardino Lea Garofalo, con quei muri inutili e pericolosi (oltre che pericolanti), sembrano luoghi irrisolti che pare rimarranno ancora a lungo in questo stato.

Io, abitassi da queste parti, sarei incazzato col Comune che pare essersi dimenticato ancora una volta di questa parte di città.

Qui sotto alcune immagini delle ciclabili inutili e brutte.

Mentre qui alcune immagini del muro di viale Montello, pericolante e mai abbattuto. Aspettano solo che caschi in testa a qualcuno?

Parcheggio selvaggio perenne e costante.

Insomma, Porta Volta è “orrenda”, e mi spiace dirlo. Il Comune non fa nulla per sistemare al meglio questo luogo e pare non curarsene proprio. Si fa solo bello mostrando un progetto faraonico che arriverà fra chissà quanti anni ancora.

Referenze immagini: Herzog & De Meuron; Duepiedisbagliati

Porta Volta, Herzog & De Meuron, Viale Montello, viale Crispi, Viale Bastioni di Porta Volta, piazza Baiamonti, Museo Nazionale della Resistenza

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

27 commenti su “Milano | Porta Volta – Area Museo della Resistenza e giardino temporaneo: febbraio 2023”

  1. D’accordo sull’arredo urbano decadente dell’area e sul disegno urbano osceno. Ma non capisco perché dare un uso temporaneo all’area dovrebbe legittimare il comitato a protestare una volta che inizieranno i cantieri. Immagino che l’accordo firmato sarà stato ben chiaro. Tralascio anche lo stile dell’articolo che sembra quasi più un post del fascistello “milanopost”.

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  2. Urbanfile è tutto ma non fascistello. Io penso una cosa molto di Sinistra e anche di Civiltà: sarei felicissimo se noi milanesi pagassimo più tasse e con quei denari la città fosse tenuta più bella e Civile (e anche di Sinistra)

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  3. Io abito lì. Paolo Sarpi 3 per la precisione.

    La gestione della faccenda è l’ennesima riprova del concetto di dittatura della minoranza.

    I comitati di quartiere che non vorrebbero la seconda piramide rappresentano l’opinione di forse il 5% dei residenti.

    Noi residenti VOGLIAMO la piramide. Così come 7 anni fa abbiamo celebrato l’arrivo della Feltrinelli.

    Ma voi prima di giudicare avete idea di cosa fosse il quartiere prima di questi interventi?

    Siete consapevoli dell’occasione che questi investimenti hanno rappresentato e rappresentano per l’area? Solo grazie a loro tutto il quartiere si è trasformato (personalmente ritengo in meglio in maniera totale)

    Amo il verde, sono il primo a capirne l’importanza. Ma proprio per questo quando cerco il verde vado in Sempione – a esattamente 300 metri di distanza da Baiamonti. Continuerei ad andare in Sempione anche se annullassero la costruzione della piramidina e facessero lì un parchetto. Idem per tutti i residenti sinceri con loro stessi.

    Quindi per favore lasciamo un attimo silente l’ideologia e analizziamo la realtà prima di diventare monodirezionali.

    Questa è la mia verità, ma sarei pronto a ricredermi davanti a un’opinione lucida. Parliamone!

    Ps – per me la Feltrinelli è un capolavoro degno di Tadao

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    • Forse sei l’unico che la pensa così, (e solo)
      La doppia piramide è una architettura straordinaria.

      Il milanese è testardo e non aperto al cambiamento.

      La piramide Feltrinelli è un esempio,
      Quante polemiche, quante parole.

      Come L a futura pedonabilità in Buenos Aires è ritenuta un idea capace di distruggere il commercio della via,…

      Come se la maglietta le aquistassero da dentro la macchina lanciando i soldi dal finestrino.

      Forse una cosa non è chiara,
      Milano come Roma sono città guida per tutte le altre città italiane.

      Bisogna sperimentare ed essere sempre un passo avanti (con coraggio).
      Gli altri vedono e ascoltano.

      Ps spero che il progetto si sbocchi!
      Abbiamo tanto da fare !

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      • Il milanese è talmente testardo e poco aperto al cambiamento che Milano è l’unica città italiana con un’architettura contemporanea degna di questo nome.

        A Roma a parte il parco della musica è il destro dei tartari

        Resto d’Italia non pervenuto

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    • A sette anni dall’inaugurazione, i due edifici “Feltrinelli” e “Microsoft” stanno crepando tutti i cementi esterni … a breve oltre alle Mura Spagnole avremo anche le Mura Svizzere.
      Andate a vedere.
      Quindi aspettiamoci presto una terza replica ne “il Museo della Resistenza”

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    • Ma il circolo combattenti di quale guerra?

      Quel circolo è una attività commerciale come tutte le altre, e alla fine del contratto non ha nessun diritto.

      I caselli sono proprietà pubblica. È giusto che abbiano una funzione pubblica e che la porzione di piramide con funzione pubblica (prima era uffici comunali,ora è museo) venga realizzata per il bene di tutti.

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      • Immagino sia il Circolo Combattenti della Guerra del Golfo di 33 anni fa.

        Non mi viene in mente nessun’altra guerra che abbiamo combattuto che abbia ancora combattenti in vita ad alimentare un circolo 🙂

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  4. L’intervento di F.Capitani sintetizza bene la realtà delle cose. Stiamo parlando di un gruppetto di fanatici, evidentemente con appoggi altolocati, che si batte per il nulla. Non per il verde, visto che a 300 metri c’è il Parco Sempione e che di fronte è stato creato un altro spazio verde a margine della piramide. Si battessero invece per mettere a verde l’orrendo parcheggio di Porta Volta, costruendovi magari un parking sotterraneo a servizio della zona.

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  5. Al diavolo Herzog & de Meuron che hanno relegato viale (viale?) Pasubio ad essere per sempre una stretta ed opprimente via parcheggio con marciapiede ciclabile.

    Al diavolo i politici che si fanno abbindolare da rendering sbarluccicosi e lasciano alle società private il compito di gestire riqualifiche pubbliche per tagliare il nastro a fine opera.

    Al diavolo gli automobilisti che oltre ad intasare il centro tutti i giorni vogliono anche il benvenuto con il “canocchiale prospettico”.

    Al diavolo coloro che vorrebbero la Resistenza morta e chiusa in un museo, da rivivere al prezzo di un biglietto.

    La Resistenza invece vive! Soprattutto in tutte quelle persone che sacrificano volontariamente il loro tempo per offrire uno spazio verde e pubblico alla propria comunità.

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    • Ma perchè tutte le volte che si parla di Resistenza c’è sempre un linguaggio così sgradevole e machista-bellicoso? (“al diavolo” tutti…)

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    • Non sapevo che in zona avessimo un capo villaggio che si immola al sacrificio per la propria comunità.
      A mio avviso la tua opera di resistenza ideologica genera di fatto solo degrado, ostacola la conclusione del progetto di riqualificazione dell’intera zona, che invece con il museo onorerebbe il sacrificio di chi realmente la resistenza l’ha fatta – non urlata e millantata – donando la propria vita per la nostra libertà, a differenza di perditempo nullafacenti come te che impropriamente usano il termine sacrificio.
      Come si fa a non capire che la conclusione del progetto di riqualificazione diventerebbe un volano per la creazione di nuovi posti di lavoro per l’aumento del turismo, la cultura antifascista, la salvaguardia della memoria e non solo.
      Ora capisco quale è lo scopo della Camera del Non lavoro: impedire che si crei lavoro, cultura e benessere.

      Rispondi
    • Non sapevo che in zona avessimo un capo villaggio che si immola al sacrificio per la propria comunità.
      A mio avviso la tua opera di resistenza ideologica genera di fatto solo degrado, ostacola la conclusione del progetto di riqualificazione dell’intera zona, che invece con il museo onorerebbe il sacrificio di chi realmente la resistenza l’ha fatta – non urlata e millantata – donando la propria vita per la nostra libertà, a differenza di perditempo nullafacenti come te che impropriamente usano il termine sacrificio.
      Come si fa a non capire che la conclusione del progetto di riqualificazione diventerebbe un volano per la creazione di nuovi posti di lavoro per l’aumento del turismo, la cultura antifascista, la salvaguardia della memoria e non solo.
      Ora capisco quale è lo scopo della Camera del Non lavoro: impedire che si crei lavoro, cultura e benessere.

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      • che brutta piega che ha assunto questa discussione.

        eppure, mi sembra doveroso che i punti di vista emergano.

        che la zona sia stata molto più orrenda prima che dopo la pedonalizzazione di via sarpi, prima che dopo la creazione della feltrinelli, prima che dopo la dismissione dell’orrendo distributore (dov’erano allora i difensori dei tigli?) sarebbe credo impossibile non ammetterlo.

        moltissimo peró c’é ancora da fare e io sposo totalmente il punto di vista cosí bene espresso da f. capitani che anche la seconda piramide con la sistemazione dei caselli sarebbe un passo nella direzione giusta.

        la protesta sul glicine credo sia inutile (non vedo perché non si possa integrare nel progetto).
        l’ex circolo combattenti (non siate ridicoli, quale combattente più lo frequenta!!) é dentro al casello e anche quello e i suoi memorabilia al limite…(in fondo non si tratta del museo della resistenza?).

        Il grosso traguardo che ancora non ha nemmeno progetto é il drammatico parcheggio all’aperto dei bastioni (quello varrebbe la gola di qualche ambientalista, ma a quanto pare nessuno si accorge).

        A me che ci sia una diversità di visioni rispetto al progetto della piramide non disturba.

        ma che il dissenso alla piramide si accrediti chiassosamente come il parere unico o prevalente dei residenti del quartiere e che sia magari alimentato da motivazioni di carattere ideologico o politico, questo proprio NON LO POSSO SOPPORTARE.

        una enorme maggioranza silenziosa é d’accordo con capitani e assiste allibita a questa protesta surreale sugli alberi…

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