Testo Guido Angelini
È avvincente scoprire in città interventi edilizi moderni, non recenti ma che sono ancora attuali, come ad esempio il complesso residenziale di via Tomaso Gulli 19 a Milano nel distretto della Maddalena, in un quartiere composto da edifici di abitazione per lo più anonimi degli anni 60/70, e pure da contemporanei, tuttavia, un po’ convenzionali.
Esso è formato da tre fabbricati più portineria e occupa un lotto rettangolare delimitato anche da via Ernesto Besenzanica e confinante sugli altri due lati con alcune proprietà private; fu progettato nel 1970 dall’architetto Giovanni Mistretta, dove proprio in questo luogo ebbe il proprio studio professionale.
Di origine veneziana, egli studiò all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con docenti come Franco Albini, Ignazio Gardella, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Bruno Zevi, Giovanni Astengo e Luigi Piccinato. Dopo aver fatto pratica presso studi famosi come quelli di Figini e Pollini e di BBPR, si mise in proprio dedicandosi particolarmente all’edilizia residenziale, ma anche alla progettazione industriale, fino all’arredamento d’interni e al design, sia in Italia che all’estero.



Durante la sua attività professionale, ha realizzato anche complessi polivalenti e progetti di scuole e chiese; noi preferiamo indicare due dei suoi lavori giovanili come esempi di buon professionismo, il più noto, il grande edificio per abitazioni in piazza Leonardo da Vinci, Città Studi, a Milano del 1971, che si sviluppa a forma di grande L in un vasto isolato all’incirca trapezoidale, e questo poco conosciuto complesso in via Gulli nel distretto della Maddalena (Molinazzo tra M1 Bande Nere e Primaticcio).
Per il misurato carattere che Mistretta è riuscito abilmente a dar loro, di un “brutalismo ingentilito” dal rivestimento in pietra delle facciate, dall’impaginato calibrato delle stesse e dalle mirate scelte tipologiche. In questi lavori l’architetto ha saputo combinare la sua sobria attitudine compositiva con un preciso studio dei dettagli costruttivi, in quanto era dotato di grande pragmatismo. Gli omaggi a Le Corbusier sono evidenti: a partire dai pilotis e dall’uso del cemento armato a vista nel primo caso, nella chiara composizione della planimetria generale, nell’uso delle logge continue per scandire le facciate principali e nella definizione dei semplici, ma curati particolari degli edifici nel secondo.
In questa occasione ci soffermiamo su via Gulli dove i corpi di fabbrica, tutti e tre in linea ma di differenza lunghezza, si dispongono ritmicamente sul lotto con una soluzione che ci appare armoniosa e ben riuscita. Il maggiore situato sulla sinistra in via Gulli è arretrato rispetto al filo marciapiede, il più piccolo, che ha l’appendice della portineria dalla forma sinuosa nei pressi dell’ingresso, si trova un poco più avanzato all’incrocio delle due vie, e il terzo è posto perpendicolarmente ad entrambi su via Besenzanica e ha lo stesso arretramento del primo rispetto ai confini dell’area.






La facciata su strada dell’edificio principale, alto nove piani, è definita quindi orizzontalmente da cinque logge continue, scandite e sostenute da setti e al cui interno le pareti perimetrali intonacate e tenuamente colorate, sono parzialmente sfondate in modo alternato, per motivi funzionali e per contribuire a dare un certo dinamismo al suo aspetto. I loro parapetti, traforati secondo un accurato disegno, sono verniciati di grigio mentre il corrimano è in cemento. All’ultimo piano, dove ci sono gli attici, i balconi invece sono a sbalzo con parapetti pieni e continuano anche sui due fronti laterali, dove sono state inventate delle “accorte” riseghe a filo delle logge; pure quelli al piano sottostante ma con i parapetti traforati uguali a quelli delle logge, sono a sbalzo, della stessa dimensione e con le medesime riseghe, in questo caso appoggiate alle logge laterali delle facciate maggiori, dove proseguono girando semplicemente verso esse.





Questi prospetti, rivestiti in pietra e certo diversi ma in armonia con quelli maggiori, appaiono come dei grandi setti a tutt’altezza che concludono l’edificio e sono punteggiati da finestre ben incorniciate, quadrate ai lati e rettangolari di piccole dimensioni e tripartite, queste poste asimmetricamente in modo alternato, a destra e a sinistra negli stessi.
Pure la facciata interna è suddivisa verticalmente in cinque parti con lo stesso schema di partizione delle logge, e presenta in questo caso a filo facciata tre corpi scala, posizionati in modo asimmetrico come le sue relative finestre quadrate, uguali a quelle dei prospetti laterali, qui sono poste verticalmente di fila, alternandosi a destra e a sinistra. La sua immagine complessiva, pur addolcita dalla presenza del florido giardino è un po’meno dinamica del fronte principale, ad ogni modo le differenti impaginazioni dei prospetti si integrano nell’insieme con una certa cadenza ed eleganza, definendo con stile le soluzioni d’angolo.




L’edificio posto all’angolo del lotto è di sette piani e presenta lo stesso schema, mentre quello su via Besenzanica, alto sei piani e con due corpi scala ha i prospetti principali invertiti, e quello su strada, che appare quindi meno convincente, è fortunatamente in gran parte mascherato da alti alberi, che sono presenti in quantità anche nel giardino retrostante.
L’adozione di queste scelte, fatte in modo abile e ponderato, rende equilibrata sia la planimetria generale dei tre semplici edifici, simili ma diversi in posizione, lunghezza e altezza, che il loro aspetto facendo apparire così il complesso residenziale ben compiuto, apprezzabile e tuttora di un certo valore architettonico.




Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Guido Angelini
La Maddalena, Via Gulli, Architettura, Giovanni Mistretta, Bande Nere, Molinazzo, Piazza Siena
Fascino ????????
Si certo, il fascino se ad abituarci sono altri, e non l’autore.
Sono curioso di conoscere se vive in un edifico altrettanto ‘affascianante’.
Riqualificatelo
abito in questo edificio da circa due anni e lo trovo più che affascinante. certo ha un po di annetti, ma avendo vissuto in tanti appartamanti in locazione in italia e all estero apprezzo molto le sue caratteristiche. grosse finestre garantiscono luminosità anche nei giorni piu grigi, il traforo delle sponde dei balconi alleggerisce la vista ampliando il senso di apertura , le due loggie abitabili coperte – una per ogni esposizione che – penso- sia doppia per tutti gli appartamenti, consentono di pranzare e intrattenersi per aperitivi e letture, quando il tempo lo consente, il grande numero di appartamenti facilita la suddivisione delle spese e consente una buona manutenzione del verde e servizio di portineria, la scelta del teleriscaldamento riduce i costi di gestione, la presenza di un gran numero di garages facilita il parcheggio- a dire il vero sono un po piccolini, per macchine anni 70, ma ci sono. per ultimo la lungimiranza dei primi condomini ha permesso di dedicare una vasta zona nella parte retro strada a parco privato. questo consente di affacciare sul verde e di sentire cantare gli uccellini. per me queste caratteristiche sono uniche e apprezzabilissime. mia opinione, eh
confermo quanto detto da Rossana e dall’autore, abitando i miei genitori qui da oltre un anno. Un complesso progettato con pragmatismo che garantisce a tutte le abitazioni luminosità a tutte le altezze e godibilità di ampi spazi esterni (due terrazze che corrono lungo entrambi i lati dell’appartamento ad ogni piano), cui si accede da ogni stanza (abbastanza raro a Milano), senza sacrificio degli spazi interni ampi e regolari in ogni stanza.
Bellissimo e grande il parco condominiale dotato di campo da basket, porte calcetto, tanta ombra ping pong e grill in muratura; soprattutto per i bambini piccoli un’oasi di tranquillità protetta dal rumore e dalla strada. Il teleriscaldamento lo colloca in classe A per legge.
Giovanni Mistretta è un architetto che ha lasciato a Milano edifici molto interessanti di un’architettura non convenzionale dove prevalgono le forme curve. Gli edifici più significativi sono le torri cilindriche in Via delle Forze Armate