Milano | Porta Vittoria – Cantiere Biblioteca Europea BEIC: novembre 2023

Dopo lungo tempo, possiamo dire che il cantiere per la realizzazione della famosa  BEIC – Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – sull’area di viale Molise a Porta Vittoria, sia effettivamente partito.

La nuova struttura culturale sarà costruita nel lotto sito tra viale Molise, via Monte Ortigara e Via Cervignano e non più come originariamente lungo viale Umbria e via Ortigara, dove è realizzato il nuovo parco dell’Otto Marzo.

Ricordiamo che il progetto è firmato da un gruppo formato dai progettisti: Angelo Raffaele Lunati (capogruppo con Onsitestudio), Manuela Fantini, Marcello Cerea, Giacomo Summa, Francesca Benedetto, Luca Gallizioli, Giancarlo Floridi, Davide Masserini, Antonio Danesi, dai consulenti Silvestre Mistretta, Giuseppe Zaffino, Fabrizio Pignoloni e dalla collaboratrice Florencia Collo.

Lo stanziamento complessivo dei lavori è di 130.736.100, di cui: € 101.074.000 finanziati dal Fondo Complementare al PNRR, rientrando il progetto nella Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura, Component 3 Cultura 4.0. Ulteriori € 15.236.100 sono finanziati dal DL n.144 del 23 settembre 2022, € 13.926.000 sono a carico del bilancio Comune di Milano e € 500.000 sono stati stanziati per la realizzazione del progetto Biblioteconomico. La consegna è prevista per il 2026.

Al momento il cantiere pare in fase di preparazione con il montaggio delle cesate.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Duepiedisbagliati, OnSite Studio

Porta Vittoria, Calvairate, B.E.I.C. – Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, BEIC, viale Molise, via Monte Ortigara, Via Cervignano, Architettura, Biblioteca, Passante ferroviario, OnSite Studio

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

10 commenti su “Milano | Porta Vittoria – Cantiere Biblioteca Europea BEIC: novembre 2023”

  1. Non mi sembra vero che la facciano veramente. Ne sento parlare da almeno 15 anni se non 20. In questo paese si investe troppo poco in cultura e scuola e gli effetti si vedono. Contento per questa biblioteca sperando che diventi un nuovo centro culturale per tutta Milano ma anche per mezza Lombardia visto la vicinanza con la stazione del passante ferroviario.

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  2. Praticamente un serrone.

    Tanto bella dentro quanto brutta fuori.
    Da fuori è una versione più tozza e sgraziata delle piramidi di Herzog & De Meuron.
    Dentro ricorda vagamente l’atrio della Tate Modern, con l’immancabile aggiunta greenwashing.

    Gioiamo per la biblioteca, che è sempre una buona notizia, ma come architettura si poteva fare di meglio.

    Personalmente preferivo di molto il progetto originario, molto più iconico a che con qualche piccolo aggiornamento (soprattutto lato sostenibilità) secondo me si poteva anche tenere.

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    • Il progetto originario imho era un pugno in un occhio, mastodontica e piena di spazi senza senso, un atrio che avrebbe consumato come una centrale atomica e via discorrendo, difetti a pioggia.. sempre sia lodato il signore che non è stata fatta..

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      • diglielo! Però in effetti il ‘nuovo’ progetto lascia molto a desiderare… Poi sta smania di ficcarci sempre degli alberi all’interno, pure in una biblioteca dentro ad un parco.. (piante di quasi 9 metri con solette da 50 cm!!) Più che copiare Herzog & De Meuron qui sembra che il progettista voglia ricercare un senso di leggerezza, luminosità e trasparenza che poi risulta invece (dai render) avere più un senso di temporaneo, di pertinenza a qualcos’altro. E’ vero che si collega ancora a ciò che è ‘culturale ‘, una visione di imponenza, di profondità intimistica ma questo progetto sembra di più andare incontro ad esigenze di coworking che di una vera biblioteca.

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    • Anche secondo me, da fuori mi pare non rispetti la funzione che deve avere.
      Va beh, per consolarmi vado a vedere le biblioteche di Phoenix, Arizona, la Sainte-Geneviève a Parigi e anche quella nuovissima a Dubai che, può piacere o no, ma esprime un pensiero coerente con il contenuto.
      Mi rendo conto che di Henri Labrouste ce n’è stato uno.

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  3. Spero mettano un cartello con un po’ di notizie sul cantiere.
    Forse c’è già, ma io non l’ho visto.
    E magari un po’ di notizie via via che procede il lavoro, eventualmente con delle date di previsione. Grazie.

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  4. Ma questi bene/maledetti architetti ancora non l’hanno capito che IL VETRO A TERRA NON SI DEVE USARE in un ambiente pubblico esterno o interno che sia, specialmente se a piano terreno? Solo questo meritava l’esclusione senza nemmeno dover verificare le irregolarità commesse nel procedimento concorsuale (a proposito qualcuno sa come è andata a finire l’indagine dei magistrati? A tarallucci e vino come da tradizione italica?). Venendo a temi che vanno oltre le competenze dei magistrati, dell’umarello, o dello studente di architettura al primo anno: qualcuno ha letto la relazione di progetto, o visto almeno un disegno di dettaglio, in merito al sistema di facciata e/o copertura? Perché il rischio di essere in un padiglione espositivo vetrato di metà 800 anziché in una architettura sostenibile degli anni 2000 è molto concreto. Sarebbe un vero e proprio scandalo – per altro tipico dalle cricche italiche che spesso hanno anche conosciuto le patrie galere – se avesse vinto questo progetto senza considerazioni preliminari sull’efficienza, la sostenibilità, e il comfort ambientale di facciate e coperture vetrate che sono l’essenza stessa del progetto. Dai render non sembrerebbe sia stata fatta alcuna considerazione in tal senso. Se qualche insider volesse rispondere, magari potremmo avere qualche certezza in più e qualche fantaipotesi in meno. Grazie.

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