Milano | Forze Armate – Ancora lontano lo sviluppo per Piazza d’Armi

Milano Forze Armate. Piazza d’Armi, per chi non lo sapesse, è quella vasta area verde di Milano, pari a circa 41,50 ettari, quasi interamente libera, compresa tra la Caserma Santa Barbara, gli ex magazzini militari di Baggio, quasi completamente demoliti nel giugno 2020, l’ospedale San Carlo Borromeo e via delle Forze Armate.

Un’area che sino alla fine dell’Ottocento era occupata dai campi coltivati dalle cascine Moretto (demolita attorno al 1930), Barocco, Linterno e Torrette di Trenno, tutte cascine dedite all’agricoltura nella frazione del vecchio comune di Baggio che fu Sella Nuova. L’attività agricola cessò sull’area considerata all’inizio del 1900, prima per le attività dell’Aerodromo di Forlanini, poi per la trasformazione in Piazza d’Armi di Milano nel 1920 col trasloco dall’area attuale occupata da CityLife utilizzata all’epoca per le manifestazioni fieristiche.

L’area, assieme ai confinanti complessi della Caserma Santa Barbara e dell’Ospedale Militare di Baggio erano uno dei più estesi complessi militari cittadini esistenti in Italia. Per quasi 50 anni l’area verde è stata usata per l’addestramento dei militari e per manovre con carri armati. Poi la cessazione della leva militare obbligatoria nei primi anni 2000, l’area non fu più utilizzata diventando col tempo luogo di accampamento e occupazioni abusive. 

L’8 agosto 2014, Ministero della Difesa, Agenzia del Demanio e il Comune di Milano hanno siglato un “Protocollo d’Intesa finalizzato alla riqualificazione e razionalizzazione di alcuni siti militari presenti sul territorio cittadino”. Tra questi la Piazza d’Armi.

Nel 2015 Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A. (Invimit Sgr), una società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stata incaricata del recupero e della valorizzazione dell’area.

Nel 2017 venne mostrato il “masterplan” per l’area secondo un progetto dell’architetto Leopoldo Freyrie che prevedeva case residenziali da disporre ai lati del grande parco pubblico.

Così arriviamo al 31 gennaio 2023 quando il Consiglio di amministrazione di Invimit Sgr ha approvato l’avvio delle attività funzionali alla pre-commercializzazione dell’area.

Dopo un anno hanno risposto circa cinquanta società, ma nessuna che sia apparsa particolarmente interessante per avviare l’operazione immobiliare di quest’area di quasi 400 mila metri quadrati. Perciò resta ancora aperto, e altrettanto incerto, il suo futuro. Come ha spiegato a La Repubblica, Bruno Ceccarelli, consigliere comunale del Pd e presidente della commissione Rigenerazione urbana, “Ci vorranno ancora anni per vedere rinascere la zona”.

Invimit (Investimenti immobiliari italiani), cioè la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia e delle Finanze a cui è intestata Piazza d’Armi, vuole mettere in vendita il 70 per cento delle quote, tenendo il restante 30. Cerca un operatore privato che voglia investire in un piano di riqualificazione che prevede la realizzazione di un grande parco urbano che si estenderà sul 75 per cento dell’area e lo sviluppo di circa 135 mila metri quadrati di superficie lorda edificabile.

Un quartiere prevalentemente verde dove saranno edificati palazzi destinati al mercato immobiliare (l’assessore Giancarlo Tancredi ha sempre escluso la costruzione di grattacieli) e appartamenti per edilizia sociale o convenzionata, oltre a servizi e strutture per il settore terziario. La maggior parte dell’area è stata destinata a parco nel 2019, grazie a un emendamento al PGT firmato dai consiglieri comunali Carlo Monguzzi e Natascia Tosoni. Sebbene il progetto dettagliato non sia ancora disponibile, l’intera operazione prevede investimenti per circa 500 milioni di euro.

Certo chi deve investire e realizzare il progetto si trova non pochi “paletti tra i piedi”: anzitutto ci sono da portare a termine le bonifiche, visto che per almeno cinquant’anni l’esercito ha condotto esercitazioni nell’area, anche se non si sono certamente usate bombe vista la vicinanza agli abitati della zona (così ci risulta); lasciare e sistemare il 75% del lotto a parco, un costo che deve giustificare l’investimento; il recupero delle vecchie palazzine; tanta residenza sociale a basso costo e sopratutto nessun palazzo alto, nessun grattacielo. Con queste premesse sarà alquanto critico trovare un investitore.

Ad ogni modo, come già detto, i tempi saranno particolarmente lunghi. Infatti, Invimit, dopo aver valutato le proposte ricevute, dovrà indire una gara pubblica. Una volta individuato l’investitore (sempre che si concretizzi), sarà necessario avviare tutte le pratiche per il progetto, l’affidamento dei lavori, l’apertura del cantiere e così via. Successivamente, sarà firmata una convenzione tra Invimit e il Comune per definire tutti i dettagli.

Per l’area non mancano i comitati dei cittadini, tra i quali opera l’associazione “Le Giardiniere Milano”, già attivata per salvare due ettari di verde e alberi fuori dal computo del 75 per cento di terreno destinato a parco. Insomma, dovremo attendere parecchio ancora.

Qui di seguito alcune immagini delle palazzine militari superstiti.

Mentre queste che seguono sono le foto della nostra “gita” in loco effettuata nel 2018.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi;

Forze armate, Piazza d’rmi, Via delle Forze armate, Caserma Santa Barbara, Leopoldo Freyrie, Esercito, Ospedale San Carlo,

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | Forze Armate – Ancora lontano lo sviluppo per Piazza d’Armi”

  1. Comunque il “masterplan” di Freyrie è pigro e scadente, una roba da bambini di prima elementare fatta per il ghiotto ventre del primo speculatore che passa.

    Un bel recinto, che lascia – ma non lascia veramente – il parco aperto alla città, mentre garantisce a tutte le casette lungo il perimetro un bell’affaccio abbondante sul verde a suo interno, bello e monetizzabile al massimo.
    Insomma, l’ennesima porcata che il Comune dovrebbe – se ne ha gli strumenti – impedire venga realizzata in questo modo.

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    • Condivido pienamente: un masterplan che testimonia la volontà di monetizzare al massimo togliendo la natura pubblica e cittadina al restante spazio verde.

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  2. C’è davvero bisogno di avere almeno il 70% di parco pubblico e avere solo edifici bassi in questo cartiere? Il parco delle cave è a due passi, quindi non è per nulla un’area solo cementificata, i palazzi della zona inoltre non hanno chissà quale valore estetico per cui un grattacielo o simil-tale comprometterebbe la coerenza nel quartiere.
    Se l’obiettivo è riqualificare e mettere a disposizione appartamenti in edilizia convenzionata, con i costi enormi che ci saranno da sostenere, o paga quasi tutto lo stato, o si scende a qualche compromesso, a partire dalla possibilità di far edificare grattacieli, passando per una riduzione minima delle aree verdi (anche accettare “solo” un 55-60% potrebbe fare la differenza economicamente).

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    • Pensi che una società privata lavorerebbe in perdita o senza margini per il bene della collettività? Mi pare palese che con questi limiti, con i costi al m2 che hanno le case in questa zona, è davvero difficile rientrare da un investimento di svariate centinaia di milioni di euro. Ma abbiamo davvero bisogno di tutti questi paletti? Se a parità di consumo di suolo avessimo edifici più alti, perché sarebbe uno scandalo? Se in un quartiere dove il verde è già garantito dal Parco delle Cave, si accettasse di far scendere la quota a parco dal 70% al 55% (per dare una percentuale diversa), sarebbe compromessa la qualità della vita di qualcuno in zona?

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      • Altro che in perdita, Milano é il paradiso fiscale delle imprese edili, il rapporto tra ricavi e oneri é tra i più alti del mondo occidentale… Con questo background, é possibile che un progetto che prevede la maggior parte di case a prezzi non stellari e addirittura del verde a terra, e non sui tetti, sia poco attrattivo. Se fosse la normalità, ci sarebbe ovviamente la fila. Ma dal suo commento, immagino da cittadino disinteressato, mi sembra che siamo pronti a calarci le braghe come al solito.

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      • A parità di consumo di suolo non vuol dire far scendere dal 70% fino al 55% la superficie del parco…

        Ti è morta la maestra di algebra e geometria alle elementari?
        Oppure usate la frase a parità di consumo di suolo come usate un “attimino” come un intercalare?

        A parità di consumo di suolo vuol dire alzare di qualche piano i palazzi IN VERTICALE (lasciando libero il parco sottostante ndr)
        A parità del 70% di area lasciata a parco…

        Come li fate in Lombardia i calcoli matematici?

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