Non solo Arengario2. ll cantiere per il riallestimento di alcune sale del Museo del Novecento è già partito e presto ci darà la possibilità di scoprire sotto una nuova luce la cosiddetta “manica lunga”, lo spazio che al quarto piano si allunga verso Palazzo Reale e che ospiterà grandi capolavori del Novecento, dagli anni Sessanta fino agli ultimi anni del secolo.
Questa è solo una delle tantissime novità che l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi ha voluto condividere in anteprima durante la nostra intervista che aprirà una nuova serie di articoli dedicata ai musei milanesi.
• Buongiorno Assessore, iniziamo chiedendole, che momento sta vivendo Milano a livello culturale? In che sistema culturale si sta trovando ad operare?
Oggettivamente è un momento importante per Milano dal punto di vista culturale. Posso serenamente affermare che il nostro mandato sarà caratterizzato proprio dagli investimenti sulle infrastrutture culturali. Per la prima volta dal secondo dopoguerra, abbiamo un forte investimento congiunto di Stato, Comune e privati, che ci permettono di compiere vere e proprie rivoluzioni, come sta accadendo al Museo del Novecento. Questa convergenza di impegni darà un nuovo volto al sistema museale civico in un momento in cui, tra l’altro, i musei sono sempre più frequentati. Nel primo semestre del 2024, infatti, abbiamo registrato oltre un milione e mezzo di visitatori, calcolati sommando gli ingressi nei musei civici e quelli alle mostre di Palazzo Reale, che è la nostra sede espositiva più importante. Un ottimo riscontro che ci fa prevedere di superare a fine 2024 i tre milioni di visitatori.
Questo dato parziale del 2024 arriva dopo un altro dato altrettanto stupefacente che ha riguardato la chiusura del 2023, anno durante il quale abbiamo superato abbondantemente le affluenze pre-Covid, e precisamente del 35% nei musei civici e di circa il 40% a Palazzo Reale.
Quindi, il tentativo di dare un nuovo volto alla città anche grazie a grandi investimenti si giustifica anche con un trend che ci conforta molto. Abbiamo anche una conferma sensibile non solo della crescita del turismo culturale e delle presenze internazionali, ma anche di una frequentazione locale crescente. C’è un entusiasmo palpabile, lo vediamo ogni giorno partecipando a inaugurazioni, incontri o conferenze stampa. Fondazione Symbola, che ogni anno fotografa il sistema culturale italiano, ha evidenziato nel suo ultimo report come Milano sia in vetta alle classifiche nazionali per la presenza di imprese culturali rispetto al sistema industriale sul territorio, con un rapporto più alto rispetto a quello di altri capoluoghi italiani e con un numero di iniziative, eventi e festival crescente e molto autorevoli. Questi ultimi sono più legati al mondo dello spettacolo live, ma penso che in ambito culturale un comparto traini l’altro, e che sia l’insieme che vada valutato nella sua dimensione complessiva, circolare.
• Ha parlato di investimenti che vedono la sinergia tra Stato, Comune e privati, ci può raccontare un po’ più nel dettaglio a quali progetti fa riferimento?
Innanzitutto, tra i diversi capitoli di risorse pubbliche destinate al mondo della cultura troviamo i fondi europei del PNRR, che ci sfidano a rispettare la timeline imposta dal piano nazionale, oltre a fondi straordinari messi a disposizione dal Ministero della Cultura, che ci aiutano nella realizzazione di nuovi luoghi e spazi culturali o nella modifica degli istituti già esistenti.
Anche il Comune di Milano contribuisce, naturalmente: non solo scegliendo di destinare i fondi europei alle infrastrutture culturali, ma anche investendo risorse proprie, che destina al ripensamento, riallestimento e rinnovamento delle proprie sedi con funzioni culturali. Per esempio, nascerà una nuova, grande biblioteca nel quartiere Lorenteggio, sorgerà in Porta Vittoria la BEIC e il Museo del Novecento raddoppierà estendendosi al secondo Arengario.
Faccio un altro esempio che esula dal tema musei civici in senso stretto. Presto andremo a mettere a bando dieci spazi di Fabbrica del Vapore, destinati agli operatori delle imprese culturali, oltre a tre dedicati al co-working e due dedicati alla ristorazione. L’obiettivo è quello di dare un impulso a questo importante polo cittadino della creatività, che potenzialmente è tra i più importanti d’Europa. I canoni, aggiornati ma ridotti del 60% per i soggetti che afferiscono al terzo settore, verranno reinvestiti nei prossimi 5 anni per l’ammodernamento della Fabbrica del Vapore, per renderla più verde e più in linea con le esigenze del nostro tempo.
Dal punto di vista della partecipazione dei privati, voglio ricordare qui una grande benefattrice, la signora Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli, che ha donato 5 milioni di euro per l’estensione del Museo del Novecento al secondo Arengario. La settimana scorsa, invece, abbiamo formalizzato la donazione al Comune di un’importante opera di Pellizza da Volpedo, appartenente a un privato cittadino che vuole rimanere anonimo. È un atto di generosità che arriva a valle del nostro investimento sul Quarto Stato, che ci ha consentito di trovargli una collocazione non solo dignitosa, ma consona a un capolavoro di questa portata. C’è dunque una partecipazione generosa e sinergica da parte dei privati alla visione pubblica sulla cultura.
• Tra i numerosi visitatori dei musei milanesi, quanto contribuisce la presenza, sempre più in crescita, dei turisti internazionali?
Gli anni dall’Expo 2015 ad oggi sono stati fondamentali per la storia di Milano. Questo decennio è stato il lasso di tempo necessario perché la città si assestasse nella sua nuova identità di città d’arte e cultura, modificando progressivamente la percezione di sé anche a livello internazionale. Parallelamente, i dati sul turismo sono cresciuti in modo impressionante.
Pur non avendo dati certi di profilazione per i visitatori dei nostri musei, tuttavia la percezione è straordinariamente eloquente. Personalmente frequento spesso il Castello Sforzesco, che considero una vera e propria cittadella della cultura. Non c’è volta in cui io, passeggiando per le sale o per le corti, non senta parlare un’altra lingua. Anche le prenotazioni delle visite in inglese a Palazzo Reale, e non solo, crescono sempre di più. Senz’altro quindi il numero crescente dei visitatori a musei e mostre beneficia molto della partecipazione dei turisti stranieri, e infatti lavoriamo per una promozione attraverso gli organi di stampa e i canali di comunicazione che si rivolga anche a loro.
Non sarebbe comunque corretto attribuire la crescita dell’affluenza ai nostri istituti solo al turismo internazionale. La partecipazione cittadina è importante ed effettiva. Penso ad esempio al Museo della Pietà Rondanini, inaugurato nel 2015 e situato all’interno dell’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, completamente restaurato e riprogettato poi come museo da Michele De Lucchi per trovare una nuova casa alla Pietà di Michelangelo. Questo nuovo museo cittadino è molto amato dai milanesi, perché è un luogo che permette un momento di grande intimità con una delle opere più struggenti e straordinarie della storia dell’arte.
• Parlando di numeri, ha detto che un obiettivo ambizioso sarebbe quello di raggiungere i 3 milioni di visitatori annuali, qual è la strategia per arrivare a questo traguardo?
Più che di un obiettivo si tratta di una proiezione, quindi è un dato che con ogni probabilità si raggiungerà entro la fine del 2024. Ma i numeri non sono, non devono essere un’ossessione.
Ci sono altri due aspetti, oltre a quanto detto finora, che però a mio avviso sono da tenere in debita considerazione per arrivare a risultati soddisfacenti in termini numerici. Il primo è una programmazione con anticipo. La prima cosa che ho fatto una volta insediato a Milano è stata quella di lavorare a una programmazione pluriennale di Palazzo Reale che, in termini di qualità e quantità di esposizioni, è senz’altro il più autorevole della città. Abbiamo presentato un triennio di programmazione espositiva e circa 50 mostre.
Questa programmazione con largo anticipo ha permesso, tra l’altro, di ottenere prestiti sempre più importanti dai grandi musei internazionali. Questo triennio espositivo – e mi piacerebbe che così continuasse anche nei prossimi due anni – è stato infatti caratterizzato da un grande numero di importanti prestiti da parte di grandi musei europei e internazionali.
Oggi Palazzo Reale gode di una solida reputazione internazionale, e ne abbiamo conferma continuamente. Quando ospitiamo il direttore di un museo per progettare una mostra o lavoriamo con istituzioni quali la Reggia di Versailles o Buckingham Palace, come è successo recentemente, percepiamo immediatamente l’alta considerazione per questa istituzione: un’opinione che si è consolidata anche grazie alla capacità di progettare con largo anticipo il proprio programma espositivo. Poi c’è un lavoro importante sull’accessibilità dei musei. Penso che nel 2024 sia necessario offrire chiarezza, facilità di accesso, digitalizzazione dei sistemi di bigliettazione e, anche, pacchetti cumulativi che ti permettano di ampliare le possibilità di visita.
Questo è il motivo per cui abbiamo lanciato la Milano Museo Card, che al prezzo di 15 euro permette di visitare tutti i musei civici e di ottenere il 20 % di sconto sulle grandi mostre per un anno intero. Il mio desiderio è che tutti i cittadini possano avere in tasca questo passepartout per i musei civici, in modo da consentire loro la riappropriazione di quel patrimonio collettivo che sono le collezioni civiche. Poter tornare quante volte si vuole al Castello Sforzesco, per esempio, per ritrovare quel senso di intimità che deriva dal rapporto diretto con capolavori come la Pietà Rondanini di Michelangelo, a mio parere è fondamentale. E lo stesso vale per il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, l’Enfant Malade di Medardo Rosso, con Gli Stati d’animo di Boccioni.
• Per quanto riguarda i progetti architettonici in corso, come ben sappiamo il Museo del Novecento sarà sottoposto a un importante intervento di ampliamento, ci vuole raccontare qualcosa sul progetto? Ci sono novità riguardo le tempistiche?
Rispetto agli interventi riguardanti il Museo del Novecento, con il direttore Maraniello abbiamo scandito una tempistica molto serrata, che è già in corso. Se si accede al quarto piano, alla cosiddetta “manica lunga” del Museo, oggi troviamo persone che lavorano, che rileggono lo spazio, che revisionano la dimensione e la struttura espositiva delle sale.
La “manica” accoglierà, tra l’altro, I funerali dell’anarchico Pinelli di Enrico Baj, opera storica di un grande protagonista dell’arte del Novecento, che in autunno sarà in mostra con una grande personale a Palazzo Reale. Tutto lo spazio sarà completamente riallestito e svelato al pubblico già il prossimo autunno.
Il cantiere del Museo del Novecento in effetti è iniziato già mesi fa, quando è stata rivista tutta la Galleria del Futurismo grazie alla donazione di Giuseppina Antognini e all’importante prestito dalla Collezione Mattioli, ed è stato creato lo Spazio Agorà. Con il riallestimento della “manica” al quarto piano, che vedrà tra l’altro l’apertura delle finestre su piazzetta Reale, il Museo del Novecento cambierà ancora volto, e in meglio.
Per quanto riguarda il cantiere per il raddoppio del Museo al secondo Arengario, gli architetti Pierluigi Nicolin e Sonia Calzoni stanno lavorando con la direzione del museo e con la struttura tecnica, che entra necessariamente in gioco quando ci sono delle opere così imponenti di revisione dei nostri edifici. In operazioni importanti come questa, tutta la struttura amministrativa è coinvolta a partire dalla direzione generale. Ovviamente oggi non possiamo dare una data certa per l’apertura del raddoppio completo del museo, ma posso assicurare che la timeline è molto serrata e ci permetterà di accorciare al massimo i tempi.
• Al momento sono in atto diverse operazioni di recupero urbanistico destinate a progetti culturali, come la ex Fabbrica Innocenti di Rubattino per il progetto della Magnifica Fabbrica oppure la zona di Porta Vittoria che ospiterà la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC). Sono in progetto altri interventi del genere?
Gli investimenti sono tanti. Prima citavo la Fabbrica del Vapore, la cui storia “ pubblica” comincia oltre 25 anni fa, quando la Giunta di allora, con un contributo determinante dell’allora assessore Sergio Scalpelli, trasformò quest’area ex in un polo culturale: un progetto splendido e visionario – realizzato in un momento storico in cui a Milano nessuno parlava di laboratori, di spazi di co-working, di creatività – che oggi, però, necessita di una revisione per restare al passo con i tempi. Qui non abbiamo investimenti su nuove volumetrie, ma c’è un ripensamento totale del luogo. Abbiamo acquisito un progetto di ristrutturazione “verde” di tutto il piazzale da parte di Orticola, progetto nel quale io credo tantissimo perché penso che Fabbrica del Vapore sia un luogo di straordinarie potenzialità.
Insieme al Ministero della Cultura, poi, Milano sta investendo anche nel Museo della Resistenza in Porta Nuova e nel Museo dell’Arte Digitale, per il quale stanno partendo i lavori in uno dei due Caselli Daziali di Porta Venezia e nell’ex Albergo Diurno, entrambi di proprietà del Comune, che saranno sede del nuovo museo.
È in corso anche l’intervento della Magnifica Fabbrica di Rubattino, per cui abbiamo fatto diversi incontri pubblici, anche dedicati alla stampa, per raccontare come saranno i laboratori della Scala 2.0.
Oggi, se passate da porta Vittoria, potete già vedere le fondamenta della nuova BEIC, grandissimo investimento di 105 milioni da parte dello Stato, che vedrà la completa realizzazione dell’edificio entro il 2027.
Inoltre, al Castello Sforzesco è aperto il cantiere di restauro della Sala delle Asse. Parliamo di un investimento che supera un milione e mezzo di euro per poterla riaprire al pubblico definitivamente. A quel punto, il Castello diventerà sempre più “la casa” di Leonardo e Michelangelo. Fatico a pensare ad altri musei storici che ti restituiscono quel tipo di emozione.
Il ciclo di Orfeo, seicentesca e gigantesca tela è attualmente in restauro nei laboratori dell’ex Ansaldo e, al termine dei lavori, sarà restituito alla Biblioteca Sormani, dove potrà di nuovo essere ammirato nella freschezza dei colori e nella precisione dei dettagli che fanno l’unicità del suo straordinario insieme pittorico.
Poi abbiamo il cinema Orchidea che riaprirà dopo 18 anni: è vero che non si tratta di un museo, ma è comunque uno spazio civico storico che è stato oggetto di un importante recupero architettonico ad opera dei tecnici del Comune di Milano insieme alla Soprintendenza, con un investimento di oltre 800mila euro. Sono stato a visitarlo nei giorni scorsi, è un cantiere meraviglioso, sarà una piccola gemma della cinematografia e della cultura in città. Un’altra della nostra Milano…
Referenze immagini: Comune di Milano; Castello Sforzesco; Lorenzo Pennati; Lucia Macchi; Onsitestudio
Tutto bellissimo, ma ancora una volta non
Si parla del più grande desiderio dei milanesi,
Una città chiamata moderna come la nostra, non può essere sprovvista di un grande Museo di Arte Contemporanea.
Non parlo di enti privati come fondazione o bicocca, ma un grande polo di Arte che li unisca tutti.
Se penso al passato Milano non accettava il dito di cattelan, assurdo! Gli uffici importanti rifiutano quello che i cittdini desiderano.
Un grande museo sotterraneo sotto piazza affari ? Ovunque sia, a mio giudizio è una grossa mancanza. Farebbe risorgere le 5 vie..
Rimaniamo ancora in attesa…..
L’elefante nella stanza è il Museo di Arte contemporanea.
Tante parole, ma onestamente la sostanza di quanto abbia concretamente fatto l’assessore Sacchi è tutta da verificare.
Una cosa è certa: presenzia ovunque ci sia un nastro da tagliare o anche una fetta di torta, se necessario. Pare più l’impegno di chi si costruisce un seguito alla carriera, piuttosto che il lavoro di chi ci tiene alla città e a quello che sarà il suo lascito per essa.
Come sempre, ai posteri..
Mah, hai letto l’articolo? Non sembra poco per niente. Già solo il raddoppio del museo del 900, la Beic, il nuovo museo della Resistenza e il rilancio della Fabbrica del Vapore secondo me sono grandi cose.
Il museo d’arte contemporanea sarebbe bello ma serve un grande investimento stile Maxxi di Roma, non so se Milano avrà mai tutti quei soldi, e collezioni da esporre…
Se uno parla di tante cose, intestandosene il merito, non significa che ciò di cui parla sia effettivamente merito suo (com’è in questo caso).
Che cosa abbia fatto concretamente Sacchi in questi anni per questi progetti non è dato sapere e molti sono riconducibili ad altri tempi e ad altre figure.
Ciò in sintesi per dire che il nostro avrebbe fatto meglio a passare più tempo a lavorare e meno a fare PR (per sè stesso..)..
Il bello e la cosa eccitante di un Museo di Arte Contemporanea è che le “collezioni” le crei ospitando in mostre e rassegne gli artisti contemporanei, magari anche non in piena carriera e acquisendo le loro opere.
E non serve necessariamente la sede “bella” tipo Maxxi (che peraltro è tutta architettura e dentro non ha spazio per vedere bene le opere). Servono le idee e le competenze… competenze oggettivamente diverse da acquistare mostre temporanee già pronte sul circuito internazionale.
Milano vuole il suo museo di arte contemporanea, confermo!
Propongo:
Biblioteca sormani
museo pac (di fronte)
Porta nuova
Comando dei Carabinieri in via lamarmora
Su i binari dell stazioni (struttura Trasparent)
Dentro il deposito ATM, via giovanale
Al signor Sacchi, faccia il miracolo
Magari, di zone ne siamo veramente pieni sul dove costruire un nuovo museo, l’idea di piazza affari è intrigante! Così centrale e così sciatta….
Una struttura tipo applestore, sotterranea e in vetro avrebbe un successo internazionale!
Che il dito di Cattelan, sia di buon auspicio.
Biblioteca sormani per centralità e visto l’imminente trasferimento presso la nuova beic, sarebbe un buon edificio adatto per ospitare un museo, poi amo il contrasto tra antico e contemporaneo.
Bellissimo giardino!
Incrociamo le dita
Il quadro descritto dallìassessore Sacchi merita considerazione e nel complesso apprezzamento. Vi sono tuttavia alcune omissioni a mio avviso di un certo rilievo. Cito almeno due casi: La Raccolta di stampe Bertarelli al Castello Sforzesco – una delle più importanti di Europa nel suo genere con oltre un milione di “pezzi”, che è totalmente satura nei suoi spazi, talchè non è più possibile accettare donazioni, anche importanti, che vanno disperse altrove. Ci sarebbe la possibilità di espandere gli spazi ristrutturando gli interni dell’attiguo torrione cilindrico. Ma il Comune se ne disiteressa, penalizzando una istituzione culturalmente molto importante per Milano. L’altro caso che cito riguarda il “Museo di Milano” , con una raccolta unica di dipinti e immagini sulla storia civica, arhitettonica e sociale della città e che giace trascurato edirei quasi dimenticato. Lo conosce l’Assessore Sacchi?
Il quadro descritto dallìassessore Sacchi merita considerazione e nel complesso apprezzamento. Vi sono tuttavia alcune omissioni a mio avviso di un certo rilievo. Cito almeno due casi: La Raccolta di stampe Bertarelli al Castello Sforzesco – una delle più importanti di Europa nel suo genere con oltre un milione di “pezzi”, che è totalmente satura nei suoi spazi, talchè non è più possibile accettare donazioni, anche importanti, che vanno disperse altrove. Ci sarebbe la possibilità di espandere gli spazi ristrutturando gli interni dell’attiguo torrione cilindrico. Ma il Comune se ne disiteressa, penalizzando una istituzione culturalmente molto importante per Milano. L’altro caso che cito riguarda il “Museo di Milano” , con una raccolta unica di dipinti e immagini sulla storia civica, arhitettonica e sociale della città e che giace trascurato edirei quasi dimenticato. Lo conosce l’Assessore Sacchi?
E magari !!!!
di recente ho visitato la mostra dei lavori del maestro Valerio Adami a Palazzo Reale.
l’accesso all’esposizione è gratuito e questo rende onore a che lo ha reso possibile (immagino il Comune di Milano in primis), grazie!
girando fra le sale, però, l’occhio non cade solo sui lavori del pittore bolognese… i serramenti, ad esempio, non si possono guardare!
spero non siano ancora stati sostituiti per un vincolo delle Belle Arti
Claudio
questo assessore è una presa in giro. Non ha portato nulla di nuovo, solo chiacchere e foto in posa
Marco, abbiamo un Sindaco vanesio che comunica su Instagram e poi rimuove i video, li sceglierà a sua immagine e somiglianza. A me Sacchi non piace.
C’è stata poi una cosa che mi ha colpito, con numerosi interventi in Consiglio comunale riguardo all’esposizione temporanea di una scultura di Davide Dormino. Praticamente nel nostro Paese sono sorti numerosi comitati che stranamente sono riusciti a mettersi d’accordo tra loro e a coordinare le loro iniziative per una causa. Questi comitati altrettanto stranamente hanno centrato il loro obiettivo, con numerosi riconoscimenti dal Regno Unito e dall’Australia sul lavoro svolto e hanno anche mostrato come bisognasse muoversi. Credo che la causa non sia importante, chiedevano la liberazione di Julian Assange, poi ottenuta, e per raggiungere questo scopo hanno coinvolto ogni genere di artista portando nelle piazze italiane ed europee, i loro simboli sotto forma di sculture, una sedia vuota avente funzione di palcoscenico per gli oratori (da Moni Ovadia presente ovunque, a Spataro, fino a Barbacetto), di fianco alle statue di Edward Snowden, Julian Assange e di un militare loro informatore.
Ebbene, se uno mastica la materia deve sapere che per spostare un’opera come quella di Dormino servano somme ingenti, complicazioni burocratiche come il carnet ATA per esempio, e anche il pagamento dell’occupazione del suolo pubblico al Comune.
Questo fantastico assessore da rimandare a Firenze a pedate nel culo ha fatto aspettare per più di due mesi un diniego, per giunta nullo perché immotivato, rilasciato a meno di 48 ore, cioè dopo che i richiedenti avevano pagato più di 4.500 euro di spedizione dalla Svizzera.
Ecco io come cittadino non vorrei esser trattato così, oltretutto per nulla, in nome di un interesse che non avevano neppure gli Stati Uniti d’America e non li voglio padroni della mia città, la devono amministrare, meglio facendosi pagare non solo per esporre divani e altre porcherie dei Fuorisalone al Castello.
Quest’opera mi ha colpito, è un’opera da collocare non in uno spazio museale ma proprio nella piazze, come mi ha colpito l’organizzazione di questo comitato che ha capito cosa accadeva e nel momento in cui serviva alzare l’asticella, l’ha fatto, organizzando anche decine di proiezioni del loro documentario nei cinema cittadini. Io l’ho visto all’Anteo di Citylife e la cosa che mi ha colpito di più è stata vederli citati nei titoli di coda. Concludo con un fatto: il nostro Comune aveva approvato all’unanimità l’impegno a sostenere iniziative di divulgazione della loro causa in città ed ha fatto tutto quel che è in grado di fare, sinteticamente: una minchia! Abbiamo la fortuna che questo Sindaco non possa più ricandidarsi, Sacchi è arrivato con Pisapia, è meglio che scopra quanto può valere quando a pagarlo non è il contribuente. Certe frasi dette da Sacchi hanno una duplice lettura, l’importanza della cultura rispetto alla dimensione industriale di Milano, sono il modo in cui vi ha preso per i fondelli accreditandosi i meriti, che onestamente non ha, è troppo giovane, di una deindustrializzazione assoluta con la conseguente abbondanza di spazi vuoti da riempire nelle periferie, come l’Hangar.
A me sembra che i beneficiari di volumetrie regalate senza oneri di urbanizzazione non siano gli spazi culturali ma i palazzinari privati. Il resto è fumo negli occhi.
Scrivere qui è tempo perso, le critiche al Comune e ai suoi assessori si rimuovono a tempo di record.
Bravi, avete perso un lettore, l’intervista che vi farete scrivere dall’Ufficio stampa del Comune come prossima marchetta non la leggerò di sicuro.