Milano, Niguarda.
Ci siamo. Possiamo finalmente dire che l’intervento che ha radicalmente trasformato il cuore antico di Niguarda è stato completato — non senza incertezze e polemiche.
Era il 2019 quando venne presentato il progetto di riqualificazione del tratto dispari di via Gian Battista Passerini. Un’area che, fino al 2013 circa, ospitava ancora gli edifici storici della “Curt de Matt”, un antico cascinale del XVII secolo demolito in quell’anno e adiacente a Villa Trotti, demolita anch’essa definitivamente nel 2021.
Il progetto completato oggi si chiama La Nostra Piazza. Si tratta di un complesso edilizio composto da tre palazzine di quattro e sei piani, per un totale di 58 appartamenti. A questi si aggiunge un piano interrato destinato ad autorimesse, cantine e locali tecnici. Al centro del complesso è stata realizzata una nuova piazza, pensata come spazio condiviso.
Gli edifici, circondati da un giardino privato, sono disposti in modo da lasciare varchi di passaggio in asse con via Fulcieri de Calboli, così da favorire la connessione tra via Passerini — ora arricchita da un nuovo marciapiede alberato — e il futuro parco pubblico a sud del complesso, che includerà nuove piantumazioni e un’area giochi (ancora da realizzare).
Il complesso rappresenta un tipico esempio di architettura contemporanea:
- Il primo edificio tutto bianco, all’angolo tra via Passerini e via Ornato, presenta finestre apparentemente disposte in modo casuale e balconi affacciati sul nuovo parco.
- Il secondo, anch’esso bianco, più centrale e articolato in due blocchi, abbraccia parzialmente la nuova piazza. Qui i balconi assumono l’aspetto di piccole logge, evidenziate da tonalità scure così come le finestre.
- Il terzo edificio, il più originale ma anche il più discusso, è rivestito da pannelli scuri (quasi nero antracite) traforati e presenta logge, finestre e spazi commerciali al piano terra.





Più che discutere della qualità architettonica del complesso — che, tutto sommato, risulta dignitoso, sebbene forse fuori contesto — vogliamo evidenziare la totale assenza di volontà da parte del Comune di Milano, del Municipio 9 e della Sovrintendenza di salvaguardare l’identità storica del luogo. Quello che esisteva prima poteva essere recuperato e integrato con nuovi edifici. In altri Paesi, come in Australia, si lavora per preservare gli edifici storici integrandoli armoniosamente con costruzioni moderne. Qui, invece, si preferisce radere al suolo secoli di storia per costruire qualcosa di nuovo, a prescindere dal valore della memoria collettiva.


















Da anni Villa Trotti era abbandonata e in forte degrado, tanto che la Società edificatrice “Niguarda”, una volta acquistate villa e cascina, progettò la loro riqualificazione, con un investimento di circa 20 milioni di euro; il progetto prevedeva l’abbattimento della cascina Curt de Matt per fare spazio a una piazza pubblica a “verde” di 1800 metri, oltre che a 50 appartamenti in un nuovo palazzo sorto al suo posto e il recupero totale di Villa Trotti, in cui avrebbero dovuto sorgere un teatro e dei saloni per eventi culturali. Tutto naufragato e passato ad una nuova società.
Ad ogni modo è inaccettabile che gli edifici storici di via Passerini siano stati demoliti, lasciando dietro di sé solo vecchie fotografie e un frammento d’arco in mattoni, rimasto miracolosamente in piedi tra l’ex cascinale della Biblioteca di Niguarda e il nuovo palazzo scuro.
Il centro storico di Niguarda, che ricordiamo, fino a cent’anni fa era un Comune autonomo, viene oggi trattato come una periferia qualsiasi. A eccezione dell’”isola felice” rappresentata dal nuovo intervento edilizio, ciò che potrebbe essere un quartiere vivo, con negozi, ristoranti e una vera vita di comunità — come in via Ornato — appare ora trascurato e trasandato. Un esempio su tutti: l’edicola vicina, abbandonata da anni e lasciata nel degrado.
Io non sono “niguardese”, ma ogni volta mi chiedo il perché di tanta sciatteria proprio qui, quando basterebbe poco per cambiare le cose.
Per fortuna, ci sono segnali positivi: l’intervento di rigenerazione di via Passerini, realizzato grazie agli oneri di urbanizzazione de La Nostra Piazza, e la riqualificazione ben riuscita di piazza Belloveso, completata nel 2023. Ma com’è possibile che a pochi metri di distanza convivano due realtà così profondamente diverse?
Un’ultima osservazione: nella nuova piazza, qualche albero in più non avrebbe certo guastato.




Il primo palazzo.




Via Passerini verso piazza Belloveso.









La piazza.



























Milano – NIGUARDA – Via Gian Battista Passerini > La Nostra Piazza (nella mappa Urbanfile codice: NIG3) (residenziale commerciale) (nuova costruzione con demolizione)
- Arch. Roberto Manuelli
Rappresentante della Committenza nelle fasi di progettazione e realizzazione delle opere - Ing. Carlo Landriani
Coordinatore dei professionisti incaricati, supervisore della progettazione e Direttore dei Lavori - Arch. Emanuela Sara Cidri
architetto progettista, premiata a Oslo quale professionista coinvolta nella rete di imprese BSmart, ha realizzato il piano preliminare approvato nella convenzione, ha seguito la demolizione e ora è chiamata a gestire il progetto esecutivo nel suo passaggio all’elaborazione definitiva.


- Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi
- Niguarda, via Passerini, via Ornato, Via de Calboli, La nostra piazza,
Conosco benissimo la via in questione perché, dal 2022, ho la mia attività di Paper Art proprio su Via Passerini. Il mio piccolo laboratorio, di proprietà del Comune di Milano, fa parte del contesto di edifici di edilizia residenziale pubblica gestiti da MM, datati 1950 circa. Niguarda mi ha fatto innamorare della sua anima della “vecchia Milano” che tutt’ora si respira, nonostante la gentrificazione a cui è sottoposta. Da designer con 20 anni di vita a Londra, sto osservando questo progresso edilizio e sociale niguardese, lo stesso che ha mutato tanti quartieri della capitale britannica, che apprezzo assai dato che la restante memoria architettonica sta letteralmente cadendo a pezzi, dimenticata dalle istituzioni che avrebbero dovuto preservare tali edifici del passato con un programma di recupero consapevole e immediato. Si è invece, preferito lasciare tutto così senza nessun intervento di restauro. Personalmente preferisco un palazzo color antracite al posto di un edificio ammuffito e vuoto da decenni, di cui Niguarda è purtroppo, ancora invasa. Via Passerini è ora una strada ampia, pulita, illuminata, con un notevole passaggio pedonale ed esteticamente molto piacevole – eccetto le case popolari dove la mia attività ha sede, e che necessitano urgentemente di una ristrutturazione esterna. Il contrasto estetico tra La Nostra Piazza e gli alloggi popolari evidenzia proprio il dovere di preservare i quartieri storici milanesi, piuttosto che attendere un loro irreversibile declino strutturale.
Sono d’ accordo che un palazzo nuovo è meglio di uno ammuffito che cade a pezzi.
Mi chiedo però perché questi palazzi nuovi non possano essere progettati in armonia con il contesto. Leggo di architetti pluripremiati ma io rimango basita ogni volta che passo da lì e non mi capacito di quanta bruttezza si possa creare per inseguire il design a tutti i costi.
Non conoscevo il tuo laboratorio Lara, verrò sicuramente a vedere i tuoi lavori.
La soluzione recupero villa trotti sarebbe stata la migliore per i molteplici motivi ben esaminati nell’articolo.
Ora c’è un non luogo anonimo in una periferia sempre più anonima
Come al solito di abbattono edifici storici di pregio per costruire schifezze moderne e cementificazione a più non posso purtroppo siamo in Italia in mano a una classe politica piegatA Agli interessi dei costruttori
La demolizione di Villa Trotti Bentivoglio resta imperdonabile!
Ora abbiamo un luogo di periferia anonimo con edifici brutti e anonimi e dall’architettura altrettanto brutta, squallida e anonima.
Un abominio che si spera in futuro possa essere cancellato.
io spero piuttosto vengano sistemate le case popolari in condizioni vergognose e che venga migliorata Via Espinosa. C’era un rudere fatiscente e ritenuto non più’ recuperabile ma tutti a scrivere che la demolizione di Villa Trotti è imperdonabile…preferivate tenere la via nello stato vergognoso per altri 20 anni? mah… adesso c’è una via larga, pulita, con bel marciapiede, una nuova piazza e un parco a breve disponibile ma tutti sempre a lamentarsi. Sarei curiosi di vedere lo stile architettonico delle abitazioni di chi si lamenta… non mi pare di aver visto reggie di Versailles nei paraggi.
Bello scempio di architettura neo-sovietica della coop rossa abitare. Da notare che nel 2007 vi era un piano di recupero conservativo di dell’area di villa Trotti-Bentivoglio e della Court de Matt. Ma non si erano considerate le magnifiche sorti e progressive della giunta Sala e suoi accoliti. Io una indagine suile regolarità delle concessioni edilizie la farei.
Ritengo che piazzare nel cuore di Niguarda un complesso annesso al cuore svetta una palazzina in stile obitorio color antracite sia demenzialità allo stato solido. Inoltre, sarebbe il caso che gli architetti e/o “desaigners” che dirsi voglia iniziassero a dar meno spago al loro smisurato ego e che, tra un sogno e l’altro, alzassero gli occhi per guardarsi intorno.
Non so più che dire. L’architettura è decisamente orientata al brutto, e Milano in questo non ha rivali.
Si osannano banali costruzioni solo perché nuove ma senza anima, che tra 10 anni saranno già vecchie e tra 30 decadenti. Speculazione stile anni ’60.
Non c’è una visione di insieme e di lungo termine.
Vivo a Niguarda da sempre e e certamente la situazione precedente era pessima. oltre agli edifici abbandonati, per anni c’è stato un ampio spazio incolto (dove ora ci sono le due case bianche) transennato, un degrado pericoloso. Il progetto delle case è stato quindi necessario. Ma come è possibile avere scelto una architettura così scollegata dal resto, uno stile moderno già vecchio? Il palazzo scuro noi lo chiamiamo “il carcere”. Perché imporre ai cittadini niguardesi una tale bruttura? capisco dare un tocco moderno, ma questo palazzo nero bullonato che senso ha? Inoltre una “piazza” senza piante, senza ombra, una spianata che in estate sarà torrida, che senso ha? Chi ha progetto ha seguito il suo senso estetico ma non ha pensato minimamente a chi fruisce del quartiere. Io evito di passarci perché mi infastidisce, lo trovo un posto respingente.