In Piazza Bernini, in piena Città Studi, all’inizio del secolo venne costruita per il nuovo quartiere una chiesa.
Onestamente credo sia una delle più brutte chiese di Milano. Sia esternamente che internamente. In origine progettata con l’aspetto tardo rinascimentale – manierista classico dell’eclettismo, col tempo è stata stravolta più volte e ingrandita. Oggi appare un ibrido moderno senza possedere una vera identità. Esternamente ha assunto l’aspetto essenziale tipico dei palazzi costruiti negli anni Sessanta col pronao che sembra più una pensilina dei tram che l’ingresso ad un tempio cristiano. Il rivestimento in mattonelle ha attenuato un po’ l’aspetto altrimenti desolante. L’interno a croce greca, è stato spogliato da ogni orpello lasciando solo alcuni decori eclettici di scarso interesse come le cornici.
Al suo interno sono conservati alcuni elementi della vecchia chiesa del Bottonuto, come l’altare e la mobilia, che ora stride parecchio con l’aspetto essenziale dell’interno.
L’attuale edificio fu eretto nel 1928, col titolo di “Madonna del Rosario di Pompei“, sull’area dell’antico oratorio dei SS. Fermo e Rustico alle Cascine Doppie, in stile neo rinascimentale. La nuova chiesa di piazza Bernini rimase incompiuta per lungo tempo.
Da: le chiese di Milano del Ponzoni 1929-30
Santa Maria di Pompei in San Fermo e Rustico.
Occorre spiegarne il perché di questo nome alquanto strano. Anticamente esisteva in questo luogo una chiesa dedicata ai SS. Fermo e Rustico, eretta per co modità della popolazione campestre delle Cascine Doppie. Divenne in seguito proprietà del Luogo Pio della Carità e l’8 gennaio 1809 ne venne benedetto il nuovo altare. Nel 1814 tutta la chiesa fu rinnovata.Nel 1919 la Congregazione di Carità e il Municipio abbatterono la chiesa. Arbitrio per cui la Fabbriceria parrocchiale del SS. Redentore dovette adire le vie legali. Nel 1923 si chiuse la vertenza con una transazione che riconosceva i diritti della fabbriceria, a cui la Congregazione di Carità e il Comune versavano una somma convenuta, per la costruzione, nella stessa località, di un’altra chiesa.
Il 13 giugno 1926 S. E. il Card. Tosi pose la prima pietra del nuovo Santuario, il quale all’antico titolo aggiunse quello di Madonna di Pompei. Fu aperta al culto il 21 aprile 1928.
Questa chiesa, per rispondere ai bisogni della vasta zona in cui è posta, avrebbe dovuto avere un’area assai più ampia, il che, purtroppo, o non fu previsto o fu sconsigliatamente non voluto.
Il disegno della chiesa è dovuto all’architetto Oreste Scanavini. Esternamente è ancora grezza e, così come è, non ha lince caratteristiche che la collochino in un determinato stile. Internamente comunque dà una discreta sensazione di largo respiro.
Il titolo di San Giovanni in Laterano apparteneva in origine ad un’altra e piu’ antica chiesa, ubicata nel centro della città, all’incrocio tra via del Pesce (l’odierna via Paolo da Cannobio) e l’antica via Tre Alberghi al Bottonuto. La chiesa originale sembra fosse del 300 DC ed era intitolata a San Giovanni Isolano (forse perché costruita tra due ruscelli che formavano un’isola?); solo nel 1645 fu concessa da papa Leone X l’intitolazione a San Giovanni Laterano, proprio come l’omonima basilica di Roma, anch’essa risalente al 300 circa. Dopo la sconsacrazione e l’uso come deposito militare durante la prima guerra mondiale, venne demolita negli anni ’30 nonostante fosse stata dichiarata monumento nazionale, proprio per far posto alla nuova piazza Diaz.
Quando questa fu abbattuta nel 1936, il titolo passò alla nuova parrocchia eretta in piazza Bernini, per decreto del 1934.
Nel 1939 venne ideata dal prevosto Giuseppe Mazzucchelli e progettato dall’architetto Giovanni Muzio un nuovo maestoso tempio da dedicare a Maria “Regina Pacis” e da costruirsi in piazza Leonardo da Vinci, ma il sopraggiungere della guerra ne impedì la realizzazione. Avrebbe sostituito la ormai piccola chiesa ancora incompiuta di San Giovanni in Laterano.
La chiesa venne invece ampliata, per quanto possibile, negli anni 1964-65. Il 27 gennaio del’63 fu inaugurata la cripta; i lavori proseguono con l’ampliamento della chiesa sul lato di Via Enrico Nöe (cappella detta di San Giuseppe); vennero quindi aggiunte la balconata, l’abside, la sacrestia e in minima parte la casa parrocchiale.
Nella Pasqua del ’64 furono completati i finimenti alla cappellina del Battistero e restaurata la pala del Sacro Cuore , opera del pittore Fossombrone.
All’arch. Buttafava si deve invece la nuova cappellina del Crocefisso, ricavata a destra dell’ingresso, con pavimento e zoccolo in marmo di Candoglia. L’esigenza di spazio è stato il movente essenziale delle modifiche apportate alla chiesa.
La chiesa oggi…
Dovresti venire a fare un giro ora.. l’interno è stato radicalmente trasformato: è stato eliminato eliminato il fondale dietro all’altare, tutte le pareti ed il soffitto sono state dipinte da Valentino Vago e, sulla cantoria, è stato collocato un organo
Si, ma non funziona lo stesso.
Il colore di un cielo, che dall’azzurro a livello pavimento sfuma in un giallo di gloria celeste in alto, uniforma la chiesa tra le porzioni classiche e moderne, ma stride come scelta cromatica sugli arredi antichi e i colori del pavimento.
Una trovata unificante, ma non sviluppata sino in fondo. Ma un colore di vernice costa sempre pur meno di un lavoro più intensivo.