Della chiesa di Santa Maria della scala si conserva praticamente solo il nome, ereditato da uno dei più famosi teatri al mondo, la Scala. Qualche dipinto, qualche statua e un coro ligneo, tutti trasferiti nella vicina chiesa di San Fedele.
Fu verso la fine del 1300 che Regina della Scala (della dinastia degli Scaligeri di Verona), moglie di Bernabò Visconti, fece costruire una chiesa con l’intento di riedificare la chiesetta di Santa Veronica, chiesetta antica e oramai in rovina come le case che sorgevano tutt’attorno, le famose “Case Rotte” (il nome di una via lo ricorda ancora) dei Della Torre o Torriani, governanti di Milano sconfitti agli inizi del XIV Secolo dai Visconti e rimaste in rovina come monito per ricordare chi avesse il potere ora nel ducato.
Ciò che conosciamo di questa chiesa ci è stato tramandato da alcune descrizioni seicentesche e da varie incisioni del XVIII Secolo, dalle quali risulta che si trattava di uno dei più rappresentativi edifici di stile gotico di Milano. L’interno era scandito da due file di quattro pilastri cilindrici in cotto che separavano le tre navate della Chiesa che, priva di transetto e con semplice copertura a capriate a vista terminava in una lunga abside poligonale. La ricca facciata a capanna, era scandita verticalmente da quattro contrafforti sormontati da pinnacoli, la parte inferiore era rivestita di marmi chiari; mentre la parte superiore era in cotto, come le pareti laterali. Un ampio rosone traforato in marmo bianco sovrastava il portale centrale ad arco a tutto sesto con lunetta scolpita con l’immagine della madonna; sopra il rosone si trovava una bifora sotto ad un arco sopraccigliare, mentre ai lati si aprivano due finestre circolari a cielo, anchesse riccamente traforate. Due ingressi minori che affiancava il portale, sormontati da finestre ad archi acuti, furono probabilmente aperti in epoca successiva. Un alto e snello campanile, con fusto poligonale su base quadrata assai simile a quello di San Gottardo, si innalzava a sinistra del coro. Il sagrato era recintato da un muro con due ingressi, uno sull’odierna piazza e l’altro sull’odierna via Filodrammatici.Alla morte di Regina, nel 1384, Bernabò eresse Santa Maria della Scala a collegiata di patronato signorile, dotata di una ventina di canonicati per il capitolo maggiore, tutti i membri del quale dovevano essere sacerdoti. Così la chiesa divenuta istituzione signorile, godete della protezione ducale e ricevette numerose donazioni fino al XVI Secolo.Della decorazione pittorica più antica si conserva un affresco quattrocentesco, raffigurante la Madonna della Scala, oggi nella chiesa di San Fedele.
Non è naturalmente possibile controllare le varie notizie riguardo agli artisti che lavorarono a Santa Maria della Scala; pare che vi si trovassero affreschi di Bramante e del Luini (il Torre).
Frammenti marmorei dei monumenti funebri dei Toscani, di Francesco Orsini e di un anonimo prelato, attribuiti al Bambaja, furono trasferiti in San Fedele dove si conservano tuttora. Alla metà del Cinquecento risalgono gli stalli del coro, intagliati con motivi urbani probabilmente da Anselmo del Conte, anch’essi oggi collocati in San fedele. Qualche frammento marmoreo fu collocato invece nel giardino di casa Gnecchi in via Filodrammatici.
All’inizio del 1700 fu trasformata la zona del coro, così come tutto l’interno della chiesa, che venne rimodernato con rivestimenti di stucchi. Nella stessa occasione furono probabilmente costruite le volte. Venne rifatto l’altare in forme barocche e fu innalzata anche una balaustra in marmo. Fra i dipinti che decoravano la Chiesa sono noti una trasfigurazione, di Bernardino Campi, firmata e datata 1565, ed una deposizione di mano di Simone Peterzano (maestro del Caravaggio), risalente al 1584. Ambedue le opere sono oggi conservate in San Fedele. Sì hanno anche notizie di quadri di Camillo Procaccini e di Paolo Camillo Landriani. Vicino ad uno degli ingressi era affrescata un’Assunzione di mano di Bernardino Lanino già molto rovinata all’inizio del Settecento.
Il prestigio della chiesa della Scala durò ancora per tutta l’epoca sforzesca, fino al ducato di Francesco II nel corso del quale godette di particolare prosperità; morto lui senza discendenti, e pur mantenendo con Carlo V il titolo di “imperiale sacellum”, la collegiata non ebbe più il particolare significato politico ed economico di cui godette nei secoli precedenti. Il re di Spagna Filippo IV d’Asburgo nel 1654 la dichiarò sua cappella reale, ma quando il titolo le fu soppresso, nel 1763, il capitolo fu trasferito presso la chiesa gesuita di San Fedele
La demolizione di Santa Maria della Scala fu decretata nel 1776, per far posto al nuovo teatro progettato dal Piermarini in sostituzione di quello distrutto da un incendio che si trovava a Palazzo Reale. Alcune opere, come si è detto, furono salvate e trasferite in San fedele che per l’occasione vista anche la recente soppressione della compagnia di Gesù, fu intitolata Santa Maria della scala presso San fedele.
La chiesa di San Fedele ereditò l’intitolazione di Santa Maria della Scala in San Fedele.
Avanzi della chiesa e del chiostro di Santa Maria alla Scala nel cortile di Palazzo Gnecchi 1920 – oggi Piazzetta Enrico Cuccia, 1
Referenze immagini: Andrea Rui, Archivi
Bonjour,
mille mercis pour toutes ces informations passionnantes. Il existe des registres paroissiaux du 15e siècle d’une église paroissiale dénommée Santi Nabore e Felice dans le quartier de la Porta Vercellina. Connaissez-vous l’emplacement exacte de cette église ? Faisait-elle partie de la chiesa di san francesco grande tout en gardant son titre de paroisse ?
Merci beaucoup.
Rodof