Milano | Porta Volta – Il lato brutto di Fondazione Feltrinelli

Il bel progetto di Herzog & de Meuron a Porta Volta per la Fondazione Feltrinelli al momento ha ancora un punto oscuro… esattamente quello che si trova oltre il casello di ponente, tra Viale Montello e i Bastioni di Porta Volta. Qui doveva essere costruito il palazzo (identico all’altro ma molto più corto) che la fondazione avrebbe costruito per il Comune di Milano a scopo oneri urbanistici (una biblioteca e spazi per il quartiere). Ma a quanto pare questo lato del progetto di Porta Volta è destinato a rimanere incompiuto ancora per lungo tempo, infatti pare ci sia anche un contenzioso col distributore di benzina, perciò giardino e palazzo gemello per ora non si fanno. Peccato, perché il progetto di Porta Volta funzionerebbe meglio se tutta la piazza venisse sistemata e resa fruibile.

Nel 2014 venne proposto, ma poi non se ne fece più nulla, dalla comunità cinese del vicino quartiere di via Paolo Sarpi la realizzazione di un giardino cinese al posto di questo spazio trasformato da alcuni cittadini in “Giardino Condiviso” anche se è rimasto alquanto triste e desolante, oltre che mal frequentato, sia di giorno che di sera.

Insomma, quest’angolo di Porta Volta poteva essere sistemato una volta per tutte ed invece non se n’è fatto più nulla e dovremo attendere chissà ancora per quanto, perché Fondazione Feltrinelli sistemerà solo il “suo orticello” ma il resto di piazzale Baiamonti e questo “giardino” rimarranno come sono.

 

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La parte in fase di realizzazione
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LA Fondazione Feltrinelli vista da via Paolo Sarpi

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Lo spazio attualmente…

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Lo stesso spazio come sarebbe dovuto essere…

 

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

8 commenti su “Milano | Porta Volta – Il lato brutto di Fondazione Feltrinelli”

  1. È vero che nel giardino condiviso ogni tanto girano personaggi strani ma il luogo è bello, vissuto e spesso vi sono manifestazioni aggregativi del quartiere. È quello che succede alla Tamoil quando chiude che è indecoroso. E se è vero che la Tamoil porta avanti contenziosi da anni è ancora più significativo che i bandi del comune per l’assegnazione dell’area sono andati deserti. Dove c’è il giardino era previsto luogo di parcheggi, meglio così.

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  2. E’ bellissima la percezione umana.Forse condizionata dall’abitudine al lurido,ad essere nati nel lercio al punto che non si fa più caso.ad esso.
    Il giardino condiviso è ben lungi dall’essere uno dei giardini condivisi come ci sono nelle metropoli d’oltreoceano.Questo fa schifo.Contornato da sporchi muri cadenti pieni di scritte con erba abbanonata e tentativi imbarazzanti di panchine.Povertà assoluta che non fa bene alla vista e all’animo.Il Comune dovrebbe ristrutturarlo a regola d’arte spendendo i soldini che ha.Anche i campi rom sono “vissuti”.

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  3. Il giardino a me piace ma dovrebbe avere una recinzione decente. Perchè i ruderi non possono essere abbattiti?

    Che triste storia quella del Tamoil… riesce a bloccare tutto. Ma si sa in cosa consiste il contenzioso? Questioni serie e cavilli e contro cavilli?

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  4. personalmente preferirei che il progetto venisse ripensato senza la realizzazione del “lato corto” come si vede nei rendering.
    Già così la cortina di cemento e vetro è sufficiente e claustrofobica. Per il corpo aggiunto penserei ad uno stile architettonico e ad un allineamento differente.

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  5. Che squallore il giardino condiviso… quasi a livello di Isola Pepe Verde. Il comune ha trovato comodo abbandonare questi angoli di città alla collettività, che purtroppo, nonostante la buona volontà, non ha sufficienti energie per renderli decenti.

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  6. I ruderi non possono essere abbattuti perché la sovrintendenza si è opposta.
    Per le recinzioni e una risistemazione dello spazio l’associazione che gestisce il giardino ha un bel progetto che aspetta di essere finanziato.
    Quanto alla frequentazione: i senzatetto esistono. È grave problema sociale e non ci si può girare sempre dall’altra parte e nascondere la sabbia sotto il tappeto. Se frequentaste il giardino sapreste che è un esempio di pacifica convivenza.

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