Milano | Cagnola – Storia di un quartiere da sempre al confine

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L’area della Cagnola, che spazia da Piazza Firenze sino a Piazzale Accursio

La Cagnola, dove mai sarà… quanti non sanno dove collocare questa zona di Milano? Come sempre, i vecchi quartieri milanesi col tempo se non dotati di un anima forte come Baggio o Lambrate, smarriscono la loro identità: è il caso della Cagnola, conosciuta da pochissime persone.

Il borgo della Cagnola è da sempre un insediamento al bordo (periferia) di Milano, condiviso con i vecchi comuni limitrofi di Villapizzone e Boldinasco.

L’insediamento della Cagnola era già di notevoli dimensioni nel 1500, tanto da essere citato da un istrumento notarile a firma dell’arcivescovo di Milano, Cardinale Carlo Borromeo. Trattasi dell’erezione in parrocchia di Garegnano che aggrega: Boldinasco, Torchiera, Colombara e Cagnola , avvenuta nel 1570. Vi era un’osteria e anche qualche bottega, il che faceva presumere la presenza di diverse persone.

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La Cagnola nel 1870. Si nota il Corso Sempione e la rotonda della Cagnola, in seguito Piazza Firenze
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La Cagnola nel 1884

Sotto la ricostruzione (ipotetica) dell’Oratorio di San Giovanni Battista e il confronto con la situazione attuale nello stesso punto.

Il nome del luogo ha origine probabilmente da una famiglia che qui aveva un possedimento e che si chiamava appunto in questo modo. Il borgo era formato da diverse cascine ravvicinate, ognuna dipendeva da una parrocchia differente e da comuni differenti. Due dalla Santissima Trinità (Borgo degli Ortolani) e due a San Pietro in Sala di Milano, una a Garegnano Certosa ovvero Boldinasco e una a San Martino di Villapizzone. Alla Cagnola vi era già presente una cappelletta medievale, forse del Trecento, ma oramai in rovina e da lungo tempo impraticabile.

Il crescente numero di abitanti alimentò il desiderio di costruire una chiesetta o un oratorio nel proprio territorio. Così nell’anno 1644 gli abitanti della Cagnola decisero di edificare un oratorio e posizionarlo al confine dei tre “comuni” in cui il borgo era suddiviso. Così i cittadini comprarono un terreno di 200 mq e vi fabbricarono l’oratorio, che dedicarono a San Giovanni Battista trasportando il nome dalla vecchia cappella appartenuta all’antico Ordine degli Umiliati. Dal vetusto oratorio provengono tre statue in marmo bianco del 1400, raffiguranti tre santi genuflessi in atto di preghiera, una molto rovinata e senza testa, attribuite (pare) allo scultore Cristoforo Mantegazza. Un tempo erano probabilmente racchiuse in nicchie nella facciata dell’antica cappella, mentre ora sono conservate nelle raccolte del Castello Sforzesco.

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Nel 1700 l’oratorio fu dotato di una torre campanaria, di una cappelletta e di un ripostiglio laterale, ma risultò ben presto troppo piccolo, misurava appena 10 metri per 7.

Già nel 1875 la chiesa era ben vecchia di 200 anni, per giunta si trovava, assieme ad altri edifici nel mezzo della nuova strada Varesina.

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Manca purtroppo una qualunque descrizione della vecchia chiesa di San Giovanni Battista. Nessuno si ricordò di fotografarla prima che venisse abbattuta, nessuno la ritenne così importante da immortalarla in qualche dipinto; noi abbiamo provato a darne un’idea ricostruendola un po’ di fantasia. Al suo interno vi erano due altari, uno dedicato a San Giovanni Battista e uno a Sant’Antonio da Padova. Della vecchia chiesa rimangono solo l’altare ligneo ora conservato nella sagrestia della chiesa nuova, una tela dipinta a olio della scuola del Procaccini, un crocefisso in legno dipinto e altre suppellettili.

Il fatto che questo borgo fosse sorto al confine di tre comuni e diversi Corpi Santi, comportò molti problemi e molte proteste da parte dei cittadini che dimoravano nelle varie cascine. Infatti vi erano la Cascina Cagnola, la Curt Granda in via Bodoni (ora è un insieme disarticolato di vecchi edifici compresa la vecchia sede del partito di ‘sinistra’ della zona), poi la Curt di Finanzieer di fronte in via Bodoni (demolita, con torretta, sede di un asilo e di dazio, da cui il nome), la Curt del Primm sull’angolo Bodoni/Pacinotti c’è ancora ma è più recente, di fine ‘800 e per finire la Cascina Bindellina, che ha lasciato il nome alla via omonima che serpeggia ancora nel quartiere.

Vi era anche la storica trattoria dell’Ostone, collocata in un edificio rinascimentale proprio di fronte all’oratorio di San Giovanni Battista e oramai scomparsa anch’essa. Qui, di fronte all’osteria, in epoca incerta venne ritrovato un bellissimo crocifisso in rilievo su marmo, di fattura gotica sul fondo della roggia. Leggenda volle che il blocco di marmo scolpito galleggiasse sull’acqua, come un miracolo e subito fu raccolto e appeso nella vicina osteria dell’Ostone. Purtroppo il bel crocefisso è stato portato a Campione d’Italia nella Galleria Civica.

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Ancora nel 1800 l’oratorio di San Giovanni alla Cagnola dipendeva dai parroci delle altre due parrocchie, quella di Garegnano e di Villapizzone. Così gli abitanti protestarono vivamente ottenendo alla fine che la messa nell’oratorio fosse officiata da un parroco proprio.

Li Terrieri della Cagnola in seguito ad altre di loro rimostranze espongono alcuni uteriori motivi per li quali implorano le superiori provvidenze affinchè venga ordinato ai due Paroci di Villapizzone e di Garegnano di non più oltre influenzare sul popolo della Cagnola lasciando che il Vicario di quella Chiesa eserciti tutte quelle funzioni che gli si competono a termine dei Decreti Governativi de li 5 Febbraio 1816.

Dobbiamo giungere sino al 1886, quando il prevosto don Francesco Ongana incaricò l’architetto Alfonso Parrocchetti di disegnare una nuova chiesa parrocchiale. Le linee scelte dall’architetto furono quelle di un ibrido tra il rinascimento e il barocchetto lombardo. Nel frattempo la vecchia chiesetta venne definitivamente demolita data la sua estrema pericolosità e la sua ridotta dimensione. La nuova chiesa venne edificata e il 6 ottobre 1888 venne dunque consacrata, naturalmente dopo aver trovato con molte difficoltà il terreno dove costruire la nuova chiesa. Una chiesa a tre navate suddivise in cinque campate. La volta della navata centrale è a botte mentre quelle delle navate laterali sono a vela. Al transetto  e prima del presbiterio si innalza la cupola nascosta estesamente da un tiburio. La chiesa rimase per lungo tempo disadorna, fino al 1924, quando venne decorata da Moro di Filadelfia e Sartorati della Scuola Beato Angelico. Alla facciata neo-rinascimentale venne aggiunto uno sgraziato portico.

La chiesa, incastrata tra moderni e discutibili palazzi è rivestita in intonaco e presenta forme neo-rinascimentali. Sul capocroce s’innesta il tiburio ottagonale che, visto dall’esterno, si presenta formato da finestre bifore che affacciano sulla navata centrale ed il cui movimento ad arco determina, intersecandosi con il soffitto a botte, il formarsi di unghie architettoniche. Lungo le pareti laterali si ritrovano le stesse finestre del tiburio, formate da due lunette sormontate da un piccolo oculo e racchiuse da una lunetta più grande.

Il campanile, collocato a sinistra dell’abside, possiede una verticalità accentuata attraverso l’innesto di sottili lesene, il cui procedere verso l’alto è interrotto da una cornice ad archetti che delimita il passaggio al livello superiore.

All’interno di un’esile cornice è racchiuso l’orologio.

L’ultimo tratto è occupato dalla cella campanaria la cui struttura si presenta, dal punto di vista formale, di maggiore altezza grazie all’apertura verso l’esterno di ampie monofore che imprimono quasi un’accelerazione verso l’alto. Al di sopra svetta l’alta cuspide.

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Il vecchio altare e le decorazioni originarie della chiesa prima degli ampliamenti
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La chiesa della Cagnola nel 1905 con la vecchia facciata e le navate più corte
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Il vecchio altare maggiore
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Via Giovanni Antonio Plana con la chiesa prima che venisse costruito il portico 1913

La città al giro del 1900 si espanse e inglobò anche questo borgo di periferia. Villapizzone, Musocco, Garegnano e Boldinasco nel 1923 finirono nel Comune di Milano togliendo finalmente quel senso di città di confine alla Cagnola. Nel frattempo erano stati rettificati i vecchi tracciati stradali, aperte nuove vie e la strada del Sempione si incuneava ancora sino alla nuova chiesa e al bivio della Cagnola dove biforcandosi diventa via Gassendi e via Pacinotti.

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Cagnola – Incrocio via Bodoni e via Pacinotti 1950-55 La vecchia Cort di Finanzier
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Il pronao aggiunto alla facciata negli anni Venti
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La chiesa venne ulteriormente ingrandita dopo che il Cardinale Schuster durante una visita pastorale nel 1933 notò quanto fosse piccola per la comunità che stava sempre più crescendo. Così nel 1937 Giuseppe Calori venne incaricato di studiare un progetto di ampliamento. Furono aggiunte tre arcate ed eliminato il pronao posticcio e ritenuto fuori luogo. Nel 1940 venne terminata la facciata moderna in travertino che riprendeva il disegno della facciata progettata dal Parrocchetti. L’inizio della Seconda Guerra Mondiale fermò ogni intento di portare a termine le decorazioni, guerra che irruppe anche alla Cagnola con le bombe nel 1943 che causarono ingenti danni alla chiesa. Tutte le vetrate colorate finirono in frantumi, un altare distrutto, così come l’organo. Ma già nel 1944 alcune parti vennero ripristinate.

Nel 1969 venne attuato l’ultimo ampliamento del transetto in tutto lo spazio disponibile, per fortuna il Parrocchetti aveva previsto una possibilità di ampliamento, così non fu un problema rivedere gli spazi all’interno delle navate. In quell’occasione furono ammodernati l’abside con un nuovo altare realizzato da Eros Pellini. Il vecchio altare maggiore fu trasferito (solo la parte inferiore per ragioni di spazio) nell’attigua cappella della Beata Vergine Addolorata.

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Della vecchia Cagnola rimane oramai ben poco, solo l’andamento di alcune vie testimoniano ancora la presenza dell’antico borgo, come la via privata della Bindellina, una delle antiche cascine che caratterizzavano la zona. Oppure le case che presero il posto della Curt Granda e che ancora si trovano sul posto, dove, lungo la via Giambattista Bodoni, sulla sinistra si apre una piazzetta che pare più un cortile. Peccato sia un brutto parcheggio. Segnaliamo anche la bella villetta con giardino posta nella stessa via pochi metri più avanti al civico 19. Anche gli edifici all’angolo tra la via Pacinotti e Bodoni sono dell’epoca in cui ancora la Cagnola era un borgo.

La via privata della Bindellina e le vecchie strutture del vecchio borgo

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Quel che resta (poco) della vecchia Curt Granda in via Bodoni

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In piazza Firenze (un tempo chiamato rondò della Cagnola) e via Caracciolo e via Bartolini si trova la Caserma Montello (ora sulle cronache per l’uso dell’emergenza profughi).

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All’angolo tra la via Bartolini e la via Arimondi si trova una delle case “castello” sorte all’inizio del Novecento oggi hotel Mercure.

A dividere il quartiere in due parti è il famoso cavalcavia di viale Monte Ceneri realizzato negli anni Cinquanta dello scorso secolo.

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Nei pressi del quartiere si trova il quartiere delle città e dei luoghi svizzeri, come via Chiasso, Bellinzona, Locarno e Monte Generoso. Quartiere fatto di piccole villette liberty o eclettiche non di pregio ma abbastanza romantiche.

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Poche sono le gemme d’architettura della zona, ma oltre al curioso castello segnaliamo questo bel palazzo liberty posto di fronte al civico 20 di via Giovanni Antonio Plana (l’ingresso dello stabile ci è ancora oscuro, forse su viale Certosa?).

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A proposito di Architettura con la A maiuscola, poco distante da via Plana si trova lo splendido Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, progettato da Giovanni Muzio nel 1920.

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Proseguendo il nostro viaggio alla scoperta del quartiere della Cagnola, ci imbattiamo in altre curiose villette, come quella posta al 3 di via Pietro Gassendi.

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O quella che si trova al 19 di via Giambattista Bodoni.

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Riscendendo per via Via Bodoni ci ritroviamo in un altro slargo senza nome dove al centro si trova un’aiuola con un bel cedro del libano (ma perché non si piantano più questi alberi così belli?) assediati dalle automobili.

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In via Pacinotti si trova la palazzina liberty del Cinema Trieste del 1912. Diventato in seguito cinema Sempione, per fortuna oggi è stato restaurato ed è stato trasformato in uno spazio culturale con locale.

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Piazzale Accursio fa parte ancora del quartiere della Cagnola e in questa grandissima piazza a forma di ventaglio (che andrebbe un po’ recuperata) troviamo due gemme milanesi, il vecchio tirassegno e il distributore di benzina d’antan.

La bellissima pensilina e palazzina della pompa di benzina ora in fase di restauro, aprirà tra qualche mese completamente rinnovata e sarà riattivata grazie all’intervento di Lapo Elkann.

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Poco prima, sempre in uno dei raggi del grande piazzale Accursio si trova la via Nansen che muore “schiantandosi” in malo modo contro il rimasuglio di un vecchio edificio (il cui ingresso rimane in via Varesina 23) che mai si è piegato al progresso dell’urbanizzazione ed ora è rimasto incastrato tra i palazzoni nuovi sorti nel dopoguerra.

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Poco distante, sempre sul piazzale Accursio si trova il rudere del tirassegno, una bella palazzina del primissimo Novecento in disuso da decenni.

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A noi piacerebbe che l’incrocio, oggi usato come parcheggio, diventasse una bella piazzetta con un bell’albero e fosse intitolata alla Cagnola, per ricordare questo piccolo borgo da sempre al confine.

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Ringrazio anche l’amico di Skyscrapercity che mi ha aiutato a trovare informazioni sulla Cagnola, Francesco Liuzzi ( vecchiamilanodoc ).

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

11 commenti su “Milano | Cagnola – Storia di un quartiere da sempre al confine”

  1. Dispiace che non si possano più modificare i confini su Google Map Maker! Ero riuscito ad aggiungere un po’ di quartieri (prendendo spunto da una mappa che era stata pubblicata proprio su UrbanFile tempo fa e aggiungendo anche toponimi antichi, tra cui quello della Cagnola) ma adesso non si possono nemmeno più modificare i contorni… peccato

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  2. Complimenti per il dettagliato articolo!
    Questo è un quartiere che ha perso un po’ l’anima e il suo centro. Manca una piazza o elemento che stabilisca una gerarchia urbanistica, un punto di riferimento per la zona. Avrebbe bisogno di un intervento di masterplan che ne definisca un nuovo ruolo e qualità; non mi risultano però progetti in essere. Finirà per essere risucchiato tra il Portello e la futura riqualificazione dello scalo Farini? Una sorta di terra di mezzo? Speriamo di no.

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  3. Grazie per la continua opera di divulgazione della storia della nostra città, anche nelle sue parti cosiddette periferiche. Ottima l’idea di ridisegnare lo slargo senza nome e di intitolarlo al nome del vecchio borgo. Speriamo che anche il nuovo Municipio, ovvero il Consiglio di Zona di una volta, prenda in considerazione questa proposta, convincendosi che la memoria storica dei quartieri deve essere parte integrante della identità di una città.
    Grande comunque, come sempre, Urbanfile.

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  4. Il crocifisso marmoreo dell’Ostone si trova oggi nella raccolta del Museo Civico di Campione d’Italia. Di recente è stato pubblicato il catalogo della collezione che contiene anche una scheda specifica che ricostruisce le vicende dell’opera. Se interessa vi giro i riferimenti.

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  5. la Curt Granda in via Bodoni (ora è un insieme disarticolato di vecchi edifici compresa la vecchia sede del partito di ‘sinistra’ della zona), poi la Curt di Finanzieer di fronte in via Bodoni (demolita, con torretta, sede di un asilo e di dazio, da cui il nome), la Curt del Primm sull’angolo Bodoni/Pacinotti c’è ancora ma è più recente, di fine ‘800 e per finire la Cascina Bindellina, che ha lasciato il nome alla via omonima che serpeggia ancora nel quartiere.
    Vi era anche la storica trattoria dell’Ostone, collocata in un edificio rinascimentale proprio di fronte all’oratorio di San Giovanni Battista e oramai scomparsa anch’essa.

    Ci sono 2 imprecisioni:
    1) LA CURT GRANDA e l’OSTONE erano in Vi Sonnino al 4
    Saluti Nicola

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