«Mi sono accorto che non solo gli stranieri, ma anche i miei concittadini dormono nel deserto, per così dire, dell’ignoranza e non conoscono le meraviglie di Milano». Così Bonvesin da la Riva nel 1288 in apertura al suo De magnalibus Mediolani.
A distanza di molti secoli si deve purtroppo constatare che a soffrire di quella ignoranza sono oggi anche coloro che hanno responsabilità di governo e più di altri dovrebbero conoscere i valori architettonici e ambientali della città ed essere attenti a difenderli e a valorizzarli. Diversamente non si spiega la proposta degli assessori Del Corno, D’Alfonso e Bisconti di sequestrare per usi impropri, dagli effetti devastanti, proprio il Monte Stella: un’opera cardinale della moderna architettura del paesaggio.
Che si tratti di una meraviglia bastano pochi cenni alla sua storia. Dove oggi sorge il Monte Stella, nei primi progetti per il QT8 era previsto un grande lago per le attività sportive dei futuri abitanti, costituito dallo specchio d’acqua di una cava abbandonata. «Ora avvenne – scrive alla fine degli anni sessanta Piero Bottoni, l’ideatore del QT8 – che [in quella cava] la più importante della zona, venissero avviate le macerie che si stavano accumulando a migliaia di metri cubi lungo viale Alemagna, al Parco e nelle zone confinanti». Risultato: durante un sopralluogo Bottoni scopre non solo che la “concavità” del lago era stata colmata, ma che l’arrivo ininterrotto di macerie la stavano trasformando nella “convessità” di una montagna. A quel punto, di fronte a quel ammasso sempre più alto di detriti, che seppelliva irrimediabilmente il sogno di un «lago azzurro e romantico», prende corpo in lui l’idea di utilizzare i materiali della discarica per realizzare un altro sogno: quello di una montagna milanese. In una città oppressa dal mal della pietra, «dove la natura è stata estremamente avara di possibili occasioni paesaggistico – ambientali», tradurre in realtà quel sogno dava la possibilità di creare una «isola di verde riposante» e assicurare a tutti i cittadini il piacere e la «novità delle prospettive aeree, dei percorsi in pendio, del panorama sulla città murata che si offre […] ai soli fortunati abitanti di un grattacielo».
Passeranno molti anni prima che ciò si realizzi. Disegnata la planimetria e la sezione, sarà necessaria la tenacia, la passione e le lotte di Bottoni, compresa la sua «battaglia delle piante», perché il Monte Stella prenda forma, si copra di alberi, di erba, di viottoli, e diventi, come oggi è, oltre che una testimonianza storica di un riscatto civile, anche una presenza vitale tra le più significative della fisionomia della città. Con la sua mole, nonostante non raggiunga i cento metri di altezza inizialmente previsti dal progetto, va infatti a configurare l’ingresso monumentale al capoluogo lombardo da nord-ovest e a costituire l’elemento insostituibile, insieme al parco di cui è parte integrante, della qualità ambientale del QT8.
Scrive Aldo Rossi nel 1975: «L’architettura dei quartieri […] non è andata oltre l’importante proposta di Bottoni con il QT8 e il Monte Stella; così questi due fatti rimangono certamente come gli esempi più importanti e senza seguito della situazione milanese». E ancora dieci anni dopo: «Pochi sono i monumenti dell’architettura moderna, pochi soprattutto quelli che hanno un significato che va oltre la loro qualità tecnica […]. Certamente […] il Monte Stella di Piero Bottoni […]. Piero Bottoni […] trasforma un programma in una grande architettura: il Monte Stella». Come ogni grande architettura ingentilisce il mondo e aiuta gli esseri umani ad abitare. Una ragione non secondaria perché se ne debba avere la massima cura. Non va certo in questa direzione la scelta di localizzarvi i grandi concerti estivi della rassegna “City Sound”.
Condivido al 100 per 100. L’analfabetismo dei burocrati di palazzo Marino è impressionante: per loro uno spazio verde è una superficie a perdere, adatta a qualsiasi utilizzo. Non ci hanno piazzato i circhi e gli spettacoli viaggianti solo perché è impossibile montare il tendone in vetta…
Peraltro Monte Stella condivide il destino col QT8, gioello architettonico e urbanistico scempiato dall’incuria municipale e dall’avidità dei proprietari delle costruzioni, macellate a botte di sopralzi ed estensioni.
Aggiornerei l’articolo citando la triste vicenda legata al tremendo progetto di cementificazione del Giardino dei giusti contro il quale è stata recentemente presentata una richiesta di sospensiva al TAR da Italia nostra e dai cittadini del quartiere. Stefano
Non concordo. Gli eventi svolti non hanno deturpato il parco, che è sempre li senza cambiamenti.
Al Central Park di New York fanno concerti, a Hyde Park di Londra fanno concerti e ci mettono pure un Luna Park!! Questi parchi parchi sono un valore per le loro città… da noi ci lamentiamo per molto poco ma non mi sembra che il Monte Stella valga come Central Park!
E’ un luogo frequentato principalmente gente del quartire, ma per posizione e panorama potrebbe accogliere molti più visitatori.
Anche i toni sul Giardino dei Giusti mi sembrano eccessivi… “cementificazione”!! Dobbiamo proprio lasciare tutto come è ora?
Cosa si propone di fare per qualificarlo?
Faccio notare che l’area che era abbondanata a se stessa tra le vie Sant’Elia è Terzaghi è stata sistemata e ora è un piccolo centro sportivo, che soprattutto la sera, rivitalizza la zona… scommetto che anche questo non va bene, tutto deve restare com’è???
Condivido l’articolo, e da alcune risposte mi pare che l’ignoranza non pervada solo alcuni uffici di palazzo marino, ma sia diffusa anche fra la cittadinanza. Il Monte Strella non è un parco di quartiere: è una mèta frequentata da runners, bikers, praticanti di nordic walking e di tai chi, proprietari di cani,e tanto altro ancora provenienti da tutta Milano. A differenza dell’area all’angolo fra le vie Terzaghi e Sant’Elia (che ha destinazione sportiva, ed è stata positivamente bonificata e riqualificata con l’arrivo di una società sportiva: e infatti nessuno ha detto nulla, giustamente), il Parco Monte Stella non ha bisogno di essere riqualificato: ha bisogno di essere rispettato. Che significa: avere una decente manutenzione ordinaria, evitare interventi invasivi come il Giardino dei Giusti, da parte di persone intenzionate a lasciare un segno del loro passaggio sul pianeta oltraggiando il bello esistente. Purtroppo all’interno dell’Amministrazione comunale è presente una scuola di pensiero secondo la quale “basta che paghi il privato, e può far tutto su suolo pubblico”. Ho parlato di scuola di pensiero, anche se in realtà si tratta di analfabetismo nella gestione dei beni comuni
E’ un peccato che appena qualcuno la pensa diversamente, viene subito considerato “ignorante”.
Gli amministratori sono ignoranti, i cittadini sono ignoranti… viviamo in un mondo di ignoranti?
Nel mio commento non mi sono permesso di dare giudizi su nessuno, tanto meno di dare dell’ignorante, semplicemente ho espesso un’opinione.
Continuo a pensare (nella mia ignoranza) che il Monte Stella abbia bisogno di qualcosa in più, la cima per esempio sembra un luogo abbandonato, con resti di cemento… il Giardino dei Giusti è come se non ci fosse, possibile che non sia possibile migliorarlo? Altrimenti si abbia il coraggio di proporre di rimuoverlo definitivamente e lasciamo più spazio al prato e agli alberi. Tanto è solo uno sfizio di chi vuole farsi notare…