Milano | Duomo – Quanti progetti per la facciata del Duomo

Vi raccontiamo la storia della facciata del Duomo, iniziata nel 1500 e conclusasi solo nei primi anni del 1900.

Per comprendere come si presentasse l’area del Duomo prima dell’avvio dei lavori per la Cattedrale vi rimandiamo a un post di qualche tempo fa.  L’area Sacra prima del Duomo

Il Duomo di Milano prese forma dopo il 23 maggio 1385 quando Gian Galeazzo Visconti annunciò la demolizione di diversi edifici fra i quali il battistero di Santo Stefano alle Fonti, che si trovava dietro la Cattedrale di Santa Maria Maggiore, anch’essa destinata a sparire per edificare una nuova cattedrale di immense dimensioni che avrebbe superato in lunghezza e in altezza ogni altra chiesa esistente allora, a simboleggiare la potenza dei Visconti e di Milano.

A dirigere il cantiere vennero chiamati da subito architetti francesi e tedeschi, come Jean MignotJacques Coene o Enrico di Gmünd, per dare alla nuova cattedrale forme architettoniche del tardo gotico di ispirazione renano-boema, all’epoca simbolo di modernità. Il desiderio di Gian Galeazzo era infatti quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee; tuttavia i lavori procedettero immediatamente con l’utilizzo di  maestranze lombarde e l’opera si discostò subito dal gotico d’oltralpe.

I lavori iniziarono di gran lena ed arrivarono a fine ‘300 ad inglobare la vecchia cattedrale di Santa Maria Maggiore, che man mano veniva demolita iniziando dall’abside. Per lungo tempo, della vecchia cattedrale, rimase solo la facciata che serviva a concludere il piedicroce della navata del nuovo edificio gotico. Progetti per la facciata se n’erano fatti sin da subito, ma purtroppo mai documentati.

Dal 1452 al 1481 fu a capo del cantiere Giovanni Solari (architetto di gran fama che aveva costruito tra l’altro all’edificazione del corpo anteriore di Santa Maria delle Grazie), affiancato anche dal Filerete per i primi due anni. Seguirono Guiniforte Solari, figlio di Giovanni, e Giovanni Antonio Amadeo, che con Gian Giacomo Dolcebuono costruì il tiburio nel 1490 che portarono avanti la tradizione gotica. Alla morte dell’Amadeo (1522) i successivi maestri fecero varie proposte “gotiche” per la facciata, tra le quali quella di Vincenzo Seregni (1537 circa), che prevedeva di affiancare la facciata da due torri, opera mai realizzata.

Nel 1567 l’arcivescovo Carlo Borromeo impose una ripresa solerte dei lavori visto lo stato della cattedrale che pareva ancora un brutto cantiere, mettendo a capo della fabbrica Pellegrino Tibaldi (detto anche Pellegrino Pellegrini), che ridisegnò il presbiterio (la parte riservata al clero officiante), che venne solennemente riconsacrato nel 1577 anche se la chiesa non era ancora terminata. Le imposizioni del Cardinale Borromeo con l’architetto  di impronta “romana” portarono ad un programma di modernizzazione della cattedrale, sia all’interno che all’esterno dell’edificio, per convertirne l’aspetto che ancora aveva, da gotico (tedesco = protestante) a rinascimentale (romano = cattolico). Nel caso dell’aspetto gotico che aveva ancora il Duomo, l’Amadeo era riuscito a trovare una sintesi che accontentava tutti, chi amava la tradizione gotica chi la voglia di Rinascimento, e che non ne pregiudicava l’impianto originario, ben custodito dal “modellone” che ancora possiamo ammirare nel Museo del Duomo. Per Pellegrino Tibaldi e per l’arcivescovo quel modello invece era da buttare.

Nel 1571, quando probabilmente il Tibaldi inizia a pensare alla facciata, il Duomo si presentava ancora come lo vediamo nel Miracolo della guarigione di Beatrice Crespi del Cerano. Ovvero la facciata è quella di S. Maria Maggiore posta alla quinta campata, fiancheggiata da due spalle corrispondenti alle navatelle esterne che erano state avanzate e che arrivano alla sesta campata. Una cosa indecente per un Duomo di una città come Milano.

La presenza ancora di un ala della Corte di Palazzo Ducale (l’odierno Palazzo Reale) che impedisce per il momento alla fabbrica della cattedrale di avanzare oltre, non impedisce al Tibaldi di iniziare a studiare una nuova facciata in stile “romano” con imponenti portali e finestroni ed ancora più imponenti colonne che dovevano sporgere dal muro in corrispondenza delle paraste. La parte superiore della facciata, più ristretta rispetto alla parte inferiore, si concludeva con un grande timpano ed era affiancata da due obelischi per ogni lato. Quindi il progetto per l’intera cattedrale, secondo il Tibaldi, prevedeva dopo la realizzazione della facciata la trasformazione anche delle parti già costruite, come l’abside e i transetti. Tutto si sarebbe trasformato nello stile moderno del barocco romano a discapito del tardo stile gotico più riferito alla cultura d’oltralpe che a quella italiana. Ma le difficoltà nell’accordarsi con i governatori per un ulteriore taglio del fronte della Corte, che ancora impediva l’avanzamento dell’ultima campata del Duomo, lascia per ora la facciata allo stato di progetto, mentre proseguono tranquillamente gli interventi all’interno del Duomo con la modifica degli altari e del Coro, coro che verrà consacrato nel 1577.

Il 20 ottobre 1577 il Borromeo consacra finalmente l’intero edificio come una nuova chiesa che sostituisce quindi in modo definitivo sia l’antica Santa Maria Maggiore, sia Santa Tecla (demolita nel 1461), che erano state unificate nel 1549 dopo un secolo di litigi tra il Capitolo maggiore e i Decumani.

All’inizio del Seicento Federico Borromeo riprende la questione da dove il suo grande predecessore e cugino l’aveva lasciata chiedendo ai suoi architetti di fiducia – questa volta Francesco Maria Richini e Fabio Mangone – di studiare e riprendere la realizzazione del progetto originario di Pellegrino Tibaldi. La questione con la Corte per l’avanzamento della fabbrica venne finalmente risolta nel 1615 con il taglio di una seconda fettina della facciata in modo da poter alzare i muri laterali e gettare le fondamenta dell’intera facciata del Duomo.

I lavori, sul lato settentrionale, erano già cominciati nel 1607 secondo il progetto del Tibaldi con alcune modifiche proposte dal Richini e da Alessandro Bisnati che riguardavano soprattutto l’ordine superiore. Spariscono per esempio gli obelischi laterali sostituiti da statue o da riccioli che risentono del nuovo stile barocco. Questi lavori proseguono fino al 1538 con la costruzione dei cinque portali e di due finestre mediane. Sui portali laterali sono inseriti i bassorilievi con le donne eroiche della Bibbia – Ester, Giaele, Giuditta e la regina di Saba – mentre sul portale maggiore è prevista la Creazione di Eva, tutti su disegno del Cerano. Gli scultori sono i maggiori dell’epoca: il Biffi, il Vismara e il Lasagna.

Nel 1649, il nuovo architetto della Fabbrica Carlo Buzzi prepara una sorpresa rivoluzionaria: riprendere l’antica impostazione gotica del Duomo con il tetto a spiovente, come nei vecchi disegni e grandi pilastri gotici al posto delle colonne del Tibaldi. Ai due lati, ci sarebbero state due grandi torri campanarie che avrebbero accentuato ulteriormente la verticalità dell’intero edificio. E’ un esperimento di recupero della tradizione che per la sua fedeltà all’idea originaria del Duomo si stenta a definire neogotico. Contemporaneamente a questa proposta, che riceve un’accoglienza favorevole da parte della Fabbrica, sorgono però subito delle altre proposte, che neogotiche lo sono senz’altro perché tendono a confondere il gotico con le nuove tendenze anticlassiciste del barocco borrominiano. Creando delle forme alquanto bizzarre e che per fortuna non vennero mai portate a termine.

Questa linea di tendenza inizia con il curioso progetto di Francesco Castelli della metà del Seicento e prosegue fino alla metà del Settecento con molti altri progetti tra i quali spiccano quelli dello Juvarra (1733) e del Vanvitelli (1745).

Nel 1682, con l’ingresso a Milano dell’arcivescovo Federico Visconti, si demolisce l’ormai stanca facciata romanica di Santa Maria Maggiore e finalmente la copertura del Duomo arriva al suo termine. Ma ancora la facciata si presentava di rudi pietre come si può osservare nell’incisione del 1745 di Marc Antonio dal Re che mostra come quanto poco era stato realizzato in cento anni e come apparirà il Duomo per tutto il secolo successivo, fino all’arrivo di Napoleone. Portali barocchi e due finestroni conclusi, i due pilastri che affiancano il portale centrale realizzati sino ad un terzo della loro altezza e il resto in pietre e mattoni a vista (un po’ come appare ancora oggi San Petronio di Bologna).

Nel 1791 Francesco Soave riprende i lavori che ancora erano fermi, proseguendo il vecchio progetto del Buzzi con una soluzione più semplice che manteneva il profilo originario del Duomo a capanna, senza distruggere il già costruito. Ma sarà Napoleone, con un ordine perentorio del 20 maggio 1805, a ordinare che fosse finalmente ultimata la facciata del Duomo. Infatti mancavano sei giorni dalla sua incoronazione con la Corona ferrea a Re d’Italia e tale era l’euforia da portarlo a promettere che la spesa sarebbe stata sostenuta direttamente dalla Francia. Pare tuttavia che tale rimborso la Fabbrica lo stia ancora aspettando. Così l’onore di aver condotto in porto l’opera spetterà a Carlo Amati e Giuseppe Zanoja, i due architetti più noti della prima metà dell’Ottocento. Napoleone, per ringraziamento, volle la statua di San Napoleone su una guglia del Duomo (guglia G65, la quinta dalla facciata sulla navata maggiore a sud).

Ed eccoci nell’epoca d’oro per il Duomo e per la facciata: il 1800 conclude il lungo e sofferto lavoro. Si realizzano quindi la maggior parte degli archi rampanti e delle guglie. Si completano le statue, soprattutto sulla parete meridionale. Si innalzano i tre gugliotti mancanti (Intorno al tiburio, ci sono 4 gugliotti. All’interno c’è una scala invisibile dall’esterno) ad opera del Pestagalli (1845) con il gugliotto sud-ovest dedicato alla Fede; del Vandoni (1862-1890) con il gugliotto nord-ovest dedicato alla Madonna; di Cesa Bianchi (1877-1904), con il gugliotto sud-ovest con la genealogia della Madonna.

Quando tutto pareva concluso, ecco che nel 1884 viene bandito un concorso per il rifacimento in stile gotico della facciata reso possibile dal cospicuo lascito di Aristide De Togni di circa 900.000 lire. La morte improvvisa del giovane architetto Giuseppe Brentano nel 1889, vincitore del concorso e forse il raffreddarsi degli entusiasmi iniziali fecero ben presto desistere dall’impresa, che si ridusse al semplice rifacimento della falconatura napoleonica ormai pericolante e realizzata troppo frettolosamente. Così l’unica “modifica” apportata alla facciata oltre alla merlatura la si nota nella porta centrale bronzea del Pogliaghi, che dovette essere adattata al portale del Pellegrini con un inserto superiore aggiunto per le sue misure, che al momento della realizzazione (1906) corrispondevano al portale più basso progettato dal Brentano. Dopo questa prima porta, dedicata alle gioie e ai dolori della Vergine, bisognerà attendere mezzo secolo per vedere completate le altre quattro porte, vero ultimo atto di questa lunga vicenda. Nel 1948 è inaugurata la porta (prima da sinistra) di Arrigo Minerbi dedicata a Costantino. La seconda porta da sinistra dedicata a S. Ambrogio, del Castiglioni, è del 1950 come la quarta porta, di Franco Lombardi e Virginio Pessina dedicata alla lotta contro il Barbarossa. L’ultima porta verso sud, dopo un concorso vinto da Luciano Minguzzi, racconta le vicende della fondazione del Duomo e venne inaugurata il 6 gennaio 1965, una data da ricordare perché segna il termine ultimo di questo enorme sforzo collettivo.

Oggi, solo i lunghi restauri continuano a proporci impalcature un po’ ovunque attorno alla Cattedrale.

Di seguito alcuni progetti presentati per il concorso internazionale

          

Anche Luca Beltrami partecipò al ridisegno della facciata del Duomo e propose di realizzare un campanile sul lato opposto della Galleria Vittorio Emanuele II, che recuperasse statue, decori e marmi della facciata vecchia. Progetto che mai venne realizzato ma che prese per molto tempo forma con altre idee, fino al doppio arengario che oggi vediamo.

Fonti:

Il Duomo cuore e simbolo di Milano, Milano, Arch. Ambrosiano n. 32, 1977
Il Duomo di Milano, 2 voll., Milano, CARIPLO 1973
Il Duomo di Milano. Congresso internazionale: 8-12 settembre 1968. Atti, a cura di M.L. Gatti Perer, Milano, La Rete 1969 [Brera 280 K 86/3/1-2]
Il Duomo di Milano. Dizionario storico artistico e religioso, Milano, NED 1986
Il mistero di un cattedrale, Milano, Paoline 1986
Storia di Milano

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6 commenti su “Milano | Duomo – Quanti progetti per la facciata del Duomo”

  1. Articolo molto interessante. Il progetto vincitore del concorso era molto bello, imponente nelle finestre ed equilibrato stilisticamente. In effetti adesso ci siamo abituati a vedere il duomo di Milano così, ma quelle finestre dello stesso stile di quelle di San Pietro ricoperte da guglie posticce “per ammodernare”, come si diceva allora, è un accrocco che poteva essere solo provvisorio.

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  2. Com’è possibile che la facciata sia stata terminata nel 1870 ma che poi appaia incompiuta nella foto del progetto del campanile del 1930?

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