Forse non tutti sanno che nella galleria Vittorio Emanuele II di Milano si trovavano ben 24 statue di personaggi importanti per la storia milanese e italiana. Le statue che noi citiamo non sono le cariatidi che possiamo ancora ammirare e che si trovano nella fascia decorativa finale delle facciate interne della Galleria, ma bensì delle statue alte circa tre metri che si trovavano nell’ottagono (16) e in coppie ai lati dei quattro archi d’accesso.
La Galleria, dedicata al re Vittorio Emanuele II, venne progettata dall’architetto bolognese Giuseppe Mengoni, il quale nel 1859 vinse, superando 176 concorrenti, il concorso bandito dal Comune di Milano per la sistemazione della piazza del Duomo e la realizzazione della Galleria, ma le vicende politiche ritardarono l’assegnazione del premio fino al 1863.
I lavori per la costruzione del nuovo passaggio pedonale coperto iniziarono con una cerimonia importante il 7 marzo 1865, alla presenza dello stesso re. In meno di tre anni la galleria venne completata, fatta eccezione per l’arco trionfale d’ingresso, ma ciò non fermò l’inaugurazione che avvenne, sempre alla presenza del monarca Re Vittorio Emanuele II, domenica 15 settembre 1867. I lavori proseguirono, anche se subentrarono non pochi problemi, come nel 1869, quando fallì la società appaltatrice, il che obbligò il Comune a rilevare la Galleria per la cifra di 7,6 milioni di lire dell’epoca. La conclusione effettiva dei lavori avvenne solo nel 1876 quando furono completati l’arco d’ingresso e i portici settentrionali di piazza Duomo. Purtroppo il povero architetto Mengoni morì tragicamente il 30 dicembre 1877 precipitando dalla cupola centrale della Galleria Vittorio Emanuele II pochi giorni prima dell’inaugurazione definitiva.
Subito fu un grandissimo successo e divenne in breve il “salotto” della Milano bene, una galleria moderna ed elegante, che rispecchiava il gusto contemporaneo del momento e che guardava alla storia pur proiettandosi al futuro mostrando la grande copertura vetrata.
Come dicevamo, tra le decorazioni neo-rinascimentali-eclettiche scelte per abbellire il passaggio coperto, vennero collocate 24 statue su altrettante mensole all’altezza del primo fregio al raccordo degli archi delle vetrine. Alte circa tre metri, erano in gesso, ed erano state realizzate da 17 tra i più grandi scultori milanesi dell’epoca: Magni, Tabacchi, Guarneri, Rossi, Manfredini, Tantardini, Crippa, Argenti, Calvi, Romano, Pagani, Barzaghi, Boninsegna, Pierotti, Seleroni, Corti e Pandiani (Pietro Magni da solo ne aveva realizzate ben sette).
Le statue rappresentavano i seguenti personaggi:
Alessandro Volta
Michelangelo Buonarroti
Galileo Galilei
Camillo Benso conte di Cavour
Leonardo da Vinci
Pier Capponi
Dante Alighieri
Lanzone da Corte
Niccolò Machiavelli
Ugo Foscolo
Vincenzo Monti
Domenico Romagnosi
Cesare Beccaria
Giovanni da Procida
Vittor Pisani
Emanuele Filiberto di Savoia
Marco Polo
Raffaello Sanzio
Gerolamo Savonarola
Francesco Ferruccio
Arnaldo da Brescia
Galeazzo Visconti
Beno de’ Gozzadini
Cristoforo Colombo
Purtroppo possiamo solo ipotizzare i nomi corrispondenti alle immagini, non esistono molti dati e perciò si possono fare soltanto supposizioni; sotto il piedistallo di ogni statua vi era riportato il nome, ma dalle foto solo quella di Lanzone da Corte si riesce a leggere.
Le statue vennero rimosse e mai risistemate a partire dal 1891 per via della loro cattive condizioni di conservazione.
Esse rimasero esposte per pochi anni, poichè essendo in gesso con l’umidità esterna dei mesi invernali e altre condizioni meteo iniziarono a deteriorarsi un po’ (come lo sgretolamento della superficie) e molte persone iniziarono a temere un loro crollo con conseguenze poco gradevoli sui passanti o gli avventori dei caffè, come quelli seduti al Biffi.
La data effettiva della loro rimozione non è mai stata chiara, comunque, approssimativamente, possiamo dire che vennero rimosse tutte tra il 1885 e il 1891. Anche la loro sorte non è chiara, forse erano così malconce che una volta rimosse si sbriciolarono tanto da non considerarle un bene da preservare in qualche modo e magari riporle all’interno di qualche magazzino o museo. Insomma, di questi 24 illustri italiani è rimasta solo qualche foto scattata non tanto a loro, ma all’insieme della Galleria nelle foto più antiche. Rimaste lì una quindicina d’anni e poi dimenticate e notate solo da qualche osservatore attento nelle foto d’epoca, ma sparite, naturalmente, nelle fotografie più recenti.
Possiamo chiederci come mai non avessero pensato a realizzarle in vista di una loro durata nel tempo. Il gesso si sa bene che non è così solido e duraturo come il marmo, a meno che all’epoca non abbiano ritenuto che, essendo al riparo della copertura della Galleria, sarebbero sopravvissute. Di certo, poi, il costo del gesso era minore di quello del marmo o di qualche altra pietra più dura e, viste le difficoltà economiche riscontrate durante i lavori per la costruzione dell’intero immobile, è probabile che sia questo il motivo per il quale i costruttori optarono per questa soluzione più povera.
che peccato…
avrebbero dialogato bene anche con le statue di piazza delle scala
A me non sembra una grande perdita sinceramente. Erano ridondanti e barocche. L’Ottagono è più bello così, le lesene con le “candelabre” neorinascimentali sono bellissime e già abbastanza “piene” così.
A me invece piacciono molto e penso che sia una grande peccato averle perse, io sarei per mettere delle copie esatte li dove si trovavano in modo da riproporre fedelmente il progetto originario (fatte di un materiale più durevole ovviamente).
E’ come se non sostituissimo le statue del duomo mano mano che si deteriorano, anche quelle sono ridondanti ma è proprio il bello della nostra cattedrale. Ogni epoca ha il suo stile ed io sono per la conservazione. 🙂
Anzi, che fine ha fatto quel progetto di riproporre il ràtin in chiave moderna? Sarebbe bellissimo!
Ripristinare il sistema di illuminazione con il Ratin sarebbe sì affascinante ma complicato per la manutenzione.Anche perchè dovrebbe essere ,per essere affascinante,a gas, come era allora.Non sarebbe bello vedere un Ratin contemporaneo che accende con banali interruttori magnetici una serie di fredde luci ,magari a led,disposte a cerchio sulla cupola…
Articolo bellissimo. Ottimo lavoro come sempre!
molto interessante questo articolo, cercavo la statua di Raffaello e l’ho trovata! la modellò Francesco Barzaghi (1839-1892).
Peccato che siano scomparse
Com’è fatta?
Bianca con il cocco sopra?