Milano | Porta Genova – 100 anni dopo: Piazzale Cantore

Porta Genova è una delle cinque porte più recenti di Milano: fu ricavata aprendo un varco nei Bastioni per consentire un’agevole comunicazione diretta fra la città e la nuova stazione di Porta Ticinese (oggi Porta Genova), inaugurata nel 1870. Posta a sud-ovest della città, conserva i caselli daziari progettati dal Nazari, realizzati in stile eclettico fra il 1873 e il 1876, e collocati al centro del vasto piazzale che oggi porta il nome di Piazzale Cantore. I due caselli del dazio non hanno un grande valore storico e neppure artistico; inoltre uno dei due deve aver avuto problemi di staticità, visto che è leggermente deforme.

Di rilevante la piazza ci offre pochi eccelsi edifici a parte Casa Reininghaus, un bellissimo edificio eclettico e il palazzo scolastico Emilio De Magisteris. Inoltre la piazza, ricordiamo, è stata protagonista anche di una vera première, come il primo cinema milanese.

Infatti nel 1897 all’angolo tra Piazza Cantore e Via Cicco Simonetta, debuttò il primo e improvvisato cinematografo milanese, denominato “Casino di Meneghino e Cecca della Reale Cinematografica”, che ebbe vita molto breve. Il nome fa riferimento alle due principali maschere milanesi della commedia dell’arte. Si trattava di un piccolo edificio munito di torretta panoramica fatto costruire in occasione della Fiera di Porta Genova da Italo Pacchioni, un gestore che proiettava scene riprese con un’attrezzatura da lui stesso realizzata.

Nel 1898, questa volta all’angolo tra Corso di Porta Genova e Piazza Cantore, venne costruito, su progetto dell’architetto Sebastiano Locati, un grande edificio multifunzione di sei piani conosciuto come Casa Reininghaus (dal nome del proprietario, un produttore di birra austriaco), comprendente il Teatro Birraria Stabilini, café-chantant strutturato su tre piani di proprietà di Emilio Suvini e Luigi Zerboni. L’imponente edificio ospitava anche negozi, un ristorante e una sala da biliardo al piano ammezzato, nonché abitazioni ai piani superiori. Purtroppo l’elegante palazzo venne rovinato negli anni Trenta/Quaranta (così perlomeno ci pare di ricordare) da un sopralzo di due piani alquanto discutibile e sgraziato.

Infine, ad un altro angolo, tra via Carchidio e Piazzale Cantore fu realizzato nel 1932 l‟edificio dalle tipiche caratteristiche littorie per la “Fondazione Emilio De Magistris” (ora Emit-Feltrinelli), con alto basamento in pietra e paramento in laterizio e un ingresso principale coronato da un arco trionfale in pietra sormontato da due figure alate che reggono un fascio littorio.

A parte questi punti di interesse – Fondazione De Magistris, Reininghaus e caselli – la piazza è piuttosto brutta, soprattutto perché non pare curata da nessuno da tempo immemorabile: ci sono autovetture parcheggiate ovunque senza un criterio, tanto asfalto anche dove invece potrebbe esserci qualcosa di meglio; per giunta davanti ai due caselli sono stati piazzati i pali per sostenere i cavi del tram. Insomma, il solito disordine urbano. Sebbene questi caselli, come già abbiamo scritto più su, non siano capolavori assoluti di architettura, un po’ più di rispetto se lo meriterebbero comunque.

Confrontando le immagini della piazza all’inizio del 1900 con le immagini attuali possiamo ritenere, che come altre piazze milanesi, abbia completamente perso fascino e sia diventata un luogo di semplice passaggio, non più un posto per il passeggio.

Anzitutto è stato coperto il vecchio corso dell’Olona che si immette ancora oggi nella Darsena. Si trovava tra il palazzo del Coin e i caselli del dazio. Poi la piazza era alberata completamente sul lato dei viali Papiniano e D’Annunzio. Probabilmente negli anni Trenta venne realizzato l’acquedotto e questo, occupando una buona porzione della piazza, costrinse il taglio degli alberi. Oggi da un lato c’è un aiuola sopraelevata graziata da un bel manto erboso, mentre sul lato opposto a Corso Genova, sopra l’acquedotto, c’è un parterre in cemento occupato in parte dal dehor di una pizzeria.

Sempre in questa piazza, probabilmente fino agli anni Trenta, si trovava un mercato coperto: ora al suo posto si trova l’unico angolo verdeggiante della piazza, con l’area dei giochi per bambini. Area che se fosse ombreggiata da un bell’albero sarebbe più idonea per lo scopo a cui è destinata, ma che d’estate diventa un forno.

La piazza così com’è risulta invivibile e disordinata.

In cent’anni il Comune e i milanesi sono riusciti a imbruttirla. Basterebbe forse piantumare attorno ai due lati dell’acquedotto filari d’alberi, chiudere quei lati al traffico allungando l’area pedonale simo ai due viali (Papiniano e D’Annunzio). Creare due grandi aiuole che fungano da spartitraffico al centro dei due viali, eliminando completamente il parcheggio inappropriato. Aggiungere dove c’è la fermata dei bus qualche albero e riordinare la palificazione della piazza. Con poco, l’aspetto della piazza tornerebbe a essere decisamente più gradevole.

Piazza Cantore A
Situazione attuale
Piazza Cantore B
Con poco, come potrebbe cambiare

 

Una serie di immagini che mostrano come in cent’anni la pazza sia peggiorata e non migliorata.

 

1 Porta Genova - Piazza Cantore - 1905 1 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

Guardando verso Corso Genova e il Centro.

2 Porta Genova - Piazza Cantore - 1935 2 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

 

 

3 Porta Genova - Piazza Cantore - 1904 3 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

 

4 Porta Genova - Piazza Cantore - 1905 4 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

Il vecchio palazzo che si trovava in Corso Cristoforo Colombo, oggi soppiantato dal palazzo costruito sul finire degli anni Sessanta dove si trova il grande magazzino del Coin.

5 Porta Genova - Piazza Cantore - 1950 5 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

Come si vede nella foto d’epoca, già nei primi anni Trenta iniziò il declino di questa piazza, anche grazie all’arrivo delle automobili. Realizzato l’acquedotto e sopralzata Casa Reininghaus.

6 Porta Genova - Piazza Cantore - 1948 6 Porta Genova - Piazza Cantore - 2013

Lampioni d’epoca sostituiti con pali senza uno stile e cartelli stradali.

7 Porta Genova - Piazza Cantore - 1905 7 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

Il canale e il ponte eliminati per far scorrere le automobili.

8 Porta Genova - Piazza Cantore - 1925 8 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

9 Porta Genova - Piazza Cantore - 1930 9 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

10 Porta Genova - Piazza Cantore - 1950 10 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

Il resto della piazza in una serie di immagini eloquenti che mostrano come è stato ridotto lo spazio urbano.

11 Porta Genova - Piazza Cantore - 2012 12 Porta Genova - Piazza Cantore - 2012 13 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 14 Porta Genova - Piazza Cantore - 2012 15 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 16 Porta Genova - Piazza Cantore - 2014 17 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 18 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 19 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 20 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 21 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 22 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015 23 Porta Genova - Piazza Cantore - 2014 44 Porta Genova - Piazza Cantore - 2015

 

Edificio cin.Vittoria su P.le Cantore anni 50 (foto di Paolo Monti da s.scrapercity) WS Piazzale Cantore Piazzale General Cantore - anni 50 Porta Genova - Piazza Cantore - 1927 Porta Genova - Piazza Cantore - 1933 Porta Genova - Piazza Cantore - 1957 Porta Genova, Piazzale Cantore nel 1908 vittoria 1964

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

13 commenti su “Milano | Porta Genova – 100 anni dopo: Piazzale Cantore”

  1. C’è da farsi cadere le braccia…. mai piazza è stata più maltrattata. si .. il sopralzo …- sembra degli ani 30- è veramente da arresto immediato. Dalle fotografie invece sono molto belli gli abbaini nei sottotetti dei palazzi ora spariti. Danno una bella atmosfera francese.
    Io poi sarei per riaprire l’olona che si butta in darsena…

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  2. Assieme a Porta Volta indubbiamente la porta più brutta di Milano e il tempo non ha fatto che peggiorarla. Forse si poteva pensare almeno a un minimo riordino in occasione del progetto Darsena, invece niente. Una piazza che così com’è ricorda più Il Cairo che una città europea. Eppure siamo a due passi dal distretto del design di via Tortona… io ribadisco per l’ennesima volta la mia idea sperando che qualcuno in Comune mi legga… COINVOLGERE I PRIVATI…

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  3. Non è più una piazza, è solo un grande parcheggio senza regole.
    Tolti gli alberi e messe le auto.
    La proposta di UF è semplice ed efficace… per me è subito un sì!
    Ma con così tanto spazio si potrebbe osare di più…

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  4. Beh tutti gli edifici dell’isolato sulla destra di corso cristoforo colombo/incrocio con la darsena sono un monumento all’orrore, ma secondo me il più brutto edificio di tutta milano, per qualità architettonica, voglia di creare qualcosa di decente, forma, abbinamento cromatico è senza dubbio questo. Mi fa male agli occhi ogni volta che ci passo davanti, e purtroppo da lì devo passarci spesso. 🙂

    Enjoy! https://goo.gl/maps/odcaxkcsqis

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    • Per me invece il peggiore edificio di Milano è quello della Cappella musicale del Duomo, di cui lo stesso UF aveva parlato tempo fa. Lo spettacolo è servito:
      https://goo.gl/maps/X1ku3eitbNm.
      Il secondo posto e, senza dubbio alcuno, meritatoa dall’edificio che lei ha detto.
      Quella via è una galleria di brutture a cielo aperto, mi dà un senso di tristezza e abbandono unici… Per me non basta affatto poco per riqualificate quella zona, bisognerebbe ripulire le facciate di tutte quelle case oltre al resto (arrefo urbano, parcheggi, aiuole).
      Sul terzo gradino del podio io “premierei” mezzo Corso Europa e anche qualcosina in zona via Larga…

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  5. Ritengo che la piazza abbia subito il negativo influsso di viale Papiniano, a mio avviso (e sfido chiunque a contraddirmi) uno dei viali più squallidi del centro di Milano, con un’edilizia tra le più degradate e squallide della metropoli….

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  6. E’ indubbio che la civiltà dell’automobile abbia generato un diffuso imbruttimento del panorama urbano. Forse oggi, con la presa di coscienza collettiva che in nome di quell’ingenuo progresso si è sacrificata troppo l’identità di questa città, possiamo ritenerci finalmente pronti ad una svolta.

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