Milano | Opinioni: a Milano sono poche le idee per l’arredo urbano

In questi ultimi anni sono stati fatti molti interventi da parte del Comune riguardo all’arredo urbano della città. Corso Buenos Aires, Via Paolo Sarpi, la Darsena, Piazzale Oberdan (Porta Venezia), Largo Bellintani (Lazzaretto) e piazza Missori.

Tutti interventi ben accetti, anche perché la situazione di partenza era piuttosto  imbarazzante.

Ma la questione è la qualità dell’intervento e la sua vera innovazione. Spesso abbiamo osservato come venivano allestite le piazze e le vie nell’Ottocento o dei raffronti con altre città italiane o straniere di pari importanza come lo è Milano.

L’arredo urbano ha senza alcun dubbio una parte importante nell’impressione che si ha di un luogo e di una città, a Milano questo pare sempre secondario, marginale.

Lampioni_Arredo_Urbano_Casa degli Omenoni 1880-85
La rizzata davanti alla Casa degli Omenoni 1880-85

Anzitutto la mancanza dell’uso dei lampioni, oggetti molto identificativi e d’impatto, è dimostrazione di come chi progetta per il Comune non contempli un utilizzo mirato e gradevole dell’oggetto in questione.

Fino alla fine del 1800 l’arredo urbano non esisteva, si costruivano i palazzi, le chiese, si piazzavano le fontane ma il contorno era terra battuta o, nel caso di Milano, la rizzata (ciottoli di fiume levigati e stesi affiancati da ricoprire grandi superfici).

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Rizzata sul ponte del Naviglio di San Gerolamo in Corso Magenta 1880-85

 

Lampioni_Arredo_Urbano_Darsena negli anni 1910-1915
Darsena negli anni 1910-1915, si noti la pavimentazione del marciapiede con piccoli ciottoli di fiume

 

La diffusione di questo genere di pavimentazione si diffuse in particolare a Milano a partire dal Settecento e venne per la prima volta utilizzato per la decorazione dei sagrati di chiese o luoghi importanti come palazzi o pubblici uffici (Piazza di Palazzo Reale o Piazza del Duomo).

Nell’800 la rizzata venne adottata per la realizzazione delle strade dei centri cittadini ed era progettata in maniera molto particolare: al centro era solcata da due strisce parallele di granito che consentivano a carrozze e carretti di transitare sull’area della carreggiata senza sobbalzi, causando così anche meno rumore.

I ciottoli provenivano in prevalenza dal Ticino e dall’Adda e venivano infissi direttamente nel terreno con l’utilizzo di leganti quali il cemento o più anticamente la sabbia a secco.

 

Lampioni_Arredo_Urbano_Santo Sepolcro primo 900
Santo Sepolcro primo 900, lampione e vedovella

 

Lampione - Corso Buenos Aires 1909
Corso Buenos Aires 1909, lampione e alberello

 

 

Lampioni_Arredo_Urbano_Corso Buenos Ayres 1905-10
Corso Buenos Ayres 1905

Poi arrivò l’illuminazione a olio (1840-45) che necessitava supporti che divennero da subito i lampioni cittadini, in seguito sostituiti dai lampioni elettrici (1884). Perciò sin da subito si ricorse a dei lampioni che fossero anche belli da vedersi.

Fino agli anni Trenta l’arredo urbano aveva un certo criterio, aiuole tutte uguali, lampioni simili, anche nelle strade secondarie, edicole e panchine ben disposte e belle a vedersi. Poi la Guerra, i disastri e le ricostruzioni hanno iniziato a segnare il gusto per il bello. Si preferiva ricostruire velocemente piuttosto che creare luoghi belli a vedersi. Seguirono l’arrivo delle automobili che necessitavano di spazi, marciapiedi più piccoli: via le piante dai corsi (Buenos Aires o viale Monza), via i ruderi delle mura spagnole (piazzale Aquileia o piazzale Antonio Baiamonti) e via i vecchi lampioni.

Lampioni_Arredo_Urbano_Cadorna 1977
Cadorna 1977 inizia il disordine
Lampioni_Arredo_Urbano_Corso Sempione 1977
Piazza e Corso Sempione nel 1977, l’arredo urbano non esiste più

Oggi i lampioni storici superstiti sono pochi, come avevamo già mostrato altre volte, sostituiti da orrendi pali moderni.

Nel 2009-10 si mise mano a Corso Buenos Aires, arteria principale del commercio, e quella avrebbe potuto essere l’occasione per creare una bella via, ed invece se la sono cavata con una semplice sistemata, beola come pavimentazione e lampioni appesi in cielo. Così poi è stato fatto per via Paolo Sarpi, Piazzale Oberdan, Largo Bellintani e piazza Missori. Luoghi semplicemente sistemati senza un vero progetto innovativo. Per la Darsena, argomento che tra gli appassionati ha sin da subito suscitato perplessità, il Comune se l’è cavata con un sufficiente. Non convincono i mattoni usati per i muri, spesso paragonati a quelli usati per i supermercati (Esselunga), non convince il verde usato come colore per il ponte e i chioschi, ma soprattutto non ha mai convinto l’aspetto estetico del mercato coperto, troppo banale e senza idee.

Dov’è la città del design nelle nostre strade? A quanto pare il design non esiste.

Zona Porta Ticinese – Vogliamo i lampioni vecchio stile del Ticinese

Zona Castello: vi sembrano i lampioni per una piazza dove passano turisti?

Zona Centro Storico – Che fine ha fatto l’arredo urbano

 

Lampioni_Arredo_Urbano_Sant'Eustorgio, sempre 1910 Lampioni_Arredo_Urbano_Viale Lombardia Lampioni_Arredo_Urbano_Largo Cairoli e il Castello 1910-15 Lampioni_Arredo_Urbano_Corso Buenos Aires 1935 Lampioni_Arredo_Urbano_Corso Buenos Aires 1909 Largo Cairoli, anni 10.JPG

Lampioni_Arredo_Urbano_largo Cairoli 1905-07 Lampioni_Arredo_Urbano_Piazza Cordusio 1930 Circa Lampioni_Arredo_Urbano_Piazza Duomo 1800 Lampioni_Arredo_Urbano_Piazza Cordusio e via Dante 1945-50 Lampioni_Arredo_Urbano_piazza della Scala 1956 Lampioni_Arredo_Urbano_Piazza Duomo 1901 Lampioni_Arredo_Urbano_corso Buenos Aires 1901 Lampioni_Arredo_Urbano_Piazza Missori1895-1900 Lampioni_Arredo_Urbano_Via Dante 1909

Illuminazione_Aerea_Corso_Buenos_Aires
Illuminazione in Corso Buenos Aires
Marciapiede_Corso_Buenos_Aires
Marciapiedi nuovi di Corso Buenos Aires

A Londra, a Parigi, a Barcellona si ha sempre più la sensazione che l’amministrazione comunale abbia un’attenzione particolare all’arredo urbano. A Londra ogni angolo ha la stessa importanza e facilmente si riescono a trovare piazzette create da piccoli incroci dove i pedoni sono al centro del luogo, panchine, aiuole e persino fontane sono sempre elemento centrale per far si che la gente possa goderne. Stessa cosa la si percepisce a Parigi, dove ovunque tu vada sai di essere nella Ville Lumiere. Barcellona e Madrid sono trattate allo stesso modo.

Qui a Milano no, spesso capita di entrare in una piazza resa graziosa da un arredo urbano e ci si accorge che questo è stato fatto solo da una parte (si veda Piazza Piemonte). Insomma, zuccherini dati per far tar buone le persone e illudersi di avere arredo urbano.

Qui ci vuole un abbecedario e applicarlo da ora sino al futuro. Lampioni uguali e belli, così come i pali. Eliminare tutti i tipi di archetto dissuasore e istallare solo le parigine. Aiuole dove sia possibile, così come le alberature delle vie. Insomma vogliamo una città più attraente.

 

Londra
Londra
Barcellona
Barcellona
Arredo Urbano Parigi
Parigi

 

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15 commenti su “Milano | Opinioni: a Milano sono poche le idee per l’arredo urbano”

  1. Non c’è cultura.Amministratori di basso livello scolastico.Se laureati al massimo hanno fatto scienze politiche .Il Bello con la B maiuscola non sanno neanche cosa sia.Ma anche la gente è ignorante.Inutile dare perle ai porci.

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  2. Grazie, grazie, grazie per questo articolo, lo aspettavo da tempo.

    Questo è uno degli aspetti che mi fa più arrabbiare di Milano, è consuetudine fare i paragoni con le altre città per rendersi conto che quasi tutti fanno meglio di noi in tema di arredo urbano ma la cosa sconcertante è che in molti non sanno che sarebbe bastato mantenere quello che GIA’ c’era perché Milano aveva un arredo urbano FAVOLOSO.

    In moltissime città italiane ed estere i centri storici ed i luoghi monumentali sono spesso resi ancora più belli dall’arredo urbano ottocentesco originale che è stato mantenuto e conservato nel tempo.

    Come è stato detto mille volte in questo blog sia da voi autori che da noi lettori a Milano serve un gran cambio di rotta su questo tema, serve un vero e proprio piano con delle rigide linee guida. Io in tutto il centro vorrei rivedere nuovamente i vecchi lampioni, le edicole, i pali che c’erano una volta. Non serve inventarsi niente. E poi un piano per le pavimentazioni e per l’arredo della città moderna.

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  3. Questo è un tema molto complesso che richiederebbe molto più spazio di quello di un post. Mi limito a ricapitolare alcune di quelle che secondo me sono le cause principali.

    1) mancanza di visione politico-strategica. Altrove (Barcellona, ma anche Lisbona, Lione, ecc. ecc.) si è capito da tempo che la qualità urbana (userei questo termine più ampio rispetto ad arredo urbano) è un fattore FONDAMENTALE nel ‘marketing territoriale’ cioè nella capacità di attrarre risorse in un mondo globalizzato dove tutte le aree urbane competono tra loro. Noi siamo agli albori. Non è obbligatorio essere laureati in architettura per avere senso estetico, ma forse se si è laureati in scienze politiche (o se si è un’ex infermiera…) bisognerebbe avere l’umiltà di chiedere il parere degli esperti, che a Milano non mancano.

    2) limiti del sistema amministrativo italiano. Altrove (es. UK) gli amministratori si scelgono i collaboratori che vogliono, e poi ne rispondono. Da noi, devono beccarsi quello che è arrivato per concorso, spesso con percorsi opachi. Inoltre, da noi il pubblico “parla” pochissimo col privato e le enormi risorse private di cui Milano dispone in questo campo (pensiamo solo alla design week!) non si travasano nel settore pubblico. La burocrazia è barocca è frammentata: l’arredo dipende dalla Rozza, i lampioni da Maran, i progetti urbanistici da un altro assessore ancora. E spesso non si parlano.

    3) uno storico senso di inferiorità estetico di Milano che, almeno dal dopoguerra, si percepisce come città “brutta” e “solo per lavorare” e quindi dedica scarsa attenzione alla bellezza dei luoghi (ancora oggi, e persino su questo forum, sentiamo e leggiamo commenti di questo tenore). Eppure Milano ha quasi gli stessi visitatori stranieri di Roma e sta diventando una meta turistica di prim’ordine. Entro il 2020 il turismo sarà il settore economico col più grande fatturato al mondo, ma a Milano un sacco di gente non se n’è ancora accorta.

    4) Soldi. Parigi e Londra ricevono dai loro governi un sacco di soldi extra per pagarsi le funzioni di capitale. Barcellona non è una capitale, ma alle spalle ha la Generalitat de Catalunya che grazie all’autonomia si tiene (e reinveste sul territorio) una grandissima percentuale delle tasse.

    Come ho detto più volte su questo forum, l’unica possibilista per Milano è coinvolgere massicciamente i privati. Io resto convinto che ci siano decine di aziende di design pronte a investire come sponsor su Milano pur di legare il loro nome alla capitale del design.

    Dopo le elezioni bisogna organizzare gli “Stati generali della qualità urbana”, coinvolgere aziende, università, esperti e cittadini, elaborare un piano strategico UNITARIO e delle linee guida coerenti e vincolanti (magari per tutta la Città Metropolitana) che individuino 3-4 tipologie di ambiti e non di più (es. città storica, espansione ottocentesca, città moderna e nuovi interventi)

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  4. Però,pensate solo a un “piccolo”disturbo che abbiamo da decenni.Tutti i pali sono orribilmente zeppi di manifestini ,di adesivi,In una città dove non si riesce neanche a debellare questa piaga,o meglio NON SI HA IL MINIMO interesse a debellare NEANCHE questo piccolo problema di decoro,che speranza abbiamo ad avere un “grande” decoro della città?

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  5. Visto anche il recente concorso indetto da NABA sulle Vedovelle, credo che Milano abbia designer abbastanza in gamba per trovare soluzioni innovative per caratterizzare le diverse zone dalla città con un arredo urbano distintivo e originale. In ogni caso io trovo molto discutibile la scelta di piazzare lampioni inutilmente alti che, per altro, creano zone di buio e una illuminazione difforme. Ho notato con piacere che in alcuni parchi stiano sostituendo le lampade a LED singole con quelle doppie: davvero niente male il risultato finale. Peccato che il palo zincato faccia schifo.

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  6. Un mio modesto parere : spesso il bello in Italia è riservato allo spazio privato. Il design che viene esportato riguarda prevalentemente la casa, e sopratutto quello che c’è DENTRO la casa (mobili, oggetti, tutti favolosi). Ma lo spazio pubblico viene trascurato, a cominciare dai semplici cittadini che mantegono un marmo impeccabile in salotto ma gettano carte per terra senza sensi di colpa…
    Sarebbe effettivamente una bella cosa una settimana del design all’insegna dell’arredamento pubblico, con “travaux pratiques” per strada, con giovani designer coinvolti su scala reale…

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  7. ma secondo me non c’entra nulla la qualifica dell’assessore.. che importa sapere se è infermiere ragioniere o architetto?
    L’importante è che abbia una visione strategica e lungimirante della città e mi sembra che questa amministrazione ce l’abbia.
    Anche i cosidetti esperti non hanno una visione univoca..
    Prendete la darsena. IL progetto è stato fatto da architetti che hanno escluso l’uso dei lampioni ottocenteschi.. e allora?
    E’ stata una loro scelta.. a chi doveva chiedere allora La Rozza..a un salumiere?

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  8. Che meraviglia di articolo!!! La voce della verita’!! Complimenti e grazie!! E’ quello che noto ogni volta che torno dalle citta’ che avete menzionato. Condivido ogni singola parola e riferimento. Il problema di fondo secondo me e’ la bassa qualita’ dei tecnici comunali e il fatto che non vengano prodotte delle Guide Lines serie da parte di Architetti specializzati e competenti. Le stesse piazze tipo Missori (a mio avviso uno scenpio di progetto) dovrebbero essere rifatte tramite concorsi di Architeti. Incredibile come questa citta’ non riesca a prendere esempio da quelle europee…

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  9. Concordo su tutto.
    Aggiungo… Ma secondo voi, non conviene lasciare solo i tram circolari e togliere tram e rotaie?
    Sostituendo con autobus ibridi o elettrici?
    Sto notando che la presenza delle rotaie crea limiti urbanistici e degrado.
    Le rotaie affondano subito nell’asfalto , il famoso pave si rovina subito.
    Credo che debbano rimanere come folklore anche quelli vecchi, ma guardiamo al futuro.
    Per non parlare dell’inquinamento acustico e il pericolo per biciclette e moto.
    Guardate in viale Tunisia, in porta romana, in via Lazzaretto o via nino bixio.
    Che be dite?
    Poi toglierei il pave e lo metterei sui marciapiedi.

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  10. Io mi chiedo come mai una città così importante può essere un parcheggio a cielo aperto. Avete mai pensato di quanto spazio pubblico ormai è un parcheggio a cielo aperto? Le macchine a Milano sono ovunque. Sul marciapiede, nel verde, in seconda o terza fila. Secondo me in un sacco di vie si potrebbero togliere le macchine e mettere alberi (vie alberate) e arredo urbano. E questo arredo deve essere tenuto bene. Perchè altrimenti nessuno lo usa, perchè sporco, imbratttato e distrutto.

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