Milano | Questi benedetti sopralzi

Il recupero dei sottotetti (una legge regionale) a Milano è un vero disastro, perché ognuno l’ha interpretata a proprio modo realizzando raramente qualcosa di grazioso ma spesso dei veri e propri obbrobri. Ci fosse una commissione (c’è?) che controlli la qualità dei manufatti, forse eviteremmo queste brutture sui nostri tetti.

Qui abbiamo raccolto un po’ di immagini che mostrano alcuni sottotetti recuperati bene e altri malissimo. Spesso ci chiediamo se fare un tetto mansarda non sia meglio.

Iniziamo con la graziosa casa di Via Carlo Farini 53, rovinata per sempre da un intervento isolato che rovina la simmetria della facciata.

Qui altre immagini di sopralzi vari.

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Mentre in piazza Amendola 1 c’è stato un intervento ben fatto, pensato e tutto sommato armonioso con il sottostante edificio

 

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Cosa che non si può dire per il Palazzo d’angolo con viale Lucania, dove il piano aggiunto non si armonizza col palazzo, finestre più piccole, persiane anziché tapparelle, un lavoro di sicuro a basso costo, vista anche la zona.

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Qui in via Canova angolo Piermarini va già meglio, forse, solo un po’ pesante. Quel doppio cornicione e la mansarda pare schiacciare il palazzo anziché slanciarlo.

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Poteva andar peggio per il palazzo di corso Vercelli, dove l’ultimo piano è stato duplicato.

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In via Gustavo Modena, angolo viale Dei Mille, invece l’intervento è piacevole e si integra a perfezione col palazzo.

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In Via Michelangelo Buonarroti a Wagner ci sono varie tipologie, una classica, realizzata qualche decennio fa, con una terrazza che corre lungo la gronda e tutto sommato graziosa. A fianco, al civico 6, le grandi aperture realizzate nella mansarda con soffitto a botte sono una meraviglia, un intervento moderno e ben integrato col palazzo di fine Ottocento.

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Di fronte invece abbiamo quest’intervento d’architettura che forse, potrebbe essere interessante, distaccandosi completamente dal sottostante edificio cent’anni più vecchio, ma che non riesce ad armonizzarsi al meglio, specie nel punto d’angolo, troppo “spigoloso”. Certo è uno dei più detestati dalla gente.

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Per rimanere in zona, andiamo in via Ravizza all’angolo con via Sanzio, cosa possiamo dire del cappello sgraziato costruito su questo bel palazzo del primo Novecento?

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Stessa soluzione anche per il palazzo di via Mercato, dove si è scelta una struttura moderna e metallica che si discosti completamente dal vecchio edificio. Qui invece l’intervento è più azzeccato, tutto sommato le due parti pur essendo differenti sembra dialoghino.

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Questo che segue, crediamo sia il più brutto tra tutti gli interventi realizzati negli ultimi anni. Una casetta degli attrezzi da giardino piazzata su un palazzo anni Cinquanta. Per giunta realizzata solo su di un lato del palazzo. Siamo ai piedi del Palazzo Lombardia in via Melchiorre Gioia.

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Sempre in via Melchiorre Gioia, ci sono altri esempi di nuovi abbaini, che secondo noi sono la soluzione migliore.

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L’incompiuto, che a breve compirà dieci anni, è l’aggiuntina realizzata in via San Paolo 13/15 che ancora dobbiamo capire. Bloccata per qualche misterioso motivo da anni, corona il palazzo anni Cinquanta a due passi da Piazza Meda.

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In Via Vitruvio ognuno ha fatto come più gli andava. Chi una bella mansarda, chi un ibrido tra una veranda e una mansarda, chi l’abbaino chi una casetta sul tetto…

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Ci sono anche le aggiunte alle aggiunte, come per questa casa in via Varese. Tutto sommato abbastanza integrato.

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Anche l’architetto De Lucchi ha provveduto a sistemare il palazzo del proprio studio d’architettura, soprastando di un piano la palazzina liberty. Intervento discreto che dalla strada risulta quasi invisibile.

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Qui in corso Lodi invece ad un palazzo liberty era già stato fatto un intervento, forse nel dopoguerra di ben due piani, ora se ne trova un terzo in più…

Integrato meglio della parte aggiunta negli anni Cinquanta, che ha usato le tapparelle anziché le persiane come invece hanno usato per il nuovo intervento.

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Poco distante da Corso Lodi ci becchiamo quest’orrendo intervento… Via Giulio Romano 21 dove non vogliamo aggiungere altro…

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Ritornando in centro, ecco un altro intervento azzeccato per il palazzo di Corso Magenta angolo via San Giovanni sul Muro, dove la struttura in acciaio si armonizza perfettamente col palazzo costruito negli anni 1925-27.
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Il sopralzo turrito per la casa dove visse dal 1887 al 1900 Giacomo Puccini è abbastanza ingombrante, per fortuna è difficile da vedere dal livello stradale.

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Per ultimo quest’intervento imbarazzante, che secondo noi ha rovinato il bel palazzo liberty. Il vecchio cornicione è diventato più spesso, mentre quello nuovo a conclusione della facciata pare andare bene per la casetta della legnaia. Priva di un disegno architettonico. Unico “vezzo” anche se fuori luogo sono i tre baconcini semicircolari.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | Questi benedetti sopralzi”

  1. Quale “Commissione” avrebbe dovuto valutare la qualità dei progetti con particolare riguardo al loro corretto inserimento nel contesto urbano?

    La Commissione per il Paesaggio?? La stessa che ha autorizzato la demolizione del palazzo di Via De Amicis in deroga al PGT? 🙂

    (scusate il sarcasmo, non son riuscito a trattenermi. Lo so che sparare sulla Croce Rossa è una cosa brutta…)

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  2. In maggior parte sono scempi. L’autore è davvero fin troppo educato visto che riesce a non dire nemmeno una parolaccia quando vede queste cose. E’ possibile aggiungere le strade delle singole fotografie? Non sempre è chiaro dove si trovano

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  3. Una vergogna.

    Questa legge sta provocando dei danni irreparabili, la cosa imbarazzante è che a parte voi non c’è nessuno che si scandalizzi e spenda una parola a riguardo.

    Proprio questa mattina leggevo sul corriere un’intervista alla sovraintendente che critica Citylife perchè irrispettoso del piano Beruto, testualmente: «Credo che si debba avere molta attenzione a mantenere l’impostazione dei piani regolatori di una città».

    Sarebbe forse il caso di ricordare alla D.ssa Ranaldi che anche questi interventi sono irrispettosi delle storia urbanistica della città perché stanno andando ad imbruttire e stravolgere completamente palazzi o interi isolati nati ordinati ed armoniosi secondo delle rigide regole urbanistiche.

    Il palazzo di Via Farini 53 è quello in cui ho abitato per 15 anni quando ero bambino, ogni volta che ci passo mi si stringe il cuore a vedere quello che hanno fatto. La perfetta simmetrica costituita dai palazzi a numeri 51,53,55 e 57 è compromessa per sempre.

    Quando una vostra intervista alla sovraintendente ed all’assessore all’urbanistica del comune mirata su questo argomento?

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    • Alla manifesta premeditazione – non essendo i rialzi atti di Dio – credo si possa contestare loro anche i motivi abietti e futili.
      E da non tacersi poi la serialità di questi tragici interventi, essendo il più delle volte fatti da soggetti “specializzati” in questo genere di devianze. Sicuramente dei soggetti appartenenti alla cd. categoria “SI di tipo organizzato”.

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    • Secondo me se la Sovrintendente si lasciasse intervistare da UB sul tema sopralzi, finirebbe per dirci che lei in fondo ha le mani legate e non può farci molto.

      E non credo ci direbbero molto di diverso:
      1) Assessore all’Urbanistica,
      2) Assessore Edilizia Privata,
      3) i loro corrispettivi nei NOVE Consigli di Zona,
      4) Commissione per il Paesaggio.

      E sono anche convinto che se chiedessimo in Regione, ci risponderebbero che Leggi analoghe ci sono in tutte le Regioni Italiane e che poi spetta ai Comuni controllare e vigilare sulle fattispecie specifiche…

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    • Questa roba di Citylife che non rispetta il piano Beruto sarebbe comica se non fosse tragica, visto che l’ha detta una “esperta”.

      Il piano Beruto è una meraviglia, per carità, ma è stato fatto nell’800 quando le esigenze e i contesti erano ben altri.

      Citylife, come Porta Nuova, sono state strutturate pensando ai flussi reali di persone per fungere da aggregatori. E’ per questo che funzionano.

      Bicocca, invece, che mantiene la maglia ortogonale del piano ottocentesco,

      Rispondi
    • Questa roba di Citylife che non rispetta il piano Beruto sarebbe comica se non fosse tragica, visto che l’ha detta una “esperta”.

      Il piano Beruto è una meraviglia, per carità, ma è stato fatto nell’800 quando le esigenze e i contesti erano ben altri.

      Citylife, come Porta Nuova, sono state strutturate pensando ai flussi reali di persone per fungere da aggregatori. E’ per questo che funzionano.

      Bicocca, invece, che mantiene la maglia ortogonale del piano ottocentesco, è fredda e deserta, i suoi lunghi viali servono al transito ma non invitano a fermarsi, e dopo gli orari univeristari il quartiere diventa un deserto che, come diceva Albertini (una delle poche cose giuste che diceva), ricorda Berlino Est…

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  4. Vittoria (in senso negativo) a mani bassi per via Giulio Romano 21, con la chicca dell’unità esterna del condizionatore che sporge all’esterno come fosse un motel americano di periferia.
    Dio mio, alcuni sembrano disegnati da dei pessimi geometri. Ma chi li approva?

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