Milano | Sempione – Corpus Domini, un capolavoro del primo 900

Eccoci ad esplorare un’altra chiesa milanese, una di quelle meno conosciute ma che vale la pena visitare (quando aperta: purtroppo d’inverno l’accesso alla chiesa superiore non è sempre possibile, perché chiusa per risparmio energetico).

In via Pagano al civico 8 si erge una delle chiese più grandi di Milano, la Parrocchia del Corpus Domini, lunga 75 m e larga 17,50 m. Anche se la grande facciata appare incompiuta, al suo interno possiamo trovare una ricchezza decorativa segno di un’epoca e una varietà di capolavori realizzati per la maggior parte nei primi decenni del 1900.

Ringraziamo infinitamente i padri che si occupano della chiesa del Corpus Domini che ci hanno permesso una visita alla grande parrocchia, in particolare Fr. Fausto Lincio che ci ha accolti durante la nostra “esplorazione”.

La storia della parrocchiale ha inizio alla fine dell’Ottocento, grazie al volere di Padre Gerardo Beccaro da Gregnardo (Alessandria), fondatore della santa lega eucaristica (l’associazione mondiale che comprende milioni di iscritti) e dell’ospizio nazionale per i derelitti; fu lui, infatti, l’uomo che si accinse alla erezione della chiesa del Corpus Domini.

Nel settembre 1894 si radunava per la prima volta a Torino un grande congresso eucaristico. In quell’occasione un carmelitano lanciava un’idea ardita: perpetuare in un tempio monumentale il risveglio eucaristico di Italia. Del grandioso progetto l’anno dopo si vedeva già l’attuazione. Milano, sempre coraggiosa e grande nelle sue iniziative, poteva – grazie allo zelo dei padri carmelitani e in modo speciale nello spirito ardentissimo di padre Gerardo – mostrare a solo 12 mesi di distanza il voto compiuto. I partecipanti al congresso eucaristico di Milano del 1895 vedevano sorgere, quasi per incanto, una bella e grande costruzione provvisoria di fronte al parco Sempione. Tutta costruita in legno, rivestita però di calce, dava l’illusione perfetta di una costruzione in muratura, in forma di croce latina: misurava metri 60 di lunghezza e 14 m di larghezza.

In questa chiesa provvisoria era sorta, il 16 gennaio 1896, la grande associazione di riparazione e di amore a Gesù nel Divino Sacramento: la Santa Lega Eucaristica. Da questa associazione scaturirono gli entusiasmi che portarono alla pronta elezione del desiderato tempio monumentale.

Un gigantesco monolito di marmo di Orago scese nel profondo della terra, quale prima pietra della futura costruzione il 2 novembre 1899, benedetta dal cardinale Andrea Ferrari.

Ideatore della futura chiesa fu l’ingegner architetto Conte Ippolito Marchetti, vera tempra di grande artista. Purtroppo egli si spense dopo pochissimo tempo; per cui la direzione dei lavori passò all’architetto Francesco Solmi. Il 31 dicembre 1900 fu inaugurata la chiesa inferiore, mentre per la chiesa superiore si dovette aspettare il dicembre del 1910.

La facciata del grandioso tempio è rimasta in nudo ammattonato; ma i larghi e robusti basamenti, all’altezza della gradinata, testimoniano di quanto doveva essere grandiosa se compiuta. Infatti avrebbero dovuto reggere l’imponente materiale decorativo che era previsto. Questa grandiosa facciata doveva essere eseguita secondo il disegno preparato dall’architetto Solmi, a noi sono giunti solo i disegni: sulle tre porte domina un timpano bizantino. Nel centro della facciata campeggia, grandioso, un rosone attorno a cui girano gli archi di sostegno, congiunti (senza linea di interruzione) ai 10 piloni.

Sopra il vertice della cuspide doveva esserci una lanterna a quattro fronti, con relative nicchie per statue. Sopra di essa dominava la croce. È evidente in questo progetto lo sforzo di arricchire il materiale con decorazioni le quali potevano sembrare talora superflue. Il restante dell’architettura esterna è di scarsissimo interesse e anch’esso non finito. Il campanile conclude l’architettura esterna con una certa grazia e originalità, rimane distaccato comunque dalla chiesa ed è visibile solo dalle vie retrostanti.

L’architettura in stile romanico-bizantino inteso con modernità e originalità caratterizza questa gigantesca chiesa. L’insieme della massa e imponente e maestoso, ricco di ornamentazioni tipiche del periodo storico, distribuite però con saggio criterio. L’impressione data dall’insieme non è certo identico a quella dei monumenti di eguale stile dell’antichità, perché in questo furono saggiamente introdotti criteri moderni, che si fondono in un’armonia caratteristica e sfarzosa di stile liberty più sobrio.

Entrando nella chiesa superiore:

La grandiosa unica navata, alta 25 m, non possiede prerogative architettoniche di grande eccezione; ma gli accorgimenti artistici del decoratore e pittore Eugenio Cisterna (Genzano di Roma, 30 ottobre 1862 – Genzano di Roma, 22 settembre 1933) e dell’architetto carmelitano frate Bernardo Arosio seppero dare a questo tempio tale impronta e introdurvi tali elementi decorativi logicamente pensati e distribuiti, da poter collocare questa chiesa in uno dei primissimi posti fra quelle costruite in Milano all’inizio del Novecento.

L’altare maggiore è un vero gioiello per concezione ed esecuzione, concepito da padre Arosio, possiamo dire che è il suo capolavoro; fu eseguito dallo scultore Cavalier Colombo in marmo di Carrara, Candoglia e Cipollino, alabastri e pietre dure. E’ di stile bizantino, sentito con squisitezza e grande eleganza. Basamenti, capitelli, archetti, piccoli sfondi, trabeazioni, statuette, decorazioni: tutto è tratto non solo con grande buon gusto ma, il che non spesso avviene, con altrettanto buonsenso, cosicché l’abbondanza dei particolari non nuoce alla maestosità e all’evidenza della linea.

La porticina del tabernacolo, disegnata sempre dall’Arosio, è un delicato e fine lavoro in argento cesellato a sbalzo dal Bellosio. Anche gli arredi dell’altare furono eseguiti su disegno di padre Arosio in collaborazione con lo scultore Colombo. Bello il servizio di candelabri in bronzo cesellato e le due pile per l’acqua santa poste all’ingresso della chiesa. In alto, all’altezza degli archi circolari sotto il soffitto a travature visibili a cassettone, stanno due grandiose statue di bronzo alte metri 3,35, raffiguranti l’una Santa Maria Maddalena de’Pazzi, l’altra la Beata Mantovani. Le vetrate e tutte le decorazioni del tempio sono dovute al professor Eugenio Cisterna di Roma, il quale in questa chiesa lasciò un’orma degna della sua abilità e della sua sensibilità artistica.

Nel transetto destro si trova la Cappella della Deposizione, con un bel dipinto della fine del Cinquecento, attribuito a Guido Reni (Bologna, 4 novembre 1575 – Bologna, 18 agosto 1642) o alla sua scuola (più probabile)

Ai lati della nave corre, libero, un ambulacro con sei sfondati per gli altari.

Il primo a destra è dedicato al Bambino di Praga.

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Il secondo è una cappella dedicata a Santa Teresa d’Avila

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L’ultima a destra è dedicata a San Giuseppe, recante un delicatissimo bassorilievo in marmo, raffigurante il transito di San Giuseppe eseguito su disegno di Eugenio Cisterna e da Beppe Rossi.

Cappella di San Giuseppe
Cappella di San Giuseppe
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Mentre la prima a sinistra è dedicata al Sacro Cuore,

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La seconda a Santa Teresa del Bambin Gesù, la prima in Italia dedicata a questa santa; cappella scintillante d’ori e di marmi, ideata dalla Scuola Beato Angelico, ispirata al fastoso stile bizantino e inaugurata dal cardinal Tosi il 27 aprile 1925. Lo zoccolo è di ricchissimo marmo. La volta, a cinque spicchi è tutta in mosaico veneziano a fondo oro, con rose, simboleggianti le grazie della beata, e terminata con orlo azzurro. Le pareti sono rivestite in lastre di marmo di Carrara graffito ad arabeschi intorno alle finestre e inciso a chiaroscuro nei grandi quadri coi bellissimi disegni del Cisterna, che mostrano la santa ai piedi di Leone XIII, poi l’ingresso della santa in monastero per la vestizione, e, nell’opposta parete, il trasporto trionfale dei suoi resti mortali per le vie di Lisieux, seguito dalla solenne beatificazione, decretata dal regnante Pio XI. La pala d’altare raffigura la santa che dal cielo sparge sulla terra la promessa pioggia di rose; opera delicata e ispirata del pittore Vanni Rossi.

Copia di Chiesa Corpus Domini Il trasporto del corpo di Santa Teresa
Cappella di Santa Teresa d’Avila

La terza cappella a sinistra è dedicata alla Madonna del Carmine, ed anche questa è una cappella ricca. Il bell’altare di marmo fu disegnato da padre Arosio ed eseguito dall’abile Cavaliere A. Colombo; mentre le decorazioni e la volta sono dovute alla mano del Cisterna. La statua della Madonna, di marmo candidissimo, piena di espressione e ispirazione, è giudicata il capolavoro dello scultore Michele Tripisciano (Caltanissetta, 13 luglio 1860 – Caltanissetta, 21 settembre 1913). La delicata lunetta d’argento del tabernacolo, disegnata da padre Arosio, fu eseguita a cesello a sbalzo d’allora orefice Mangiagalli.

Cappella della Madonna del Carmine
Cappella della Madonna del Carmine

La chiesa inferiore o iemale:

Si scende nella chiesa inferiore per due maestose gradinate di viva pietra. Il piano è a 3 m sotto il livello stradale. Un androne ci accoglie con una porta vetrata che ricorda più l’ingresso ad un vecchio ufficio del primo Novecento. Entrando ci si trova davanti ha una vastissima fuga di archetti e di colonnine, fino all’abbraccio con l’altare maggiore. Dai fianchi e dall’altro piove una penombra tranquilla e quasi devota. Lo stile della decorazione pittorica e armonizzato con l’architettura. Timida e quasi incerta da prima, va sviluppandosi e rifiorendo man mano che ci si avvicina al Sancta Sanctorum, rinserrando fra le curve e le fasce bizantine e nei rosoni tutto il simbolismo eucaristico delle catacombe. Le quattro cappelle laterali recano decorazioni e simboli riferenti sia agli Evangelisti e al Nuovo Testamento. Sopra l’altare maggiore campeggia una vetrata a colori, col monogramma costantiniano. Nell’abside la parte decorativa è tenuta dall’ostia raggiante, attorno alla quale danzano, leggere belle figure di serafini; sotto: 12 pecorelle, simbolo dei fedeli, partenti da Gerusalemme e dirette all’altare.

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Il giardino interno della Canonica

Fonte Le chiese di Milano di Carlo Ponzoni

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | Sempione – Corpus Domini, un capolavoro del primo 900”

  1. Leggere il nome di Michele Tripisciano grandissimo scultore e artista di Caltanissetta è una scoperta piacevole… Non sapevo avesse contribuito a realizzare un opera anche in questa chiesa. Sono anche io di Caltanissetta e come tutti i nisseni siamo lieti che un pezzo della nostra Sicilia si trova pure in questa chiesa fantastica! Andrò a visitarla al più presto…
    Complimenti bel lavoro

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  2. In molte altre città d’Italia e del mondo, questa potrebbe benissimo essere il Duomo cittadino… da noi è una delle tante chiese, poco conosciuta.
    Abbiamo un patrimonio incredibile!

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  3. Vi segnalo che volendo ingrandire le immagini dalle miniature il sito riporta una pagina di errore 404… Peccato perché sono molto promettenti!

    Grazie per il lavoro che fate!

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  4. Un’emozione ritrovare l’ambiente delle prime messe di bambina nella chiesa inferiore, il ricordo degli stalli lignei; abitavo in via Canova.
    Grazie

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