Milano | Lambrate – Il Rubattino

Là dove c’erano le industrie dell’Innocenti-Maserati oggi sorge, in parte, un quartiere residenziale che noi siamo passati a visitare.

Le industrie automobilistiche sono rimaste attive sino al 1993 e per sessant’anni hanno prodotto motocicli famosi come la Lambretta (da Lambro, il fiume che attraversa l’area) e automobili famose in tutto il mondo come la Mini. Poi la chiusura e la riqualificazione pianificata nel 1997 dal Comune di Milano con un concorso d’idee per un Piano di Riqualificazione Urbana (P.R.U. Rubattino) complessivo. Per l’area di Rubattino si fa avanti un unico operatore, la Rubattino 87 s.r.l., partecipata di FIAT. Nel corso degli incontri per la formalizzazione della convenzione tra Comune di Milano e Rubattino 87,  l’allora assessore Lupi chiede il recupero del “Palazzo di cristallo“, ex nave industriale dell’Innocenti di eccezionali dimensioni realizzato con una struttura in ferro e vetro e che si trova nella parte oltre il fiume Lambro e la tangenziale Est. Il 29 set 1998 si ha la firma della convenzione Rubattino 87 – Comune: la linea dell’assessore Lupi è perseguita con il recupero dei fabbricati industriali allo scopo di insediarvi funzioni strategiche di interesse generale e collettivo (fonte Ordine degli Architetti). Nel 1999 si inizia col cantiere vero e proprio e con le bonifiche. Nel 2002 vengono completate le prime residenze, mentre la seconda parte, dopo varie vicende burocratiche, fallimentari e finanziarie, ancora attende di essere realizzata. Dovrebbero essere recuperate alcune parti della vecchia fabbrica, come la nave di vetro e acciaio per ospitare centri di ricerca e università.

Ed eccoci dopo una quindicina d’anni dall’avvio dei lavori possiamo esplorare questa parte del quartiere. L’ingresso principale lo troviamo su Via Riccardo Pitteri, via che unisce Lambrate con l’Ortica. Qui è stata creata la piazza pubblica con spazi commerciali. Al centro un’enorme fontana simile a quella di piazza San Babila progettata da Luigi Caccia Dominioni. Onestamente non ricordiamo quale delle due sia stata realizzata per prima, San Babila è del 1997, ma che il grande architetto non si sia sbizzarrito nel creare qualcosa di meglio ci ha sempre lasciato perplessi.

Nel 1998 Luigi Caccia Dominioni viene chiamato dall’ingegnere Valagussa a partecipare al piano di riqualificazione urbana del quartiere di Via Rubattino, progettando l’area d’accesso al nuovo complesso. Caccia Dominioni viene incaricato di progettare due blocchi simmetrici destinati a funzione commerciale, collegati da un grande piazzale triangolare. Nel 1996 viene approvato il Programma di Riqualificazione Urbana che prevede la creazione di parcheggi sotterranei. In questo modo l’accessibilità ai centri commerciali diviene ancor più facilmente gestibile e la piazza, isolata dal traffico, può interamente essere destinata alla sosta e al passaggio dei pedoni, oltre che costituire un luogo di vicinato per gli abitanti del retrostante quartiere di edifici residenziali.

In questo ampio progetto di riqualificazione urbana viene richiesto, sempre al grande architetto Caccia Dominioni, una consulenza per il restyling dell’immagine del supermercato Esselunga che sorge alla destra della piazza. La prima idea fu quella di costruire un edificio con una cuspide svettante al centro, abbandonata però per lasciare posto ad un edificio molto più contenuto e semplice. Un parallelepipedo allungato e compatto in cui la soluzione d’angolo adottata presenta le parti terminali dell’edificio svasate verso il basso, come contrafforti che ne accentuano il carattere di blocco chiuso e fortificato. Il rivestimento esterno è un bugnato lucido, color melanzana, prefabbricato in ceramica. Nella parte superiore la linea del rivestimento digrada verso le estremità della facciata dove gli angoli sono rivestiti con lastre di granito serizzo.

Che dire di questa piazza? La fontana è a sfioro e l’acqua deborda sui lati; come abbiamo già detto, non ci sembra così eccezionale, nonostante sia stata progettata da un lume dell’architettura italiana. La parte commerciale, pur affacciandosi sulla piazza, pare lontana e distaccata. Non un albero a ombreggiare e, quando è estate, si schiatta dal caldo. Anche i lampioni stile ‘parcheggio dello stadio’ sono brutti. E l’aver lasciato due pareti cieche ai lati come ingresso, oramai infestate dai soliti scarabocchi senza senso dei soliti imbrattamuri, lo stesso contribuisce a non rendere piacevole l’insieme. Anche la pavimentazione in asfalto colorato di rosso non aiuta all’armonia. Insomma, ci è sempre parsa una brutta piazza, realizzata spendendo l’indispensabile senza aver considerato il lato estetico. Adesso nella parte opposta di via Pitteri, proprio di fronte, dovrebbero realizzare nuovi edifici residenziali, un intervento denominato Cohabitat Lambrate.

Lasciando la piazza con fontana, ci troviamo dinnanzi un bel viale alberato asse del nuovo quartiere che taglia in due il complesso residenziale; la strada è leggermente in salita e unisce la piazza con il Parco dell’Acqua retrostante.

Le architetture lungo l’asse pedonale sono abbastanza variegate e spaziano da buone realizzazioni a banali residenze, alternate tra loro. Lo spazio è suddiviso da 12 blocchi: solo uno non è stato ancora completato, anzi, pare al momento completamente fermo.


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Lungo Via Caduti di Marcinelle sono state lasciate delle larghe aiuole che secondo noi potevano essere alberate,  a meno che l’intenzione non sia  quella di allargare la via in futuro. Abbiamo anche notato che gli edifici presentano già i segni del tempo e abbisognano di qualche manutenzione.

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Nel frattempo sul lato opposto della stessa via sono sorte altri palazzi residenziali e per uffici, come la sede della Bracco e il curioso edificio di via Caduti di Marcinelle 5, con la strana torretta a spirale rivestita con lamine di rame verdi.

 

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Un altro edificio di recente costruzione realizzato in via Riccardo Pitteri 106 con piccolo giardino pubblico.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | Lambrate – Il Rubattino”

  1. Certo che “fari” e “luminari” dell’architettura italiana dagl’anni ’30 a oggi, partendo da caccia dominioni, magistretti passando da aldo rossi per arrivare a quelli di oggi, sono veramente degl’incapaci sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista estetico. Chiaramente Caccia-Dominioni non ci sarebbe mai andato a vivere quindi cosa gliene importava di fare un lavoro fatto bene, quando bastava che mettesse la firma sul progetto per renderlo moderno e all’avanguardia. Sti archistar hanno leggermente rotto.

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    • Non solo il progetto è molto discutibile, ma anche l’idea di dare i nomi di tragedie alle vie è demenziale.
      Così la povera gente la mandiamo ad abitare in Via Caduti di Marcinelle e Via Caduti in Missione di Pace, tanto noi archietti abitiamo in Via Vincenzo Monti, Piazza Castello, ecc ecc, cosa ce ne importa a noi?

      Con tutto quello che si può criticare Berlusconi, per esempio, bisognava chiedere a lui come si fanno le città satellite.

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  2. Mah il quartiere non sembra malvagio,pero’ io ho nostalgia di quando da Lambrate uscivano vere e proprie opere d’arte come le Innocenti SMALL disegnate dal grande Marcello Gandini e le favolose Maserati Biturbo disegnate dal grande ANDREANI……… Che tempi…

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  3. Quartieri limitrofi (Feltre e Forlanini), più grandi, progettati per gli stessi scopi di edilizia popolare negli anni SESSANTA/SETTANTA (costruiti e completati in pochi anni) sono da considerarsi ancora all’avanguardia, e sicuramente più adeguati ad una periferia di una città come Milano, rispetto a questo di oggi che in 22 anni non è ancora stato completato …

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