Milano | Porta Nuova – Ciclabile Monte Santo: aggiornamento primi di maggio

Onestamente ancora non siamo riusciti a capire se è un semplice intervento per allargare la corsia automobilistica o per affiancarla da una ciclabile, come dovrebbe essere. Queste comunque sono le ultime immagini dal cantiere di viale Monte Santo, tra via Galileo Galilei e piazza della Repubblica.

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6 commenti su “Milano | Porta Nuova – Ciclabile Monte Santo: aggiornamento primi di maggio”

  1. Per ora sembra un lavoro fatto con i piedi, speriamo venga bene.

    Ma poi scusate da dove a dove va questa eventuale pista ciclabile?
    Noi vogliamo i raggi verdi non pezzi di piste ciclabili che non portano da nessuna parte…una visione a 30 anni non giusto per fare dei lavori…

    E poi una volta che sia una non possono mettere fuori un rendering ho un disegno tecnico di quello che devono realizzare?Così tutti capiscono prima della fine dei lavori cosa si sta realizzando?

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  2. Un business ancora inesplorato
    La bike economy vale nell’Unione europea un giro d’affari di 513 miliardi, ma l’Italia ancora non riesce a cogliere le opportunità del settore come fanno la Germania o altri Paesi europeo

    di Gianluca Santilli*

    513 miliardi nella sola Unione Europea. Una cifra enorme che può solo aumentare: questo il valore della cosiddetta «bikeconomy», l’economia verde e sostenibile messa in moto da due pedali, una catena e due ruote. Il primo contesto scientifico nel quale si è analizzata questa economia per una volta è stato in Italia, a Roma, lo scorso 18/19 novembre, in occasione di Bikeconomy Forum. I 513 miliardi di euro sono stati confermati dalla European Cyclist Federation, organo di riferimento della Commissione UE. Erano presenti banche, case farmaceutiche, gruppi legati alle infrastrutture, consulenti di pianificazione urbana italiani ed olandesi, imprenditori del turismo ma nessun produttore di biciclette. Perché la bikeconomy ha al centro la bicicletta ma pochissimi di quelli che operano nel settore ne sono coscienti e rischieranno di essere sostituiti da altri e ben più grandi player in pochi anni.

    Il grande business
    La recente acquisizione di Pinarello, la Formula Uno italiana delle bici, da parte del colosso del lusso Lvmh, è tutt’altro che casuale e molto coerente con le dinamiche della bikeconomy. La bikeconomy non solo è ricca, ricchissima, ma è generata da tutti i trend positivi del futuro (salute, prevenzione, ambiente, mobilità smart, turismo, qualità della vita, innovazione, inquinamento, ecc.) ed è in grado di creare moltissimi nuovi posti di lavoro, favorendo un ambiente in cui vivere senz’altro migliore. L’Italia ancora una volta arranca in coda al gruppo: basti pensare che in Germania il cicloturismo fattura 16 miliardi mentre da noi stenta a raggiungere i 2, che ogni iniziativa non è oggetto di coordinamento e pianificazione né viene inserita in una logica strutturata di medio/lungo periodo, che le Regioni tra loro non si parlano, che i Ministeri interessati (soprattutto Ambiente, Infrastrutture, Turismo e Salute) sono assai poco attivi, che le Amministrazioni, in specie quelle delle grandi metropoli, faticano ad affrontare con rigore e competenza il tema.
    L’importanza delle e-bike
    Ciclabili protette, bike lanes, sfruttamento dei parchi, bike sharing, e-bikes, intermodalità del trasporto sostenibile, sono tutti componenti della mobilità della metropoli del futuro ed in molti casi illuminati, del presente. Analizzarli, pianificare, realizzare non è facile se non si hanno in mano tutti gli strumenti necessari. Ed oggi la sensazione è che questa capacità non ci sia ancora. Nel frattempo Londra, Parigi e New York investono centinaia di milioni di euro/dollari sulla mobilità smart, Oslo nel 2019 vieterà l’ingresso in città alle auto, anche elettriche, i Paesi Bassi aboliranno entro pochi anni la circolazione di veicoli a benzina/diesel. E le stime di batterie per e-bikes sono di 45 milioni entro 5 anni, il che significa 45 milioni di bici a pedalata assistita sulle quali si muoveranno 45 milioni di persone che oggi quasi non sanno cosa sia un bicicletta. In realtà il problema più serio appare essere proprio quello delle competenze il che è normale vista la novità del tema e si avverte fortemente l’assenza di un interlocutore adeguato al cui interno ci siano tutte le professionalità necessarie. Ma si sta lavorando alla costituzione di Osservatorio Bikeconomy da parte della Fondazione Masi e di Bicitaly, ideatori ed organizzatori di Bikeconomy Forum. Sono state invitate a farne parti tutte le competenze ed eccellenze italiane ed estere, unitamente ad importanti partner industriali, molti dei quali hanno affiancato Bikeconomy Forum.
    Il Bike Summit
    Ed a proposito di iniziative, il 5 maggio, sempre a Roma, si terrà un importante incontro denominato Bike Summit, nel quale si analizzeranno i temi della bikeconomy. E che di bikeconomy si parli a Roma è emblematico. Secondo varie analisi sulla globalizzazione, entro il 2030 il 75% del PIL mondiale sarà prodotto da 30/40 megalopoli. La bikeconomy potrà svolgere un ruolo decisivo sulla qualità della vita di queste che avranno la scelta se diventare smart cities ovvero assomigliare alla angosciante Los Angeles teatro del memorabile film Blade Runner. Appare sin troppo banale dire cosa sia meglio aspettarsi per Roma e le altri grandi città del mondo.

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  3. Scusate ma se è una pista ciclabile non è dal lato sbagliato della strada? Non dovrebbero essere lato marciapiede e non al centro di una carreggiata di 2 corsie per senso di marcia, con auto che sfrecciano alle solite velocità folli mai sanzionate? Non so, sono sempre più deluso da come il comune stia trattando il tema della ciclabilità, prioritario per aumentare la qualità della vita in città.

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