Da via Broletto, dove c’è il famoso “poster” di Armani, si imbocca la via del Lauro. Noterete che la via è leggermente in salita rispetto alla via Broletto, di circa un metro e mezzo, questo piccolo dosso indica che qui (visto che Milano è abbastanza pianeggiante), la via ha “scavalcato” qualcosa, come vedremo più avanti. La via, seguendo un andamento ricurvo, si unisce con via dei Bossi, a due passi dal Teatro alla Scala.
Ci troviamo nella parte più antica di Milano, quando la città romana eresse la prima cinta di mura difensive nel primo secolo dopo Cristo, proprio a ridosso delle mura, come avevamo mostrato nella nostra ricostruzione di Porta Comacina in un articolo di qualche settimana fa.
Sarebbe bello che il Comune, per questa via, come altre del Centro Storico, adottasse un selciato in pietra, che rendesse definitivamente coerente questa bellissima strada milanese dall’aspetto fermo ad oltre un secolo fa.
Anzitutto il nome, via del Lauro, che fa pensare subito alla pianta, probabilmente, secondo un’ipotesi, presente nella via in antichità di un albero del genere laurus nobilis, pianta delle zone mediterranee, di media altezza tre-6 m, con foglie lanceolate, coriacee e aromatiche, coltivata a scopo ornamentale e che non va confusa con gli arbusti dello stesso nome le cui foglie si adoperano come aromatizzanti in cucina.
Ma secondo altri ricercatori il toponimo non è che una corruzione di Sant’Ilario: piccola chiesa e oratorio fondati nel 1056 da Anselmo da Baggio, che fu poi Alessandro II Papa, e soppressi nel 1786. Opinione verosimile, essendo molto diffusa l’abitudine dell’antica città ambrosiana di identificare strade e stradine dalla presenza di chiese e conventi.
Esiste però una terza e forse più fondata ipotesi, confermata in epoche recenti grazie al ritrovamento di resti romani nel sottosuolo. Dove la via piega leggermente a destra, all’altezza del civico 7, e dove si trovava all’incirca l’antica chiesa di Sant’Ilario, durante degli scavi per un garage effettuati nel 1963, vennero ritrovati diversi resti di epoca romana, un tratto di mura repubblicane, la base di una torre e soprattutto un’aula rettangolare con abside interna, appartenente a un edificio del I secolo con muri perimetrali in ciottoli e corsi di mattoni, dell’età Giulio Claudia dove sembra che avesse luogo il culto dell’imperatore e perciò chiamato domus Lauri; da cui sarebbe quindi venuto il nome della via. Assieme ai resti di muri furono rinvenuti anche molti frammenti decorativi di un frontone, un capitello e due statue togate.
Essendo questa una zona all’interno del più antico nucleo urbano, risalente all’epoca romana, come dicevamo poco sopra, ecco che sotto questi palazzi dall’aspetto ottocentesco sono stati ritrovate vestigia di epoca romana non indifferenti nel corso del tempo.
Il più importante tra questi si trova al numero 7, sede dal 1846 della compagnia di assicurazioni Milano (la più antica d’Italia, essendo stata fondata nel 1825, in via filodrammatici). Infatti, durante gli scavi del 1963, per la costruzione di un garage, nei sotterranei dell’immobile vennero rinvenuti i vari resti romani: tratti delle mura di età pre massimianea e in particolare un’aula rettangolare absidata, appartenente a un edificio dell’età Giulio Claudia dove sembra che avesse luogo il culto dell’imperatore e perciò chiamato domus Lauri; da cui sarebbe quindi derivato il nome della via. Si è rinvenuta anche un’arcata, ritenuta un possibile resto dell’antica chiesa di Sant’Ilario. Nell’atrio del palazzo sono stati sistemati alcuni dei reperti: tra l’altro vi sono stati ricomposti i frammenti di un frontone dell’aula absidata, un capitello è un elemento di architrave.
Una questione che stuzzica la fantasia degli appassionati di storia milanese e di coloro che guardano in alto in cerca di curiosità, è la presenza di uno strano segnale, una vecchia lampada collocata sulla parete del civico 14 e che per lungo tempo è rimasta un mistero.
Si tratta dunque di un segnale ERICSSON, collocato anteriormente al 1931, funzionale allo sbocco da via del Lauro nella “arteria ERICSSON segnalata con comando elettrico del traffico” allo scopo di porre “attenzione, a 1 fuoco giallo intermittente”.
Lungo la “arteria ERICSSON” (comprendente le vie Broletto, dell’Orso, Monte di Pietà e Croce Rossa) era collocata una serie di segnali (oggi diremmo semafori) con “sistema progressivo flessibile a cicli variabili, con dispositivi locali permettenti in ogni incrocio anche l’eventuale comando manuale e l’eventuale comando automatico indipendente”.
Non è però chiaro se il segnale di via del Lauro, miracolosamente sopravvissuto dal 1929/30 ai giorni nostri, fosse in qualche modo collegato a qualche dispositivo che in presenza di auto, modificasse le fasi semaforiche di via Broletto o se fosse un banale segnale di avviso lampeggiante. (Ricostruzione storica di Enzo Porcu e Odonomastico di Skyscrapercity).
Tra i palazzi della via, rimasta pressappoco integra o abbastanza rispettata, spicca l’elegante facciata del Palazzo Silva di Biandrate, via del Lauro 9.
All’inizio, da via Broletto (numericamente siamo alla conclusione), di quella che fu l’antica contrada del Lauro, si innalza l’imponente costruzione del Palazzo Silva di Biandrate (anche palazzo Besana), tra i migliori del Seicento milanese. Qui era conservata anche l’imponente biblioteca dei conti Silva, con la collezione d’arte e numismatica. Ha una fronte seicentesca di robusta architettura con portale di ceppo gentile e con archivolto a linea spezzata, sostenuto nei risalti da mensole: stipite e archivolto a bozze sovrapposte alle modanature. Due mensole sostengono un balcone a balaustri barocchi fra pilastrini. Finestre del pian terreno, del primo piano e dell’ammezzato superiore a stipiti di muratura; cornicione con mensole e sottomensole. Particolarmente di rilievo la balconata d’angolo con parapetto in ferro battuto a disegno, sostenuta da mensole di granito. Cortile con due ali affacciate di portico a tre intercolumni, d’ordine toscano, architravato, soffitto in legno. a destra dell’ingresso vasto scalone coevo alla fronte. Nei sotterranei, si conservano i resti dell’aula absidata imperiale sopra menzionata.
Il palazzo divenne sede dal 1846 della compagnia di assicurazioni Milano (La più antica d’Italia, essendo stata fondata nel 1825, in via filodrammatici).
Pur presentandosi sostanzialmente intatto esteriormente ha subito nel corso degli anni sessanta profondi interventi di riconfigurazione degli interni, che ne hanno distrutto l’originale sistemazione.
La via, di modesto calibro, come dicevamo, è abbastanza omogenea, nel suo aspetto austero di fine Settecento e inizio Ottocento.
Al civico 2 troviamola targa con l’effige in bronzo in memoria di Riccardo Luzzatto, uno dei Mille. Fu volontario garibaldino fin dai 18 anni: sua madre venne da Udine a Quarto per scongiurarlo di non partire con la spedizione dei Mille, ma non riuscì a dissuaderlo. Fu poi avvocato e uomo politico di idee repubblicane e radicali. Dal 1892 al 1913 fu deputato al Parlamento. Nel 1915 fu acceso interventista e nel 1919 partecipò alla riunione di piazza S.Sepolcro a Milano, dove nacquero i Fasci di Combattimento.
La casa al numero 3 si fregia ancora del vecchio numero austriaco -1803- e nasconde dietro al portale un cortile a rizzata in cui si fronteggiano due portici. Sopra una balaustra emerge un frontone di una mossa facciata barocca. A quest’altezza sorgeva, sino alla fine del ‘700 quella chiesetta di Sant’Ilario, che fondata sette secoli prima da Anselmo da Baggio, avrebbe, secondo alcuni, dato il nome alla via. Sulla facciata della medesima casa, il numero tre, è stata murata una lapide che raccorda il conte Stefano Jacini che vi abito. Economista e uomo politico, fu a lungo Ministro dei Lavori Pubblici; il suo nome è soprattutto legato alla Inchiesta Agraria che il Parlamento gli commissionò nel 1877.
Sotto l’androne della casa la numero 4 si conserva, racchiusa in una piccola nicchia, un’elegante Madonna scolpita nel marmo.
bellissimo articolo! complimenti!
peccato non si vedano le foto della lanterna.
Magnifico articolo (come al solito). Una sola precisazione, da vecchio milanese e non per fare il maestrino: il laurus nobilis è proprio l’alloro le cui foglie vengono utilizzate in cucina e in milanese si chiama esattamente laor (pronuncia laur).
Qui ci vuole il sasso non l asfalto !! cribbio !
2023, la riqualificazione del manto stradale con la pietra é stato effettuato! Evviva
Bellissimomracconto di uf.
Finché in queste strade ci passeranno automobili nessuna sleranza che possano diventare luoghi turistici.
Marciapiedi troppo esigui rispetto al cemento bitume asfalto…
La bellezza degli edifici viene annullata dal bitume ler strada.
Non cè neanche un sanpietrino…
Le strade devono rimanere in asfalto i marciapiedi devono farli in pietra!
Io a causa dei senpietrini son caduto in motorino
Il bitume sui marciapiedi fa proprio schifo.
Sono vie strette con velocità limitata ai 30 km…il pietrone Milano andrebbe benissimo al posto dell’ asfalto, anziché i sanpietrini ideali per isole pedonali.