Milano | Viabilità: il pavé, amato e odiato

“I milanesi lo amano perché fa parte della storia della città, ci dicono di manutenerlo di più e lo facciamo anche se costa di più, ma rimane il fatto che dobbiamo anche pensare alla sicurezza”. Così Beppe Sala, parlando all’inaugurazione dell’Eicma, il salone del ciclo e del motociclo aperto oggi a Rho-Fiera, è tornato su uno dei temi più scottanti per i milanesi. Il pavè.

“La politica di chi amministra Milano deve essere anche quella di garantire la sicurezza delle strade”, ha aggiunto il sindaco, “per questo parte del pavè potrebbe essere ripensato”.

Quante volte abbiamo portato all’attenzione il problema del pavé, la pavimentazione stradale oggi stesa a macchia di leopardo e senza senso, che fa discutere e divide i cittadini in due distinte categorie, chi lo vuole mantenere e chi invece lo vorrebbe rimosso il più possibile, in primis i ciclisti e i motociclisti.

Il pavé è formato da blocchi in pietra, i masselli, di una cinquantina di centimetri di lunghezza, per una trentina di larghezza, e prodotti in due principali tipologie di pietra: una più rossiccia e una tendente al beige. Dal dopoguerra non sono più stati prodotti e ora si tende a eliminarli o reimpiegarli in altri contesti, specie nelle zone pedonali.

Inizialmente venne steso nelle strade dove correvano i binari, più gestibile, soprattutto quando le strade erano ancora in buona parte in terra battuta, e con le pietre non si rischiava di creare delle buche pericolose ai lati delle strade ferrate, create dall’erosione dell’acqua e dal passare dei mezzi.

In un nostro precedente articolo avevamo cercato di raccontare storia e problematiche della pavimentazione in pietra vecchia di cent’anni.

Che dire, noi concordiamo che ci vorrebbe una sistemazione migliore delle pietre, non andrebbero eliminate in toto, ma sistemate dove avrebbero anche uno scopo estetico. Il nostro sogno sarebbe vedere il Centro Storico (le Cinque Vie, Brera e i Navigli, ad esempio) sistemati con le pietre, specie nelle viuzze dove la velocità dovrebbe essere calmierata a trenta km l’ora. Andrebbero invece rimossi in vie ad alta percorrenza automobilistica e sopratutto rimosse dove i binari ormai sono inutilizzati.

Insomma una conservazione storica, ma più mirata.

Dove si trova la pavimentazione in pietre a Milano nel 2018 (potrebbero esserci delle mancanze, ma minime)

Qui di seguito alcuni esempi di come potrebbero cambiare aspetto le vie storiche del centro città, ora in catrame.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

21 commenti su “Milano | Viabilità: il pavé, amato e odiato”

  1. Grande Sala! Cominciamo a toglierlo, poi qualche vietta del Centro Storico dove piazzarlo la si trova sempre.
    Sempre che le sciurette chic del centro (giustamente) non si lamentino troppo se glielo mettono sotto casa….

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  2. Il Sindaco ha parlato del pavè per non affrontare il vero problema del ciclo e motociclo a Milano?
    Ossia che i marciapiedi son dei pedoni (categoria debole) e non devono essere usati come parcheggio abusivo scooter o pista ciclabile per sottopagati fattorini dei ristoranti in bici?

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  3. Non riuscirò mai a capire come si possa sostenere la necessità di mantenere una pavimentazione inventata quando le modalità d’uso delle strade, per volumi di traffico e tipologie di mezzo, era sideralmente lontana dall’oggi. Il Sindaco per me ha perfettamente ragione: la sicurezza viene prima di ogni altra considerazione. A quella aggiungerei quantomeno anche l’inquinamento acustico (sia per chi percorre strade in pavé, sia per chi ci abita) e il comfort per ciclisti e motociclisti (sempre più numerosi, e per fortuna!). Urbanfile ha ragione: il pavé può essere mantenuto o riposizionato in strade e aree pedonali o di viabilità secondaria (con velocità ridotta e flussi minimi) in centro. Per il resto andrebbe tolto e sostituito con pavimentazioni più contemporanee. Milano era all’avanguardia quando decise di posare il pavé, sia all’avanguardia nel sostituirlo con materiali più sicuri, più funzionali, più silenziosi, possibilmente sostenibili e magari anche più economici per posa e manutenzione.

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    • Difficilmente possiamo considerare l’asfalto un materiale di avanguardia o “contemporaneo”. Del resto quando Milano decise di adottare l’attuale tipo di pavimentazione in pietra l’asfalto l’avevano già inventato.
      Per non parlare della sostenibilità: non c’è nulla di più sostenibile di un materiale come la pietra naturale cui durata e praticamente eterna ed è comunque totalmente riciclabile: non certo l’asfalto, non certo il cemento.
      E veniamo alla sicurezza: le strade oggi pavimentate in pietra sono strade da percorrere a 30 all’ora massimo e a questa velocità la pietra non è rumorosa né pericolosa. A velocità superiori qualunque strada urbana, comunque pavimentata, è pericolosa. La pietra, dissuadendo gli utenti da velocità di punta eccessive, contribuisce alla sicurezza stradale.

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      • E’ sostenibile, ma anche la terra battuta è sostenibile ma non è pratica.
        Va percorso a 30 all’ora, ma in una città dove non si riesce nemmeno a mettere una multa a chi parcheggia sopra un albero, figuriamoci se un limite di velocità sarebbe mai rispettato.

        Comunque, gli amanti del pavè non devono disperare: sono i soliti annunci del Comune ma in realtà non cambierà nulla ne’ ora ne’ fra 10 anni.
        Serve solo a farci perder tempo a scrivere commenti e accapigliarci tra noi. Poi si resta coi marciapiedi in bitume, gli scooter dappertutto, le pietre sconnesse e le buche in strada che “tanto c’erano anche ai tempi della Moratti”.

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      • Anonimo delle 2:02! Il pave’ andava bene quando tutti giravano con le carrozze e a cavallo, davanti a casa mia c’è il pave’ e ti assicuro che è rumorisissimo a ogni moto e macchina sembra che passi un treno, io stesso sul pave’ bagnato son caduto più di una volta in motorino proprio a causa della scivolosita’ di questo materiale

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        • Sotto casa mia, una via stretta e a senso unico ma rettilinea e fino a qualche tempo fa liscia come un biliardo, , passavano moto e auto a gran velocità facendo un grande strepito. La situazione è migliorata sensibilmente semplicemente facendo un incrocio rialzato pavimentato in pietra.
          Se il pavè, come confort e rumore, andava bene per le carrozze a ruote di legno cerchiate di metallo a maggior ragione si può accettare per i veicoli dotati di pneumatici e sospensioni.
          Peraltro ai tempi delle carrozze a Milano c’era la rizzata con le carradore.
          Il pavè attuale nacque proprio in concomitanza con le prime automobili e biciclette.

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          • Me lo vedo il Comune che si mette a fare incroci rialzati nelle vie afflitte dal pavè, visto (soprattutto) che ci passano i tram e quindi non puoi rialzare un bel nulla.

  4. Sala ha davvero parlato di pavé per evitare la trappola delle moto in sosta. Alla faccia del suo curriculum da manager si dimostra una vera anguilla politica.

    Con la stessa furbizia, Sala evita di toccare un tema spinosissimo.
    Legato al fatto che il costo della manutenzione del pavè è esploso per due motivi: il numero esagerato di furgoni e camion pesanti che circolano in centro sommato all’effetto del maggior peso di auto e suv.

    Par capirci, facendo riferimento al peso medio a vuoto:
    nel 1980 la Golf pesava 780 kg
    oggi la Golf 7 pesa 1300 kg
    il suv equivalente, VW Tiguan, pesa 1500 chili.

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  5. Quando si toglie il pavè e si mette asfalto la velocità dei veicoli aumenta ulteriormente. Tant’è vero che la pietra viene spesso usata nei nuovi interventi di moderazione del traffico proprio per indurre il rispetto dei limiti di velocità.
    Pertanto se parliamo di zone 30 (esistenti o auspicate) togliere il pavè mi sembra poco sensato.
    Anche perché togliere la pietra dalle strade è molto costoso così come costa molto metterla nei marciapiedi dove oggi non c’è.

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  6. In zona centro mettere dappertutto il pavè per rallentare la velocità dei mezzi.

    E come deterrente per dissuadere dall’attraversare il centro con l’auto.

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  7. Pavè tutta la vita. Storia e memoria di bellezza, bene unico in una città che si sta globalizzando vertiginosamente. Costa manutenerlo, ma è eterno rispetto all’asfalto che dura tre anni e poi va rifatto. E’ termico, dissuade il traffico feroce. Il problema non è il pavè, ma l’insostenibile flusso veicolare pesante e pesantissimo, che tra l’altro ha conseguenze nefaste per tutti noi: smog, ingombro, bruttezza, degrado. Sono ciclista e quando il pavè è ben tenuto non da certo fastidio. L’amministrazione ha il DOVERE di manutenerlo. Nessuna capitale in Europa si sognerebbe di buttare una simile pregiata pavimentazione. In ultimo: i turisti apprezzano le cose storiche, mica city life o l’unicredit, che ne è pieno il globo.

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    • “Sono ciclista e quando il pavè è ben tenuto non da certo fastidio.”

      Nome di una via di Milano dove il pavè è bene tenuto e quindi non da fastidio, please.
      Altrimenti parliamo del nulla.

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      • Butto lì, visto che ci passo in bici: via S. Vito.

        Certo, se lo si posa come davanti all’Ambrosiana, ci si ammazzano pure i pedoni.

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        • In via San Vito non c’è il pavè!!!!! (ci sono i sampietrini che è cosa completamente diversa e nemmeno tanto tipica di Milano)

          Il pavè c’è invece davanti all’Ambrosiana, sistemato di recente ed in zona pedonale, quindi senza auto SUV e furgoni. Concordo che è una cosa abominevole dove ti ci ammazzi pure a piedi se non stai attento.

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