Quest’anno (2019) finalmente, avranno inizio i lavori per la costruzione di un nuovo edificio in via Verdi 3, progettata da Mario Botta. Si costruiranno piani sotterranei con una sala prove alta 14 metri e 11 piani fuori terra. Il palcoscenico diventerà ancora più profondo, raggiungendo la misura record di 70 m, all’incirca pari a 5 tram in fila.
Erano anni che circolava il disegno per via Verdi 3. Già nel 2017 il CDA diede il via libera al progetto per la costruzione dei nuovi spazi dietro il teatro e finalmente siamo giunti alla fase esecutiva, dopo due anni.
Qui si trovava un edificio già proprietà del teatro, costruito negli anni Cinquanta sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale e che, per esigenze di spazi e funzioni del teatro non andava più bene, perciò nel 2016 è stato demolito completamente e sarà sostituito dal nuovo palazzo pensato per le multi-funzioni del Grande Teatro alla Scala.
Il progetto è firmato dall’architetto ticinese famoso in tutto il mondo Mario Botta, che già nel 2000 era stato incaricato per il restauro e l’ammodernamento del teatro lirico più famoso al mondo, la Scala, inaugurata il 7 dicembre 2004 con un po’ di polemiche. Oggi, dopo molti anni ci siamo abituati alla vista del catino e la scatola aggiunti al profilo del teatro, ma ci abitueremo alla scatola che tra tre anni affiancherà il retro del grande teatro?
Onestamente troviamo, al contrario del precedente intervento del 2000, quest’edificio di via Verdi un po’ vecchio, come se fosse stato concepito negli anni Novanta, pesante e decisamente invasivo. Come al solito attenderemo la conclusione dei lavori.
Fino al 30 aprile 2019 si può visitare la mostra “La Magnifica Fabbrica. 240 anni del Teatro alla Scala. Da Piermarini a Botta” dove sarà possibile vedere anche il nuovo progetto.
datato, non datato, vabbè diciamo le cose come stanno. Non solo é brutto, ma annienta e schiaccia la delicatezza delle due facciate limitrofe, E’ un progetto militare, troppo virile. come tutta l’architettura di Botta. Finché costruisce in montagna o i in piena natura il suo stile si integra abbastanza bene per contrasto ma in un contesto urbano come questo , in pieno centro storico, dimostra tutti i suoi limiti. Ma perchè non si concentra solo sulla costruzione di caserme e carceri , dico io?Quello sarebbe il suo destino migliore. PS Altro esempio di fallimento totale del progetto: il casino’ di Campione d’Italia…dove il progetto totalmente sbagliato ha finito per fare fallire anche il casino’ stesso….Mah!
Gli interventi architettonici di Botta sono tendenzialmente massicci e invasivi. In quella zona serviva qualcosa il più possibile armonico con l’area circostante e non un intervento così di rottura. Vale sia per il restauro del 2000 che per questo pessimo progetto.
Avrei preferito che fosse eseguito il sopralzo (non affatto spiacevole, secondo me) mantenendo però la facciata dell’edificio esistente in analogia e continuità concettuali alla facciata “fasulla” che la struttura del Piermarini ha su via Verdi.
ma ormai l’edificio non c’è più, tutto ora sta alla qualità della finitura.
Mario Botta, fai un dono all’Italia e al mondo: datti all’ippica! l’architettura non fa proprio per te.
Non è malaccio invece…
Postmoderno contemporaneo
Forse ti piace perché ti ricorda le costruzioni delle gloriose repubbliche sovietiche. Un fallimento no solo economico e sociale ma anche urbanistico
Va bene tutto, ma per dare dell’Architetto Sovietico organico al Partito a Mario Botta ce ne vuole di fantasia! 🙂
Era un esempio a uso e consumo del signor Wf, senza voler dare un’etichetta politica al signor Botta
Forse un po sovietico come stile ma forse piu certe architetture lovecraftiane delle citta ideali di palazzi giganti cyberpunk e post nucleari.
Un fascino enigmatico presente anche in certi edific anni 30 newyorkesi che tutto sommato qui non vedo poi così male.
Cè un certo stremline brutalista postmoderno in quella torre medievale cyberpunk scifi 2.0
Affascina in certo qual modo.
Io trovo l’estensione della Scala interessante e con una personalità molto sicura (anche se può non piacere) che è quel che ci vuole per fare da contraltare all’imponente isolato scuro di Muzio della sede Cariplo sull’altro lato della strada.
Dopo avere massacrato letteralmente le linee neoclassiche del teatro con i precedenti interventi, ci toccherà subire anche questo ulterioriore mastodontico e anonimo peggioramento.
Complimenti a chi di dovere per le scelte operate.
La vista del cortile interno è scattata da Piazzetta Cuccia.. il chiostro interno della storica sede di Mediobanca.
Caro Konrad,
mi pare un intervento non anonimo, e anzi immediatamente riconoscibile per materiali e proporzioni come un lavoro di Botta che, naturalmente, può non piacere. E’ in continuità con la precedente addizione, salva la proporzione delle facciate limitrofe e dialoga nella elevazione con iconica architettura milanese del dopoguerra, un po’ neo medievale. Come ogni intervento di carattere, si espone a critiche e, probabilmente, richiede del tempo per sedimentare ed essere riconosciuto per il suo valore. Vediamo la qualità dell’esecuzione. Cari saluti
Senza dubbio la percezione estetica è un conto, altro è la valutazione delle proporzioni/sproporzioni.
Mi sembra più che evidente la preoccupante incombenza di questa fase finale del progetto Botta, che sembra inglobare definitivamente in un anonimo guscio grigio di stampo Luganese l’architettura neoclassica del teatro (questa sì iconica).
Ma ormai il peggio è già stato fatto in passato, ci abitueremo anche a questo, magari obtorto collo.
“L’iconicità neoclassica” de La Scala me la devi spiegare. Per carità, non è brutta ma si vede chiaramente che è una facciata fatta per stare su una stretta via piena di case dove non avrebbe dovuto avere alcuna particolare valenza monumentale… Gli sventramenti e la creazione di piazza e vie adiacenti come le conosciamo oggi sono molto ma molto più recenti del Teatro.
Esatto… Piermarini l’aveva progettata per essere vista principalmente “di sghembo”, come nel quadro di Inganni riprodotto sul verso delle vecchie mille lire con Verdi.
Anche perché, diciamolo, i soldi racimolati tra i nobili milanesi per sostituire il vecchio Regio Ducal Teatro andato a fuoco non erano moltissimi… il progetto era un po’ al risparmio (all’inizio ognuno si faceva il proprio palco come voleva…), la facciata non era (e non è) certo monumentale e in generale le proporzioni sono piuttosto modeste, e la vista d’angolo la faceva sembrare più grande.
Tant’è che la prima reazione dei turisti (dopo avere realizzato che quello che a prima vista avevano scambiato per la scala è invece il palazzo della Banca Commerciale………) è in genere “ma è così piccola??”
Tra l’altro, rispetto ad altri ampliamenti di teatri fatti in Europa nello stesso periodo, quello di Botta è abbastanza poco invasivo, quasi non si vede da piazza Scala e di notte quando le lucine sono accesse è davvero suggestivo.
Smorza il provincialismo e le modeste pretese del progetto originario (sì, lo so… ci siamo affezionati… ma questo non significa che non possiamo essere obiettivi)